La religione per gli atei
Al fine di chiarire come ci vedono gli atei (almeno quelli che più rispetto) rispolvero gli appunti presi nel corso della lettura di “The Elephant in the Brain: Hidden Motives in Everyday Life” scritto da Kevin Simler e Robin Hanson
- All’ateo ingenuo la religione appare a prima vista un enorme sprecodi risorse, anche se compiuto in buona fede. Gran parte dei rituali tipici – mutilazioni, auto-flagellazioni, circoncisioni, sacrifici, martirio – appaiono controproducenti in termini di salute, ricchezza e fertilità: Darwin ne resterebbe sbigottito.
- Ma c’è un altro mistero che va oltre i comportamenti: gli affiliati sembrano credere cose piuttosto strane (dio, angeli, fantasmi, demoni, animali parlanti, vergini che partoriscono, profezie, esorcismi, reincarnazione, inferni, paradisi, rivelazioni magiche, transustanziazioni, passeggiate sull’acqua…). Come mai persone ragionevoli arrivano a tanto?
- La spiegazione tradizionale fornita dagli interessati è chiara: crediamo a Dio quindi andiamo in Chiesa. Crediamo nell’Inferno quindi preghiamo. Potremmo chiamare questo modello “credenza innanzitutto” CI. D’altronde, le nostre credenze determinano i nostri comportamenti in molti campi.
- Il tipico dibattito tra religiosi e atei verte sulla ragionevolezza della fede ma molti atei (più saggi) valutano come fondamentalmente superflua una simile discussione poiché non credono nel modello CI. Per loro la fede non è infatti qualcosa che riguarda la credenza.
- Ecco allora il loro modello alternativo: noi aderiamo a una religione perché siamo creature sociali. Potremmo definire questo modello come “religione strategia sociale” RSS. E’ chiaro che se si crede in RSS il dibattito sulla ragionevolezza della credenza è superfluo e va sostituito con il dibattito sulla funzionalità della credenza.
- Primo indizio a favore del modello RSS: molte religioni non mettono grande enfasi sulla dottrina, si interessano poco a cio’ che realmente crede il fedele nel suo privato. In questo senso il Cristianesimo e l’ Islam sono eccezioni, Greci e Romani non avevano certo un atteggiamento simile. Induismo, Ebraismo e Shintoismo sono tradizioni culturali più che credenze in un essere soprannaturale. Tra gli ebrei, per esempio, sono molti gli atei che continuano ad osservare i rituali.
- Altro indizio: molte attività non religiose che anche gli atei accettano come “normali” sono in realtà molto affini a quelle religiose. Quando alle Olimpiadi si suona l’Inno nazionale sembra di assistere ad una cerimonia religiosa, anziché di “fede” parliamo però di “patriottismo” ma cambia poco. Pensiamo poi al comunismo dei bei tempi o alla Nord Corea di oggi: lì tutto è liturgia. Ma i “culti” abbondano ovunque. Dai brand commerciali (Apple) all’ideologia politica, dai gruppi musicali al tifo calcistico… Ci sono poi religioni considerate unanimamente tali che non contemplano alcuna credenza in esseri soprannaturali.
- Il fatto che la religione sia un’illusione non significa che sia dannosa, come ritengono i nuovi-atei (NA). In genere le persone sanno cosa è bene per loro cosicché le prediche dei NA suonano particolarmente fuori luogo. Oltretutto, la gran parte delle persone che va in Chiesa è socialmente ben inserita, rispettata, responsabile e ottiene risultati sopra la media in molti campi cruciali: fumano meno, fanno più volontariato, sono più generosi, hanno relazioni sociali più solide, vivono di più, si sposano di più e divorziano meno, hanno più bambini, guadagnano di più, sono meno depressi, sono più felici e realizzate. Insomma, se la religione è illusione, sembrerebbe un’illusione particolarmente proficua.
- A che serve allora la religione? Risposta atea: a creare comunità. La religione “fa squadra”. Una comunità ordinata fa bene a tutti ma la si puo’ erigere solo rinunciando a parte del nostro egoismo, cooperare infatti è difficile perché la tentazione di “tradire” è sempre in agguato. Ma come si minimizzano i tradimenti? Scovandoli e punendoli, ma la religione ha altri assi nella sua manica, dei trucchi particolarmente utili quando scovare e punire è particolarmente difficile. Il fatto che in passato questa operazione fosse praticamente impossibile spiegherebbe l’universalità della credenza religiosa e come essa s’indebolisca solo nelle società tecnologicamente più avanzate.
