martedì 20 marzo 2018

Cuccioli cap 5 di Goldberg

Cuccioli

La saggezza di Jonah Goldberg:
Hai un bambino? Prendi un cane.
Vuoi un bambino? Prendi un cane.
Non vuoi un cane? Prendi un gatto (prepara la strada al cane).
Hai già un gatto? Prendi un cane.
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Obiezione: già il bambino mi fa impazzire, perché mai dovremmo aumentare gli impegni con un cane!
Risposta: un cane fa la guardia, tiene compagnia, non si ammala quasi mai… ma il Goldberg ha in mente altro, è evidente. Secondo lui il cane ti ammaestra.
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Quando hai un bambino acquisisci una certezza: tuo figlio è diverso dagli altri, almeno per te. Perché? Perché è il tuo!
Io sono un “assolutista” ma questa concessione al relativismo la faccio volentieri. Lo so, è una sfida alla ragione (che vorrebbe i bambini tutti uguali), ma anche un dogma di cui ciascun genitore è certo: è così, punto. I bambini non sono tutti uguali: c’è il mio, e poi ci sono gli altri. L’ “altruismo efficiente” puo’ andare a quel paese! Chi sostiene il contrario verrà trattato come merita, ovvero come un folle inaffidabile e pericoloso.
Platone, Robespierre e Hitler hanno teorizzato la proprietà comune dei figli, probabilmente non erano genitori. Ma ancora recentemente si sente dire che i figli “non sono dei genitori”, lo sostiene con enfasi Melissa Harris-Perry, per esempio. Anche la Hillary Clinton trova disdicevole che esista qualcosa come “i figli degli altri”. Non occorrono fumose teorie per accantonare simili posizioni, basta appellarsi alla “scienza”, ovvero osservare i fatti, ed è soprattutto quando diventate genitori che la chiarezza dei fatti s’impone: i vostri figli sono vostri, punto e basta. E’ sbagliato? Forse, ma di certo è umano. Anche l’uomo è “sbagliato”, in fondo, già Kant lo considerava “un legno storto” chiamando folle chi pretendesse di raddrizzarlo: non puoi fondare una civiltà su astrazioni campate in aria.
Phil Gramm nei dibattiti provocava la sua controparte così: “la mia politica educativa si basa sul fatto che tengo ai miei bambini più di lei”. E quando l’interlocutore si mostrava scettico lui proseguiva dicendo: “ma se non sa nemmeno come si chiamano!!!”.
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Il cane non è un bambino ma è comunque un membro della famiglia. O almeno, lo considerano tale la maggioranza dei suoi possessori. Molti di loro si considerano addirittura più dei genitori che dei proprietari. Ma oltre all’opinione della gente lo conferma anche la psicologia e l’evoluzionismo: uomo e cane hanno costituito un fruttuoso sodalizio dall’alba dei tempi, e con gli affari, come sempre, è arrivato anche l’amore. E’ vero che l’evoluzionista duro e puro guarda al cane come a un parassita dell’uomo, un ipocrita che con le sue manfrine vuole solo guadagnarsi l’osso. Se fosse così anche moglie e figli sarebbero molto sospetti. Per Goldberg, anche qui, non c’è nulla di più semplice che confutare questa tesi: basta guardare. Guardare il proprio cane, guardare le feste che ci fa e sgamarlo nella sua spregevole ipocrisia. Il fatto è che lo si puo’ fare per anni per togliersi ogni dubbio ma alla fine si arriva sempre lì: la gioia che vedi è la gioia che sente, fine della storia. Se con la moglie puo’ ancora restare qualche piccolo dubbio, con il cane no.
Il cane è un bimbo in prova, non abbiamo niente di più simile. Puoi lasciare un gatto solo per giorni e quando torni ti riserverà a malapena un’occhiata. Il cane chiede una continua interazione, Goldberg parla di “proprietà attiva”, ma proprietà è la parola sbagliata visto che anche voi siete “proprietà” del vostro cane. Un cane si ammala e muore, questo puo’ essere un trauma per i bimbi, ma nella vita queste cose succedono e loro devono impararlo in qualche modo.
Avere un cane ti depura da ogni estremismo, specie in politica, ti fa capire che esiste una dimensione pre-politico e che  conta maledettamente. Anche in questo senso fa le veci della famiglia, i politologi sanno da tempo che la famiglia “modera” la politicae costituisce un antidoto ai  totalitarismi di qualsiasi segno. Non ci sono cani leghisti o cani pentastellati, la loro palese “innocenza” ci fa comprendere che qualcosa di importante precede ogni ragionamento sul sociale.
Alcuni legami sono più forti di altri, ce lo insegna la famiglia, ma l’introduzione ideale al magistero ce la fornisce il nostro cane, è lui che ci inculca l’esistenza di un ordine nelle priorità, un ordine che nessun razionalismo astratto potrà mai negare. Persino la religione viene dopo: come potrei credere ad un Dio che mi chiede di sacrificare i figli?
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