martedì 29 giugno 2010

La struttura portante del saccheggio

Solo un' imposta "per capitazione" è conforme al principio "la legge è uguale per tutti".

Una simile imposta equivale ad un' iscrizione: paghi 100 euro ed entri nel club.

Già un' imposta proporzionale, ovvero calcolata applicando un' aliquota, devia dal principio ma perlomeno garantisce che tutti coloro che la votano ne saranno colpiti (chi più, chi meno).

La vera struttura portante del saccheggio è l' imposta progressiva.

Puo' essere immaginata, tanto per capirsi, some una soprattassa riservata a pochi.

Con l' imposta progressiva i molti possono tassare i pochi. E' la tirannia democratica.

Svanisce infatti anche quella parvenza di consenso garantito dalla democrazia, quello per cui una classe di cittadini deve approvare l' imposta che la colpirà, per quanto colpisca ciascun membro in modo diverso. Da ora una classe di cittadini potrà randellare la classe rivale rimanendo esente anche dai colpi più lievi.

Un tempo si tassavano gli ebrei con un' aliquota quattro volte maggiore. Forse per pudore e in modo leggermente minaccioso si chiese il loro consenso, che non vi fu. Furono i cristiani ad acconsentire per loro.

L' imposta progressiva funziona un po' nel medesimo modo. Tizio dà il suo democratico consenso affinchè Caio venga spremuto.

Sapete che quando negli Stati Uniti l' imposta progressiva fu introdotta e contestata come incostituzionale, la sua difesa s' imperniò sul noto principio a baluardo della segregazione razziale: "uguali ma separati"?

La difesa fu vincente, la struttura portante installata e il saccheggio potè dilagare: dal 2% al 90% in un secolo.

E la battaglia costituzionale da noi? Ma da noi l' imposta progressiva è esplicitamente prevista dalla Costituzione. Ne dubitavate?

L' artista e il Critico. risposta a Davide.

Tentiamo di fare il punto.

I suoni sono dei fenomeni e, in quanto tali, posseggono una causa e producono degli effetti.

Chi si occupa delle cause si chiede: "come posso produrre l' effetto sonoro X?".

Costui deve padroneggiare le tecniche idonee per rispondere correttamente alla domanda che si pone.

Costui è innanzitutto un "artigiano" (all' estremo un artista), si spera appassionato del suo lavoro.

Chi si occupa degli effetti si chiede: "cosa significa l' effetto sonoro X?".

Costui deve padroneggiare la semantica e l' estetica dell' opera in modo da fornire risposte attendibili alla domanda che si pone.

Costui è innanzitutto un "intenditore" di arte, si spera appassionato del suo lavoro.

Abbiamo usato una metafora: la parola "ramarro". C' è chi è deputato a pronunciarla nel modo più corretto possibile, e deve possedere gli strumenti per farlo; e c' è chi è duputato a capirne il significato.

Si puo' dunque conoscere l' arte di una pronuncia perfetta anche se non si conosce il significato della parola che si pronuncia. Allo stesso modo si puo' conoscere il significato della parola senza conoscere le tecniche per pronunciarla in modo corretto. Ecco una buona metafora del processo artistico.

Essere produttori del bello ed essere esperti del bello sono due cose indipendenti, anche se chi vive a stretto contatto con il bello probabilmente ne riceverà influssi più potenti rispetto a chi ne vive separato: un esperto del bello sarà anche un discreto strimpellatore, così come un produttore del bello avrà un' infarinatura di cognizioni estetiche.

Pietro Longhi è stato il nostro più grande conoscitore di pittura, e qualche scarabocchio magari l' ha buttato giù pure lui. Debenedetti un romanzo l' ha nel cassetto, Principe e Bortolotto strimpellano... potrei andare avanti.

Poi ci sono sempre i Glenn Gould: produttori del bello con una grande capacità di rintracciarne il significato più recondito (vedi l' ala del turbine intelligente).

Purtroppo da che mondo e mondo c' è l' artista e c' è il critico. E' così da sempre. Uno "fa" e l' altro "capisce".

Tu di punto in bianco vorresti eliminare chi è deputato a "capire" perchè "superfluo". Accomodati, secondo me la tua posizione rivoluzionaria è contraria alla ragione, ma forse basta notare che sfida il buon senso poichè porta a sostenere che l' umanità è vissuta e vive nell' inganno (o è un complotto dei critici?).

Anche quando dici che oggi la musica è tutto un porcaio vai semplicemente contro il buon senso. Sì perchè, al di là di ogni spiegazione più o meno cervellotica, il buon senso dice che oggi come sempre c' è il bello e il brutto, proprio come ieri e come l' altro ieri. Basta saperlo cogliere.

lunedì 28 giugno 2010

Il nucleare è caro come il fuoco

Motivo per cui molti tentennano.

e non hanno tutti i torti, purchè si tenga presente che...

Un reattore nucleare epr costa 5 miliardi di euro e occupa 100 ettari.

L' equivalente in energia solare costa 80/85 miliardi di euro e occupa 20.000 ettari di territorio.

Non avrei mai pensato di linkare Mucchetti.

Duetti a tre

Hans Reichel e Wadi Gysi sono due tra i chitarristi più inventivi e abrasivi sulla scena, il loro incontro faceva prevedere fuoco e fiamme agli appassionati.

C' ha pensato Fredi Bosshard a gettare un secchio d' acqua gelata sul battagliero duo.

Ma un duo chiatarristico non si compone di due chitarristi, ovvero Hans e Wadi? Chi è dunque questo Fredi, da dove spunta? Come puo' costui condizionare così pesantemente l' esito finale dell' opera?

Semplice, è l' ingegnere del suono a cui ci si è affidati.

Il "produttore" è un elemento decisivo nella musica contemporanea, incide pesantemente sugli equilibri strutturali, anche lui è chiamato a firmare l' opera. Questo è sempre più chiaro nella musica contemporanea.

La bellezza in giardino

Finalmente un vero regista.

Al ritmo dei Mr., Miss, e Ms., i dialoghi si ascoltano solfeggiando, e lo stesso vale per le immagini: tutto è contappunto di tutto. tutto invidia la musica.

Doppiaggio magistrale. Viene voglia di consigliare agli inglesi la versione italiana sottotitolata in inglese.

Mr. Neville è impegnato a mettere la realtà del giardino su carta millimetrata, Nyman fa lo stesso con la musica Barocca. Ma questi "geometri" che vogliono montare il mondo quasi fosse una libreria Ikea, rimarranno fagocitati.

Non solo il mondo eccede l' abile pennello, nemmeno l' arte con tutte le allegorie che porta con sè sono alla sua portata.

E qui si giunge alla metafora poetica del film: il portatore d' arte non è chiamato a "comprendere" la sua arte, i servigi dell' artista si fermano ben prima, quando il gioco si fa duro lui non serve più. Detto con provocatoria sintesi: l' Intelligenza e la comprensione delle cose è incompatibile con la capacità di produrre bellezza.



p.s. vlad, l' evocata similitudine tra carpe e cattolici è per me misteriosa; devo anche dire che trattasi del classico film da "rivedere" più che da "vedere". Quindi, alla prossima sessione.

Tra le nuvole



Personalmente mi sento di promuoverlo: dialoghi accettabili, buon ritmo nel racconto, e poi c’ è George che fa tutte le sue faccine.

Ma soprattutto ci sono i dubbi che la storia ci lascia in eredità. Uno in particolare.

Quando avviene la “conversione” dello squalo brizzolato? Due ipotesi.

1. Quando rischia a sua volta il licenziamento. Per far capire a Natalie quanto le tecnologie internet siano insufficienti, Ryan è costretto ob torto collo ad esaltare la componente umana della sua missione e quindi la presenza sul posto del tagliatore di teste. Tutti questi discorsi risvegliano una sensibilità sopita. Anche altrove, con il Jimmy riluttante al matrimonio, Ryan è costretto ob torto collo ad esaltare i valori che non ha scelto: la potenza della sua retorica sembra lontana dall’ artificio e fa effetto anche su di lui.

2. Quando s’ innamora: si rende conto che c’ è un genere di sentimenti che non puo’ essere vissuto né come lavoro, né come evasione.

La seconda alternativa sembra più promettente ma ha il difetto di non amalgamare le due storie (lavoro e sentimenti). Un legame ci dev’ essere visto che Ryan schizza dalla bionda mollando a metà una conferenza dove, relatore, si scopre scettico sul suo stesso cinismo.

C’ è poi una terza alternativa: Ryan non si “converte”.

Come chi punta sugli affetti puo’ andare incontro a disincanti, per esempio un matrimonio che va male (quello della seconda sorella); così chi punta sulla carriera ha le sue delusioni: una storia d’ amore che si rivela autentica ma non puo’ essere vissuta fino in fondo.

La terza alternativa seduce, anche se Sara dubita che il film esprima una simile simmetria: e i discorsi a senso unico dei licenziati confermano ("senza amici e famiglia sarei stato un uomo finito"). Eppure Ryan ricomincia la sua vita, con maggior disincanto ma la ricomincia con una certa speranza.

Le mille miglia non possono essere un mito ma forse, e qui il film si salva, neanche la famiglia deve esserlo: non tutto va investito lì; aspettative troppo alte potrebbero lasciarci di sale e con un muso non meno lungo di chi riceve la carta gold dei super-viaggiatori.



P.S. a proposito di carta gold. Il capitano dell’ aereo mi ha ricordato un casino il cantastorie del grande Lebowski, così solerte a scendere in campo per una pacca sulla spalla all’ eroe scornato e a dire: anche questa è l’ America.

P.S. un picolo regalino per davide:

venerdì 25 giugno 2010

Il taglio della spesa è recessivo?

Si è aprte la guerra per capire se abbassare la spesa pubblica sia una misura recessiva.

Alcuni ne parlano facendo i finti tonti (Krugman), e a smascherarli ci pensa Landsburg.

Altri sembrano più disposti a ragionare sulla cosa (Wolf), e a precisare ci pensa Alesina.

Seconda traccia: la musica come anti-battesimo

Non vedo come avrei potuto trascurare il tema sulla "funzione della musica", la materia mi appassiona da sempre.

Aristotele diceva che la musica serve ad "educare". Ok, ma si puo' "educare" anche ricorrendo ad altro, e forse con ancor più profitto.

