Il metodo utilitarista impone di massimizza la felicità. Per quanto sia un metodo promettente e ragionevole, presto i guai vengono a galla: non è facile quantificare la felicità.
L’ unico modo sensato per applicare il metodo utilitaristico consiste nell’ abbinarlo al metodo della scelta: cio’ che scelgo mi è più utile di cio’ che scarto pur avendo la possibilità di sceglierlo.
Niente redistribuzioni utilitaristiche, quindi.
E’ all’ atto di giustificare le redistribuzioni che l’ arbitrio di molti utilitaristi emerge: c’ è chi dà scarso valore alla felicità di alcuni grubbi sociali: ebrei, non-*comunisti, neri, ricchi, eccetera.