mercoledì 9 marzo 2016

Parte 2 (a) La disposizione genetica: due miti discutibili e una trappola - Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura di Dieter Haselbach, Pius Knusel, Armin Klein, Stephan Opitz

Parte 2 (a) La disposizione genetica: due miti discutibili e una trappola - Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura di Dieter Haselbach, Pius Knusel, Armin Klein, Stephan Opitz - #laculturacompensa #kulturstadt #trappoladorno #semprecolpadegliusa #cio'chepiacehagiàperso #fasciocapitalismo #lagrandenarrazione #quantificazionedellacultura #innaffiatoiodeltuttoècultura
La disposizione genetica: due miti discutibili e una trappolaRead more at location 1311
Note: o Edit
Note: @@@@@@@@@@@@@@@ Edit
È più probabile ammalarsi quando esistono una disposizione genetica e fattori di rischio concreti. Il deciso attaccamento delle imprese culturali tedesche allo Stato equivale a tale disposizione genetica.Read more at location 1312
Note: STATALISMO GENETICO DELLA CULTURA TEDESCA Edit
«KULTURSTAAT»: UNO SPETTACOLO SOSTITUTIVORead more at location 1319
Quella del Kulturstaat in Germania è la storia di una continua compensazione politica e sociale.Read more at location 1320
Note: LACULTURA "COMPENSA" Edit
Nel Settecento dovette simulare nella Kulturnation1 l’unità nazionale inesistente e garantire alla borghesia, priva di potere politico, un posto nella società,Read more at location 1321
Note: COMPENSARE I BORGHESI Edit
Dalla metà del XX secolo la cultura ha dovuto contribuire a far dimenticare la violazione di civiltà del nazionalsocialismo,Read more at location 1324
Note: COMPENSARE IL NAZISMO Edit
I differenti modi di definirlo sono legati a varie esperienze storiche. Hanno a che fare con due questioni: in primo luogo quella dell’unità nazionale, del diventare nazione (come si costituisce lo Stato nazionale?); in secondo luogo, quella del ruolo politico della borghesia (come coinvolgere la borghesia, economicamente sempre più forte, nelle decisioni politiche?).Read more at location 1339
Note: UNITÀ NAZIONALE E BORGHESIA Edit
La rinuncia all’occupazione economica e alla partecipazione politica da parte della borghesia, unita alla compensazione per l’impossibile esistenza pubblica «politica» per via dell’agognata carriera teatrale, induce Goethe a far scrivere al giovane Wilhelm Meister, nella lettera indirizzata al cognato Werner: «Sulla scena l’uomo colto figura così bene, nel suo personale splendore, come altri nelle classi elevate;Read more at location 1359
Note: RINUNCIA ALLA RIVOLUZIONE POLITICA Edit
Il teatro divenne un palcoscenico sostitutivo dove la borghesia si ritrovava, data l’impossibilità di agire sul piano politico.Read more at location 1363
la predica protestante divenne un’altra forma centrale del discorso pubblico.Read more at location 1365
Note: ARTE E PREDICHE Edit
Le energie religiose che non riuscivano a dispiegarsi all’interno della comunità della Chiesa di Stato luterana, come invece nei paesi cattolici e calvinisti, si accumularono e cercarono di trovare espressione nell’intellettualità intramondana».Read more at location 1368
Note: LA RELIGIOSITÀ DELL ARTE TEDESCA Edit
una «messa senza Dio»Read more at location 1371
Note: PLESSNER DEFINISCE LA CULTURA TEDESCA Edit
All’arte, e soprattutto al teatro, veniva affidato il compito di portare a termine ciò che la politica non era riuscita a conseguire: l’unità della nazione.Read more at location 1380
Note: UNITÀ NAZIONALE Edit
«La cultura in Germania è stata per lungo tempo un luogo di compensazione per la negata partecipazione politica»Read more at location 1387
Note: TORNA LA TESI Edit
Quando nel 1815 il conte Carl von Brühl venne nominato successore di Iffland per la carica di direttore del regio teatro nazionale12, l’allora cancelliere Hardenberg gli avrebbe generosamente detto: «Faccia il migliore teatro della Germania, e poi mi dica quanto costa».Read more at location 1399
Note: QUANTO COSTA IL MEGLIO? Edit
Nel suo scritto Schiller sancisce la considerevole importanza del teatro per la società borghese, culminando con l’affermazione: «Il teatro è una scuola di sapere pratico, un modo per farsi largo nella vita civile, un’infallibile chiave d’accesso ai più segreti anfratti dell’animo umano, molto più di ogni altra istituzione pubblica statale».Read more at location 1405
