Nei dibattiti è sempre l’”economista” che la spunta, almeno presso il pubblico più istruito (metto il termine economista tra virgolette perché lo intendo in un’accezione lata: “economista” è chi ragiona da economista).
L’economista vince il dibattito perché chi è indeciso si lascia impressionare molto dal fatto che una certa opzione “convenga” a tutti. Nell’incertezza si opta per la felicità.
Difficile che rinunciamo a realizzare qualcosa che conviene a tutti perché “è giusto” fare altrimenti. Solo chi ha convinzioni ferree è disposto a simili sacrifici.
Nel suo saggio “Should Medicine be a Commodity?” David Friedman dedica un’ampia introduzione ad analizzare la forza dell’argomento economico e alle obiezioni più frequenti che a quell’impostazione vengono mosse.
Alla domanda “che fare?” l’uomo privilegia la via più giusta mentre l’economia privilegia la via più efficiente. Non c’è coincidenza tra giustizia ed efficienza, eppure ci sono alcune versioni della giustizia che assomigliano molto all’efficienza, per esempio, Friedman ama i diritti naturali:
… The position in moral philosophy that I find least unsatisfactory is that there exist natural rights, that they can be described in terms of entitlements, and that to be entitled… The rules of original entitlement and transfer that I find plausible correspond fairly closely to the laws of a pure free market society… the "coincidence" reflects some underlying connection between natural rights and utilitarian arguments…
Nella storia, una moralità fondata sui diritti naturali si è sposata quasi sempre con il libero mercato. Il perché è abbastanza semplice: secondo la dottrina Paolo è proprietario del proprio corpo e del frutto del proprio lavoro, ma la proprietà è proprio la base del libero mercato.
Il libero mercato, d’altro canto, è un’ istituzione che per la sua efficienza sta al centro dei pensieri dell’economista. Le alternative al libero mercato sono la famiglia (economia del dono) e la politica (mercato della politica).
L’economista approssima il “giusto” con l’”efficiente”. Ma cos’è l’efficienza?
Una condizione efficiente non comporta sprechi.
[Papa Francesco dovrebbe essere contento: se non vuole sprechi si affidi al pensiero economicista, che ha la sua stessa ossessione :-). Ma naturalmente Papa Francesco, da buon gesuita, non utilizza un linguaggio trasparente, e quando dice “spreco” non intende affatto spreco. Per lui “evitare gli sprechi” è un altro modo per dire che “occorre un trasferimento forzato di risorse dal ricco al povero”. Siccome nel XXI secolo una simile espressione trasparente suona male adotta un linguaggio oscuro per essere retoricamente più efficace].
Ma cos’è l’efficienza? Ne esistono di due tipi che prendono il nome dagli studiosi che le hanno definite per primi.
Efficienza paretiana (da Pareto): una situazione è inefficiente se cambiandola opportunamente possiamo migliorare la condizione di qualcuno senza peggiorare quella degli altri.
Efficienza marshalliana (da Marshall): una situazione è inefficiente se cambiandola opportunamente possiamo fare in modo che qualcuno guadagni una certa quantità di euro superiore a quella che ci rimette chi perde.
