L' espressione non è delle più galanti ma non si puo' negare che parlando di Tasse renda una fedele descrizione cronachistica di quanto avviene in scena.
Ci sono delle tasche? Sì. Ci sono delle risorse in esse contenute? Sì. Ci sono delle mani che si allungano e - una brandendo armi da fuoco in modo da vanificare ogni dissenso, l' altra agitando dita spigolatrici - traslano una parte del contenuto? Sì. E allora?
Eppure a qualquno l' espressione dispiace (ancora oggi si è alzato il laio di parecchi morning-free a Prima Pagina): sono i pervertitori del linguaggio, sempre intenti a decostruire i problemi anzichè a risolverli.
In genere - si capisce - sono anche tra coloro che si spartiscono il bottino una volta prelevato (l' elenco dei beneficiari delle munifiche elemosine rilasciate da quelle stesse "mani" è sterminato).
I "pervertitori" non si limitano all' umile difesa di un' operazione del genere, magari cercando di convincerci che in fondo l' elemosina che ricevono, chissà per quali vie, possa essere utile al benessere di tutte le "tasche", costoro vorrebbero invece negare l' evidenza raccontando che un' operazione del genere non esista o che non si svolga come si svolge sotto i nostri occhi (che a questo punto si deve ritenere siano collegati a cervelli difettosi)!
Per (non) fare i conti con l' ineludibile realtà dei fatti, la congrega comicia a fare cio' che sa fare meglio e a cui sempre più spesso affida le sue sorti, ovvero coltivare una chirurgica perversione del linguaggio nella speranza che la bambagia del politicamente corretto plasmi ex nhilo una nuova realtà che abbia il loro consenso. Chi sa fare fa, chi non sa fare "perverte".
E' proprio vero: la disonestà comincia a segnalare la sua presenza maltrattando le parole che usiamo. Difenderle è un' operazione di civiltà.