- Ma come si “crea comunità” attraverso la religione? Come si crea il cemento comunitario, ovvero la fiducia? Innanzitutto, la religione esalta e richiede dei sacrifici a prima vista insensati. A guardar bene però il sacrificio ha sempre un valore comunitario: chi consideriamo come nostro migliore alleato? Chi è leale e si sacrificherà per noi nel momento del bisogno. Ebbene, la religione ci chiede dei sacrifici rituali pubblici da compiere “in nome” del gruppo. Tali sacrifici hanno un costo (non sono facilmente falsificabili) e segnalano quindi a tutti in modo attendibile il proprio impegno per comunitario. Lo scambio sotteso è questo: ci si sacrifica personalmente in un certo ambito personale (tempo, denaro, salute…) per ottenere benefici in termini di capitale sociale in altri (fiducia). Questi ultimi ha un’utilità generale oltre che personale! Se per essere musulmano e incassare la fiducia dei correligionari bastasse dire “sono musulmano” il segnale fornito sarebbe facilmente falsificabile e quindi senza valore. Un sacrificio costoso invece non è falsificabile e puo’ riguardare il cibo (sacrificio di animali), il denaro (la decima), il tempo (la Messa), la salute (flagellazione), il piacere (castità), lo status (prostrazione), la fertilità (celibato). I sacrifici sono ovunque (mia moglie non ha fatto l’epidurale in nome di…) Esempio, se il Papa avesse dei figli la sua lealtà sarebbe divisa tra la comunità che guida e la sua famiglia, sacrificare la seconda aumenta il capitale personale investito sulla prima e quindi l’affidabilità del soggetto. Il personaggio più affidabile della Bibbia probabilmente è Abramo. Perché lo sappiamo? Semplice, perché sappiamo che era pronto a sacrificare suo figlio in nome di Dio. Per l’ateo “dio” è un sinonimo di “comunità”. Non a caso Abramo fu un grande leader politico. La funzione sociale assolta oggi dalle agenzie di rating e dagli speculatori era assolta ieri dal sacrificio pubblico: chi accumula punti (reputazionali) a caro prezzo difficilmente li sprecherà poi con un gesto sconsiderato, il che fornisce una garanzia di affidabilità con un chiaro risparmio sociale in termini di monitoraggio dei comportamenti personali. Ancora oggi in paesi come gli USA, tanto per dire, difficilmente verrà mai eletto un Presidente ateo.
- Molti comandamenti religiosi hanno un contenuto sociale evidente. Alcune proibizioni, per esempio, riguardano il furto, l’assassinio, la violenza, la disonestà. Vengono per contro celebrate la generosità, la magnanimità e la compassione. Oggi per far rispettare queste condotte ci limitiamo a scovare i trasgressori e a punirli, nelle comunità religiose la deterrenza era garantita per lo più dalla minaccia di scomunica. In questo senso la partecipazione a riti costosi è ancora una volta cruciale: chi per anni è stato solerte ai riti, si è ben inserito nella comunità e ha così accumulato un ingente capitale sociale vedrà nella scomunica uno spauracchio tutt’altro che banale. Gli altri lo sanno e si fideranno quindi di lui, il che è vantaggioso per tutti! E teniamo ben presente che ci riferiamo ad epoche storiche in cui “scovare e punire” non era un’alternativa praticabile poiché praticamente impossibile causa limitatissimo controllo del territorio.
- Altre norme riguardavano sesso e famiglia. Nel modello tradizionale cattolico ci si sposa presto, si mette (almeno in teoria) l’amore al centro, si osserva la monogamia e si hanno molti figli. Un simile modello è particolarmente funzionale alle società piccole e senza stato, i vantaggi sono evidenti: 1) tanti familiari tanta fiducia, 2) pochi scapoli giovani più sicurezza 3) matrimonio amicale paternità certa. I nemici che interferiscono con questo modello sono noti: contraccezione, aborto, divorzio, adulterio.
