domenica 12 agosto 2018

Critiche all'epistemologia popperiana di Mario Alai

Se davvero le osservazioni presuppongono le nostre teorie, in che modo possono poi permetterci di falsificare? Le quelle falsificazioni infatti sono frutto di osservazioni a cui, per l'appunto, sono premesse delle teorie.

Anche l'impossibilità di verificare in modo disgiunto un'ipotesi - Duhem - colpisce popper quanto i neopositivisti poiché le osservazioni fortificanti non potranno mai stare in piedi da sole. Anche Quine notò che è corretto ritenere che qualunque ipotesi,solo che lo si voglia, può essere indefinitamente difesa dalla falsificazione. Nel rispondere alla critica popper fa appello alla nozione di consenso generale tra i ricercatori Ma questo suona come una resa.

Quine e la sua critica radicale al neo e a Popper. Partendo da Duhem e dalla sua tesi per cui un'ipotesi non è mai verificabile isolatamente nell'esperienza giunge a concludere che non esiste una distinzione tra enunciati analitici e denunciati sintetici. I primi Infatti sono caratterizzati dal fatto di non poter essere confutati dall'esperienza,  ma come abbiamo appena visto tutti gli enunciati sono di questa natura. Per lui il controllo empirico consiste sempre in un confronto tra L'esperienza e l'insieme globale dei nostri enunciati, poi paragona quest'ultima ad una rete che tocca l'esperienza solo i bordi.

Gli storici della Scienza negano l'esistenza di esperimenti cruciali e quindi di un evoluzione della disciplina attraverso la falsificazione. Sul. Il lavoro di Feyerabend è senz'altro Di primaria importanza.

Storici della scienza come Thomas Kuhn osservano come la scienza evolva per rivoluzioni in cui modelli incommensurabili si succedono tra loro. Kuhn nega qualunque forma di sopravvivenza ai paradigmi spodestati il rigetto non è una falsificazione ma qualcosa di più generico