Ultimamente lo spreco non gode di buona stampa, da quando un “opinion leader” del peso di Papa Francesco lo ha additato al pubblico ludibrio la sua sorte sembra segnata.
Peccato.
Peccato perché ci sono sprechi costruttivi che tutelano l’ambiente, altro settore che sta molto a cuore al Papa.
Prendiamo la questione del riscaldamento globale: quanti problemi! E’ difficile difendersi da una minaccia del genere poiché occorrerebbe un accordo generale tra tutti i paesi. Evento alquanto improbabile. E nel frattempo?
In mancanza di questo pre-requisito c’è chi ritiene di agire unilateralmente contenendo gli sprechi nella propria vita quotidiana. Una lezioncina che si insegna anche ai bambini delle elementari con una tenacia degna di miglior causa.
Purtroppo questo modo di agire è inutile se non controproducente, proviamo a ragionare: la persona attenta a non sprecare risorse cerca di limitare i suoi consumi energetici. Giusto? Sì.
Tuttavia, chiediamoci che effetto produce? Il principale è quello di abbassare i prezzi e rendere quindi più appetibili i consumi energetici altrui.
Oltretutto, è molto prevedibile che gli altri ne approfittino, visto che viviamo in un mondo che non chiudendo accordi globali contro il global warming si dimostra poco sensibile al problema.
Conclusione: chi non spreca incentiva gli altri ad inquinare.
E’ la via giusta da percorrere? No se a voi sta a cuore l’ambiente, sì se volete solo tacitare la vostra coscienza compiendo cio’ che una mentalità miope considera “una buona azione”.
Mettetevi invece nei panni di un ambientalista genuino e pragmatico. Come potrebbe agire in modo coerente per la causa?
Semplice: “comprare e non usare”, ovvero sprecare.
Questa pratica ha un nome: stockpiling.
Esempio: compro 10 taniche di benzina e le butto nel pozzo (che spreco!).
In questo modo alzo i prezzi giocando un brutto scherzetto ai consumatori di benzina, i quali si daranno una regolata nei consumi.
Se da soli non si puo’ sprecare più di tanto, uniti in un movimento di massa lo spreco benefico comincerà ad assumere dimensioni ragguardevoli.
Lo spreco come politica nazionale, poi, inciderebbe non poco e non sarebbe male se fosse il cuore delle nostre politiche ambientali.
Anziché offrire sussidi per montare i pannelli solari potremmo utilizzare quelle risorse per acquistare carbone e petrolio da lasciare inutilizzato nei magazzini.
Bard Harstad, nel saggio "Buy Coal! A Case for Supply-Side Environmental Policy”, mette a punto un possibile piano.
Ma la premessa per agire razionalmente è smetterla di condannare stoltamente lo spreco, specie se ci si professa ambientalisti. Lo spreco giusto salverà il pianeta, o comunque darà una mano.
p.s. il carbone “sprecato” nei magazzini potrebbe essere dirottato verso la cultura… L’ arte povera di Jannis Kounellis, per esempio, lo impiega regolarmente in fascinose quanto inerti installazioni…