1. Perché la ricostruzione giudiziaria non è esaustivaRead more at location 14567
La strage di Bologna avvenuta alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, che provocò la morte di ottantacinque persone e lesioni ad altre duecento e più, è di gran lunga il più sanguinoso attentato terroristico della storia dell’Italia repubblicana.Read more at location 14568
la bomba scoppiò in una delle sale d’attesa della stazione e che, date le caratteristiche dell’ordigno, l’evento fu premeditato e non frutto di una tragica casualità nel corso di un trasporto.Read more at location 14570
Per il reato di strage, il 23 novembre 1995 sono stati condannati definitivamente all’ergastolo Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, la coppia di giovani neofascisti romani che abbiamo già conosciuto in quanto protagonisti del cosiddetto spontaneismo armato. Più tardi, sempre per il reato di strage, è stato condannato (a trenta anni di carcere) anche Luigi Ciavardini, altro neofascista, il quale all’epoca del fatto era minorenne e fu perciò giudicato attraverso un iter diverso,Read more at location 14574
Sono invece stati prosciolti, strada facendo, altri neofascisti tra i quali Massimiliano Fachini, Roberto Rinani e Sergio Picciafuoco, che erano sospettati di essere tra gli esecutori, nonché Paolo Signorelli, Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, presunti ispiratori del grave delitto.Read more at location 14578
Inoltre, i tribunali hanno punito gli autori di un’operazione considerata depistante, denominata «Terrore sui treni», ideata da taluni ufficiali del Sismi.Read more at location 14580
In sede giudiziaria, tra il 2005 e il 2014 la procura di Bologna, a seguito di un’interpellanza parlamentare urgente presentata dal deputato Vincenzo Fragalà e altri,2 ha condotto una nuova inchiesta la quale, ferma restando la colpevolezza dei soggetti condannati, mirava all’identificazione di eventuali corresponsabili. In questa fase si è guardato all’estero, cominciando dal tedesco Thomas Kram, terrorista «esperto di cariche esplosive e detonatori»3 il cui arrivo a Bologna la notte che precedette la strage era stato segnalato da una nota della questura di Bologna datata 7 agosto 1980 nonché – in tempi più recenti – da un rapporto del capo della polizia dell’8 marzo 2001 e da una nota Digos 24 aprile 2001. Da Kram si è proseguito in direzione del terrorismo mediorientale, dato che l’uomo – stando alle carte dei servizi segreti dell’ex Patto di Varsavia e alle autorità della Germania riunificata – appartenne all’organizzazione Separat facente capo a Carlos e che i guerriglieri palestinesi, nei mesi tra il sequestro a Ortona di materiale bellico a loro destinato (7 novembre 1979) e l’eccidio presso la stazione ferroviaria del capoluogo emiliano (2 agosto 1980), erano piuttosto irritati con l’Italia e lo avevano ripetutamente manifestato alle nostre autorità.Read more at location 14584
Nell’estate 2014 i magistrati inquirenti bolognesi Roberto Alfonso ed Enrico Cieri hanno terminato il loro lavoro presentando una richiesta di archiviazione del procedimento, ma ciò nonostante hanno riconosciuto l’esistenza di un «grumo residuo di sospetto» a carico di Kram.Read more at location 14598
Il presidente del Consiglio dell’epoca, Francesco Cossiga, due giorni dopo l’attentato dichiarò in Senato che era «ormai chiara la matrice» di destra, ma poi cambiò idea e nel 1991, parlando di fronte al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco), disse di essersi sbagliato e che bisognava togliere dalla stazione di Bologna la targa commemorativa la quale definisce fascista la strage del 2 agosto 1980.Read more at location 14608
A parere di Giovanni Pellegrino, presidente dell’ex Commissione Stragi, resta «oscuro» o quanto meno «non completamente chiarito il complessivo disegno strategico in cui sarebbe venuta ad inserirsi la strage bolognese»Read more at location 14611
Il presidente dell’Associazione stessa, Paolo Bolognesi,7 nel suo discorso commemorativo del 2 agosto 2013 ha affermato che finora la ricostruzione è «solo parziale: mancano i mandanti e gli ispiratori. […] Si può fare di più. […] Si deve fare di più»Read more at location 14618
