giovedì 29 marzo 2018

Teologia della Misericordia vs Teologia del Libero Arbitrio

Teologia della Misericordia vs Teologia del Libero Arbitrio

Papa Francesco interviene a raffica sull’economia, sull’ambiente, sull’immigrazione, sul consumismo e su altro ancora, ma si capisce poco della sua azione pastorale se tali questioni non vengono riconosciute come marginali. Tutto il suo pontificato si gioca sul punto della comunione ai divorziati-risposati. E’ lì che si realizza la vera sfida di Francesco.
Su questo punto la posizione della Chiesa è sempre stata netta: il matrimonio è inscindibile. Chi lascia il coniuge per convivere con un’altra persona vive in stato di adulterio, ovvero in una condizione peccaminosa che puo’ essere perdonata seguendo la canonica via: pentimento, scuse, risarcimento e penitenza.
La Chiesa Cattolica, prima di Francesco, si è sempre battuta con particolare ardore per sostenerel’inscindibilità del matrimonio, i motivi sono vari:
  1. è un insegnamento che ha consentito di superare la concezione romana del matrimonio parificando i due sessiall’interno del matrimonio;
  2. è un insegnamento che collega direttamente il cattolicesimo alle Scritture (in particolare Marco) quando le altre confessioni cristiane hanno invece deciso su questo punto di deviare;
  3. è un insegnamento che conserva coerente la metafora paolina della Chiesa come sposa di Cristo;
  4. La fedeltà a questo insegnamento (eroico) è stata pagata a caro prezzo inimicandosi molte monarchie europee, a partire dall’Inghilterra di Enrico VIII.
Ora Francesco, con l’aiuto del cardinale Walter Kasper, vorrebbe superare la tradizione perdonando e quindi ammettendo alla Comunione anche i divorziati-risposati. Non tutti, per carità, ma per lo meno coloro che il confessore, attraverso uno scrupoloso discernimento da svolgersi caso per caso, trova in condizioni particolarmente meritevoli. E’ la nuova teologia della Misericordia.
Sia chiaro che l’abbandono di una posizione tradizionale su un insegnamento specifico non è così scandaloso, è qualcosa di già visto ripetutamente e persino di auspicabile in molti casi, adattarsi alla Storia è una virtù: nel corso del tempo la Chiesa ha abbandonato l’anti-semitismo, ha accettato la liberal-democrazia e la libertà religiosa. Anche la visione della donna non è più quella delle Epistole di Paolo.
Qui però c’è di più: abbandonare un matrimonio per formare un’altra famiglia CONTINUA ad essere un peccato, senonché questo peccato dovrebbe svanire non si sa bene come.
Del resto, si noti, il caso dei divorziati-risposati aveva già una sua brillante soluzione, è sempre stato possibile aggirare la condizione di adulterio facendosi ammettere alla Comunione, ma la via indicata era molto più lineare: bastava invalidare il matrimonio. Qualora davanti alla Sacra Rota il presunto adultero dimostrasse che il suo consenso all’atto del primo matrimonio non era “ben formato” – cosa con ampi margini di discrezione – poteva ottenere l’annullamento e l’ammissione ai Sacramenti. Seguendo questa strada non insorgono problemi logici: l’adulterio non ha luogo e quindi puo’ continuare ad essere ritenuto un peccato senza svanire nel nulla.
***
Facciamo il punto con un esempio: Aldo si sposa con Ada ma poi la molla per mettersi con Alba, dopodiché un confessore lo riammette alla Comunione.
In precedenza, per essere riammesso alla Comunione Aldo doveva invalidare il suo matrimonio dimostrando che il suo assenso non era reale, oggi basta convincere il confessore, per esempio, che Ada è una rompiscatole con cui la vita è impossibile. E poi aggiungere che poiché, lui, Aldo, non puo’ stare solo, l’unione con Alba è stata inevitabile. Notare la parola “inevitabile”.
