Non morde l' ultimo di Michel Godard.
Il meticciato spremuto dalle razze musicali incrociate, appare alla fin fine piuttosto scialbo.
Alcuni pezzi sembrano promettenti, senonchè i molti strumenti messi in campo finiscono quasi sempre per arrestarsi ad ascoltare il solista di turno anzichè subissarlo nel ricco commentario tipico del barocco omaggiato.
Altri, meno esangui e resi più acidi dalla timbrica screziata, sono rovinati dall' ostinato troppo ostinato che finisce per sabotare il tentativo di filare con nuovi tessuti il reticolo uniforme del barocco. Il tema è suonato da troppi strumenti e tutti lo propongono allo stesso modo. L' improvvisazione collettiva tiene, c' è la buona idea di rimpiazzare l' effetto polifonico con l' eco "dub". Peccato per quella insistenza egocentrica e quel solipsismo di matrice "jazz" tanto poco propenso ad intrecciare la propria speculazione con quella del vicino.
Si chiude con un sinuoso easy listening. Si abbassano le pretese e tutti si rilassano orgogliosi si fare quello che devono fare accompagnati da un sottofondo elegante.
Le più contente saranno le Signore.
Noi, che, tra gli sputacchi, amiamo veder scorrere la saliva negli ottoni, continueremo a sgranchirci le orecchie con le doppiette del vecchio tuba-tuba-tu (Godard/Bargeron). Per esempio con questo Choro Locho scritto per loro da Luciano Biondini.
Il meticciato spremuto dalle razze musicali incrociate, appare alla fin fine piuttosto scialbo.
Alcuni pezzi sembrano promettenti, senonchè i molti strumenti messi in campo finiscono quasi sempre per arrestarsi ad ascoltare il solista di turno anzichè subissarlo nel ricco commentario tipico del barocco omaggiato.
Altri, meno esangui e resi più acidi dalla timbrica screziata, sono rovinati dall' ostinato troppo ostinato che finisce per sabotare il tentativo di filare con nuovi tessuti il reticolo uniforme del barocco. Il tema è suonato da troppi strumenti e tutti lo propongono allo stesso modo. L' improvvisazione collettiva tiene, c' è la buona idea di rimpiazzare l' effetto polifonico con l' eco "dub". Peccato per quella insistenza egocentrica e quel solipsismo di matrice "jazz" tanto poco propenso ad intrecciare la propria speculazione con quella del vicino.
Si chiude con un sinuoso easy listening. Si abbassano le pretese e tutti si rilassano orgogliosi si fare quello che devono fare accompagnati da un sottofondo elegante.
Le più contente saranno le Signore.
Noi, che, tra gli sputacchi, amiamo veder scorrere la saliva negli ottoni, continueremo a sgranchirci le orecchie con le doppiette del vecchio tuba-tuba-tu (Godard/Bargeron). Per esempio con questo Choro Locho scritto per loro da Luciano Biondini.