Secondo John Lennox non è corretto contrapporre scienza e
religione, il vero conflitto filosofico è tra ateismo e teismo, con gli
scienziati che militano su entrambi i fronti. L’agile pamphlet prende di mira ad
alzo zero un saggio scritto nel 2010 dai fisici e divulgatori scientifici Stephen
Hawking e Leonard
Mlodinow in cui ci si pronuncia chiaramente in favore di
un’origine spontanea dell’universo: “… because there is a law such as gravity,
the universe can and will create itself from nothing”.
Prima botta: secondo JL, SH ha un’idea inadeguata della
filosofia (come del resto qualsiasi scientista): dice che ormai è morta e poi
scrive un libro che per tre quarti espone (zoppicanti) argomenti filosofici. SH
sarebbe un “filosofo a sua insaputa”, oltretutto un filosofo mediocre visto che
così facendo si allontana dal suo ambito di competenza. Un errore evitato con
cura nel suo best seller “Storia del tempo”. Dovrebbe, al limite, liquidare come
insensate certe domande, e invece cerca di rispondervi con i pochi strumenti
messi a disposizione della scienza andando incontro ad inevitabili
forzature.
SH, inoltre, possiede anche un’inadeguata concezione di Dio.
Riesce a pensarlo solo come “tappabuchi”, ovvero come colui che fa “ruggire il
tuono” spaventando l’uomo che da terra non sa darsi spiegazioni. Ma un Dio del
genere è proprio cio’ a cui si oppone il Dio creatore di Mosè, che SH,
evidentemente, non comprende confondendo Dio con la deificazione della natura
tipica delle religioni politeiste.
La tesi di fondo di SH (“Because there is a law of gravity, the
universe can and will create itself out of nothing”) è anche inficiata da
diversi errori logici. Innanzitutto è d’uopo chiedersi cosa intenda SH per
“nothing”: se esiste una “legge di gravità” evidentemente non siamo in presenza
del “nulla” dei filosofi. I sospetti crescono poi se si nota che a volte i
fisici fanno riferimento al cosiddetto “quantum vacuum” che è cosa ben diversa
dal nulla che precede la creazione, SH sembrerebbe sorvolare bellamente su
questa differenza chiave. La posizione assunta da SH
assomiglierebbe pericolosamente a quella di Peter Atkins, l’ideatore del
“Cosmic Bootstrap”, ovvero un modello che ci lascia perplessi almeno quanto la
lettura delle avventure del Barone di Munchausen. Se dovessimo
davvero scegliere tra “l’ipotesi Dio” e “l’ipotesi Bootstrap”, aveva a suo tempo
osservato Keith Ward, sembrerebbe non esserci competizione.
JL si chiede anche se SH abbia ben capito cosa sia una “legge di
natura” visto che nella sua tesi ne parla come di un agente più che come un
descrittore: “la forza di gravità creerebbe il mondo”. Dopo un excursus
che arriva a Cartesio veniamo a sapere che la “legge di natura” è una legge che
ricaviamo dall’osservazione di regolarità nella natura e che ci consentono di
fare previsioni affidabili a certe condizioni date. Ebbene, una roba del genere,
al limite, descrive la natura, non la crea. Come può dunque SH affermare che
dire “Because there is a law of gravity, the universe can and will create itself
out of nothing”? O la legge di natura di cui si parla sta “descrivendo”
qualcosa, ma allora prima del passaggio dal nulla all’essere c’è qualcosa (che è
descritto) anziché niente, o la legge di natura sta creando qualcosa dal nulla,
e allora c’è l’incomprensione di cosa sia una legge di natura di chi fa questa
ipotesi. Da Galileo a Newton la scienza ha usato la legge di natura come
descrittore e Dio come agente, ora SH utilizza la legge di natura sia come
descrittore che come agente. La cosa meraviglia JL, per usare un
eufemismo.
In passato molti scienziati hanno affermato con orgoglio che ai
loro modelli “Dio non serviva”, e ci credo, replica JL, evitavano con cura le
domande più importanti! SH invece vorrebbe affrontarle di petto senonché non
possiede strumenti adeguati per rispondere in un modo che sia convincente a
tutto tondo.
Finisco qui il mio resoconto anche se il libro procede su questa
falsariga. E’ un libro di comprensione abbastanza facile, forse fin troppo
facile, le critiche sono talmente chiare che vengono dei dubbi: ma davvero SH è
tanto ingenuo come sembrerebbe dal resoconto fornito? Certo, ascoltando alcuni
scienziati filosofare o parlare di politica a volte ci si demoralizza, ma SH è
sempre stato un mito riconosciuto da tutti. Non è che forse le posizioni di SH
sono state troppo caricaturizzate? Ecco, per rispondere non resta che leggersi
“Il grande disegno”, e questa sollecitazione forse è la cosa più meritoria del
libro di Lennox.