Aristotele diceva poi che la musica serve alla ricreazione e al riposo. Anche qui le alternative non mancano, penso ai centri fitness.

Osservo solo che la musica è un linguaggio, ma anche come tale sembra piuttosto grezzo nella sua vaghezza: non si riesce mai ad indicare nulla di preciso, gli equivoci sono sempre in agguato, anzi, a volte sono i benvenuti.

Di più, quando la musica è "descrittiva" in modo patente, quando aumenta la precisione dei suoi riferimenti, sembra deprezzarsi e peggiorare come arte.

Più che essere un linguaggio, la musica "mima" un linguaggio. Guardate la TV senza volume e vedrete la parte mimica del linguaggio.

No, la musica non puo' essere semplicemente un linguaggio da apprendere, sarebbe necessariamente un linguaggio "amputato". Scartiamo questa ipotesi.

Penso invece che l' ascolto abbia a che fare con l' arte del "battesimo". La musica sarebbe un battesimo al contrario.

Nel battesimo scegliamo un nome e lo associamo a qualcosa che ci sta davanti, nell' ascolto noi scegliamo una cosa e la uniamo ai nomi che la musica ci fornisce, una musica inventiva ce ne fornisce parecchi e inaspettati.

Scovare cio' che sta dietro un nome vuol dire attribuire "significati" a quel nome, scovare i nessi di una struttura vuol dire attribuire "senso" agli elementi di quella struttura.

Alcuni nell' ascolto si accontentano di questa seconda attività, si capisce come per costoro - i "cacciatori di senso" - la musica possa ben ridursi ad educazione ed intrattenimento (enigmistico).

Solo chi privilegia la prima attività - i "cacciatori di significato" - fa esperienza vera dell' ascolto, un' esperienza quasi religiosa.

Se la musica venisse composta per i "cacciatori di senso", avrebbe una concorrenza agguerrita e spesso qualitativamente superiore. Ma ai "cacciatori di significato" non resta che aggrapparsi alla musica, è l' unica via a disposizione per il mistico part-time.



giovedì 24 giugno 2010

E di cosa dovrei meravigliarmi?

Il mondo sembra procedere secondo un ordine... meraviglioso.

Per qualcuno non puo' essere un caso, deve esistere da qualche parte un Dio architetto. L' argomento è noto.

E qui lo scettico si scatena, a volte prima ancora di capire.

Se tiro un dado 1000 volte otterrò una certa sequenza di numeri, qualcuno potrebbe giudicare "meraviglioso" che sia uscita proprio QUELLA serie e non un' altra, eppure noi tutti sappiamo che sarebbe stupido pensare ad una COINCIDENZA: la meraviglia di cui sopra avrebbe riguardato QUALSIASI sequenza fosse uscita.

Come se non bastasse, l' economia prima e l' evoluzionismo dopo ci hanno insegnato come la creazione di un ordine possa prescindere dall' esistenza di un pianificatore centrale.

Di cosa mi meraviglio allora? E' proprio stupido il mio sentimento?

In realtà mi meraviglio della mia comprensione.

La mia mente afferra l' ordine del mondo. E' un po' come se nella mia testa si rispecchiasse l' ordine del mondo. Ma la mia mente non è uno specchio e quella coincidenza che chiamo "comprensione" è qualcosa di meraviglioso.

Con tutti i mondi incomprensibili che si sarebbero potuti "creare" è davvero singolare che io abiti in un mondo che riesco o riuscirò a capire.

Ecco la meraviglia, ecco la coincidenza.

Certo, lo scettico potrebbe osservare che la mia mente fa parte del mondo materiale e non c' è da stupirsi se trova una sorta di coordinamento con esso. In questo senso la mia mente "è" uno specchio, e proprio come uno specchio è fatta della stessa sostanza che riflette.

Certo, ma dicendo questo è lui che, uscendo dall' evidenza, s' incarica dell' onere della prova: tutti noi constatiamo che la nostra mente esiste e non è una bistecca.

A proposito, percorrendo quella via, caro scettico, mettiti gli stivali perchè finisci dritto dritto nel "materialismo", un quartiere piuttosto paludoso.

Ma lo scettico non si dà per vinto: e chi te lo dice che il mondo è "ordinato" e che noi possiamo "comprenderlo"?

Ammetto che in tutto cio' ci sia anche della "fede". E' la fede degli scienziati: perchè mai dovrebbero "cercare" se non credono che esista un ordine?

Libertari agli antipodi

Jennifer Roback Morse è una studiosa libertaria che in questo saggio esalta le virtù della famiglia tradizionale.

"... a society where sex and child-rearing occur primarily within conventional marriage is more desirable than what we are moving towards, a society of casual hook-ups, single mothers, and court-enforced rules on child support, visitation rights, and the like..."

Ma quale linea argomentativa puo' mai scegliere un libertario per esaltare questo valore?

Nel caso della Morse il ragionamento è semplice: fuori dalla famiglia tradizionale dilaga la precarietà e il bisogno... quindi più welfare, quindi più Stato.

Difendiamo (sussidiandola?) la Famiglia Tradizionale e avremo meno Stato.

Non mi convince per niente. La Morse sembra detenere giudizi infallibili sulla famiglia piuttosto che convinzioni.

Anch' io, come lei, ritengo che la Famiglia Tradizionale sia la soluzione più efficiente per la convivenza in questa valle di lacrime, ma ne concludo che, dunque, dovrebbe imporsi da sè come forma organizzativa, purchè possa competere lealmente con le alternative.

La mia conclusione è dunque opposta: attacchiamo il welfare e avremo meno stato e più Famiglia..

Cosa c' è che non va?

Oggi l' amorevole Stato italiano spende in media per la salute di ciascuno di noi circa 4.000 euro all' anno (grandi, piccoli, ricchi e poveri).

Non poco.

Siccome è Lui che spende per Noi e non Noi che spendiamo per Noi, c' è un inconveniente: perdiamo il diritto ad ammalarci.

La cosa è seccante perchè comporta un controllo sui comportamenti continuo nella pratica ed infinito in teoria.

Tra poco sarà il nostro "benefattore2 a decidere cosa mangeremo a colazione o ad ordinarci la Pizza. Tutto perfettamente logico.

Facciamo allora quattro conti.

Ma non si puo' lasciare la gente stipuli un asicurazione obbligatoria?

D' accordo, se l' assicurazione è obbligatoria le tariffe saranno piuttosto sostenute.

Vi preoccupate di chi non ce la fa? Ma i meno abbienti potrebbero ricevere dallo stato un voucher da 4.000 euro.

Una famiglia di 4 persone riceverebbe 16.000 euro (32 milioni delle vecchie lire). Con queste cifre ti fai un' assicurazione con i fiocchi.

Ah, dimenticavo che la cosa consentirebbe di abbassare le tasse. Di quanto? Poco meno di 4.000 euro a testa (contando tutti, anche i neonati).

Diciamo che il carico fiscale di una famiglia di 4 persone si alleggerirebbe di quasi 16.000 euro (32 milioni delle vecchie lire).

Cosa c' che non va in quanto detto?

C' è innanzitutto che non si farà mai: una pletora di personaggi campa con l' attuale sistema e opporrà resistenze sia palesi che occulte.

mercoledì 23 giugno 2010

Prima traccia

Alla prova di maturità avrei fatto il tema sugli UFO. Wow, che sballo.

Il paradosso di Fermi mi affascina: visto il numero di pianeti disponibili ad accogliere la vita, la probabilità di civiltà più avanzate della nostra è alta (equazione di Drake), anche lanciare segnali nell' universo è relativamente facile. Dove sono dunque "loro"?

Se non si mostrano, dice qualche Cassandra, è segno che le civiltà più avanzate della nostra collassano. Cio' risolve il paradosso e in più prevede anche il nostro destino.

Ma Cowen "risolve" in altro modo: una civiltà più avanzata della nostra tende all' introversione piuttosto che all' estroversione.

Anche per questo diventa via via meno interessata a proiettare segnali all' esterno.

Ma guardiamoci adosso: non siamo già tutti con la testa nel pc anzichè al cielo.

La "tendenza" è plausibile e il processo è definibile con sfumature differenti.

Connotazione negativa: le civiltà più avanzate diventano sempre più autistiche.

Connotazione positiva: le civiltà più avanzate si dedicano alla vita interiore.

Per me entrambe le definizioni sono positive: dell' autistico prendiamo il buono.

Ecco risolto il paradosso di Fermi senza dover introdurre apocalissi sanguinolente.

Qualcuno ha voglia di svolgere gli altri temi?

Il federalismo pervertito

Un tempo, in epoche pre-internettiane, un pendolare "colto" si sarebbe intrattenuto durante il viaggio con la "migliore" e più autorevole stampa sfornata nel bel paese: "Corriere della Sera" e "Repubblica".

Con letture del genere sarebbe venuto a conoscenza di tante cose, per esempio dei costi del federalismo. Sul punto si sarebbero mossi per lui addirittura le colonne dei due giornali.

Massimo Giannini (Repubblica):

"... per assicurare il passaggio al federalismo nelle materie strategiche... occorrerebbero quasi 133 miliardi di euro... anche a voler dimezzare... il federalismo fiscale costerebbe allo Stato non meno di 60 miliardi..."

Massimo Franco (Corriere):

"... i leghisti esultano... sebbene calcoli ufficiosi parlino di un costo di 130 miliardi di euro..."

Al pendolare colto capita raramente di riscontrare un accordo tanto ferreo tra due testate che si prendono sempre a testate. Evidentemente le cifre sono ineludibili.

Il pendolare colto avrebbe poi concluso: cavolo, ma questo federalismo è caro come il fuoco. Meglio andarci piano.

Il figlio del pendolare colto è un pendolare un po' meno colto e non gli piace spendere per l' informazione, tuttavia ogni mattina non rinuncia a leggere il "suo" giornale così come si autocompone sul cellulare sulla base delle fonti decretate interessanti dal proprietario.

Questa mattina, sui costi del federalismo, c' è Massimo Bordignon:

"...Massimo Giannini... ha preso fischi per fiaschi, confondendo la spesa attuale delle Regioni... con la nuova spesa che si dovrebbe devolvere alle Regioni, dimenticando che se i 133 miliardi costituiscono la spesa attuale, vuole dire che tributi propri regionali e trasferimenti già la finanziano, e non c'è dunque nessuna necessità di nuovi finanziamenti in vista..."

