Il pubblico contemporaneo della politica ha qualcosa di originale: interviene direttamente, è privo di intermediazioni e insolitamente vicino ai protagonisti.
Tuttavia conserva molti arcaismi: crede ancora nelle “storie”, crede cioè nel fatto che le cose accadano perché qualcuno le vuole.
Il corto circuito di nuovo e vecchio: la sfiducia.
Viviamo nell’era della sfiducia. Il pubblico registra contemporaneamente la sua potenza (il suo essere sulla scena) e la sua impotenza (le cose che desidera non accadono). Il pubblico sfiduciato scarica l’energia negativa accumulata sui protagonisti, ovvero i politici.