"Un ambito politico dove la "falsificazione delle preferenze" imperversa è quella relativa alle relazioni tra le razze. La paura di essere bollati come "razzisti" impedisce di affrontare seriamente la questione. Anche tra gli elettori si stenta ad esporre pubblicamente il proprio pensiero, in privato, per esempio, le quote razziali sono malviste mentre in pubblico non si osa dirlo a chiare lettere. Ma il silenzio imposto dai taboo non è salutare, è un silenzio frustrante che si trasforma spesso in risentimento per le razze privilegiate dall' affirmative action; si capisce quindi da dove nascano gli imprenditori politici del risentimento: a costoro basta strizzare l' occhio all' elettore senza fare nulla poi per smantellare l' impalcatura che sorregge l' odiata istituzione, perchè quello puo' essere solo un odio privato. Tra il 1968 e il 1988, l' elettorato americano si è mosso verso "sinistra" su temi quali aborto, diritti degli omosessuali, ambiente... tuttavia il partito democratico, vessillifero di certe posizioni vincenti ha perso 5 delle 6 elezioni presidenziali... i repubblicani, probabilmente, hanno capitalizzato al meglio il risentimento degli americani, incluso quello sulle quote razziali dilaganti...".
Timur Kuran - Public lies, private truths.
Già, ecco un altro frutto perverso delle quote razziali: il risentimento.
Quanto al genere d' imprenditoria politica che fomenta - quello dove le strizzate d' occhio bastano a rimpiazzare l' azione - mi ricorda qualcosa.