Ma come, la "stampa più autorevole" ci dice quanto spendono oggi le Regioni e chiama quella cifra "costo del federalismo"?

Lo so, lo so, probabilmente siamo di fronte solo ad una perversione del linguaggio a fini propagandistici, ma siamo anche di fronte anche a "testate autorevoli e in posizioni ideologicamente contrapposte".

Già, questa è la triste verità di un' epoca oscura in cui anche i pendolari colti erano lasciati galleggiare nella loro ignoranza. Per fortuna i figli faranno luce, e non per merito loro quanto dei mezzi di cui dispongono.

P.S. stamattina nel giornale autocompostosi sul telefonino del figlio del pendolare colto compariva anche Alberto Luisani che si divertiva con la storiella di cui sopra.




martedì 22 giugno 2010

Does science make belief in God obsolete?

Interessante carrellata di pareri.

Dico la mia.

Se la nostra conoscenza si riducesse a quella scientifica, probabilmente si imporrebbe una visione materialista.

Ma il materialista non puo' dare significati soddisfacenti alla parola "vero": come puo' essere vero un "giudizio" se lo si equipara ad un sciamare di atomi?

Il vento d' autunno spazza le foglie sul selciato e le raggruppa in cumuli dalla disposizione variegata. Come puo' un cumulo essere "vero" e l' altro "falso"?

Eppure i "giudizi", per come li vede il materialista, non sono altro che disposizioni di atomi che si cumulano nel cervello in osservanza alla stessa necessità e alla stessa casualità delle foglie autunnali.

E adesso una questione semplice: la scienza puo' fare a meno della parola "vero"? Secondo me no. Magari puo' rininciare al concetto di "giusto", ma non a quello di "vero".

Per questo non trovo obsoleta l' idea di Dio.

cacciatori di teste alle prese con le statistiche

Non si puo' certo dire che chi esce dalle università più "prestigiose" abbia poi una resa altrettanto "prestigiosa" una volta collocato nel mondo del lavoro. Parlano i fatti.

Ma la cosa puo' essere spiegata con una teoria dell' accademia di stampo hansoniano.

Più difficile spiegare come mai le aziende siano dispote a pagare lautamente questi cadetti. In fondo il mondo delle aziende non dovrebbe cascare nell' illusione ottica prodotta dal mondo accademico.

Si è risposto che vantare un certo personale "faccia figo". Risposta, bisogna ammetterlo, non molto soddisfacente.

Ma forse le cose stanno cambiando e non è più necessario giustificare alcunchè:

"... quando controllo un curriculum non controllo necessariamente il voto di laurea e il tempo per conseguirla..."

Parla un "reclutatore" intervistato sul Corriere.

Relax

Caplan sul WSJ:

Many find behavioral genetics depressing, but it's great news for parents and potential parents. If you think that your kids' future rests in your hands, you'll probably make many painful "investments"--and feel guilty that you didn't do more. Once you realize that your kids' future largely rests in their own hands, you can give yourself a guilt-free break. ...In fact, relaxing is better for the whole family. Riding your kids "for their own good" rarely pays off, and it may hurt how your children feel about you.

Father's Day is a time to reflect on whether you want to be a parent--or want to be a parent again. If you simply don't like kids, research has little to say to you. If however you're interested in kids, but scared of the sacrifices, research has two big lessons. First, parents' sacrifice is much smaller than it looks, and childless and single is far inferior to married with children. Second, parents' sacrifice is much larger than it has to be... Instead of trying to mold your children into perfect adults, you can safely kick back, relax and enjoy your journey together--and seriously consider adding another passenger.

Posner so voucher e charter

Buona evidenza ma non definitiva.

Ci sono charter che non vanno... poco male, si chiudono... prova a chiudere una pubblica che nopn va!

Serve un mix.

http://www.becker-posner-blog.com/2010/10/the-value-added-teacher-reform-programposner.html

Basta poco, che ce vo'?

Alcuni ritengono che la passione per le scienze possa allentare la nostra fiducia nel libero arbitrio.

In effetti le "scoperte" si susseguono e per come vengono riportate sembra riducano lo spazio entro cui si esercita la libertà di scelta di ciascuno di noi. Già in molti ritengono che questo spazio non esista in modo sufficiente per alloggiare un qualche ghost in the machine.

La scienza però ci dice anche che il frullo d' ali di una farfalla in Giappone causa cataclismi nelle Americhe? Piccoli effetti hanno grandi effetti.

Insomma, la scienza ci dice che c' è poco spazio per il libero arbitrio, ma ci dice anche quanto poco spazio occorra ad esso per operare veri e propri sconvolgimenti.

Spero che nessuno rinunci alla scienza in preda a timori e diffidenze infondate.

lunedì 21 giugno 2010

!?

“La sinistra italiana dà l’impressione di essere ormai la parte più reazionaria del paese. In pratica, ha cominciato a fare resistenza al malcostume, alla degenerazione, e pian piano questa è diventata la sua caratteristica principale, che è tracimata anche sul costume, su ogni forma di cambiamento, di accadimento. Ha trasformato il “resistere, resistere, resistere” in una tignosa resistenza a tutto. Che è diventata senso di estraneità. Dà l’impressione, al resto del paese, di giudicarlo male qualsiasi cosa provi a fare; di essere scandalizzata, a volte inorridita. Alla sinistra italiana, nella sostanza, non piacciono gli altri italiani. Non li ama. Sente di essere un’oasi abitata dai migliori, nel mezzo di un paese estraneo. Di conseguenza sente di non avere nessuna responsabilità. Se l’essere umano di sinistra sentisse una correità, non penserebbe di voler andare a vivere in un altro paese, più degno di averlo come cittadino. Però, a quel paese che non le piace, che non può amare, del quale non sente di far parte, e che osserva inorridita ed estranea, che mette in soggezione di continuo e al quale ricorda che se potesse non ci conviverebbe mai, la sinistra italiana a ogni elezione, è costretta a chiedere il voto. Vuole, cioè, che quella parte di paese che disprezza, si affidi alle sue cure. Ciò che puntualmente non avviene. E poiché non avviene, la sinistra italiana si indigna di più, si estranea di più e ritiene di essere ancor meno responsabile di questo paese di cui non sente di far parte”.

Dall' Unità.

!?gulp!?

Lui si chiama Francesco Piccolo. Da tenere d' occhio.

La "grande divergenza" che creò l' Occidente

Occidente... radici... una questione infinita.

Anche gli economisti ora scavano a mani nude nella storia.

Chi indaga con metodi quantitativi sulla "grande divergenza" tra Europa e Cina, rende omaggio al ruolo decisivo della Chiesa Cattolica medioevale:

"The Chinese clan is a kinship-based hierarchical organization in which strong moral ties and reputation among clan members are particularly important in sustaining cooperation. In Medieval Europe, by contrast, the main example of a cooperative organization is the city. Here cooperation is across kinship lines and external enforcement plays a bigger role


In Europe...tribal tendencies were gradually undone by the Church which...advanced a marriage dogma that...discouraged practices that sustain kinship groups, such as adoption, polygamy, concubinage, marriages among distant kin, and marriages without the woman's consent. By the ninth century, the nuclear family predominated."


versione (ancora) gated

Perchè combattere l' evasione

Perchè combattere l' evasione fiscale?

E' una crociata che non mi entusiasma, cio' non toglie che nel dismetterla non sia il caso di prestare attenzione a non gettare il bimbo con l' acqua sproca.

Per rispondere alla domanda...

Innanzitutto non sembra proprio un affare relativo al benessere economico: combattere l' evasione aumenta la pressione fiscale e RIDUCE il benessere sociale.

E' lecito avere dei dubbi su quanto appena detto finchè le aliquote complessive si aggirano intorno al 10% del reddito. Oltre sarebbe da stolti.

Escludo poi anche la questione etica: se la tassazione puo' essere configurata come un' estorsione, sfuggirvi è consentito, se non doveroso.

Capisco che chi resta "impigliato" nella rete fiscali possa guardare con invidia e risentimento a chi sfugge, ma l' invidia appartiene agli animi meno nobili e non merita la considerazione di chi invece ha a cuore solo la Giustizia.

L' evasione è però anche una violazione di legge; se troppo diffusa contribuisce a svalutare la legge in genere, comprese le buone leggi. Questo è un argomento da non sottovalutare.

Anzi, direi che è l' unico.

Ho estratto dunque il bambino, è un minuscolo settimino ma è pur sempre un bambino di cui, specie chi abita in un paese dove prevalgono le buone leggi sulle cattive, deve tener conto.

link

La nuova guerra santa sarà contro l' amicizia?

Il monopolio della scuola statale è pericoloso (anche) perchè produce indottrinamento e conformismo.

A volte queste paure suonano esagerate, specie all' orecchio di chi è già indottrinato.

Eppure, quando si cerca di pompare il mito della "legalità" o della "Costituzione", quando si disegnano diete e linguaggi su misura, a cosa siamo di fronte? Sarebbe meglio "pompare" le tabelline, ma questo lo dice l' ingenuo, lo dice chi si dimentica che la scuola di stato ha come padrone lo stato.

Finchè il nemico è la Mafia passi, ma ora il nemico di alcuni pedagogisti sembra essere l' amicizia tra bambini, specie se profonda: si preannuncia una guerra al "miglior amico". L' amicizia, infatti, "esclude". NYT:

“I think it is kids’ preference to pair up and have that one best friend. As adults — teachers and counselors — we try to encourage them not to do that,” said Christine Laycob, director of counseling … “We try to talk to kids and work with them to get them to have big groups of friends and not be so possessive about friends.” … If two children seem to be too focused on each other, the camp will make sure to put them on different sports teams, seat them at different ends of the dining table or, perhaps, have a counselor invite one of them to participate in an activity with another child whom they haven’t yet gotten to know. …

Such an attitude worries some psychologists who fear that children will be denied the strong emotional support and security that comes with intimate friendships. …

School officials admit they watch close friendships carefully for adverse effects. “When two children discover a special bond between them, we honor that bond, provided that neither child overtly or covertly excludes or rejects others.”