… economic efficiency, due to Pareto, is that a Pareto-improvement is a change that benefits someone and injures no one and a situation is efficient if it cannot be Pareto-improved… I therefore prefer to use a slightly different approach, due to Marshall. I define an improvement as a change such that the total benefit to the gainers, measured by the sum of the numbers of dollars each would, if necessary, pay for the benefit, is larger than the total loss to the losers, similarly measured…
In realtà i due concetti sono equivalenti: se consento un “aggiustamento marshalliano” e poi trasferisco parte del guadagno da chi guadagna a chi perde ho sempre anche un “aggiustamento paretiano”:
… Suppose there were a situation that was Pareto efficient (could not be Pareto improved) but not Marshall efficient. There would then be a possible Marshall improvement--a change that would benefit the gainers by more, measured in dollars, than it would injure the losers. A bureaucrat god could make that change and simultaneously transfer from gainers to losers a sum larger than the losses and less than the gains, taxing each gainer…
Diciamo che l’efficienza marshalliana è un concetto che si fa preferire perché più “onesto”:
… pareto’s approach… is a way of making interpersonal utility comparisons while pretending not to; Marshall's approach makes the same comparisons but is honest…
L’assunto delle utilità confrontabili è decisamente problematico ma si puo’ difendere:
… What justification can there be for making interpersonal utility comparisons in a way that, by comparing gains and losses as measured in dollars, implicitly assumes that the utility of a dollar is the same to everyone? Marshall's answer was that for most economic questions it does not much matter how you weight utilities. Most issues involve large and diverse groups of gainers and losers…
Un vantaggio dell’approccio economicista è il fatto di poter ricorrere alle “preferenze rivelate”:
… Utility measured in dollars is observable, since we can observe how much people are willing to pay to achieve their objectives; utility measured in utiles is not…
Abbiamo visto che giustizia ed efficienza sono concetti divergenti, ma neanche efficienza e utilità coincidono sebbene l’utilitarismo sia la filosofia morale più vicina all’economicismo:
… "O1 is more efficient that O2" means "going from O2 to O1 is a Marshall improvement" means "utility is (probably) higher in O1 than in O2."…
Il moralista/economista vince i dibattiti perché anche se l’efficienza non coincide né con la giustizia né con l’utilità, resta comunque una buona approssimazione di entrambe. e poi…
… more is known about economics than about moral philosophy, so we are more likely to reach true conclusions and be able to convince others of them through the former than through the latter… If I am right, then political disagreement is fundamentally a disagreement about the economic question…
Se l’economia comanda allora comanda il libero mercato. ma affinché sia così è necessario che siano rispettati alcuni assunti:
- Conoscenza perfetta.
- Proprietà privata.
- Nessun costo di transazione.
- Concorrenza perfetta.
- Inesistenza di beni pubblici.
L’economista Ronald Coase ci ha spiegato che l’assunto 3) si mangia gli assunti 4) e 5). Per cui alla fine gli assunti per un mercato efficiente sono 1), 2) e 3).
Quando manca uno dei tre assunti il mercato fallisce. Un mercato che fallisce dovrebbe essere integrato dalla politica (leggi) o dalla famiglia (doni). Senonché non esiste alcuna teoria in grado di garantire che questa integrazione venga fatta.
Al contrario, esistono teorie (public choice) che prevedono il fallimento della politica in questa missione.
Esiste poi l’evidenza sotto forma di una mole di studi notevole sulle distorsioni della regolamentazione politica.
Bisogna anche dire che alcune teorie libertarie (austriache) prevedono l’emersione spontanea di taluni istituti che mettono una toppa al fallimento dei mercato, e questo anche se un soggetto egoista avrebbe convenienza a violarle.
… there is no adequate theory of government behavior that implies that government would choose to do the right… although we do not have an economic theory of the political process as well worked out and broadly accepted as the theory of private markets, we do have enough of such a theory to have some idea of where and why the political market is likely to produce less efficient outcomes than the private market… there exists a large and growing body of empirical studies of the effects of government regulation…
L’economista postula anche la razionalità degli attori, un altro elemento che desta perplessità: chi non ha sentito in TV qualche eminente filosofo (i filosofi sono molto invidiosi del successo degli economisti) scagliarsi contro il cosiddetto “homo economicus”?
