Mentre io mi esaltavo, la miri restava impassibile. E ci credo, lei non aveva mai giocato a calcio.
Torres, nella finale, segnava il gol che decideva l' Europeo in favore della Spagna.
Nè io, nè la Miri eravamo coinvolti passionalmente, eppure io mi lasciavo entusiasmare dal gol, la miri no, per lei era un gol come un altro.
Anzi, prima ancora dei replay già mi chiedeva di "girare" su Filomena Marturano con la Loren e Mastroianni... ma come? Le donne non capiscono proprio niente, nè di Jazz, nè di calcio... vai al cine, vacci tu, io sto qui che aspetto Bartali.
Per la miri era un gol come un altro. Ma non aveva colpe a travisare così. L' avrebbe detto chiunque non avesse giocato a calcio.
Bisogna aver giocato per capire che era un grande gol per almeno quattro motivi poco percepibili:
- la velocità e il riflesso con cui Torres bruciava il difensore tedesco;
- la finta con cui Torres spiazzava il difensore tedesco;
- la scorrettezza al limite, tanto quanto basta per non farsi fischiare fallo, con cui Torres ostacolava il difensore tedesco;
- il gesto tecnico ("colpo sotto") compiuto in condizioni dinamiche estreme, con cui Torres scavalcava il portiere tedesco.
Quello era un grande gol, Torres è un grande centravanti (infatti solo il cartellino costa 60 milioni). Forse bisogna aver giocato per saperlo.
Ma bisogna aver giocato per apprezzare il calcio? In molti casi sì, il calcio non è uno spettacolo estetico, è uno spettacolo utilitaristico, bisogna vincere.
Lo scopo del calcio non è la produzione del bello, è la produzione della vittoria.
Un gol come quello di Torres non era bellissimo, altrimenti anche la miri ne sarebbe stata colpita, era però difficilissimo, frutto di equilibri miracolosi.
Per la vittoria conta più saper superare le difficoltà che non l' estetica. Ecco perchè chi ha giocato ha dei vantaggi nel giudizio, perchè le difficoltà possono essere latenti.
La prop9 ci dice che nell' arte le cose campiano radicalmente. Per giudicare la bellezza di un' opera non conta saper fare qualcosa di equivalente.
Un pianista puo' esibirsi superando mille passaggi ostici, e magari solo un suo collega in sala se ne accorge, uno che "ha giocato".
Ma la cosa è irrilevante da un punto di vista estetico. Puo' esserlo in un' ottica professionale, artigianale, ma non dal punto di vista del giudizio estetico.
Per il giudizio estetico l' artista è un cavallo nell' ippodromo: serve e non giudica se stesso.
L' estetica non giudica cio' che sta dietro le quinte, non giudica i metodi e le difficoltà incontrate per produrre l' opera. Giudica l' opera, il risultato finale e si disinteressa del resto.
L' Opera non è un' impresa utilitaristica come il calcio, la produttività dell' artista conta poco, il suo virtuosismo è solo strumentale in senso basso e il giudizio estetico puo' disinteressarsene per concentrarsi sull' esito.
Il calcio, essendo utilitaristico, apprezza, valorizza e dà centralità allo Strumento. Il lato artigianale dell' arte fa altrettanto, ma il lato estetico puo' tranquillamente scordarne l' esistenza per concentrarsi sul suo oggetto.
Spero che qualche esagerazione sia compensata da una maggiore chiarezza.
Hat tip a Davide che... se hai un' ideuzza stando da solo, discutendone con una controparte, ne germogliano altre dieci.