Meglio 10 conoscenti che un amico. L' amicizia isola e, forse, non giova alla conformità così avidamente ricercata nelle scuole. Tutto si tiene.

sabato 19 giugno 2010

C' è qualcosa che non va in Giorgio Israel

Giorgio Israel è un intellettuale che seguo costantemente, ce ne sono così pochi che ripagano dello sforzo.

Le mie idee collimano quasi sempre con le sue. In realtà le mie più che idee sono intuizioni, parlerei quindi di sensibilità comune.

Prendete per esempio l' articolo sulla medicalizzazione della società, sarebbe da incorniciare.

Un altro suo cavallo di battaglia che condivido in toto è la battaglia contro i feliciometri e affini.

Israel ha trasferito questa sua sensibilità umanistica nel campo dove opera, la scuola.

Come misurare la preparazione di un ragazzo? Come misurare la qualità di un insegnate?

Israel ride di chi ci prova ad applicare metodi quantitativi a questi problemi ed etichetta costoro come "esperti del nulla". Mi unisco volentieri alla sua pernacchia, in fondo mi fa comodo.

Solo che poi in Israel subentra qualcosa che non va.

Chi è scettico sulle "misurazioni oggettive" applicate all' uomo, conclude poi in favore della libertà dell' uomo: poichè in un certo campo non esiste un criterio oggettivo, che ciascuno scelga la sua via.

Israel però mi sembra scettico anche sulla libertà, e qui si chiude il suo paradosso.

E' come se dicesse: non esiste una soluzione oggettiva, quindi la soluzione per te la scelgo io. Chi non vede il lato inaccettabile della vicenda così prospettata?

Non esiste un modo oggettivo per stabilire la qualità degli insegnanti, quindi i tuoi insegnanti li decidiamo noi per te. E' difficile obiettare ad un' affermazione del genere, soprattutto perchè ci suona insensata. Infatti nessuno osa farla esplicitamente, ma non è forse sottesa in chi rifiuta l' oggettività per mantenere l' autoritarismo?

Israel rinuncia all' oggettività di certe misurazioni (bene) ma non rinuncia a forme di autoritarismo (male) per quanto lui stesso contribuisca a smontarne i supporti. Forse è uno strascico delle ideologie che ha frequentato in passato.

Ma solo se c' è oggettività puo' avere un senso l' autoritarismo, solo se c' è una soluzione oggettiva vale la pena di imporla a tutti. In caso contrario, è la libera ricerca ad avere molto più senso.

Ma Israel non si rende conto che l' oggettività di taluni criteri di valutazione è sbandierata, non tanto perchè esista veramente qualcosa del genere, quanto perchè è necessaria a giustificare la scuola unica: statale, obbligatoria per tutti, con un unico programma?

Che senso avrebbe rinunciare a quell' oggettività per poi continuare a perorare il monopolio statale sull' istruzione? Se non esiste l' oggettività dei numeri a garantire che quella è la via migliore, non ha più senso che quella via detenga il monopolio e sia l' unica da percorrere.

Eppure dovrebbe rendersene conto. Prendiamo il caso degli insegnanti, lui afferma che non esiste un criterio oggettivo per valutarli. Bene, per "responsabilizzare" quei soggetti la soluzione liberale s' impone: valuteranno i clienti di quell' insegnante secono i loro criteri soggettivi e l' insegnante dovrà "farsi preferire" se vuole lavorare. Ma Israel nicchia, la soluzione liberale non gli piace, vorrebbe salvare forme di autoritarismo, cosa resta? Resta l' auto-responsabilizzazione degli insegnanti, una soluzione in stile kolkhoz. Non mi pare si possa fare molta strada con l' auto-responsabilizzazione dei sindacati. Detto da un insegnante, oltretutto, sembra un po' una presa in giro.

Relax

Caplan sul WSJ:

Many find behavioral genetics depressing, but it's great news for parents and potential parents. If you think that your kids' future rests in your hands, you'll probably make many painful "investments"--and feel guilty that you didn't do more. Once you realize that your kids' future largely rests in their own hands, you can give yourself a guilt-free break. ...In fact, relaxing is better for the whole family. Riding your kids "for their own good" rarely pays off, and it may hurt how your children feel about you.

Father's Day is a time to reflect on whether you want to be a parent--or want to be a parent again. If you simply don't like kids, research has little to say to you. If however you're interested in kids, but scared of the sacrifices, research has two big lessons. First, parents' sacrifice is much smaller than it looks, and childless and single is far inferior to married with children. Second, parents' sacrifice is much larger than it has to be... Instead of trying to mold your children into perfect adults, you can safely kick back, relax and enjoy your journey together--and seriously consider adding another passenger.

Para-guru

Grasso sistema Diaco (facile) e Mura (difficile).

Già che c' è tira la mazzata d' ordinanza a Bulbarelli.

Non poter optare per il silenzio, questa è la tragedia di chi si presenta in TV oggi.

Oggi, perchè ieri era possibile, vengono in mente le telecronache silenziose di Nicolo' Carosio.

venerdì 18 giugno 2010

Tra Jungla e Cosmo

Tra jungla e cosmo si dimenano i Land of Kush, è probabilmente un omaggio a Sun Ra e al suo visionario fumettone intergalattico.

Le chitarre incalzano simulando le kore di mamma africa, tutto il resto mima la flora ipertrofica della Jungla, con il flauto che mantiene la placidità dei fiumi.

La variazione troppo irregolare produce effetti di monotonia ipnotica. Lo sa bene chi si ferma ad ascoltare il "sonoro" del bosco. Chi ama queste esperienze di "sound-watching", gradirà il capanno messo a disposizione dagli afro-canadesi.

Si avvista un sax baritono, irrompe sulla scena come un torello che sgabbia nell' arena; chi non abbia ancora realizzato quanto possa essere pastosa la sua parlata, qui puo' chiarirsi le idee.

Il deserto pressato in metropolitana

Dov' è la vita che abbiamo perduto vivendo?

Dov' è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?

Dov' è la sapienza che abbiamo perduto nell' informazione?

Il deserto oggi è pressato nelle metropolitane.




Eliot, con la sua denuncia della modernità, sembra portare acqua al mulino di Davide. Anche se le diffidenze del poeta risalgono agli anni trenta.

Ieri sera all' auditorium abbiamo ascoltato i Cori de "La Rocca". Un componimento richiesto e scritto per la raccolta di fondi da destinare alla costruzione di una chiesetta nei sobborghi londinesi.

Il raffinato bardo alle prese con versi dalla semplicità popolareggiante? Gli ammiratori che conoscevano Eliot come amante di simbologie cifrate dall' impegnativa decriptazione, stupirono. E così fecero amici ed esegeti che alla prima si ritrovarono mescolati con le vecchiette e le comitive che scendevano dai torpedoni.

Non parliamo poi del salotto di fighetti con a capo Virginia Woolf - uno di quelli in cui non puoi stare a tuo agio se non sei mezzo frocio e/o mezzo socialista: lo bandì con tanto di taglia.

Rondoni, amabile commentatore della serata, creava ancora più attese dell' attore nell' occhio di bue.

La "Rocca" è la "Chiesa" e nell' Auditorium Rondoni ha fatto risuonare il famoso interrogativo eliottiano: è l' Uomo che abbandona la Chiesa o viceversa?

Risposta di Rondoni: tutt' e due le cose. Già, anche la Chiesa abbandona l' Uomo, per esempio quando lo annoia, quando si rende pallosa (magari facendosi bastare una fede tiepida), quando (altro esempio illuminante) s' inventa il "rock cristiano" e tu capisce che quando il rock è palloso, allora è "cristiano".

Ma c' è una diatriba forse ancor più seria e riprende quanto dicevo in apertura, ad un certo punto il poeta americano denincia i:

"sistemi sociali talmente perfetti dove nessuno ha più bisogno di essere buono".

Posto che sistemi del genere probabilmente non esistono, ammettiamo che il SISTEMA 1 richieda per funzionare una dose di "bontà" e "rettitudine" maggiore che il SISTEMA 2.

Quale "sistema" deve preferire il buon cattolico?

La mia risposta è "2".

La bontà che possiamo esprimere in "2" ha più valore, è un PURO frutto della ragione e della fede.

La bontà espressa in "1" è invece sospetta, potrebbe essere inquinata dalla necessità.

Un po' come il matrimonio: sono contento di essermi sposato in Chiesa e di averlo fatto oggi. Sono contento perchè oggi la cosa è meno scontata.

Il Poeta, lanciando la sua maledizione, sembra di diverso avviso, sembra "rimpiangere".

Ecco, chi sta dalla parte del poeta, non farà fatica a comprendere ed accettare il semplice fatto che esistono cose difficili da misurare, cose come la felicità, l' amore eccetera.

Sarebbe bene ricordare loro che neanche la fede si puo' misurare, e "contare" i fedeli serve a poco. Chi puo' dire allora che oggi non ci sia più fede che nel passato da molti rimpianto?

Strategie per difendersi dal postulante armato

Finiti i soldi che gli altri vogliono darci, tutti noi ci mettiamo in caccia dei soldi che non vogliono darci. Come prevede la "legge del bar", il capuccino finisce sempre prima della brioche, dobbiamo quindi trovare altre tazze in cui puciare.

Considerato che ormai le democrazie hanno adottato il principio per cui "la legge non è uguale per tutti", il modo più onorevole per "puciare" consiste nel puntare su una "leggina" su misura. E se proprio serve una foglia di fico, c' è sempre la solita parolina passpartout che apre (scardina) tutte le porte: "utilità sociale".

Ma sostenere che, guardacaso, proprio quello che facciamo noi è di "utilità sociale" non è facile, ci vuole una certa faccia tosta, molti potrebbero vergognarsi.

In questo periodo la "faccia tosta" più in voga è quella di professori e ricercatori in genere. Anche nel corso della recente manovra si è chiesto a tormentone di risparmiare la ricerca.

Ma quando è un professore che chiede soldi per l' Università o un ricercatore per la ricerca, io resto piuttosto perplesso; il mio primo pensiero, prima ancora che ai dati, va alla figura metaforica del bottegaio che loda la sua merce.

Il secondo va agli studi numerosi ma mai pienamente convincenti sulla vera utilità dei servigi resi da tali personaggi.

Se la credibilità di certi lavori che esaltano la "ricerca" fosse da prendere sul serio, allora sapremmo con certezza pressochè assoluta che la pena di morte è un deterrente efficacissimo (15/20 vite salvate per ogni esecuzione) e che "more gun less crime" tutta la vita!