- La sincronia crea comunità – la marcia militare rafforza il cameratismo, per esempio. Non chiedetemi perché ma è così, i curiosi si leggano l’abbondante letteratura in materia. All’IBM nel XX secolo e in molte corporation giapponesi ancora oggi si canta per iniziare la giornata di lavoro. Ebbene, nelle religioni la sincronia abbonda, gli Hare Krishna sono un caso estremo. I cristiani non danzano più come un tempo ma canti e preghiere recitate all’unisono sono usuali durante la Messa.
- Nei sermoni il predicatore chiarisce ai fedeli i valori della religione. Ma il sermone ha un significato che va ben oltre a questa trasmissione di informazioni, non a caso viene tenuto nel corso del rito (la Messa). La nostra presenza pubblica sui banchi dice a tutti che stiamo ascoltando, che approviamo, e che riteniamo un’autorità chi lo pronuncia: il sermone non è l’intervento di un conferenziere a cui segue dibattito. I banchi della Chiesa non servono solo per ascoltare ma anche per farsi vedere da tutti che si sta ascoltando e per vedere chi ascolta. Fare tutto questo “insieme” è fondamentale. I teorici dei giochi direbbero che il sermone crea “conoscenza comune”, una risorsa comunitaria inestimabile. Paradosso: tutto cio’ ha valore persino se non si condivide il messaggio fondamentale e persino se tutti non condividono sapendo che tutti non condividono: l’importante, infatti, è sapere che tutti si comporteranno “come se” tutto sia “Parola di Dio” da condividere.
- La religione fornisce anche una divisa (o un badge) in modo da distinguere chiaramente “chi è dentro” da “chi è fuori”, una funzione importante quando la società si allarga e i membri diventano anonimi. Il brand è importante anche oggi: quando Gucci mette il suo marchio su una borsa noi abbiamo una garanzia di qualità. Un cristiano che giura sulla Bibbia è più affidabile di un ateo che non ha nulla su cui giurare.
- Ora sappiamo che Dio non è una mera superstizione ma qualcosa in qualche modo di utile: l’utilità non deriva tanto dalla credenza in sé ma dal fatto che gli altri credano che noi crediamo. Chi pensa di essere punito da Dio diventa affidabile agli occhi di chi pensa che lui pensi davvero ad una punizione divina. Questa fiducia è sia un bene pubblico che un bene privato cosicché è conveniente per noi far credere che crediamo, e il miglior modo per adempiere questa missione è… credere realmente. Ecco l’origine della fede in buona fede in un essere soprannaturale.
- In questo resoconto restano fuori i grandi scontri sulle minuzie teologiche come per esempio la tansustanziazione o l’esatta natura della Trinità. Come possono essere spiegate adottando un modello per cui la credenza non sta al centro della fede? Ipotesi: potrebbero essere visti anch’essi come un badge, ovvero un impegno di lealtà per una confessione piuttosto che per un’altra. Poiché, come dicevo, è importante stabilire chi è dentro e chi è fuori marcare i confini è fondamentale e giustifica discussioni all’apparenza sofistiche. L’ortodossia adempie a questa funzione e lo farebbe quand’anche fosse arbitraria. Proprio quando non esistono particolari motivi per tifare Juve piuttosto che Inter la scelta di campo testimonia un impegno affidabile. Quand’anche la tua squadra non avesse nulla in più delle altre rimarrebbe pur sempre “la tua squadra”. Talvolta, più la credenza è stravagante più diventa affidabile chi vi aderisce pagando un prezzo elevato come il sacrificio del buon senso. Pensate a quanto sia affidabile un mormone che si comporta da mormone e a quanto questo sia prezioso per la comunità a cui aderisce.
- Detto questo restano ancora da spiegare talune condotte religiose decisamente anti-darwiniane: il celibato e il martirio. Di certo si tratta di pratiche che arrecano prestigio nella comunità, è quindi comprensibile che esista un istinto in questo senso. Potremmo parlare allora di una “deriva”, ovvero di un istinto perfettamente spiegabile che in taluni soggetti si presenta in forma estrema al punto da arrecare un danno personale. La cosa è osservabile in molti contesti: lo zucchero (utile) induce anche obesità, la droga (piacevole) porta all’ overdose, senza il prezioso zelo militare non ci sarebbero i kamikaze, l’alpinismo serve a chi vive in montagna scatena anche passioni che mettono a rischio la vita umana. Adattamento e deriva evoluzionistica si presentano spesso in coppia senza contraddirsi.