Note: SCHILLER Edit
«Il tedesco ha fondato il proprio valore indipendentemente dalla politica e anche se l’impero crollasse la dignità tedesca rimarrebbe incontestata.Read more at location 1409
Nei suoi Pensieri di guerra (1914) Mann definisce la politica «di competenza della ragione, della democrazia, della civilizzazione» – e quindi un fatto non tedesco, poiché i tedeschi, «questo popolo tanto introverso, questo popolo della metafisica, della pedagogia, della musica non ha un orientamento politico, bensì morale»15.Read more at location 1413
Note: THOMAS MANN Edit
In Considerazioni di un impolitico (1915), Mann approfondisce ulteriormente la contrapposizione concettuale tra cultura e civilizzazione: «La “germanicità” è cultura, anima, libertà, arte, e non civilizzazione, società, diritto di voto, letteratura»16. Di questa lontananza dalla politica, di questo collocarsi su un piano superiore, di questa sopravvalutazione di sé, la Germania ha vissuto e vive tutt’oggi.Read more at location 1418
il cittadino non viene visto come un soggetto che, sicuro di sé, prende in mano le sorti della societàRead more at location 1423
Note: FUNZIONE SALVIFICA Edit
bensì come qualcuno che, per mezzo dell’arte e della cultura, deve essere salvato, liberato ed educato all’estetica.Read more at location 1424
Quest’atteggiamento corrispondeva anche al tratto fondamentale del fortunato programma di una «cultura per tutti»; dal nucleo autoritario e statalistico, richiamato allo Stato, arricchito dalla retorica socialdemocratica della ripartizione, come se la cultura seguisse la logica del «pane per tutti», come se dovesse essere data e se non esistesse una «cultura di tutti».Read more at location 1425
Note: CULTURA X TUTTI Edit
SOVRANITÀ IN MATERIA CULTURALE: CHI LA ESERCITA E PERCHÉ?Read more at location 1430
Note: SOVRANITÀ Edit
«sovranità in materia culturale». Come se l’azione della politica culturale fosse un’azione sovrana.Read more at location 1434
proposta di inserire nella Costituzione la «cultura come obiettivo di Stato».Read more at location 1438
Note: COSTITUZIONE Edit
Nella prassi politica e nella realtà amministrativa la sovranità in materia culturale si esplica nella tutela e nel sostegno di arte e cultura.Read more at location 1492
Michael Naumann, al ministero per la Cultura e i media durante il governo del cancelliere Gerhard Schröder, dopo averne fatto esperienza come realtà amministrativa definiva la sovranità in materia culturale, in modo conciso e calzante, «folclore costituzionale».Read more at location 1504
Note: FOLCLORE COSTITUZIONALE Edit
LA «TRAPPOLA DI ADORNO»: CULTURA DI MASSA E INDUSTRIA CULTURALERead more at location 1545
Note: TRAPPOLA ADORNO Edit
La barbarie del nazionalsocialismo fu una frattura di civiltà e un’automutilazione del Kulturstaat che non ha eguali in Germania.Read more at location 1549
Note: COMPENSARE IL NAZISMO Edit
nazionalsocialisti cominciarono anche a condizionare l’arte e la cultura e ne misero in campo una di massa, popolare, dopo aver ucciso o costretto all’esilio, in un altro paese o interiore, la maggior parte degli artisti e degli intellettuali.Read more at location 1552
Note: CULTURA NAZISTA IPERTROFICA Edit
Max Horkheimer e Theodor W. Adorno,Read more at location 1559
Dialettica dell’Illuminismo,Read more at location 1561
Scopo del volume, scrissero gli autori nell’introduzione del 1947, era indagare la ragione per cui «l’umanità, invece di entrare in uno stato veramente umano, sprofondi in un nuovo genere di barbarie».Read more at location 1563
Note: DIALETTICA DELL ILLUMINISMO Edit
Non vi si affronta l’ineludibile questione di come, nel Kulturstaat Germania, tanto orgoglioso dei propri risultati, abbia potuto verificarsi una frattura di civiltà senza pari. Quasi a voler spiazzare il lettore, la furia critica investe piuttosto quella che gli autori definiscono l’«industria culturale» degli Stati Uniti,Read more at location 1565
Note: COLPA DEGLI USA Edit
La tesi si riassume nell’affermazione: «Ciò che piace ha già perso!». Sulla politica culturale tedesca questa tesi ha avuto grandi ricadute fino a oggi.Read more at location 1569
