L' incontro di ieri sera si chiamava "La sfida educativa", a parlare era don Eugenio Nembrini, un bergamasco tosto.
Nel suo discorso traboccava una fede in cui le parole dell' osteria (si sente il missionario in Khazakistan) rimpiazzavano quelle della teologia; i concetti scoppietavano uno dietro l' altro tra un "minchia" e un "cazzo".
Sebbene espresso in forma tanto sanguigna mi è sembrato di accertare una compatibilità tra quanto detto e il poco che ho appreso dai testi scientifici che ho accostato sul tema.
Ha cominciato dicendo di non preoccuparsi, tanto è certo che passeremo tutti i nostri difetti ai bambini. Forse era un suo modo per dire che la genetica conta.
Ha proseguito enunciando il cuore del suo discorso: un buon genitore è un buon genitore per quello che "è" non per quello che "fa".
I ciellini hanno un modo loro non tanto facile da capire per dire questa cosa, parlano di "sguardo": un bambino si educa con lo "sguardo" (appassionato).
Nonostante il linguaggio particolarmente creativo dei ciellini, il concetto mi sembra suffragato dalle ricerche statistiche di Leavitt: un figlio cresce bene in una casa piena di libri, il numero di libri che gli viene letto è invece ininfluente.
Già, una casa "piena di libri" probabilmente testimonia la presenza di genitori interessati, appassionati. In quella casa ci sarà lo "sguardo" giusto, ed è cio' che conta.
Poi si è passati alla parte che m' interessava di più: è impegnativo educare?
A prima vista si direbbe di no: se uno è un buon educatore per cio' che "è", cosa c' è di più facile che essere cio' che si "è"? La cosa è coerente con la letteratura raccolta da Caplan: essere un buon genitore è un impegno sopravvalutato che porta ad immotivate rinunce.
E infatti i ciellini hanno almeno 4/5 figli, entrando nelle loro case i genitori non sembrano badare molto a loro (che nel frattempo si arrampicano sul lampadario). Lo stesso don Eugenio è il quinto di dieci fratelli, non avrà ricevuto enormi attenzioni ma sembra venuto fuori bene.
La donna è fertile per una trentina d' anni, cio' significa che potrebbe comodamente fare una quindicina di figli. Se la natura non fa male le cose, forse l' educazione e l' attenzione ottimale è quella che i genitori riservano ad un bambino con quattordici fratelli. I genitori sfortunati che hanno un solo figlio dovrebbero sforzarsi di educarlo ed accudirlo come se fosse uno qualsiasi dei quindici, ne più ne meno. Non facile, devo ammetterlo, immaginarsi l' esistenza dei quattordici fratellini mancanti.
La via caplaniana alla diffusione nel mondo del libertarismo non è forse la strategic fertility? Caspita, adesso capisco!
C' è poi stata la domanda decisiva: "scusi don Eugenio, se l' educazione dipende da cio' che "sono" siamo nelle canne perchè io sono "una merda", specie in questo periodo".
Se "essere" cio' che si "è" è la cosa più facile del mondo, per essere cio' che non si "è" bisogna... minchia... farsi un culo così (sic). E infatti la risposta è stata all' inizio poco incoraggiante.
Poi però l' inattesa apertura: ma non si preoccupi, se lei è una merda suo figlio si troverà presto compagnie più interessanti... mi fanno ridere i genitori che credono di poter fare la felicità o l' infelicità dei propri figli. Questa risata è in buona parte condivisa anche da Caplan. Bisogna impegnarsi un casino ma veramente un casino per rovinare l' esistenza al proprio figliolo!
Morale, se siete persone appassionate, vogliose di scoprire il mondo e con un bello sguardo siete a cavallo, se siete mosci e annoiati perchè credete di saper già tutto, o 1) recuperate la vostra passione o 2) ruzzate vostro figlio, se già non ci pensa da solo, in un ambiente più stimolante.
Per i "mosci saputelli", la soluzione numero 1 è quella caldeggiata dal Don, per l' altra simpatizzano gli atei Harris e Caplan. Ma tutte le vie, a detta di tutti, sono aperte.
La divergenza nelle simpatie è comprensibile, serve per l' apologetica.
Cosa ci appassiona? Da piccoli viviamo nell' attesa della mamma, dei regali di natale, del giocattolo, dello scudetto, della bici, dell' auto, del fidanzato, della casa, della fama. Sono le cose che ci appassionano. Da grandi l' attesa di molti s' inaridisce, e non hanno tutti i torti, non si puo' restare per sempre inviluppati in quel circuito, alla fine l' illusionismo materialista stanca e consuma gli appetiti. Per creare attesa nei grandi ci vuole un senso grande, smisurato. Chi tra coloro che incontriamo puo' offrirlo?... Inutile continuare.
Ah, dimenticavo: le Regole.
Le regole sono il contorno e mai il cuore dell' educazione, vostro figlio mangia sul divano imbrattandolo? Pesta il fratello minore e le prende dal maggiore? Visita siti porno e aggira bellamente altri divieti? Non disperate, l' essenziale è che si cibi con il companatico. Mettere dei paletti è la base della convivenza, per carità, ma ricordate che il loro effetto è indiretto: servono più che altro al vostro quieto vivere (e chi ha voglia di lavare tutte le settimane il divano?) e il quieto vivere dei genitori li migliora come educatori. Nel momento in cui è più oneroso far rispettare la regola che tamponare i danni delle violazioni, rinunciate senza sensi di colpa.
E poi, mi raccomando, la Casa deve essere sempre aperta: i Nembrini a casa erano in dodici e quando suonava il campanello la mamma andava ad aprire dicendo "vediamo che faccia ha oggi Gesù".