sabato 10 marzo 2018

Lo scienziato come passacarte


Devo ammettere che la scienza - intendo quella vera, quella “dura” - non mi appassiona, la trovo noiosa, arida, sempre alle prese con dettagli all’apparenza insignificanti, con oggetti inerti che si lasciano studiare facilmente. Non soffro molto di questo disinteresse poiché constato che quasi mai nessuno affronta questi argomenti nel merito quando è libero di discutere. Ne deduco anzi che la mia posizione è maggioritaria.
Molto più appassionanti sono le scienze umane: economia, sociologia, politica, antropologia… Talmente incerte da non poter essere nemmeno considerate “scienze” (almeno se si collega la scienza alla precisione). Talmente incerte da ridurre fino ad annullare il gap tra cultore e dilettante.
Cio’ non significa che non dia peso alle scienze “vere”, semplicemente mi faccio consegnare gli esiti più affidabili e parto da lì. Faccio dello scienziato un passacarte, uno che sbriga il lavoro più noioso, quello di laboratorio, quello di verifica sul campo. Uno comunque di cui diffidare quando cerca ingenuamente di andare oltre.