John Cochrane dice la sua nel breve saggio “Financial reforms in 12 minutes”.
La crisi del 2008 ci ha consegnato un nuovo pacchetto di regole. Possiamo dire di essere pronti per la prossima? No.
Il Dodd-Frank è un mostro zeppo di regole minute che si sono già dimostrate fallimentari in precedenza.
Il concetto centrale: le banche sono soggetti troppo incasinati per fallire come gli altri.
Conseguenza: quando il fattaccio accade, occorre uno staff di specialisti che in un week end decida chi paga e quanto paga. Chiamiamola una squadra dalle risorse illimitate (provvista dai contribuenti).
Dubbi:
… If it is so complex that bankruptcy can’t fixed, to write down ahead of time who gets what, how in the world are these poor folks going to figure it out on the spot?…
Trattasi del trionfo dell’arbitrio sulle regole. Si puo’ fare di meglio.
I creditori più politicizzati sosterranno che un loro fallimento implica rischi per il sistema, un po’ quello che in passato ha sostenuto Goldman Sachs.
Risultato: i “ben connessi” saranno salvati, gli altri no. Dove c’è arbitrio c’è politicizzazione…
… The pretense that regulators can and will spot trouble brewing and stop banks from taking risks, as they abundantly failed to do in 2008, and again when faced with European sovereign defaults, is a triumph of hope over experience…
L’idea che la FED possa isolare la bolla e sgonfiarla gestendola nei dettagli è illusoria.
Come tutte le crisi finanziarie, la prossima sarà ben diversa dalle precedenti. Non riguarderà i mutui immobiliari.
Cosa c’è oggi che assomiglia di più ai mutui immobiliari americani del 2004? Boh, forse il debito di alcuni stati…
… Detroit could be LTCM, California, Illinois, and Greece could be Bear Stearns, and Italy could be Lehman Brothers…
Una cosa è certa: la crescita sclerotica veicola le risorse verso la speculazione. La prima regolamentazione necessaria, allora, è una de-regolamentazione: più crescita, più risorse sulle attività reali, meno speculazione finanziaria.
Se la prossima crisi sarà sul debito italiano o californiano possiamo ben dire di non essere preparati ad affrontarla.
Quando i debiti sono elevati la catena dei fallimenti è sempre pronta a partire per un nonnulla. Alcuni titoli che incorporano debiti a breve termine sono pericolosi, perché non abolirli? O meglio…
… We could require that all run-prone (titoli di credito)… must be backed 100% by short-term treasuries; ideally in separate or at least ring-fenced institutions… Mortgage-backed securities can be held, without government guarantee, via long-only, floating-value mutual funds in your and my 401( k) accounts, by pension funds and by endowments. Banks, and everyone else, must then finance risky investments primarily by equity, with perhaps some long-term debt…
Bisogna allora definire chiaramente cosa intendere per “rischio sistemico” e sottoporre a regole diverse i soggetti interessati. Sarà necessario individuare un livello d’indebitamento oltre il quale si accede alla categoria “too big to fail”, ma la cosa deve essere chiara in anticipo.
Si tornerebbe ad una separazione: banche ad alto rischio (d’affari?) e banche a basso rischio (commerciali?).
Solo le seconde godrebbero dei privilegi del salvataggio da “too big to fail”, ma sarebbero soggette alla tassa sui debiti!
La risposta delle banche: i mutui sarebbero più cari e pochi potrebbero permetterseli.
Tuttavia, è un prezzo che possiamo pagare visto quello che la crisi ci ha presentato.
Ad ogni modo, se il governo vuole agevolare la concessione dei mutui puo’ sempre farlo trasferendo al cittadino, non deve necessariamente agire sul sistema bancario…
… If we want to subsidize borrowing, we can do it transparently, on budget, rather than by subsidizing or even tolerating run-prone debt…
Ma come possiamo avere banche più capitalizzate?
Ci sono due problemi: primo, il capitale apportato puo’ essere più o meno rischioso: se conferisco un immobile puo’ subire svalutazioni ingenti da un giorno all’altro.
Secondo: quante riserve di capitale richiedere? 20%?, 50%?, 100%?
Una tassa sui debiti in bilancio delle “too big to fail” potrebbe tagliare la testa al toro. Benefici:
… Then, we won’t have to argue about risk weights and precise capital ratios, we won’t have to intensively regulate bank assets, we won’t tempt regulatory arbitrage, we won’t ask the Fed to decide whether houses in Palo Alto are a “bubble,” we will not hear the periodic call “we must recapitalize the banks” (at taxpayer expense), and, most of all, we can escape the chokehold on competition and innovation posed by our current expanding regulatory mess, together with the capture, cronyism, and politicization to which it is swiftly leading…
Le misure che ci vengono presentate vanno in tutt’altra direzione, oggi si sogna un regolatore in grado di ammortizzare boom e depressioni, illusione! Impegniamoci invece ad avere un minor rischio di fondo.
La reazione del liberista è nota: ma le soluzioni proposte non configurano interferenze sui mercati? Si torno ad un nuovo “Glass-Steagall”!
Se si chiede di sospendere le regole di mercato per i soggetti “too big to fail” – e non bisogna illudersi: verranno sempre sospese in una democrazia – allora bisogna contro-bilanciare l’inevitabile azzardo morale con misure preventive che contengano il rischio a priori.