Ma nonostante la debolezza delle pezze giustificative presentate, è difficile trovare materiale a discredito di tali studi, visto che dovrebbe essere fornito proprio dalla lobby che ne sarebbe colpita.

Eppure qua e là, di tanto in tanto, qualcosa affiora:

"... spending on science is one of the best ways to generate jobs and economic growth, say research advocates. But … the evidence behind such claims is patchy..."

Vale la pena, specie per i più invasati, di leggee tutto.

n.b. visto a cosa serve l' economia!

giovedì 17 giugno 2010

L' argomento di Mr. Reid: il trionfo del buon senso

Poche rughe, nonostante i secoli. Senz' altro il più solido in circolazione per giustificare la base razionale della credenza religiosa.

Eccolo servito.

Credenziali: tappò la bocca ad Hume. Basta?

Il caso Luttazzi

Luttazzi si avvita su se stesso, l' accusa di plagio sembra averlo colpito e affondato.

Non si tratta dei cigni di Baalal, non si tratta di casi estemporanei ma di un metodo su cui si è costruita una carriera.

Ormai è un caso-umano, un caso per Diana.

Ad andarci di mezzo non è più lo pseudo-rivoluzionario con pretese da stipendio fisso ma il comico stesso, quel comico che anch' io ho ammirato.

E da ammiratore mi tocca fare il topolino che abbandona la nave. In quanto tale ritrovo i miei sentimenti ben espressi dall' illustre (ex) concittadino.

mercoledì 16 giugno 2010

Polveroni ad uso e consumo

Se gli ospedali privati facessero concorrenza a quelli statali, la Sanità non puo' che trarne un beneficio complessivo.

E infatti la Lombardia, dove questa soluzione è stata adottata, vanta ora uno dei sistemi più efficienti del paese.

Eppure il sistema non produce ancora come potrebbe, delle pecche persistono.

No, non sarà certo la Gabanelli a parlarne, la cosa sembra non portare acqua all' ideologia che la ispira.

Molto semplicemente gli ospedali statali si ostinano a non stilare un bilancio conforme ai crismi della trasparenza richiesti al privato.

Come mai?

Bè, mi sembra logico: intorbidando le acque l' imbarazzante confronto diventa molto meno immediato. Questo garantisce la loro sopravvivenza.

Anarco-neo-colonialismo

Mischiando anarchia e neo-colonialismo, l' economista Paul Romer vuole sconfiggere la povertà nel mondo.

La sua idea si chiama charter city, prevede che nei paesi più ricchi si formino delle compagnie private in grado di produrre e applicare leggi. Questi soggetti, appena capita l' ocasione propizia, acquisteranno o prenderanno a nolo delle città-enclave nel Terzo Mondo, quelle che si offriranno a loro, si pensa le più disperate.

Acquistata la "materia prima" cercheranno di farla fruttare riscuotendo la loro commissione e rinnovando, se il caso, il contratto. In fondo governare bene e rendere prospero un territorio è un affare estremamente allettante.

L' idea è già all' opera in Magadascar, vediamo come andrà e cosa bisogna rettificare (qui un primo resoconto).

I problemi sono tanti ma come si puo' non fare il tifo per Paul e per la sua "truly win-win solution"?

The Horribly Slow Murderer with the Extremely Inefficient Weapon

Niente asce, niente motoseghe, niente mani di forbice... solo un cucchiaio.

Parte 1



Parte 2

Perchè credo nel soprannaturale

Esistono due tipi d' incorenza, una logica e una legata ai comportamenti (predicare e razzolare). Il pensiero "Naturalsta" detiene il triste primato di possederle entrambe.

Cominciamo dalla prima.

1.

"Se i miei processi mentali sono determinati interamente dal movimento degli atomi, non c' è ragione per supporre che le mie convinzioni siano vere... e dunque, tra l' altro, non ho nemmeno motivo di supporre che il mio cervello sia composto solo da atomi" Prof. Haldane.

Il Naturalista dichiara di offrire un completo resoconto della mente, salvo dirci che la mente ha ben poco a che fare con la comprensione di una verità, compresa la mente con cui lui sembra aver "capito" tante cose. Vorrebbe aver ragione dicendoci che la ragione non esiste. E come insiste!

I naturalisti più "disperati", in effetti, si rendono conto dell' impasse e si limitano a dire "il nostro pensiero è utile" rinunciando ad aggiungere sottovoce "e quindi è vero". La cosa puo' ancora passare inosservata nelle questioni pratiche, ma in questo modo dove finiscono le pretese appena appena elevate della ragione? Dove finisce la conoscenza per la conoscenza, la filosofia, l' ontologia, la teologia... ma sopratutto, dove finisce il Naturalismo!?

Passiamo all' incoerenza nei comportamenti.

2.

Per il Naturalista distinguere il bene dal male è come sbadigliare, è come gradire il formaggio. Le scelte etiche per lui sono solo una voglia, un capriccio, una vale l' altra. Oltretutto non sono nemmeno scelte nel senso in cui noi intendiamo comunemente questo termine.

Una simile visione, bisogna ammetterlo, farà anche venire i brividi ma non è del tutto incoerente.

Peccato che un momento dopo aver riconosciuto che l' etica è solo una pia illusione, ecco i Naturalisti tornare alla carica esortandoci a voler bene al prossimo, a vivere per i posteri, a non picchiare i bambini, ad educare la prole, eccetera. In queste "prediche" sono i più ardenti e sembrano davvero sinceri.

I naturalisti non dovrebberò il Lunedì distruggere la mia venerazione per la coscienza e aspettarsi poi di ritrovarmi in venerazione il Martedì.

Persino scegliere la sopravvivenza sottointende che la vita sia meglio della morte. "Meglio"? E cosa diavolo significa più una simile parola? In termini Naturalistici non sembra traducibile.

Un comando morale non era vero o falso quanto puo' esserlo una nausea o uno sbadiglio?

Forse se lo sono dimenticato e, devo dirlo, meglio così! Meno male che esistono i "Martedì", meno male che esiste l' incoerenza.

***

Si tratta di semplici obiezioni, e quando si tenta una risposta per forza di cose "sofisticata", quelle obiezioni tornano a riproporsi in una forma leggermente più sofisticata. Non si scampa, per me sono convincenti.

Infine, poichè chi non riesce ad essere Naturalista rientra all' ingrosso tra coloro che credono nel soprannaturale, penso che finirò in quella compagnia.

***

Per i tipi Lindau è uscita una nuova edizione di Miracoli di C.S. Lewis. Vale davvero la pena di rinfrescarsi le idee di base prima di entrare in una Chiesa.

martedì 15 giugno 2010

Riscrivere il New York Times

Bisognerebbe farlo fare nelle scuole ("Repubblica" s' incarica di non far mancare la materia prima).

A seguire, il testo politicamente corretto (e andato in stampa).

New York may soon become the first state to offer employment protection for nannies.

The state Senate passed a bill of rights for domestic workers this week, a measure that would require employers to offer New York’s approximately 200,000 household workers paid holidays, overtime pay and sick days.

Supporters say the step will provide needed relief to thousands of women — and some men — who are helping to raise the children of wealthier New Yorkers without any legal workplace rights beyond the federal minimum wage.


A seguire il testo logicamente corretto.

New York state may soon become the first state to restrict employment opportunities for nannies.

The state Senate passed a bill this week that would prohibit New York’s approximately 200,000 household workers from accepting any position that does not include paid holidays, overtime pay and sick days.

Opponents say the step will bring unnecessary hardship to thousands of women—and some men—who have found employment because of labor markets that operate freely, except for constraints imposed by the federal minimum wage.

No such evidence

Perchè un conservatore dovrebbe mai sostenere i matrimoni gay?

Bè, Ted Olson è un reazionario, e lo spiega bene:

If the government supplies and enforces a particular legal contract – marriage – it must do so equally for same- and opposite-sex couples unless it has compelling evidence that same-sex marriage harms an innocent third party (e.g., children). No such evidence exists

Cosa rispondere? Per il "libertatrio" sarebbe semplice: fuori lo Stato dal business dei matrimoni. Ma per il "cattolico"?

Nel bene e nel male

Studiare il ruolo giocato dalle tasse nella storia dell' umanità è molto istruttivo. stringendo all' osso s' impara che:

1. aumenti delle tasse hanno portato spesso a veri e propri collassi sociali (rivoluzione francese, rivoluzione americana, rivoluzione inglese, guerra di secessione americana...).

2. nulla del genere è mai accaduto in seguito ad una diminuzione della pressione fiscale (quasi sempre benefica in termini di ricchezza complessiva prodotta).

3. i collassi di cui al punto 1 sono puntualmente preannunciati da evasione diffusa.

4. non esiste civiltà senza tasse.

Dal punto di vista empirico direi che se ne ricava un chiaro insegnamento: ovunque viviate (nel tempo e nello spazio) reclamare una diminuzione delle tasse vi garantisce di stare dalla parte della Storia, specie quando l' evasione è alta.

E il punto 4? Faccio solo notare che non si dice: niente tasse, nioente civiltà. Più probabilmente: la convivenza prolungata porta necessariamente a forme di sopraffazione.

Il miglior modo d' interpretarlo forse è questo: non è mai esistita una civiltà di uomini perfetti, cio' non toglie che alla perfezione si debba tendere.

P.S. forse la migliore "storia della tassazione" su cui condurre le proprie riflessioni è quella scritta da Charles Adams: "Nel bene e nel mala. L' influsso della tassazione nella storia dell' umanità".

lunedì 14 giugno 2010

Fuori dal mio terreno!

Fuori dal mio terreno musi gialli!

Buoni confini fanno buoni vicini.

Continuando ad essere cio' che si è ci si presenta meglio agli altri.

La via reazionaria all' integrazione tra i popoli. La illustra bene Gran Torino, il film che abbiamo visto l' altra sera.

Sono sempre stato convinto che vivere e accettare l' immigrato non richieda grandi ideali, visto che conviene.

Mi è più simpatico chi si relaziona sfruttando questa convenienza che chi, animato da melensi ideali, al "diverso" si consegna mani e piedi avvinghiandosi a lui per una forma di esibizionismo.**

Clint racconta la "storia" che è nato per raccontare, è una storia western: fatti giustizia da solo e vedrai la Giustizia in faccia, capirai quanto è preziosa e complessa.