La richiesta di archiviazione per gli indagati stranieri depositata a fine luglio 2014 da Alfonso e da Cieri ribadisce che ancora manca una parte di verità,Read more at location 14622
Giorgio Napolitano ha scritto che vi sono «aspetti non ancora chiariti» e ha auspicato «una esauriente risposta all’anelito di verità che accomuna i familiari e l’intero Paese».Read more at location 14625
«Il contesto [del 1980] sia sul piano interno che su quello internazionale era completamente diverso da quello in cui maturarono gli eventi stragisti del periodo 1969-1974».Read more at location 14632
gli equilibri politici non si stavano spostando più verso sinistra ma si erano stabilizzatiRead more at location 14634
la lotta al terrorismo di sinistra aveva acquisito un vigore tale da fare prevedere una sicura vittoria dello Stato anziché la sua possibile disintegrazione vagheggiata da Freda nel 1969;Read more at location 14636
gli apparati pubblici avevano assunto un orientamento decisamente antifascista, tale da scoraggiare in partenza qualsiasi velleità golpista. Sul piano internazionale, i regimi autoritari di Grecia, Portogallo e Spagna erano caduti a metà anni Settanta e le nuove istituzioni democratiche che ne avevano preso il posto non avevano alcuna simpatia per i terroristi neofascisti,Read more at location 14638
Note: APPARATI PUBBLICI NAZIONALI E POTENZIALI APPOGGI ESTRI... NN CERTO FAVOREVOLI AL TRADIZ TERRORISMO Edit
2. I fondamenti dell’accusa contro i condannati e gli argomenti della difesaRead more at location 14649
In sintesi, Fioravanti e Mambro furono condannati all’ergastolo in primo grado nel 1988, assolti in secondo grado nel 1990, rinviati in appello dalla Cassazione nel 1992, nuovamente condannati all’ergastolo nel nuovo procedimento di secondo grado il 16 maggio 1994 e infine, il 23 novembre 1995, la Suprema Corte affermò definitivamente la loro colpevolezza e confermò la relativa pena che era stata disposta in appello l’anno prima.Read more at location 14651
l’ipotesi del pubblico ministero era che la strage fosse opera di un’organizzazione strutturata in tre cerchi concentrici: il primo e più esterno, un’associazione sovversiva con fini di eversione dell’ordine democratico, formata da personaggi che avevano ricostituito i disciolti Ordine nuovo (Signorelli e Fachini) e Avanguardia nazionale (Delle Chiaie, Tilgher e altri), nonché dal capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, dal «faccendiere» Francesco Pazienza e dagli ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte; il secondo cerchio, una banda armata radicata prevalentemente a Roma e in Veneto, che nella capitale annoverava Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini e altri e operava spesso sotto la sigla Nar, mentre al Nord era composta da Roberto Rinani, Roberto Raho e Giovanni Melioli; il terzo cerchio, quello delle persone specificamente coinvolte nella strage, si restringeva a Signorelli in veste di mandante e a Fachini, Fioravanti, Mambro, Rinani e il marchigiano Picciafuoco in veste di esecutori.Read more at location 14659
Nella sentenza delle Sezioni unite penali di Cassazione del novembre 1995, si legge che l’accusa contro Fioravanti e Mambro poggia su «quattro, gravi, precisi e concordanti indizi»: le dichiarazioni rese da Massimo Sparti, l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980), l’anticipazione della strage del 2 agosto da parte di Luigi Ciavardini, la scarsa attendibilità dell’alibi offerto dagli imputati per il giorno in cui l’attentato venne compiuto.Read more at location 14673
Massimo Sparti, testimone di fondamentale importanza nel procedimento penale di cui ci stiamo occupando, era un pregiudicato per reati comuni che viveva a Roma, aveva generiche idee politiche di estrema destra ed era amico di Cristiano Fioravanti,Read more at location 14678
Nell’aprile 1981 Sparti fu arrestato per detenzione di armi e pochi giorni dopo decise di informare l’autorità giudiziaria che il 4 agosto 1980, ossia all’indomani della strage di Bologna, Fioravanti e Mambro si erano recati da lui chiedendogli di procurargli urgentemente un paio di falsi documenti di identità per la donna e, con minacce, lo avevano costretto a obbedire. Nell’occasione, Fioravanti avrebbe anche alluso al massacro, domandando a Sparti: «Hai visto che botto?!».Read more at location 14680