Note: CIÒ CHE PIACE HA GIÀ PERSO Edit
«la regressione dell’Illuminismo a ideologia che trova la sua massima espressione nel cinema e nella radio.Read more at location 1572
Note: ILLUMINISMO TROGLODITA Edit
Ecco l’accusa principale: «La civiltà attuale conferisce a tutti i suoi prodotti un’aria di somiglianza».Read more at location 1575
Note: OMOLOGAZIONE Edit
Adorno sottolineò sempre il «doppio carattere dell’arte: quello di prodotto autonomo e di fatto sociale».Read more at location 1578
Note: ARTE FATTO SOCIALE Edit
«L’irrazionalità della società borghese nella sua fase finale è restia a lasciarsi comprendere». Per questo fallisce anche ogni tentativo di voler «comprendere» il finale di partita: «L’interpretazione quindi non deve inseguire l’utopia di mediare filosoficamente il suo senso. Comprenderlo non può significare null’altro se non comprenderne l’incomprensibilità, ricostruire il significato di ciò che non ce l’ha».Read more at location 1581
Note: ADORNO INTERPRETA FINALE DI PARTITA DI BECKETT Edit
L’amusement è il prolungamento del lavoro nell’epoca del tardo capitalismo.Read more at location 1586
Note: CONTRO IL DIVERTIMENTO Edit
Con palese alterigia elitaria e disprezzo delle «masse», i due filosofi della scuola di Francoforte evidenziarono lo stretto rapporto tra la vera arte e il denaro: «Chi nel XIX secolo e nei primi anni del XX, spendeva del denaro per assistere a una tragedia o a un concerto, tributava alla rappresentazione tanto rispetto quanto al denaro speso [...]. L’arte ha esercitato un controllo sul cittadino finché era costosa».Read more at location 1587
Note: ARTE E DENARO Edit
Dunque, i veri nemici non sono il fascismo o il nazionalsocialismo? No, il nemico della cultura è il mercato, perché riduce tutto, perfino la cultura stessa, a merce.Read more at location 1595
Note: IL VERO NEMICO: IL MERCATO Edit
Ciò rafforzò la presa di posizione dell’arte tardo-borghese contro il verdetto della domanda e dell’offerta, e ha favorito la sua resistenza in misura molto maggiore della protezione effettiva».Read more at location 1601
Note: EFFETTO ADORNO Edit
La vicenda della ricezione di questo testo elitario è paradossale.Read more at location 1605
Note: LA RICEZIONE DELLA DIALETTICA Edit
l’opera avrebbe, di fatto, incontrato un massiccio utilizzo circa vent’anni dopo, con il Sessantotto.Read more at location 1607
Anche il jazz, celebrato da molti come «musica di liberazione» dei neri e visto come una musica di libertà dopo il 1945 in Germania, era stato aspramente criticato da Adorno.Read more at location 1610
Note: JAZZ Edit
coloro che accolsero con favore il testo, allo stesso tempo godevano con entusiasmo e totale disinvoltura proprio di quei prodotti: musica rock e pop, fumetti e pop art, spaghetti-western, riviste undergroundRead more at location 1611
Note: SESSANTOTTO Edit
«Chi non vuol parlare di capitalismo, dovrebbe tacere anche sul fascismo». La critica al fascismo e quella al capitalismo andavano tranquillamente di pari passo.Read more at location 1617
Note: FASCISMO & CAPITALISMO Edit
La «consapevolezza» che i prodotti della cultura di massa non fossero arte permetteva di goderne in modo ancora più disinvolto. Tanto più che la «vera» arte contemporanea risultava ingombrante di fronte a un tale godimento:Read more at location 1620
Note: DOVERE DWLL ASTRUSITÀ Edit
La Teoria critica consentiva di affermare una posizione elitaria e di sentirsi contemporaneamente di sinistra,Read more at location 1624
Note: ELITARI E DI SINISTRA Edit
Da una parte era possibile criticare il carattere autoritario «dello Stato» eRead more at location 1626
Note: LA MORSA Edit
costringerlo in una morsa costante di sovvenzioni.Read more at location 1628
CHE NE SARÀ DELLA «CULTURA PER TUTTI»?Read more at location 1631
L’arte ha perso la sua reputazione di compassata assassina del piacere. È a disposizione di tutti, a prezzi accessibili e a portata di mano. In questo si è riusciti.Read more at location 1633
Note: IL PROGETTO DI LIBERAZIONE Edit
Il progetto dell’emancipazione dell’individuo, attuato con numerose proteste e il successivo assenso dell’autorità ufficiale, ha portato alla società mutevole e frammentata di oggi e all’estetica postmoderna.Read more at location 1636