Clint racconta la solita magnifica storia del cavaliere solitario: per quanto abbia le mani sporche di sangue il suo animo fiuta il "bene". Per avvantaggiarlo vale la pena di compromettersi (imolarsi) sporcandosele un po' di più.

Con una storia tanto bella passa in secondo piano il fatto che Clint in fondo non è un regista e lo si vede: esempio, che Walt sia un burbero ce lo raccontano per filo e per segno i figli in un dialogo dettagliato all' inizio del film affinchè sia chiaro a tutti. Un vero regista - non è necessario essere Truffaut - si limiterebbe a farcelo vedere in una scena ficcante e breve per passare poi ad altro.

Difetto 1: Clint (Walt) chiacchera e spiega troppo, arriva addirittura a parlare da solo davanti allo specchio per favorire la comprensione di noi poveri spettatori. Proprio lui (Clint), lui che nasce inventato da Leone come contro-cowboy da opporre alla deriva psicologista del western hollywoodiano, come antitesi al pistolero chiaccherone che parlava, parlava e cominciava a far fuori qualcuno (pentendosi) solo nel secondo tempo. Già, ma lì sul set comandava Leone, un vero regista.

Difetto 2: doppiaggio di merda.

** A questo punto mi viene in mente mio papà. Mentre noi con i neo-immigrati facevamo sperimentazioni intrise di idealismo (per esempio ingoiare con il sorriso sulle labbra le porcherie provenienti da tutto il mondo e dire good, good), lui non era certo il tipo che "aprisse le braccia". Comincio' ad avere qualche contatto, ma solo per ragioni di lavoro. Dopo poco, mentre noi rimanevamo fondamentalmente dei corpi estranei, lui aveva trovato una lingua chiara per comunicare e relazionarsi con quell' esotico che a noi restava inaccessibile. Su un terreno per noi "volgare" aveva stabilito un contatto solido. Capirsi è importante e unisce, al di là dell' oggetto su cui si realizza l' intesa.

Due notti nella Casa Rossa

Tappa in Friuli

sabato 12 giugno 2010

Basta poco



Babies documentario di Thomas Balmes (aprile 2010)
Gli interpreti: Ponijao (Namibia), Bayarjargal (Mongolia), Mari (Giappone), Hattie (USA).
Un anno di vita, 400 ore di riprese.

Le due famiglie di Namibia e Mongolia scelte da Balmes non sono povere, anzi: per il numero di capi di bestiame che possiedono sono considerate ricche. "L'idea non era di confrontare famiglie povere e ricche, ma famiglie che vivono in paesi con un diverso livello tecnologico", spiega il regista, 40 anni, che vive a Parigi. "Ho scelto famiglie che erano felici e aspettavano con serenità l'arrivo di un bambino".

"Vediamo come ai bambini basti poco quando si tratta di beni materiali, come i giocattoli, o perfino della presenza dei genitori. Questi bambini sono costantemente affascinati da quello che accade intorno a loro - un insetto, una folata di vento, la lingua di un cucciolo. A volte può bastare molto poco."

(per ric e sara da diana)

Realtà virtuali

Il teologo Mancuso ci raccomanda di vivere una vita “autentica”. A quanto pare l’ autenticità è una qualità che non trova critici.

Ma Mancuso è un teologo, e per lo più un teologo europeo, leggere il suo libro non ci fa capire molto bene perché mai l’ autenticità è per noi tanto preziosa. Meglio rivolgersi a qualche filosofo anglosassone, meglio ancora se americano.

Soccorre allora Robert Nozick, forse il più noto difensore dell’ autenticità.

Nozick si è inventato la macchina dell’ esperienza, uno strumento immaginario in grado di farvi provare l’ esperienza che volete voi: vivere vite da eroi, avere mille donne, visitare il Grand Canyon... una volta che la macchina sarà accesa, tutto vi sembrerà reale, non vedrete più la squallida stanzetta dove invece siete seduti.

Nozick ora ci chiede, volete “vivere” o volete che vi attacchi alla macchina? E noi tutti in coro, VIVERE!

Ecco dimostrato l’ alto valore che diamo all’ AUTENTICITA’.

Cowen dice che la conclusione è viziata dall’ alternativa secca: la vita o la macchina. In realtà lui, Cowen, si attacca regolarmente ad una macchina del genere, la chiama MENTE e i suoi viaggi sono le fantasie e gli autoinganni con cui si intrattiene. Insomma, la sua vita interiore.

Ma questo non è tutto, si puo’ persino dimostrare che questo genere di " autoinganni" sono utili a noi e agli altri. L’ umanità ha fatto grandi conquiste grazie ad essi.

Neanche l' autenticità puo' essere santificata, bisogna piuttosto scegliere una miscela giusta tra autenticità e fantasia, tra realtà esterna e vita interiore. E’ una scelta economica ed è studiata dagli economisti della mente.

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Se tento di difendere la “rete” presso i miei amici di tendenze religiose, sento scetticismo: sono afflitti dal mito dell’ autenticità (come il teologo Mancuso) e disprezzano la "realtà virtuale".

La “realtà virtuale” è uno spauracchio, cosicché ho cominciato a parlare di “realtà mentale”. In fondo è facile travasare il primo concetto (odiato) nel secondo (forse più rispettato). Ma anche “realtà mentale” ha un sapore di medicamento e di patologia.

Ora proverò a proporre “realtà spirituale”. Il "travaso" è ancora possibile e conto molto su questa innovazione lessicale.

giovedì 10 giugno 2010

L' ultima trincea: l' istruzione

Un grave rispetto circonda chi si presenta come apologeta dell' "istruzione delle masse", al punto che qualcuno ci marcia.

Anche in occasione dei recenti tagli al bilancio nazionale, una voce eroica si è levata ostentando l' idignazione dei giusti: "tagliate tutto, non l' istruzione, ne va del nostro futuro". Silenzio e giù la testa.

Ma i soldi spesi nell' istruzione, specie oltre una certa soglia, servono veramente a qualcosa?

Purtroppo non ci sono ricerche approfondite in merito.

[... i dubbi vengono guardando la storia dei paesi più avanzati (non l' Italia, che in questo campo insegue e imita da sempre): l' istruzione (obbligatoria) è sempre comparsa dopo che tutti erano già istruiti. E chi l' ha voluta attraverso "dure lotte"? Gli insegnanti, non certo le famiglie...]

Ma come non ci sono ricerche?, dirà qualcuno, sbattiamo ogni giorno addosso a ricerche e ad evidenza lampante.

Calma e gesso.

In campo medico, oggi si sa bene che l' effetto di una medicina reale deve essere comparato a quello di un medicinale placebo, invece che ad un semplice non far niente in termini di cure.

Gli effetti del placebo sono potenti.

Prima dei scoraggianti studi imperniati sul placebo, le "evidenze" in ambito sanitario sembravano conclamate.

E' così che abbiamo scoperto invece quali e quanti tagli potrebbe permettersi in campo sanitario un popolo razionale.

Ebbene, la triste verità è che nessuno ha mai messo a confronto l' istruzione moderna con un placebo.

Le canizie di Don Giovanni

Poche opere come il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte riescono ad esprimere una vasta gamma di emozioni: dalla tragedia all' umorismo, dall' amore al sublime e tante altre.

Rappresenta cio' che c' è di più potente nel canone occidentale.

Oggi difficilmente vedremo mai tanta ricchezza in una singola opera d' arte e il motivo è evidente: l' estrema facilità di accesso ad una moltitudine di opere ci consente di prelevare il meglio da ciascuna di esse.

Il lavoro di "concentrazione" non spetta all' artista, siamo ormai in salvo da questo genere di sprechi: è come se il pizzaiolo decidesse per noi la pizza che ci tocca... che incubo!

L' ascolto del Don Giovanni richiede ore, un tempo interminabile e difficilmente immune da sprechi. La cosa proccupa chi vuole godere della bellezza in modo efficiente. Molti ormai preferiscono, per esempio, assemblare e concentrarsi sui vertici del Don Giovanni, magari accostandoli e confrontandoli con altri vertici operistici altrove reperiti.

Il taglia e cuci è d' obbligo quando si ha a che fare con l' Opera lirica, una realizzazione del passato che presa com' è mostra tutti i suoi limiti.

Quando ascolto musica sinfonica o da camera del passato, mi capita sempre più spesso di limitarmi ai tempi lenti. La maestosità, la sublime calma, il misticismo di quei frammenti resta insuperato.

Ma se si passa ad altri stati d' animo - furioso, rabbioso, agitato, affaticato, grottesco, patetico, frustrato... - ecco che sono altri generi ed altre musiche in grado di esprimerli più compiutamente e ad esse mi rivolgo per un assemblaggio più efficace ed un' esperienza esteticamente più elevata.

Le mie pretese non sono un capriccio. Anche se richiedono impegno e disponibilità alla fatica, realizzarle non è più così dispendioso vista l' abbondanza infinita di arte ed il facile accesso che oggi ci viene offerto.

Sarebbe ingenuo stare fermi senza adeguare i modi d' incontrare la bellezza quando fuori dalla nostra porticina tutto si è rivoluzionato. Non si tratta quindi di "fare la rivoluzione", si tratta di adeguarsi per cogliere nuove opportunità sorte in seguito ad una rivoluzione che si è prodotta indipendentemente da noi. Una rivoluzione tecnologica prima ancora che artistica.

In fondo anche in questo caso parlo della cultura come playlist: raccogliamo ovunque i mattoncini per costruire la casa della nostra cultura. Una casa su misura che sarà inevitabilmente diversa da tutte le altre.

Ciascuno vede la superiorità di una sartoria su misura rispetto a quella standard dei supermercati.

Il Padrino parte prima

mercoledì 9 giugno 2010

La cultura come playlist

Per parlare di "cultura" (musica, libri, arte), partiamo da tre considerazioni:

1) Oggi la cultura è molto più accessibile, a pochi "clic" mondi meravigliosi si aprono e tutta la bellezza prodotta nella storia dell' umanità ci si riversa addosso.

