Secondo il filosofo Popper, dove inizia la cratività si arresta il linguaggio.
Chi parla di scienza puo' trascurare senza colpa i temi che riguardano l' origine delle idee. Si tratta di temi che implicano elementi irrazionali ("...ogni scoperta contiene un elemento irrazionale, o un'intuizione creativa...).
L' origine delle idee è un antro oscuro dove solo l' ingenuo e l' idiota tentano di penetrare.
Un' idea puo' sorprenderci in sogno e, parimenti, essere la pietra angolare di una favolosa teoria scientifica.
Anche Israel riprende questo canone commentando Boncinelli.
Chi si oppose al canone fu il Nobel Herbert Simon. Secondo lui anche le macchine erano in grado entro certi limiti di innovare.
Costruì dei software attraverso i quali fece "riscoprire" alle macchine parecchie leggi scientifiche in tutti i campi.
la posizione di Simon è senz' altro difendibile: tutti riconosciamo tra le doti fondamentali dello scacchista anche la creatività. Eppure ci sono macchine che giocano in maniera eccellente e vincono anche con i "grandi" campioni. Come potrebbero farlo in assenza di una dote tanto decisiva?
L' attività innovativa esalta la creatività. Eppure la stragrande maggioranza della ricerca innovativa si svolge oggi con equipe organizzate in modo ferreo. Da lì escono la maggior parte dei brevetti. E' forse insensato tutto questo?
Non attendiamoci che la diatriba Simon/Popper abbia mai una soluzione definitiva. Anzi, diffidiamo piuttosto di chi su questi temi prende posizioni risolute. Le macchine continueranno a sorprenderci ma saranno sempre gli uomini a programmarle.
Potremmo concludere con questo paradosso: pensare che esista l' algoritmo della creatività è insensato. Eppure non è insensato cercarlo.
Un dibattito di livello tra le "curve" Popper/Simon si è tenuto 5 o 6 anni fa sulle pagine della rivista Sistemi Intelligenti. Purtroppo sembra che non ne esista traccia in rete. Pazienza, non esiste più nemmeno la biblioteca dove mi ero fermato a leggerne e, tra article, replay, joint e rejoint, tutto si chiudeva, ovvio, senza vincitori nè vinti.
Chi parla di scienza puo' trascurare senza colpa i temi che riguardano l' origine delle idee. Si tratta di temi che implicano elementi irrazionali ("...ogni scoperta contiene un elemento irrazionale, o un'intuizione creativa...).
L' origine delle idee è un antro oscuro dove solo l' ingenuo e l' idiota tentano di penetrare.
Un' idea puo' sorprenderci in sogno e, parimenti, essere la pietra angolare di una favolosa teoria scientifica.
Anche Israel riprende questo canone commentando Boncinelli.
Chi si oppose al canone fu il Nobel Herbert Simon. Secondo lui anche le macchine erano in grado entro certi limiti di innovare.
Costruì dei software attraverso i quali fece "riscoprire" alle macchine parecchie leggi scientifiche in tutti i campi.
la posizione di Simon è senz' altro difendibile: tutti riconosciamo tra le doti fondamentali dello scacchista anche la creatività. Eppure ci sono macchine che giocano in maniera eccellente e vincono anche con i "grandi" campioni. Come potrebbero farlo in assenza di una dote tanto decisiva?
L' attività innovativa esalta la creatività. Eppure la stragrande maggioranza della ricerca innovativa si svolge oggi con equipe organizzate in modo ferreo. Da lì escono la maggior parte dei brevetti. E' forse insensato tutto questo?
Non attendiamoci che la diatriba Simon/Popper abbia mai una soluzione definitiva. Anzi, diffidiamo piuttosto di chi su questi temi prende posizioni risolute. Le macchine continueranno a sorprenderci ma saranno sempre gli uomini a programmarle.
Potremmo concludere con questo paradosso: pensare che esista l' algoritmo della creatività è insensato. Eppure non è insensato cercarlo.
Un dibattito di livello tra le "curve" Popper/Simon si è tenuto 5 o 6 anni fa sulle pagine della rivista Sistemi Intelligenti. Purtroppo sembra che non ne esista traccia in rete. Pazienza, non esiste più nemmeno la biblioteca dove mi ero fermato a leggerne e, tra article, replay, joint e rejoint, tutto si chiudeva, ovvio, senza vincitori nè vinti.