Tyondai Braxton – Central Market -
In passato la “musica contemporanea” era meritatamente famosa per la sua musoneria; nessuno puo’ negare che si presentasse puntualmente in pubblico esibendo pose corrucciate. Già parlare di “presentarsi in pubblico” è un’ esagerazione visto che al pubblico dava le spalle quasi nemmeno fosse presente in sala. C’ era poi il mito del “work in progress”: tra la prova e la prima diventava difficile distinguere. E poi che avarizia di suoni!: arrivava giusto qualcosa ogni tanto, e sempre appena dopo l’ abbiocco. A fine serata spesso si contavano più starnuti che note.
Chi non ama l’ odore del cloroformio e soffre le atmosfere troppo disinfettate, puo’ rifarsi frequentando l’ estetica anni ottanta del giovane Tyondai Braxton; appena lo vedi capisci subito quanto il giovanotto sia poco incline all’ austerità, la sua musica festaiola è più sgargiante di un frutto tropicale. E se la fai a fette non sporca neanche, resta compatta e rimontabile, quasi fosse costruita con il lego.
Le sue storie preferite sono scintillanti, rozze e sfilacciate quanto quelle inventate dal bimbo in vacanza che gioca da solo sul marciapiede: hanno la rapsodia colorata del cartone animato e la precarietà della fiaba che dura fin che dura la veglia del piccolo.
Predominano due gusti: il primo volgare, per la plastica; e secondo puerile, per il minuscolo.
Ottimo musicista, per carità. Ma chi se la sentirebbe di avallarlo? Innanzitutto ha sempre il singhiozzo, sintomo preoccupante; secondo poi è zoppo, sul suo stendardo sventola il simbolo della papera; quel suo modo sbilenco di procedere lascia molti perplessi, viene voglia di infilare una zeppa da qualche parte; i suoi pezzi sono infarciti di allegre collisioni, i suoni pogano tra loro senza requie (le risse non sono rare), ma non a tutti piace l’ autoscontro, molti amano altri tipi di giostra; la sua musica, infine, è piena di bulloni (spesso avvitati male), nel vorticoso taglia e cuci va sempre perso qualcosa; come se non bastasse, l’ esito finale è tutt’ altro che innocuo: ad un certo punto i colori diventano un po’ troppo colorati, cio’ che prima frizzava ora corrode, l’ allegria vira nell’ orgiastico, il flicorno trasmuta in una trombetta-party e il flicornista in una marionetta con l’ occhio sbarrato e il sorriso stampato. La sensazione di essere caduti dalla padella (la musoneria) alla brace (allegria impasticcata) fa capolino.
Braxton è un fornitore di musica con un magazzino sterminato, c’ è roba buona per sospirare, per strizzarsi le meningi, per fischiettare; spesso c’ è roba buona per fare tutte e tre le cose contemporaneamente; puoi trovarci l’ elettronica di prima generazione come la collezione di suoni autunno inverno della stagione ventura. E’ comunque roba piena di proteine e grassi insaturi: abbondano anche i coloranti; i conservanti un po’ meno, a giudicare dal sottile lezzo di marciume che si nota in sottofondo.
Se ti compri da lui una sinfonia (viene via a poco), puoi succhiarla con la cannuccia, quel che resta lo butti (resta sempre un mucchio di roba); poi ti sbrani un quartetto, l’ imponente imballaggio lo farai sparire in qualche modo. La scorza del trio per oggi la scoperai sotto il tappeto. Quando ti sgranocchi la canzone, occhio alle bucce. La musica da camera è fresca come una spremuta, si sa, ma ogni spremuta ha la sua feccia, che farne? Per questa volta buttiamola in strada; l’ hard bop si fa aspirare voluttuosamente, ma il mozzicone che ci resta tra le dita? Gettalo sull’ asfalto e gira l’ angolo alla svelta.
Ascolta, consuma e crepa. Qualcuno pulirà.
Nel mondo di Braxton fioriscono i commerci, le note sono in vendita giorno e notte e la produzione è a ritmo continuo.
L’ abbondanza è tale che i prezzi collassano come fossero in caduta libera; la gente succhia, aspira, mastica, annusa a più non posso ma non riesce a star dietro al musicista. Orifizi e pori si otturano ad uno ad uno e si dispiega lo spettacolo della voglia pazza in presenza di sensi disattivati. Sembra che circolino solo eunuchi operati in modo maldestro.
Abbondanza! I prezzi calano, si passa ai saldi tutto l’ anno, dopo i saldi scattano gli omaggi, finché non resta che macerare le eccedenze e comprimere i capolavori rimasti in eco-balle da stoccare chissà dove.
Finché ormai, resi totalmente insensibili dal bozzolo che ci serra, un giorno scopriremo con terrore che questo genere di plastiche non è smaltibile neanche col fuoco.
Siamo chiusi dentro un minuscolo pianeta e i moduli musicali di Braxton continuano ad uscire a ritmo “gioiosamente” forsennato. Il livello del blob si alza. Siamo già tutti sui tetti in attesa di elicotteri che non verranno. Aiuto!
Qualcuno si avvicina a passi felpati alla stanza del prolifico compositore sfoderando un coltellaccio, apre la porta e…
- continua -
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Ascendenti: George Gershwin - Rimskij-Korsakov - Igor Stravinsky - Frank Zappa.