There is a crack in everything. That’s how the light gets in.Leonard Cohen
Quando una situazione puo’ essere descritta in almeno due modi differenti, entrambi coerenti al loro interno ma tra loro inconciliabili, parliamo di “ambiguità”.
Se una giovane è anche vecchia, siamo in un caso del genere.
Di fronte all’ ambiguità molti si sentono mancare la terra sotto i piedi e annaspano. Ultimamente va molto di moda trovare rifugio sul solido terreno delle scienze.
Illusi!
Luogo comune: l’ ambiguità valorizza forse l’ arte, ma quando si pensa seriamente è la chiarezza a divenire un valore.
Tutto giusto. Ma perché allora proprio la scienza cumula una quantità di conoscenze dove l’ ambiguità regna sovrana? E non parlo di curiosità da zoo safari ma di dinamite posta ai piedi dei piloni centrali che reggono l’ edificio del sapere. E’ questo un fallimento?
Di seguito, una una dozzina di esempi.
1. Moltiplicazione. 3x2=6. Questo “sei” è un “oggetto” o un’ “operazione”?
2. Variabile X. Rappresenta una qualsiasi delle soluzioni possibili o l’ insieme delle soluzioni possibili?
3. Calcolo. Ogni calcolo integrale è riducibile a calcolo differenziale (e viceversa). Ma cosa si adatta meglio alla realtà?
4. Logica. La logica classica è un’ enorme tautologia e l’ essenza della tautologia sta proprio nella sua ambiguità.
5. Meccanica quantistica. Ma l’ elettrone è un’ onda o una particella?
6. Relatività. La realtà è materia o energia?.
7. Neuroscienze. Pensiamo con il cervello o con la mente? Con il cervello, ci dice la mente.
8. Scienza. Cos’ è? Una collezione di “leggi” o un’ attività umana?
9. Leggi della finanza. Esistono o no? Sembra di sì, ma se ci si adegua si dissolvono.
10. Significato. Lo trovo nel dizionario o nell’ uso?
11. Visione binoculare. L’ immagine reale si forma nell’ occhio destro o nel sinistro?
12. Matematica. I grandi matematici innovarono la loro disciplina attraverso "invenzioni" o attraverso "scoperte".
13. Evoluzionismo. Innesca la vita o è innescato dalla vita?
14 Caso, Infinito… Sono concetti definibili o no?
La risposta migliore è sempre la stessa: entrambe le cose. Anche se non riusciamo e non possiamo pensarle insieme!
Diffidate di chi trascura uno dei due corni del dilemma e tende a svalutarne l' importanza.
Ok, il cervello riconcilia le immagini che abbiamo negli occhi producendo l’ immagine che vediamo. Anche le ambiguità possono essere riconciliate ad un livello superiore, senonché tornano puntualmente a riproporsi anche a quel livello.
Prendiamo il concetto di “matematica”. Il formalista cerca di dimenticarsi della matematica come “attività umana”. Ma poi l’ ambiguità che crede di superare pensando in questo modo la realtà, torna a riproporsi in vesti curiose proprio nel cuore dei suoi teoremi.
Che vita d’ inferno quella dello scienziato che non ama l’ ambiguità.
Ma torniamo alla domanda iniziale. Questa ipertrofia dell’ ambiguo è un fallimento del sapere?
La scienza osserva e poi ragiona a tavolino. Solo che il tavolino su cui ragiona sembra avere tre gambe.
Tutto cio’ potrebbe essere visto come un bene, se esistessero zeppe in grado di fermarlo rischieremmo l’ immobilità assoluta. In questo modo siamo invece condannati al movimento e al cambiamento.
Speriamo che questo “cambiamento” sia anche un “avanzamento”. Ma qui interviene la fede.
Chi è in cerca di precisione e certezze stia dunque alla larga dalla scienza e dal pensiero scientifico, sarebbe una fatica immane quel far finta di non vedere a cui sarebbe costretto. La scienza ci consegna oggetti bellissimi ma anche fatalmente crepati, solo chi apprezza la luce che entra da quelle crepe si troverà a suo agio.
William Byers – The blind spot
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