Ma la razionalità postulata dall’economista non implica che ci si metta a tavolino a fare i calcoli prima di prendere una decisione. magari la razionalità conviene e la selezione naturale ha provveduto a levare di mezzo i più irrazionali tra noi:
… To take a trivial example, most of our objectives require that we eat occasionally, so as not to die of hunger (exception--if my objective is to be fertilizer). Whether or not people have deduced this fact by logical analysis, those who do not choose to eat are not around to have their behavior analyzed by economists. More generally, evolution may produce people (and other animals) who act rationally…
Oppure, a furia di batterci la testa uno impara:
… The same result may be produced by a process of trial and error. If you walk to work every day you may by experiment find the shortest route, even if you do not know enough geometry to calculate it…
Bisogna anche dire che “essere egoisti” non equivale ad “essere innamorati dei soldi”:
… the idea that economists assume that "all anyone is interested in is money." Put in that way the assertion is wrong; economists usually assume that people desire money only as a means to other objectives. What is true is that although economics can, in principle, take account of the full richness of human objectives, it is necessary for many practical purposes to assume away all save the most obvious--the consumption of goods, leisure, security, and the like…
Visto in questi termini il postulato non è così inaccettabile.
Ma c’è di più: per scacciare una teoria occorre un’altra teoria e noi non abbiamo una buona teoria dell’irrazionalità:
… Suppose we know someone's objective, and also know that half the time he correctly figures out how to achieve it and half the time he acts at random. Since there is usually only one right way of doing things (or perhaps a few) but very many wrong ways, the rational behavior can be predicted but the irrational behavior cannot. If we predict his behavior on the assumption that he is always rational we will be right half the time; if we assume he is irrational we will almost never be right… We are better off assuming he is rational… it takes a theory to beat a theory; until some better alternative is found, rationality is the best we have…
C’è chi propone di sostituire il “buon senso” all’ homo economicus:
… but when it comes to analyzing a market--a complicated interacting system--" common sense" turns out in practice to mean a poorly thought out, inconsistent, and untested theory…
Torniamo ora alla classica obiezione già vista nel definire l’efficienza marshalliana: l’assunto per cui il denaro ha lo stesso valore per ricchi e poveri è troppo forte per essere credibile, meglio assumere che il denaro valga meno per un riccone:
… A second set of objections to the market and the economic approach is based on the claim that neither gives proper consideration to the implications of income inequality… the market--and the criterion of efficiency according to which its outcome is often judged--measures individual values in dollars, not in intensity of feeling… This is equivalent to doing an interpersonal utility comparison on the assumption that the marginal utility of a dollar is the same for everyone…
Qui si puo’ far rilevare che:
… Most of the decisions an economist is interested in affect large and heterogeneous groups of people… differences among individuals can be expected to average out when we consider the effect on the whole group…
L’utilità decrescente del denaro è il classico argomento utilitarista in favore della redistribuzione di risorse tra ricchi e poveri. Ma…
… The standard argument for redistribution begins with the claim that, for a given individual, the marginal utility of income declines as income increases. This seems plausible in terms of introspection… The next step is to claim that, absent information about differences in individual utility functions, we must treat each individual utility function as a random draw from the same population, so declining marginal utility of income applies not only to the same individual with different incomes but (on average) to different individuals… It is quite implausible if differing income is the result of differing effort. An individual who greatly values the things that money buys will be more willing than others to give up other goods, such as leisure, in order to get income, so he will, on average, end up with a higher income…
Insomma, l’argomento implica che Paperino debba versare al suo zione una somma mensile: chi più di Paperon de’ paperoni ama infatti il denaro!
Inoltre, resta fermo quanto dicevamo prima: quand’anche si allentasse questo assunto problematico e si decidesse per una redistribuzione dai ricchi ai poveri, chi dovrebbe realizzarla? La politica? La filantropia? Non esistono teorie che garantiscano il buon esito né nel primo caso né nel secondo. Anzi, nel caso della politica esistono teorie che garantiscono il contrario con tanto di evidenze empiriche a supporto (basta vedere da noi: trasferimenti a favore di tutti tranne che ai più poveri).
Conclusione: l’economia sembra comandare il dibattito, gli incerti di solito optano per la soluzione più conveniente 8anche se non coincide esattamente con quella più giusta) e l’economia, con la sua impostazione, sembra essere in grado di fornirla, almeno a parole. Tutto questo anche se, approfondendo, notiamo che molti suoi assunti sono problematici. Tuttavia, alle critiche è possibile comunque dare una risposta che acquista senso soprattutto per la mancanza di alternative altrettanto valide.