Note: EMANCIPAZIONE DEL POSTMODERNO Edit
La Nuova politica culturale ha creato il modello vivente di questa liberazione: l’artista, colui che in assoluta libertà crea il mondo a partire da se stesso e che deve rendere conto solo a se stesso.Read more at location 1638
Note: I NUOVO PROTAGONISTA Edit
È il nuovo ricercatore, che porta in superficie il senso nascosto delle cose,Read more at location 1640
Vi si può vedere un narcisismo generalizzato, ma anche una democratizzazioneRead more at location 1643
con «cultura per tutti» non si intendeva riferirsi a ciò che piace a tutti, alla cultura mainstream, bensì a quella alta, secondo l’esempio dei paesi comunisti.Read more at location 1650
Note: CULTURA PER TUTTI Edit
Al centro della Nuova politica culturale vi era ancora il desiderio borghese di educare le persone all’estetica,Read more at location 1654
Note: EDUCARE Edit
La democratizzazione della cultura alta come cultura di molti, il cuore della politica culturale, non si compì. In particolare, l’interesse delle giovani generazioni per le iniziative sovvenzionate della cultura alta (le statistiche lo dicono da decenni), dopo gli anni inquieti non accennava a salire.Read more at location 1659
Note: FALLIMENTO Edit
La scintilla dell’onnipresente «cultura per tutti» non è scoccata. La maggioranza persevera nella barbarie.Read more at location 1664
Ecco che allora nel primo decennio del XXI secolo si è avviata la seconda fase del programma «cultura per tutti»: la cultura non doveva soltanto essere creata, bensì trasmessa con apposite iniziative e resa accessibile e comprensibile.Read more at location 1669
Note: LA FASE PEDAGOGICA Edit
Ben presto si aprirono nuovi ambiti lavorativi, si crearono nuovi posti di lavoro nei servizi pubblici e nelle organizzazioni culturali e nuove facoltà nelle accademie di belle arti intorno alla parola d’ordine «mediazione».Read more at location 1672
Note: MEDIAZIONE Edit
oggi ci si fa spiegare l’arte da «traduttori» professionisti, prima di poterne godere.Read more at location 1675
essa non è più in grado di parlare di se stessa da sé.Read more at location 1676
Una macchina produttiva sempre più differenziata attira, a fronte di una crescita costante dell’offerta, sempre meno spettatori. Visto che il teatro non registra un aumento di produttività degno di notaRead more at location 1697
Note: FALLIMENTO Edit
Qui risiede il grande paradosso delle attività culturali sovvenzionate: anche quando operano con successo in considerazione della domanda, i bilanci sono sempre più in perdita.Read more at location 1700
Note: SUCCESSO IN ROSSO Edit
Raggiungere il pareggio di bilancio è impossibile, anche a fronte di un grande successo.Read more at location 1703
La produzione sovvenzionata con denaro pubblico combatte costantemente con un problema fondamentale: le vendite insufficienti.Read more at location 1723
Consumare arte vuol dire distinguersi, trovare una propria collocazione in ambito sociale. Solo per pochi l’arte è un piacere rivolto esclusivamente verso l’interno. Nell’eccesso di offerta generale, però, il valore simbolico dei singoli prodotti si perde e immediatamente la promessa scompare.Read more at location 1726
Note: STATUS Edit
L’ingresso in un jazz club costa probabilmente sui 15 euro. L’aumento della concorrenza porta a ridurre ulteriormente il prezzo.Read more at location 1742
Note: PREZZI BASSI MA CHIUDERE È TABÙ Edit
L’arte cui la società attribuisce un elevato valore, resa visibile dalle sovvenzioni, assomiglia sempre più a una svendita di fine stagione, che però si estende a tutto l’annoRead more at location 1751
Note: LA SVENDITA Edit
Al giornale gratuito che si trova sul sedile del treno non si può attribuire lo stesso valore del quotidiano che si acquista in edicola.Read more at location 1753
La diminuzione dei prezzi per la fruizione delle offerte culturali pubbliche, massiccia e motivata da ragioni di interesse sociale, non dà praticamente più alcun contributo alla realizzazione di una «cultura per tutti». Soffoca qualsiasi iniziativa imprenditoriale nell’ambito della cultura.Read more at location 1765
Note: LA SVENDITA SOFFOCA LE INIZIATIVE Edit
