Anche prima, senza alcun vulnus alla dottrina, i divorziati-risposati potevano essere riammessi alla Comunione: bastava che annullassero il loro matrimonio precedente. Molte cause oggettive lo consentivano ma soprattutto la mancanza di un “vero consenso”, un requisito facile da piegare alle proprie esigenze. Di fatto veniva richiesta quale prova di reale pentimento la volontà di spendere e imbarcarsi in un processo presso la Sacra Rota. Da un punto di vista profano direi che si trattava di un’ottima prova: gli economisti parlerebbero di “preferenza rivelata”.