sabato 12 marzo 2016

john lennox god and hawking (mia critica su amazon)

Secondo John Lennox non è corretto contrapporre scienza e religione, il vero conflitto filosofico è tra ateismo e teismo, con gli scienziati che militano su entrambi i fronti. L’agile pamphlet prende di mira ad alzo zero un saggio scritto nel 2010 dai fisici e divulgatori scientifici Stephen Hawking e Leonard Mlodinow in cui ci si pronuncia chiaramente in favore di un’origine spontanea dell’universo: “… because there is a law such as gravity, the universe can and will create itself from nothing”.
Prima botta: secondo JL, SH ha un’idea inadeguata della filosofia (come del resto qualsiasi scientista): dice che ormai è morta e poi scrive un libro che per tre quarti espone (zoppicanti) argomenti filosofici. SH sarebbe un “filosofo a sua insaputa”, oltretutto un filosofo mediocre visto che così facendo si allontana dal suo ambito di competenza. Un errore evitato con cura nel suo best seller “Storia del tempo”. Dovrebbe, al limite, liquidare come insensate certe domande, e invece cerca di rispondervi con i pochi strumenti messi a disposizione della scienza andando incontro ad inevitabili forzature. 
SH, inoltre, possiede anche un’inadeguata concezione di Dio. Riesce a pensarlo solo come “tappabuchi”, ovvero come colui che fa “ruggire il tuono” spaventando l’uomo che da terra non sa darsi spiegazioni. Ma un Dio del genere è proprio cio’ a cui si oppone il Dio creatore di Mosè, che SH, evidentemente, non comprende confondendo Dio con la deificazione della natura tipica delle religioni politeiste.
La tesi di fondo di SH (“Because there is a law of gravity, the universe can and will create itself out of nothing”)    è anche inficiata da diversi errori logici. Innanzitutto è d’uopo chiedersi cosa intenda SH per “nothing”: se esiste una “legge di gravità” evidentemente non siamo in presenza del “nulla” dei filosofi. I sospetti crescono poi se si nota che a volte i fisici fanno riferimento al cosiddetto “quantum vacuum” che è cosa ben diversa dal nulla che precede la creazione, SH sembrerebbe sorvolare bellamente su questa differenza chiave. La posizione assunta da SH assomiglierebbe pericolosamente a quella di  Peter Atkins, l’ideatore del “Cosmic Bootstrap”, ovvero un modello che ci lascia perplessi almeno quanto la lettura  delle avventure del Barone di Munchausen. Se dovessimo davvero scegliere tra “l’ipotesi Dio” e “l’ipotesi Bootstrap”, aveva a suo tempo osservato Keith Ward, sembrerebbe non esserci competizione. 
JL si chiede anche se SH abbia ben capito cosa sia una “legge di natura” visto che nella sua tesi ne parla come di un agente più che come un descrittore: “la forza di gravità creerebbe il mondo”. Dopo un excursus che arriva a Cartesio veniamo a sapere che la “legge di natura” è una legge che ricaviamo dall’osservazione di regolarità nella natura e che ci consentono di fare previsioni affidabili a certe condizioni date. Ebbene, una roba del genere, al limite, descrive la natura, non la crea. Come può dunque SH affermare che dire “Because there is a law of gravity, the universe can and will create itself out of nothing”? O la legge di natura di cui si parla sta “descrivendo” qualcosa, ma allora prima del passaggio dal nulla all’essere c’è qualcosa (che è descritto) anziché niente, o la legge di natura sta creando qualcosa dal nulla, e allora c’è l’incomprensione di cosa sia una legge di natura di chi fa questa ipotesi. Da Galileo a Newton la scienza ha usato la legge di natura come descrittore e Dio come agente, ora SH utilizza la legge di natura sia come descrittore che come agente. La cosa meraviglia JL, per usare un eufemismo.
In passato molti scienziati hanno affermato con orgoglio che ai loro modelli “Dio non serviva”, e ci credo, replica JL, evitavano con cura le domande più importanti! SH invece vorrebbe affrontarle di petto senonché non possiede strumenti adeguati per rispondere in un modo che sia convincente a tutto tondo.

Finisco qui il mio resoconto anche se il libro procede su questa falsariga. E’ un libro di comprensione abbastanza facile, forse fin troppo facile, le critiche sono talmente chiare che vengono dei dubbi: ma davvero SH è tanto ingenuo come sembrerebbe dal resoconto fornito? Certo, ascoltando alcuni scienziati filosofare o parlare di politica a volte ci si demoralizza, ma SH è sempre stato un mito riconosciuto da tutti. Non è che forse le posizioni di SH sono state troppo caricaturizzate? Ecco, per rispondere non resta che leggersi “Il grande disegno”, e questa sollecitazione forse è la cosa più meritoria del libro di Lennox.