il teste apportò numerose variazioni alle sue dichiarazioni iniziali,Read more at location 14687
I giudici, comunque, hanno ritenuto che i cambiamenti della versione di Sparti fossero marginali rispetto al nucleo essenziale del racconto,Read more at location 14691
Fioravanti, oltre a difendersi dalle accuse di Sparti, ha contrattaccato insinuando che il teste lo aveva calunniato in cambio della scarcerazione per motivi di saluteRead more at location 14693
Secondo Fioravanti e Mambro, l’incontro con Sparti ci fu ed ebbe per oggetto la richiesta di documenti falsi, ma sarebbe avvenuto ad aprile del 1980 anziché un paio di giorni dopo la strage di Bologna e, per di più, le contraffazioni servivano non alla donna bensì a due uomini, i camerati Gabriele Adinolfi e Roberto Fiore.Read more at location 14697
La difesa di Fioravanti e Mambro si è richiamata alle testimonianze della moglie di Sparti, Maria Teresa Venanzi, e della collaboratrice domestica della famiglia, Luciana Torchia,Read more at location 14706
Con l’andare degli interrogatori, tuttavia, entrambe finirono col dirsi certe che Massimo Sparti trascorse tutta la giornata del 4 agosto fuori Roma. Per completezza, va ricordato che nel 2007 Stefano Sparti, figlio di Massimo, in un’intervista al Gr1 si è schierato dalla parte di Venanzi e Torchia affermando che suo padre aveva mentitoRead more at location 14713
I giudici, al contrario, hanno ritenuto che le testimonianze di Venanzi e Torchia, «lungi dallo screditare le accuse dello Sparti, finivano anch’esse per rappresentare la riprova di come lo Sparti non avesse mentito nell’indicare nel 4.8.1980 il giorno in cui quella richiesta di documenti falsi era stata fatta a lui da Fioravanti e Mambro».20 In altri termini, non si sono limitati a credere più a Massimo Sparti che a sua moglie e alla collaboratrice domestica, ma da qui sono passati a invertire la valenza delle parole delle due donne, rendendola sfavorevole a Fioravanti e Mambro invece che favorevole.Read more at location 14716
Il nome di Fausto De Vecchi, indicato da Sparti quale produttore dei documenti falsi per la Mambro, non fu fatto subito. All’inizio, Sparti aveva riferito di avere incaricato Mario Ginesi, «abituale collaboratore del De Vecchi» per incombenze del genere, ma dopo essere stato messo a confronto con il primo, egli virò sul secondo.Read more at location 14723
in uno dei primi interrogatori, egli aveva negato che le foto consegnategli da Sparti per confezionare i documenti «riproducessero sembianze di persona femminile» e nel 1983, quando gli fu mostrato un documento di Mambro intestato con il nome di fantasia Irene De Angelis, non lo riconobbe.Read more at location 14735
L’archiviazione disposta dalla magistratura nel febbraio 1997 in relazione alla faccenda della scarcerazione di Sparti per ragioni di salute è stata seguita da qualche polemicaRead more at location 14741
ricoverato il 7 dicembre per «deperimento organico» e, in questa seconda circostanza, a seguito di un esame radiologico eseguito il 12 febbraio 1982, gli fu diagnosticata una grave patologia tumorale che lo avrebbe portato a morte certa nel giro di pochi mesi.Read more at location 14746
Tuttavia, osservavano Fioravanti e altri, a distanza di una quindicina d’anni da allora il malato era vivo e vegeto (Sparti morì nel 2002). In effetti, la diagnosi e la prognosi infausta erano completamente sbagliate, come si poté accertare già quattro settimane dopo la scarcerazione, grazie all’intervento chirurgico di laparatomia esplorativa che Sparti subì il 30 marzo, presso l’ospedale San Camillo di Roma.Read more at location 14750
non c’era bisogno neppure della laparatomia esplorativa per rendersi conto che Sparti non era affetto da carcinoma. Quando nel 1996 l’autorità giudiziaria, per vederci più chiaro, mediante i carabinieri chiese alla direzione dell’ospedale San Camillo la cartella clinica dello Sparti, quest’ultima risultò essere andata distrutta in un incendioRead more at location 14755
