Il giudicato definitivo che addossa la strage di Piazza Fontana agli ordinovisti padovani non precisa il movente dei criminali.Read more at location 5691
le sentenze del 2004 e del 2005 hanno attribuito i fatti del 12 dicembre 1969 soltanto al «gruppo eversivo capitanato da Freda e Ventura»Read more at location 5694
Freda e Ventura non hanno mai ammesso la propria colpevolezza, né la strage di Piazza Fontana è mai stata formalmente rivendicata da Ordine nuovo, a nessun livello dell’organizzazione.Read more at location 5699
Dei due stragisti, il personaggio di maggiore rilievo in senso ideologico era certamente Freda. Tra i suoi scritti spiccano il Manifesto del gruppo di Ar, datato 1963, e La disintegrazione del sistema, testo di un intervento da lui svolto il 17 agosto 1969, in occasione della riunione del comitato di reggenza del Fronte europeo rivoluzionario tenutasi a RatisbonaRead more at location 5726
L’autore si dichiarava contrario ai partiti politici, antidemocratico, antiborghese, antiegualitario, e invece a favore della civiltà europea e occidentale e di una concezione tradizionalistica dell’esistenzaRead more at location 5730
La disintegrazione del sistema, a differenza dell’opera di sei anni addietro, recava sia una critica distruttiva del modello di società imperante, sia un programma di azione. Secondo Freda, «la condizione – non sufficiente ma comunque necessaria – per porre gli elementi di fondazione del vero Stato, è la EVERSIONERead more at location 5733
L’obiettivo, pertanto, era la distruzione completa della materialistica società borghese,Read more at location 5738
Freda non si preoccupava di fare in tal modo «il cosiddetto salto nel buio» e sosteneva che era «fuori di luogo proporre ora il discorso del dopo».Read more at location 5748
Il libro di Freda «non solo è destinato agli uomini del nostro seguito, della nostra organizzazione, ma è anche rivolto ad altri; sia a coloro che si oppongono al sistema attuale, dopo aver militato nelle organizzazioni borghesi della destra neofascista», sia ai militanti «della sinistra antifascista» i quali «rifiutano radicalmente il sistema,Read more at location 5749
Inoltre, la strategia enunciata da Freda nell’agosto 1969 non contiene appelli alle forze armate e sembra avulsa da piani golpisti di tipo militare. Addirittura, nel futuro Stato ideale vagheggiato da Freda, polizia, carabinieri, esercito eccetera scompariranno, soppiantati da una milizia popolare formata da volontari.Read more at location 5756
Si tratta dell’articolo intitolato Intorno al terrorismo dei minimi termini, che prende spunto dal declino cui erano avviate le Brigate rosse verso la fine del 1979. In questo «elogio funebre» del dirimpettaio di sinistra – al quale si tributava «il rispetto e l’ammirazione» che gli «avversari valorosi» meritano – Freda asseriva che «una strategia di annientamento» del sistema borghese «non si può impostare sul terrorismo».Read more at location 5778
Stando a quel che scriveva lui stesso ne La disintegrazione del sistema, come si è visto, nel 1969 ricorrevano le condizioni socio-politiche di crisi del sistema le quali legittimavano un terrorismo caratterizzato da impiego massiccio della forza concentrato in un breve arco di tempo.Read more at location 5795
La disintegrazione del sistema, insomma, è una proposta eversiva che sconfina nel nichilismo,Read more at location 5798
Non si trattava di fermare il comunismo, né la contestazione studentesca né le rivendicazioni operaie (prima ancora che esse giungessero allo stadio dell’«autunno caldo»). Al contrario, la protesta sociale era tanto più benvenuta quanto più metteva in crisi la società borghese, nella logica del «tanto peggio, tanto meglio».Read more at location 5799
in una lettera di Freda all’amica Maria de Portada, nella quale l’ordinovista padovano diceva di accogliere «con voluttà» le notizie «di cedimenti […] nel valore delle azioni, di fabbriche che chiudono, di scioperi, ecc. Speriamo male (cioè speriamo bene)».Read more at location 5802
Parte senza disporre di alleati e semmai spera di raccoglierne pescando tra gli estremisti antisistema, sapendo che quelli di destra non bastano e perciò invitando quelli di sinistraRead more at location 5806
