blanda monotonia gonfiata fino a fastidiosi livelli di magniloquenzaRead more at location 223
non avevo mai neppure incontrato qualcuno a cui piacesse Céline Dion.Read more at location 229
la mia fascinazione per gli imperativi culturali «underground» si indebolì e divenni meglio disposto verso musica più commerciale.Read more at location 231
Una nuova generazione aveva raggiunto posizioni influenti nella critica,Read more at location 234
Internet mise in ombra l’ascolto intensivo degli album a favore di una modalità scarica-mordi-fuggi, che dava alle novità pop maggiori possibilità di splendere.Read more at location 238
Per di più, si dà il caso che stesse uscendo del pop fantastico,Read more at location 241
spesso uno dei modi in cui un critico si fa notare è sostenendo che una musica che chiunque ha disprezzato è invece geniale,Read more at location 250
i Monkees oggi sono criticamente rispettabili quanto Jimi Hendrix.Read more at location 253
se i critici negli anni settanta erano così in torto sulla disco, perché non oggi su Britney Spears?Read more at location 256
io sono d’accordo, anche se è curioso come spesso «ciò che piace» ai critici ci porti tutti quanti contemporaneamente su percorsi simili.Read more at location 261
Tuttavia, per quanto ridotta, la distanza tra il plauso critico e il successo popolare non sparisce mai del tutto.Read more at location 270
Spesso si dice che è solo questione di educazione esteticaRead more at location 275
ciò sembra implicare che i giudizi critici siano più obiettivi e durevoli degli altri, mentre la storia ci mostra il contrario.Read more at location 276
qual è la vera sostanza del giudizio negativo che io e molti altri commentatori diamo di Céline Dion?Read more at location 278
l’autorità dei critici dipende dal potere di escludere, non solo di canonizzare; sfrutta la trasformazione dei propri lettori in un circolo esclusivo, più intelligente rispetto a un pubblico dotato di minore discernimento. Sicché, quando un genere come l’heavy metal o una band come gli ABBA vengono resuscitati, tutti fingono di non essere mai stati tra coloro che li guardavano dall’alto in basso. La facile conclusione sarebbe che i gusti dei critici sono opportunisti.Read more at location 286
Ricordo che a dodici anni dicevo alla gente che mi piaceva «ogni tipo di musica, tranne la disco e il country», due generi che oggi adoro. La mia città natale era molto bianca, un centro in grave declino nella Rust Belt dell’Ontario. Ero un topo di biblioteca e appartenevo alla classe media, avevo iniziato con i Beatles della collezione dei miei genitori ma presto arrivai a materiale più hard, preparandomi alla grande esplorazione dell’avanguardia. Cominciai a comprendere che le mie lacune dipendevano da pregiudizi regionali e culturali. I miei gusti furono rimodellati da esperienze sociali: ballare nei club gay di Montréal, in cui le martellate della techno venivano mixate senza soluzione di continuità con i classici della disco; fare amicizia con gente del Texas o delle Province marittime del Canada, dove il country è di casa; visitare il Sud degli Stati Uniti. I miei gusti furono anche alterati dal diventare musicalmente informato – dal rendermi conto di quanti campionamenti dell’hip hop provenissero dalla disco, per esempio, o dal ripercorrere i collegamenti da Bob Dylan a Hank Williams a Johnny Cash al Nashville Sound degli anni sessanta, e poi tornare indietro fino al country contemporaneo. Mi resi conto che il mio facile disprezzo tradiva l’ignoranza di intere comunità e modi di vita, pregiudizi con cui non volevo continuare a vivere. L’epifania fu di tipo etico, ma portò a piaceri di natura musicale. I discorsi di oggi sul gusto pop, sul piacere non colpevole, tendono invece a percorrere la strada in senso contrario, se mai arrivano a toccare l’etica.Read more at location 291
il mio non apprezzare la disco e il country non sembrava un’opinione di natura sociale. Mi sembrava invece una reazione musicale.Read more at location 303
«Facciamo il tutto esaurito da quattro anni. Il pubblico è la mia risposta».Read more at location 317
una generazione di critici determinata a ripudiare ogni pregiudizio elitario sembra chiamata in causaRead more at location 319
La mia avversione per Dion somiglia più alla delusione che provo quando qualcuno si dichiara antiabortista o repubblicano: intellettualmente sono consapevole di quanto personali e complicate possano essere simili appartenenze, ma la mia reazione di pancia è molto più rozzamente tribale.Read more at location 325
La cosa è particolarmente palese nelle guerre identitarie che si combattono al liceo, ma la musica non smette mai di essere un’etichetta di riconoscimento.Read more at location 331
la sbrigativa retorica del rifiuto – «lagne per ragazzine sceme», «una band che piace solo agli hippy», «sembra musica per stupratori»Read more at location 332
La psicoanalisi ci direbbe che le nostre avversioni possono rivelare, più dei nostri desideri consci, ciò da cui siamo, involontariamente, attratti.Read more at location 335
«Incuneato tra chi la trova vomitevole e gli indifferenti, ci deve essere uno zoccolo di appassionati: una Media Inghilterra di mediocri, invisibile al resto di noi. Nonnette, gente in abito da sera, bambini sovrappeso, venditori di telefonini e frequentatori di centri commerciali, probabilmente».Read more at location 340
perché la redenzione critica della musica considerata abietta tende ad avvenire molti anniRead more at location 350
la lounge exotica smette di somigliare alla colonna sonora di una patetica seduzione proveniente dallo stereo di un viscido assicuratore, e comincia a suonare incantevolmente strana, governata da regole musicali perdute e perciò affascinanti.Read more at location 351
il rischio di essere scambiati per una di quelle persone mediocri e «pacchiane»,Read more at location 353
Riguarda le affinità e i rancori sociali, e ciò che l’arte e la sua fruizione possono fare per mediarli o esacerbarli.Read more at location 356
L’obiettivo non è quello di terminare in un abbraccio di gruppo.Read more at location 373
l’ascolto difficile porta con sé le tracce di un «impulso utopistico, la negazione della vita di tutti i giorni»Read more at location 380
ho cominciato a chiedermi se la musica più «facile» potesse contenere indizi di una riconciliazione con il mondoRead more at location 389
problemi che non richiedono lampi di immaginazione ma sforzi di altro tipo, come la pazienza o il compromesso.Read more at location 391
non esistono un buono e un cattivo gusto, una buona e una cattiva arte?Read more at location 393
intervistato dalla rivista musicale Comes with a Smile, Elliott Smith aveva ammesso di essere arrivato quella notte «preparato a mantenermi a grande distanza da Céline Dion. Pensavo che avrebbe fatto irruzione accompagnata dalle sue guardie del corpo e si sarebbe comportata con tutti come una superstar pazzoide» aveva dichiarato. «Ma non è stata affatto così.» «È stata davvero gentile» ha aggiunto in un’altra intervista «il che mi ha reso impossibile provare ancora antipatia per Céline Dion. Anche se non posso sopportare la sua musica – con tutto il rispetto, non mi piace per niente – lei di persona è stata molto, molto gentile. Mi ha chiesto se ero nervoso, le ho risposto “Sì”, e lei: “Va benissimo, perché ti farà entrare in circolo adrenalina che renderà migliore la tua canzone. È una bella canzone”. Poi mi ha dato un grande abbraccio. È stato troppo. È stata troppo umana per disprezzarla solo perché la sua musica mi sembra banale.»Read more at location 402
Passava il suo tempo a difendere Céline Dion»