Il sostituto procuratore Paolo Giovagnoli, tirando le somme nel febbraio 1997, concluse che la diagnosi di un tumore era errata ma, poiché «non emerg[eva] alcun indizio di dolosa falsificazione dei referti e tanto meno di accordi tra lo Sparti e i medici autori degli stessi referti, […] in sostanza non vi è nulla nei fatti che possa far ritenere la erronea diagnosi un indizio della falsità delle affermazioni di Sparti a carico di Mambro e Fioravanti».Read more at location 14758
Francesco Mangiameli, soprannominato Ciccio, era un neofascista palermitano che venne ucciso da suoi camerati a distanza di circa un mese dalla strage di Bologna. L’omicidio fu compiuto dai fratelli Cristiano e Valerio Fioravanti e da Giorgio Vale,Read more at location 14768
(peculato, rivalità tra i Nar di Fioravanti e Terza posizione di Mangiameli,Read more at location 14772
Nel processo per l’attentato di Bologna i giudici si sono ricollegati al delitto Mangiameli, ipotizzando che la vittima fosse stata a conoscenza dei propositi stragisti di Fioravanti e Mambro, da lui ospitati in Sicilia per due settimane nel luglio 1980, e che il movente degli assassini fosse la loro sopravvenuta sfiducia circa la riservatezza da parte della vittima.Read more at location 14773
Fioravanti e Mambro avrebbero cambiato idea sulla lealtà del camerata siciliano a causa della pubblicazione in agosto di un servizio sull’ultradestra comparso sul periodico «l’Espresso», nel quale si indicava quale fonte delle informazioni l’estremista «Ciccio», nomignolo abbinabile a Mangiameli.Read more at location 14775
Ciavardini, Fioravanti e Mambro, tutti e tre latitanti, soggiornavano a Treviso da Flavia Sbrojavacca, compagna di Gilberto Cavallini, che aveva sparato ad Amato e che, per un certo tempo, fu pure lui incriminato in relazione alla strage di Bologna, ma poi fu assolto. Alla vigilia dell’attentato presso la stazione, Ciavardini telefonò all’amica Cecilia Loreti, la quale stava a Roma, al fine di rimandare un appuntamento a Venezia fissato con lei e altre due persone, Marco Pizzarri ed Elena Venditti. Il differimento dell’incontro è stato interpretato dai giudici quale indizio del concorso di Ciavardini nella preparazione della strage.Read more at location 14781
Ciavardini si è difeso sostenendo innanzi tutto di avere spostato l’appuntamento perché prima di unirsi al gruppetto in arrivo da Roma aveva bisogno di reperire documenti falsi, indispensabili per consentirgli di protrarre la sua latitanza fuori dall’abitazione di Sbrojavacca;Read more at location 14788
Mambro e Fioravanti, la prima volta che furono chiamati a rispondere su dove si trovassero la mattina della strage, diedero risposte diverse. La donna asserì di avere trascorso la giornata a Padova, in compagnia di Fioravanti, mentre l’uomo affermò che né lui né lei si erano mossi da Treviso. Soltanto dopo tre anni Fioravanti modificò la propria versione, confermando quella della coimputata.Read more at location 14804
Occorre ricordare, d’altra parte, che contro l’alibi sul quale si è infine assestata la linea difensiva non vi sono testimonianze oculari, né fotografie, né registrazioni filmate o tracce scritte formatesi nella città di Bologna o meglio ancora sul luogo dell’attentato. Che Fioravanti e Mambro fossero lì, vestiti da tirolesi o in altro modo, con i capelli dell’uno o dell’altro colore, è una ricostruzioneRead more at location 14817
La telefonata di Ciavardini e l’incapacità di fornire un vero e proprio alibi da parte di Mambro e Fioravanti sembrano gli elementi che più fanno pendere la bilancia in favore dell’accusa,Read more at location 14823
le perplessità alle quali la testimonianza di Massimo Sparti dà adito, le stranezze del caso clinico di costui e il dubbio che la scelta della strage di Bologna quale movente dell’omicidio Mangiameli sia arbitraria farebbero propendere in favore della difesa.Read more at location 14824
In relazione alla strage alla stazione di Bologna si è in presenza di un canone giudiziario ben più severo e rigoroso di quello che ha condotto in precedenti vicende giudiziarie ai già ricordati esiti assolutori – sia pure a volte pronunciati con la formula dubitativa – in ordine alle stragi insolute.Read more at location 14827