2) Un tempo i concerti musicali duravano anche cinque o sei ore per compensare i lunghi viaggi degli ascoltatori. Oggi autoassembliamo la nostra "dose" di cultura quotidiana pescando all' istante nel florilegio immenso dell' offerta. Imbandiamo su misura il nostro "pasto" quotidiano ordinando minuscoli ma ghiotti "bocconcini" di cultura dalle provenienze più disparate.

3) Molti di noi considerano la cultura contemporanea scadente.

Come fare in modo che le tre affermazioni di cui sopra si armonizzino tra loro in una teoria?





Il teorema Alchian-Allen ci dice che gli australiani consumano vino italiano di qualità mediamente migliore rispetto a quello consumato dagli italiani stessi: per forza, esiste un costo di trasporto che è identico per ogni qualità di vino e che quindi incide meno sui più pregiati.

In epoche passate le occasioni di cultura erano rare, non esistevano "costi di scelta". Oggi invece esistono e sono i medesimi a prescindere dalla scelta finale. In base al teorema Alchian-Allen è lecito pensare che la cultura "consumata" oggi sia mediamente di più alta qualità e che la nostra vita interiore sia dunque più ricca.

Questa familiarità con la cultura fa sì che essa perda gran parte della sua "aurea" e molti scambiano questa de-sacralizzazione con uno scadimento. In merito Tyler Cowen usa una metafora eloquente basata sull' amore matrimoniale.

La cultura del passato è come l' amore a distanza: non intraprendiamo lunghi viaggi per un bacetto. Ogni incontro deve avere la sua messa in scena adeguata per non deludere le aspettative: grandi discorsi, notti infuocate, pranzi a lume di candela. Insomma, un amore del genere spinge al "pompaggio".

La cultura di oggi assomiglia invece al matrimonio: dal di fuori spicca il tran tran, non sempre il sesso è appassionato, a volte vi beccherete del cibo in scatola, i piatti sporchi riempiono il lavandino e il prato vi guarda ogni sera perchè vuole essere falciato, eppure, anche se da fuori non tutto apparirà splendido, anche se è faticoso assemblare i mattoncini (playlist) con cui costruire questo genere di amore, vi assicuro che in molti casi la coppia ha una vita interiore più che soddisfacente.

Il matrimonio probabilmente è meglio delle relazioni a distanza, così esposte all' ipocrisia della retorica; anche le scienze sociali confermano che le persone sposate sono anche più appagate.

Per la stessa ragione la vita culturale contemporanea probabilmente è migliore di quella passata.

**********

Incidentalmente entriamo ogni giorno in contatto con la cultura più disparata, cosa mai successa nella storia. Mike Patton ha ascoltato per caso su internet l' assurdo rock italiano degli anni sessanta e se ne è innamorato al punto di omaggiarlo in Mondo Cane. Poichè, secondo lo spirito dei tempi, non vale la pena di ascoltare l' intero disco, prendiamone solo un bocconcino prelibato: l' improbabile e imperdibile Urlo Negro.

lo sai che cosa hai fatto? a me!!
lo sai che cosa hai fatto? a me!!
non farti più vedere!! da me!!
non meriti più niente!! da me!!

Ti odierò finchè il Signore non mi porterà con sè...
non voglio più un padrone per raccogliere caffè


martedì 8 giugno 2010

Il segreto della musica atonale

La malattia mentale è descritta e diagnosticata sulla base delle "debolezze" comportamentali di chi ne è affetto, e questo vale anche per l' autismo.

Le "lacune comportamentali" dell' autistico derivano da un "saldo" negativo tra alcune disabilità ed altre abilità.

Già, non bisogna dimenticare che questi malati mostrano anche parecchie abilità sorprendenti e sopra la media.

Sono persone "informivore", con spiccata abilità nell' incontrare e schematizzare l' informazione caotica. Purtroppo sono prive di "filtri" in grado di orientare e limitare il loro incessante lavorio: noi non abbiamo bisogno della loro enorme capacità tassonomica visto che siamo in grado di scremare gran parte del superfluo, magari sfruttando attraverso la nostra "soacialità" il lavoro altrui.

Come un Sisifo l' autistico spinge il masso sulla cima del monte, ogni volta il masso rotola giù e deve ricominciare. E' un tormento penoso. Noi, per fortuna, siamo in grado di vedere come stanno le cose e ci riparmiamo l' inane fatica. Bene. Purchè sia chiaro che non avremo mai i muscoli di Sisifo.

Mia mamma è vissuta in un altro pianeta. E' un pianeta lontano nel tempo più che nello spazio. Lontano decine d' anni. In quel pianeta si "risparmiava" su tutto, sul cibo, sui vestiti e anche sull' informazione. Con una "Domenica del Corriere" tiravi avanti un mese. Si investiva invece molto nella conservazione e nella custodia. I sacrifici erano tanti ma si sapeva bene la direzione da percorrere: produrre e risparmiare.

Nel nostro pianeta le cose si sono rovesciate, almeno per cio' che riguarda la risorsa chiave dell' informazione. Ogni giorno una valanga di "informazioni" (musica, libri, cultura, tele, facebook, twitter, concerti, wikipedia...) ci travolge e ci disorienta. Il mondo di fronte a noi è caotico, non dobbiamo conservare cio' che abbiamo in tasca (facile!), dobbiamo eliminare (difficilissimo). Ma cosa?

Ecco, di fronte al mare della complessità siamo nella condizione in cui l' autistico si trova ogni giorno, non sappiamo bene da dove iniziare. In più non possediamo nemmeno le sue doti avendo da sempre abitato un vecchio pianeta dove ordinare il caos non era così necessario, in gran parte qualcuno lo aveva già fatto per noi.

Non è dunque una coincidenza se nella società contemporanea tra i casi di successo spiccano parecchie personalità con tratti chiaramente quando non dichiaratamente autistici.

Nel suo ultimo libro Tylor Cowen raccoglie questo genere di storie. La sindrome di Asperger fa soffrire molti ma fortunatamente il mondo contemporaneo è andato incontro a questi disabili al punto che alcuni di loro godono oggi di uno status notevole e inaspettato.

Se la luce si fosse oscurata i ciechi avrebbero avuto opportunità inattese. Invece è arrivata la rete, e sono gli autistici a sperare.

Tra le molte storie, Tyler (economista della cultura) ce ne racconta una che ci parla della "musica contemporanea". L' argomento mi interessa.

Quando all' inizio del secolo scorso Schoenberg e Webern presentarono le loro prime composizioni atonali ci fu un certo interesse ma anche un rifiuto istintivo per quelle partiture. Si disse che dovevano maturare i tempi, in fondo anche Mozart e Chopin furono dapprima ostracizzati. Ora, un secolo e mezzo dopo, i tempi dovrebbero essere stramaturi, eppure la sgradevolezza di quei suoni permane. A cosa si deve questo persistente rifiuto generalizzato?

Probabilmente è di ordine neurologico: la nostra fisiologia incontra male quel genere di realtà sonora.

La "nostra" fisiologia? Già, la "nostra", perchè gli "altri" invece godono e si rilassano con la musica atonale.

Gli "altri" in questo caso sono le persone con tendenze caratteriali autistiche. La loro particolare capacità di ordinare i suoni caotici fa considerare loro più stimolante il caos di una musica seriale senza alcun punto di riferimento nella storia e nella tradizione rispetto al "noioso" ancoraggio dell' ordine tonale.

Ecco l' esempio di una disabilità miracolosamente trasformatasi in abilità.

Ne volete un altro? Andy Wahrol ha trasformato in oggetto artistico la scatola del lucido "Brillo". Anche Duchamp ha divelto un orinatoio per esporlo al museo. Prima di lui veniva usato, dopo di lui veniva ammirato. Ma come è avvenuto questo passaggio?

Nel suo famoso saggio Arthur Danto spiega il procedimento: si tratta di creare un contesto culturale e sociale appropriato, in fondo è anche il contorno che realizza l' arte, in questo caso è solo il contorno.

Ma Danto non spiega quanto deve essere ampio il contesto necessario alla trasfigurazione: deve includere un intero Paese? Basta un gruppo di persone? Basta... una persona sola?

Una persona con tratti autistici, grazie alle sua abilità/disabilità d' isolamento e concentrazione, è la persona ideale per creare esclusivamente su di sè un "contesto" appropriato che le consenta di fare esperienze estetiche con qualsiasi "ready made" incontrato per strada. Non ci meraviglia quindi che l' autistico Hugo Lamoureux racconti di aver ammirato per giorni il bulldozer che distruggeva l' edificio di fronte a casa sua con l' emozione estetica riservata di solito ai capolavori di Van Gogh.

Queste storielle non sono aneddoti singolari, parecchie ricerche confermano una sensibilità maggiore degli autistici all' arte, specie a quella contemporanea. Non solo, in quei mondi sempre più spesso diventano costoro diretti protagonisti e riscuotono successo.

Morale: se veramente vogliamo parlare dell' autismo come di una piaga, allora dovremo continuare a ridefinirlo in modo da escludere via via tutti gli autistici di successo che ci capiterà di incontrare nella rete e nell' arte. Cowen ci dice che il lavoro diagnostico diverrebbe sempre più improbo.


Molti consigliarono al Nobel Kenzaburo Oe di sopprimere suo figlio, in effetti Hikari naque mezzo cieco, scoordinato e autistico. Oggi, sebbene non potrebbe mai vivere da solo, Hikari Oe individua la composizione mozartiana (sono oltre 600) che sta ascoltando dalle prime tre note, è un compositore di fama e una star assoluta in giappone. La sua musica è facile ma molti la odiano, per esempio il critico Jamie >James: "... odio questa musica... la trovo assolutamente sospetta... mi sembra priva di ogni contenuto emotivo... è come scritta da uno schizofrenico che cerca di imitare la situazione emozionale di una persona normale... non c' è nulla di autentico... non c' è alcuna sorpresa..."

Tagli o lotta all' evasione? Il dilemma dell' analfabeta.

1. La pressione fiscale italiana è al 43%, limite considerato ostativo alla crescita persino nella vecchia Europa.

2. Il sommerso italiano è poco meno del 20%. Ammettiamo che sia così, e chi lo sa?

3. Il PIL su cui è calcolata la pressione fiscale incorpora il sommerso.

4. Se tutti "pagassero" la pressione schizzerebbe al 60%, sarebbe la sentenza capitale per il nostro e per qualunque Paese.

