Il quinto comandamento sembra proprio il più semplice:
non uccidere
In altri termini: la vita è sacra.
Ma lo è davvero sempre?
Quando mi pongo questa domanda non penso all’ aborto, alla legittima difesa o alla pena di morte, ma a qualcosa di ancor più radicale, qualcosa che sembra mettere davvero in questione la sacralità della vita.
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Parliamo di trapianto dei cervelli. Per entrare in atmosfera propongo un primo caso semplice semplice.
Giovanni e Giuseppe sono due gemellini nati con parecchi problemi. Giuseppe ha il cervello gravemente lesionato ed è praticamente un bambino morto. Giovanni ha un cervello funzionante ma un corpo martoriato. I medici, con l’ assenso dei genitori, decidono di trapiantare il cervello di Giovanni sul corpo di Giuseppe (ormai morente) migliorando decisamente le sue condizioni di vita.
Il caso presentato non sembra comportare problemi: i genitori potranno consolarsi con il bambino sopravvissuto, ovvero Giovanni. Che si tratti di lui non ci piove, il cervello porta con sé tutto il vissuto della persona (psicologia, esperienze, talenti…).In altri termini, il cervello è quasi sempre seguito dall' identità.
Giuseppe ci ha lasciato, pace all’ anima sua. Nessuno ha ucciso nessuno. La vita è sacra. Il quinto è rispettato.
Ma veniamo ad un caso un po’ più delicato.
Nascono tre gemellini con gravi problemi: Giovanni, Giuseppe e Giacomo. Giuseppe e Giacomo hanno un emisfero cerebrale lesionato, mentre il corpo di Giovanni è gravemente compromesso. Si decide così di disconnettere i due emisferi del cervello di Giovanni e trapiantare il primo nel corpo di Giuseppe in sostituzione di quello danneggiato. Il secondo andrà a Giacomo. Siamo stati fortunati, i trapianti sono compatibili.
Al termine di questa operazione avremo due bambini sani, ma chi sono? Il loro cervello è un misto proveniente da soggetti diversi.
Sarei portato a dire che i due sopravvissuti sono Giuseppe e Giacomo. Dopo tutto mezzo cervello è ancora loro e nel trapianto sono i riceventi.
Ma se i due bimbi sono Giuseppe e Giacomo, Giovanni non c’ è più. L’ abbiamo ucciso nell’ operazione violando il quinto. Eppure non ci sentiamo in colpa, forse le cose non stanno proprio così.
Terzo caso.
Stessa situazione del secondo, senonché Giuseppe e Giacomo stanno morendo, il loro cervello è compromesso. Si decide di espiantarlo e di trapiantare un emisfero cerebrale di Giovanni sul corpo di Giuseppe, e l’ altro sul corpo di Giacomo. Forse già sapete che si puo’ vivere abbastanza bene anche con un solo emisfero opportunamente supportato.
Ma chi sono i due sopravvissuti? Boh. Io direi che sono due soggetti nuovi: Gerardo e Gianluca.
Anche in questo caso Giovanni è fatto fuori senza tanti sensi di colpa. Oppure no? Oppure dovremmo averne?
Giovanni a quanto pare è morto, dobbiamo considerarlo tale anche se Gerardo e Gianluca vivono con il suo cervello.
[Se vivere con mezzo cervello di Giovanni ti conferisce l’ identità di Giovanni, allora esisterebbero due Giovanni e la persona non sarebbe individuata. Mmmmm... ma come potremmo pensare anche solo al Giudizio Universale se davvero esistessero persone "non individuate". No, al credente ripugna l’ ipotesi dei “due Giovanni”, meglio metterla da parte]
L’ abbiamo dunque ucciso. Ma questa morte conta? quella vita era sacra? Il nostro destino è l’ inferno per aver violato il quinto?
p.s. Il trapianto del cervello ancora non è fattibile ma non si puo’ escludere che in futuro lo sia. Inoltre il cervello è effettivamente diviso in due emisferi che hanno funzionamento autonomo e in teoria si possono disconnettere. Nella realtà i due emisferi poggiano su una base comune, possiamo ipotizzare che questa base sia in futuro riproducibile artificialmente o anch’ essa separabile. Cio’ detto, aggiungo che le molte difficoltà tecniche ancora esistenti sono irrilevanti per chi affronta l’ enigma etico proposto.