mercoledì 23 giugno 2010

Il federalismo pervertito

Un tempo, in epoche pre-internettiane, un pendolare "colto" si sarebbe intrattenuto durante il viaggio con la "migliore" e più autorevole stampa sfornata nel bel paese: "Corriere della Sera" e "Repubblica".

Con letture del genere sarebbe venuto a conoscenza di tante cose, per esempio dei costi del federalismo. Sul punto si sarebbero mossi per lui addirittura le colonne dei due giornali.

Massimo Giannini (Repubblica):

"... per assicurare il passaggio al federalismo nelle materie strategiche... occorrerebbero quasi 133 miliardi di euro... anche a voler dimezzare... il federalismo fiscale costerebbe allo Stato non meno di 60 miliardi..."

Massimo Franco (Corriere):

"... i leghisti esultano... sebbene calcoli ufficiosi parlino di un costo di 130 miliardi di euro..."

Al pendolare colto capita raramente di riscontrare un accordo tanto ferreo tra due testate che si prendono sempre a testate. Evidentemente le cifre sono ineludibili.

Il pendolare colto avrebbe poi concluso: cavolo, ma questo federalismo è caro come il fuoco. Meglio andarci piano.

Il figlio del pendolare colto è un pendolare un po' meno colto e non gli piace spendere per l' informazione, tuttavia ogni mattina non rinuncia a leggere il "suo" giornale così come si autocompone sul cellulare sulla base delle fonti decretate interessanti dal proprietario.

Questa mattina, sui costi del federalismo, c' è Massimo Bordignon:

"...Massimo Giannini... ha preso fischi per fiaschi, confondendo la spesa attuale delle Regioni... con la nuova spesa che si dovrebbe devolvere alle Regioni, dimenticando che se i 133 miliardi costituiscono la spesa attuale, vuole dire che tributi propri regionali e trasferimenti già la finanziano, e non c'è dunque nessuna necessità di nuovi finanziamenti in vista..."

Ma come, la "stampa più autorevole" ci dice quanto spendono oggi le Regioni e chiama quella cifra "costo del federalismo"?

Lo so, lo so, probabilmente siamo di fronte solo ad una perversione del linguaggio a fini propagandistici, ma siamo anche di fronte anche a "testate autorevoli e in posizioni ideologicamente contrapposte".

Già, questa è la triste verità di un' epoca oscura in cui anche i pendolari colti erano lasciati galleggiare nella loro ignoranza. Per fortuna i figli faranno luce, e non per merito loro quanto dei mezzi di cui dispongono.

P.S. stamattina nel giornale autocompostosi sul telefonino del figlio del pendolare colto compariva anche Alberto Luisani che si divertiva con la storiella di cui sopra.