Ammettiamo che Ada sia effettivamente una rompiscatole e che la prova matrimoniale di Aldo fosse estremamente gravosa. E’ chiaro che se il Nostro non ha retto le sue colpe sono minime. Nulla a che vedere con le colpe di Aldo qualora Ada fosse un essere amabile e lui si fosse semplicemente infatuato di Alba per un capriccio. Ma questa disparità non è un problema per la Chiesa Cattolica che ammette senza fatica una gradualità nella colpa. Quel che non ha mai ammesso in passato è che una colpa si dissolva nel nulla. Su questo punto ora qualcosa sta cambiando, qualcosa di grosso bolle in pentola.
Ripetiamo la questione di fondo che ha tormentato il Concistoro riunitosi per l’occasione: l’adulterio di  Aldo puo’ essere perdonato  per il fatto che Ada sia una rompiscatole e che Aldo sia particolarmente sensibile alla solitudine? La risposta deve essere ben calibrata perché a questa domanda ne seguono a raffica molte altre: se un politico ruba ma lo fanno tutti resta moralmente responsabile? Se un soldato uccide un innocente ma gli è stato ordinato deve ritenersi responsabile? Se un prete pedofilo stupra ma ha un vissuto problematico alle sue spalle è moralmente responsabile? Eccetera, eccetera.
Come vedete la questione non riguarda il peccato di adulterio in sé ma la logica che utilizziamo nel trattarlo una volta che diamo per scontato che esista. Quella logica, infatti, potrà/dovrà essere applicata a tutte le infrazioni morali.
La questione centrale non è nemmeno quella delsoggettivismo: attraverso il concetto di natura umana la Chiesa Cattolica puo’ concedersi tutto il soggettivismo che desidera senza che sfoci nel temuto relativismo. Capito niente? Leggete qua.
Ma per dirla tutta, nemmeno il relativismo è qui in gioco: in teoria noi potremmo avere dei minutissimi e particolareggiati criteri di validità assoluta per “discernere” chi ammettere e chi no alla Comunione. Assolutismo non è sinonimo di semplicità. L’assolutismo puo’ tranquillamente convivere anche con le complesse casistiche dei gesuiti.
Ma allora di cosa stiamo parlando? Cosa sentiamo davvero minacciato nelle novità proposte da Francesco? E’ la libertà del cristiano e dell’uomo in generale ad essere minacciata. Walter Kasper spinge verso posizioni etiche tipiche dei protestanti, ovvero di chi non crede nel libero arbitrio.
Vediamo meglio di capire perché. Se Aldo lascia Ada per mettersi con Alba, la CC tradizionale lo considera colpevole e non lo ammette alla Comunione. Tuttavia, anche se in generale le cose stanno in questi termini, c’è pur sempre un caso particolare in cui nemmeno la CC lo condannerebbe mai: quando non è libero. Basta agire in assenza di libero arbitrio per vedere i propri peccati oggettivi dissolversi e meritarsi il perdono di un Dio misericordioso. La teologia della Misericordia annichilisce la libertà umana. Esempio, se Aldo agisce come detto perché coartato fisicamente la Chiesa lo assolve senza problemi. Nel caso in esame, inutile dire, una simile ipotesi sarebbe da scartare poiché se Aldo al momento della confessione fosse finalmente libero potrebbe tornare sui suoi passi, se invece non lo fosse bisognerebbe interdirlo come incapace di intendere e di volere più che ammetterlo alla Comunione. A meno che la condizione di non-libertà sia lacondizione naturale per l’uomo, ed è proprio cio’ a cui giungono molte confessioni protestanti.
La Misericordia coerente si esercita verso persone che noi riteniamo costrette dagli eventi a optare per certi comportamenti sbagliati, persone che una volta uscite dal turbine riconoscono comunque la retta via. La Misericordia verso chi persiste nell’errore si esercita invece quando costui è privo in modo permanente della capacità di scegliere.
La vittima designata della Teologia della Misericordia è quindi la Teologia del libero arbitrio: smettiamo di credere che Dio abbia donato all’uomo la libertà di scegliere tra bene e male cosicché potremo perdonarlo anche mentre pecca.
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