Le tradizionali interpretazioni del massacro di Piazza Fontana in chiave di reazione contro le lotte studentesche e operaie, affacciate dai socialdemocratici, subito sviluppate e rilanciate da chi era alla loro sinistra e, ironia della sorte, poi ritorte contro Saragat, muovevano da presupposti erronei. In primo luogo, si dava (e tuttora molti danno) per scontato che i fenomeni di contestazione e rivendicazione al centro delle cronache del biennio 1968-1969 dovessero per forza essere anche al centro dei pensieri di chi commetteva un attentato in quel periodo.Read more at location 5809
il dato saliente era che il sistema reggeva nonostante la pressione cui era sottoposto, allora diventava più sensato ritenere che le bombe servissero a dare una scossa ancora più forte e magari decisiva.Read more at location 5816
La sinistra era convinta che tutti i fascisti fossero servi dei padroni e agissero come loro braccio armato. Essa ignorava l’esistenza di un fascismo anticapitalistico, antiborghese, antioccidentale e indisponibile al compromesso con le potenze che avevano debellato l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler,Read more at location 5820
L’autonomia di Freda e della cellula ordinovista padovana sul piano teorico e strategico si accorda con i giudicati del 2004 e del 2005, che hanno affermato la colpevolezza del gruppo mentre hanno rigettato le ipotesi di coinvolgimento di altri soggetti italiani e stranieri nell’idea-zione e nell’esecuzione della strage formulate dal magistrato inquirente Salvini.Read more at location 5826
Le omissioni e interferenze negative dei servizi segreti italiani rispetto alle indagini giudiziarie hanno riguardato soprattutto la figura di Giannettini. Come si è visto, servirono in parte a coprire un collaboratore del Sid e in parte a nascondere la sua contiguità con Freda e con Ventura nonché – di riflesso – gli errori di chi aveva chiamato un personaggio quale l’agente «Z» a lavorare per il servizio e di coloro i quali gli avevano dimostrato apprezzamento e lo avevano confermato nel ruolo. Tuttavia, Piazza Fontana non è ascrivibile a Giannettini.Read more at location 5829
Note: GIANNETTINI. DIFESO 1 XCHÈ PUR SEMPRE UOMO DEI SERVIZI E 2 PER COPRIRE L ERRORE DI CHI LO AVEVA SELEZIONATO Edit
fu un eccesso di autotutela da parte del servizio e non significa complicità del Sid nell’attentato.Read more at location 5833
Freda e Ventura non sono lo Stato, bensì suoi acerrimi nemici e, perciò, è assurdo inferire dalla loro colpevolezza una colpevolezza dello Stato.Read more at location 5840
Le condanne a carico di Maletti e Labruna si riferiscono ad aiuti che il Sid prestò a Pozzan e a Giannettini, due personaggi niente affatto esemplari ma entrambi assolti dall’accusa di strage.Read more at location 5841
Coperture e apparati deviati sono cose gravissime. Ma per parlare di terrorismo di Stato bisognerebbe dimostrare o almeno ipotizzare che un ceto dirigente di governo o una sua parte significativa abbiano pianificato stragi e assassinii. Terrorismo di Stato è il nazismo, naturalmente. Sono Stalin, il regime militare argentino, i colonnelli greci. […] Ma deve avere una regia politica, istituzionale. […] E invece in Italia [la formula è] ripetuta con disinvoltura. Non ha senso. Credo sia ora di rifletterci.Read more at location 5844
L’uso improprio del concetto di strage di Stato non fu innocuo in quanto, come osserva lo stesso Sabbatucci e come si è documentato in questo libro, contribuì a «creare una risposta terroristica o violenta.Read more at location 5848
L’idea che lo Stato fosse complice dello stragismo influì finanche su quei terroristi neofascisti i quali si batterono contro di essa, come ad esempio dimostrano il caso di Vincenzo Vinciguerra e quello della coppia formata da Valerio «Giusva» Fioravanti e Francesca Mambro. A distanza di tempo, quest’ultima ammetterà: Eravamo cresciuti con l’idea, anzi con la paranoia, che a destra ci fossero infiltrazioni e addirittura agenti provocatori, […] proprio perché eravamo stanchi di sentir dire che i fascisti erano in combutta con i poliziotti, che erano il braccio armato del potere, abbiamo fatto tutto l’opposto: abbiamo risposto a modo nostro a quelle teorie, che erano solo teorie tra l’altro. E ci siamo cascati in pieno.Read more at location 5863
Note: LA DESTRA NAUSEATA DALL IDEA DI INFILTRAZIONI