Perché correre un rischio imprenditoriale, se lo Stato mi permette di farne a meno?Read more at location 1768
IL GRANDE TETTORead more at location 1773
Chi gode di sovvenzioni non si ribella più.Read more at location 1775
Note: FINE DEL RIBELLISMO Edit
L’ampliamento della definizione di cultura la fece balzare in cima alla classifica delle priorità politiche e generò nuovi mezzi. Venne riconosciuta come il motore di molti processi sociali. La cultura pretendeva di riuscire ad affrontare, e addirittura risolvere, problemi che non le competevano.Read more at location 1779
Note: AMPLIAMENTO DELLE DEFINIZIONI Edit
la cultura dispone del grande racconto che dà senso al mondo, alla nazione, alla vita. Serve alla coesione sociale, alla riconciliazione, all’integrazione degli immigrati, agli aiuti per lo sviluppo, è utile per gli interessi nazionali all’interno della concorrenza economica internazionale, per l’immagine che una nazione da di sé all’estero e, stando alle ultime scoperte, contribuirebbe in maniera sostanziale al prodotto interno lordo.Read more at location 1782
Note: LA NARRAZIONE Edit
Clive Gray, professore di politica culturale a Leicester, ha definito tutto ciò strategia del «legame politico»28.Read more at location 1785
Note: LEGAME POLITICO Edit
Eleonora Belfiore: «Il “legame politico” si è dimostrato una strategia di successo sotto vari punti di vista, perlomeno in Gran Bretagna. Qui la cultura non è mai stata tanto al centro del dibattito politico (anche se non sempre in senso positivo) come oggi. La cultura ha ottenuto accesso a fondi consistenti provenienti da altri budgetRead more at location 1790
l’Unesco, nel 1996, con il rapporto Our Creative Diversity, e il Consiglio d’Europa, nel 1997, con In from the Margins, hanno portato il tema dell’integrazione sociale al centro della politica culturale.Read more at location 1799
Note: UNESCO Edit
Se la politica culturale viene regolata in base agli indici, allora non viene regolata in ciò che le è proprio, bensì in ciò che può essere valutato numericamente.Read more at location 1806
Note: LA QUANTIFICAZIONE DELLA CULTURA Edit
Perfino gli ambiziosi progetti di valutazione dell’utilità sociale della cultura condotti sotto la direzione di François Matarasso30, seppure confermano il positivo effetto di integrazione che deriva da attività culturali collettive, nulla ci dicono sulla possibilità di raggiungere gli stessi risultati con altre attività o di impiegare gli stessi mezzi altrove e magari ottenere risultati simili, se non addirittura migliori.Read more at location 1811
Note: COSTO OPPORTUNITÀ Edit
La cultura non si lascia attaccare soltanto ai carri della politica sociale ed economica; anche la politica estera si è fatta sentire e, come contromossa, ha messo a disposizione alcuni strumenti. Goethe-Institut, British Council, Institut Français, Pro Helvetia,Read more at location 1815
Note: POLITICA ESTERA Edit
Oggi tutto è cultura. Così Dieter E. Zimmer nel 1992 scriveva sulle pagine del settimanale «Die Zeit» in un intervento dal titolo Kultur ist alles. Alles ist Kultur (La cultura è tutto. Tutto è cultura): «La cultura artistica era cultura, però lo era anche la “subcultura”; che cosa se no? Poi è stata la volta della “cultura dei quartieri”, che oggi viene generalizzata come “cultura decentrata”, adatta ai paesini. Ovunque germogliano culture separate, a volte inventate, a volte rianimate dopo un periodo di quiescenza: legate a un determinato oggetto – la cultura “musicale” o “linguistica” –, a un certo gruppo – “giovanile”, “d’ufficio” –; di tipo enogastronomico – “culinaria” o “della birra” o “del burro” contrapposta a quella “dell’olio d’oliva”».Read more at location 1826
Note: TUTTO È CULTURA Edit
«Per le amministrazioni culturali», scrive ancora Zimmer, «si è ampliato notevolmente, per così dire, lo spettro della domanda parallelamente al concetto. Chiunque possa, in qualche modo, accostare la parola “cultura” alla propria attività, oggi è in fila per richiedere sovvenzioni pubbliche.Read more at location 1836
Il principio dell’innaffiatoio ha preso il posto, in tempi di vacche grasse, dell’animato dibattito di politica culturale volto a stabilire caso per caso l’opportunità di concedere sovvenzioni.Read more at location 1849
Note: INMAFFIATOIO