5. Chi dice: MENO tagli, PIU' lotta all' evasione, non sa di cosa parla: le due vie non sono alternative qualora si punti alla crescita. Considerarle tali significa aumentare ulteriormente l' asfissiante pressione fiscale.

6. Più recupero d' evasione non puo' implicare meno tagli, sarebbe una logica perversa.

Fin qui Alesina. Da qui io.

7. Poichè "stanare gli evasori" e "tagliare" la spesa sono entrambe cose sgradite al Politico (gli fanno perdere voti), difficilmente ce ne sarà uno che farà con impegno entrambe le cose.

8. Se tra le due bisogna scegliere, facciamo in modo che il Politico s' impegni nell' operazione più utile.

9. Il taglio della spesa innesta un circolo virtuoso = - spesa, - tasse, - evasione, saldi di bilancio che migliorano e crescita garantita. Solo il primo elemento è sgradito alla politica.

10. La lotta all' evasione, per contro, non solo fa rimanere imprescindibile un taglio della spesa ma addirittura, come spiega Alesina, l' analfabetismo economico ben descritto da Alesina diffonde nel Paese l' idea che esso sia evitabile. Ora, secondo voi un Politico taglierà mai la spesa qualora 1) questa manovra gli faccia perdere voti 2) esiste un clima sociale che lo esenta dal farlo 3) ha in mano un surplus temporaneo (recupero evasione) che gli permette di pagare la spesa che dovrebbe invece tagliare?

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La via dei tagli, come abbiamo visto, è dettata soprattutto dall' analfabetismo economico diffuso. Questa settimana compie 209 anni (la maggior parte gli ha compiuti sottoterra) Frederic Bastiat, l' uomo che più di altri ha illustrato cio' di cui parliamo in un saggio intitolato: "Cio' che si vede e cio' che non si vede".

In quel saggio spiegava il "paradosso della finestra": un monello scaglia un mattone rompendo il mio vetro di casa. Dopo aver imprecato chiamo il vetraio disoccupato per la sostituzione e lo pago con 100 euro. Per l' analfabeta economico la disgrazia è un sollievo: il vetraio non è più disoccupato e riceve un compenso. Già, l' analfabeta giudica per quello che vede. Ma c' è anche quello che non si vede, ovvero il bel paio di scarpe che avrei comprato con quei 100 euro. Chi considera cio' che non si vede sa che la gente vuole scarpe, non vetri e la riconversione dei vetrai in scarpivendoli è ritardata dalla disgrazia con grave danno per l' intera società.

Ah, inutile aggiungere che gran parte della politica economica in tempo di crisi del secolo scorso, ispirata da Mr. Keynes, si è basta sul finanziamento dei "monelli".

link

lunedì 7 giugno 2010

Buh!

Come ve lo immaginereste un film horror girato da Olmi?

Nel suo "La casa dalle finestre che ridono" (1976) il cattolico Avati provò a scrostare le fastidiose patine di Argento in modo che emergesse quella familiarità e quell' empatia con l' ambiente che servono per poi far esplodere lo shock. Con la nebbiolina padana cercò di rendere le tinte pastello in modo che risaltasse meglio il rosso del sangue.

L' orrore si annida impensabile tra i ruspanti paesaggi dell' amata Bassa e la calda giovialità emiliana, parente forse di quell' orrore innocuo evocato nei giochi dell' infanzia e che faceva correre nelle vene lo stesso infantile e perverso piacere con cui Lidio spaventa la maestrina.

Il film è vecchio e si sente, il genere non mi piace e in più la storia ammassa tutti gli stereotipi del genere, eppure 1) certi scorci sembrano delle foto di Ghirri, 2) fa davvero paura. Quindi, da vedere.

Per un bel po' potete scaricarvelo qui per poi vederlo sul pc o alla tele.

Vecchio comunistone...

... che era comunque bello ascoltare.

Quasi un anno fa moriva Ivan Della Mea, se vivere volesse solo dire leggere, scrivere e pensare, niente mi unirebbe a lui. Ma se le poche canzoni che so a memoria sono le sue, forse non vuol dire solo quello.

Il fatto è che sapeva parlare...

... di lotta...



... di disperazione...



... d' amore...




Senza dimenticare el me gatt.

sabato 5 giugno 2010

Il trisavlo dell' uguaglianza

Non tutti sanno che la nozione di peccato originale è uno sviluppo agostiniano del cristianesimo. Gesù non ne parla.

Già Paolo invece parlò parecchio di "peccato", specie nella sua epistola ai Romani.

Per lui non è rilevante che tutti abbiano PECCATO, quanto che TUTTI abbiano peccato.

Il suo progetto è quello di stabilire un piano di gioco uniforme per Ebrei e Gentili.

La nozione di "peccato originale" prefigura nella storia quella di "eguaglianza" tra gli uomini.

Lo Sguardo

L' incontro di ieri sera si chiamava "La sfida educativa", a parlare era don Eugenio Nembrini, un bergamasco tosto.

Nel suo discorso traboccava una fede in cui le parole dell' osteria (si sente il missionario in Khazakistan) rimpiazzavano quelle della teologia; i concetti scoppietavano uno dietro l' altro tra un "minchia" e un "cazzo".

Sebbene espresso in forma tanto sanguigna mi è sembrato di accertare una compatibilità tra quanto detto e il poco che ho appreso dai testi scientifici che ho accostato sul tema.

Ha cominciato dicendo di non preoccuparsi, tanto è certo che passeremo tutti i nostri difetti ai bambini. Forse era un suo modo per dire che la genetica conta.

Ha proseguito enunciando il cuore del suo discorso: un buon genitore è un buon genitore per quello che "è" non per quello che "fa".

I ciellini hanno un modo loro non tanto facile da capire per dire questa cosa, parlano di "sguardo": un bambino si educa con lo "sguardo" (appassionato).

Nonostante il linguaggio particolarmente creativo dei ciellini, il concetto mi sembra suffragato dalle ricerche statistiche di Leavitt: un figlio cresce bene in una casa piena di libri, il numero di libri che gli viene letto è invece ininfluente.

Già, una casa "piena di libri" probabilmente testimonia la presenza di genitori interessati, appassionati. In quella casa ci sarà lo "sguardo" giusto, ed è cio' che conta.

Poi si è passati alla parte che m' interessava di più: è impegnativo educare?

A prima vista si direbbe di no: se uno è un buon educatore per cio' che "è", cosa c' è di più facile che essere cio' che si "è"? La cosa è coerente con la letteratura raccolta da Caplan: essere un buon genitore è un impegno sopravvalutato che porta ad immotivate rinunce.

E infatti i ciellini hanno almeno 4/5 figli, entrando nelle loro case i genitori non sembrano badare molto a loro (che nel frattempo si arrampicano sul lampadario). Lo stesso don Eugenio è il quinto di dieci fratelli, non avrà ricevuto enormi attenzioni ma sembra venuto fuori bene.

La donna è fertile per una trentina d' anni, cio' significa che potrebbe comodamente fare una quindicina di figli. Se la natura non fa male le cose, forse l' educazione e l' attenzione ottimale è quella che i genitori riservano ad un bambino con quattordici fratelli. I genitori sfortunati che hanno un solo figlio dovrebbero sforzarsi di educarlo ed accudirlo come se fosse uno qualsiasi dei quindici, ne più ne meno. Non facile, devo ammetterlo, immaginarsi l' esistenza dei quattordici fratellini mancanti.

La via caplaniana alla diffusione nel mondo del libertarismo non è forse la strategic fertility? Caspita, adesso capisco!

C' è poi stata la domanda decisiva: "scusi don Eugenio, se l' educazione dipende da cio' che "sono" siamo nelle canne perchè io sono "una merda", specie in questo periodo".

Se "essere" cio' che si "è" è la cosa più facile del mondo, per essere cio' che non si "è" bisogna... minchia... farsi un culo così (sic). E infatti la risposta è stata all' inizio poco incoraggiante.

Poi però l' inattesa apertura: ma non si preoccupi, se lei è una merda suo figlio si troverà presto compagnie più interessanti... mi fanno ridere i genitori che credono di poter fare la felicità o l' infelicità dei propri figli. Questa risata è in buona parte condivisa anche da Caplan. Bisogna impegnarsi un casino ma veramente un casino per rovinare l' esistenza al proprio figliolo!

Morale, se siete persone appassionate, vogliose di scoprire il mondo e con un bello sguardo siete a cavallo, se siete mosci e annoiati perchè credete di saper già tutto, o 1) recuperate la vostra passione o 2) ruzzate vostro figlio, se già non ci pensa da solo, in un ambiente più stimolante.

Per i "mosci saputelli", la soluzione numero 1 è quella caldeggiata dal Don, per l' altra simpatizzano gli atei Harris e Caplan. Ma tutte le vie, a detta di tutti, sono aperte.

La divergenza nelle simpatie è comprensibile, serve per l' apologetica.

Cosa ci appassiona? Da piccoli viviamo nell' attesa della mamma, dei regali di natale, del giocattolo, dello scudetto, della bici, dell' auto, del fidanzato, della casa, della fama. Sono le cose che ci appassionano. Da grandi l' attesa di molti s' inaridisce, e non hanno tutti i torti, non si puo' restare per sempre inviluppati in quel circuito, alla fine l' illusionismo materialista stanca e consuma gli appetiti. Per creare attesa nei grandi ci vuole un senso grande, smisurato. Chi tra coloro che incontriamo puo' offrirlo?... Inutile continuare.

Ah, dimenticavo: le Regole.

Le regole sono il contorno e mai il cuore dell' educazione, vostro figlio mangia sul divano imbrattandolo? Pesta il fratello minore e le prende dal maggiore? Visita siti porno e aggira bellamente altri divieti? Non disperate, l' essenziale è che si cibi con il companatico. Mettere dei paletti è la base della convivenza, per carità, ma ricordate che il loro effetto è indiretto: servono più che altro al vostro quieto vivere (e chi ha voglia di lavare tutte le settimane il divano?) e il quieto vivere dei genitori li migliora come educatori. Nel momento in cui è più oneroso far rispettare la regola che tamponare i danni delle violazioni, rinunciate senza sensi di colpa.

E poi, mi raccomando, la Casa deve essere sempre aperta: i Nembrini a casa erano in dodici e quando suonava il campanello la mamma andava ad aprire dicendo "vediamo che faccia ha oggi Gesù".