lunedì 23 novembre 2009

Teoria dell' Accademia

Il colloquio intrattenuto con Vallauri mi stimola a stendere in modo più organico una teoria dell' Accademia.

Ma perchè sono tanto scarse le risorse che s' indirizzano verso la formazione superiore? Ma perchè languono gli stipendi dei professori universitari!? Eppure lo constatiamo tutti i giorni, avere un sistema accademico di prim' ordine non è mai dsgiunto da ricchezza e progresso sociale.

Difficile rispondere. Comincerei con il cassare la "logica della zucchina", quella secondo cui si tende a non premiare i fattori produttivi che intervengono "lontano" dal consumatore. La respingo poichè irrazionale.

Cos' altro ci resta?

Ci sarebbero pur sempre le teorie standard, quelle per cui la riluttanza ad applicare le logiche del libero mercato in questi settori finisce per colpire i migliori livellando tutto verso il basso. Ma anche qui c' è qualcosa che non convince.

Dobbiamo dunque rinunciare ad una comprensione del fenomeno?

No, ci sono pur sempre le teorie radicali dell' Accademia.

Di cosa si tratta?

Attribuiscono all' Accademia funzioni ausiliarie che si affiancano a quella formativa.

Ovvero?

Alcune ritengono che l' Accademia sia anche un' agenzia matrimoniale, altre che sia un' agenzia di accreditamento; poi c' è chi ritiene che sia una griffe. Altri la reputano una palestra dove i cervelli sono chiamati a fare esercizi anche banali purchè faticosi al fine di allenarsi allo sforzo continuato. Potrei continuare.

Mi chiedo perchè mai ipotesi all' apparenza tanto stravaganti.

Per spiegare un dato di fatto: non esiste una relazione chiara tra la qualità degli studi superiori e la produttività sul posto di lavoro di coloro che hanno portato a termine quegli studi.

Strano, di solito chi frequenta corsi di studio prestigiosi ha poi una posizione invidiabile in campo lavorativo.

E infatti la relazione tra qualità degli studi ed entità dello stipendio percepito a posteriori esiste eccome!

Ma tutto cio' come si ricollega al quesito iniziale?

Per l' Accademia diventa decisivo produrre una risorsa particolare: il "prestigio accademico".

Perchè?

Pensaci un attimo. Facciamo il caso dell' Accademia agenzia matrimoniale. Cosa garantisce all' Accademia di essere un' ottima agenzia dove fare incontri esclusivi? Il prestigio che puo' vantare!

Vabbè, e se bisogna produrre "prestigio", come si procede?

Ci sono vari modi, ma adesso voglio concentrarmi su uno particolare. Ad uso e consumo dei profani (ovvero di coloro per cui è troppo costoso approfondire) viene fatta circolare una "versione eroica dell' insegnamento". Chiamiamola versione essoterica. Nella vulgata, quindi, la qualità dell' insegnamento diventa decisiva.

E qual è la versione esoterica corrispondente?

Se ci limitassimo alla produttività reale dell' Università, avremmo delle Università à la Murray, un posto dedito alla selezione prima ancora che alla formazione. Qui l' insegnante non è un eroe, bensì un semplice ed onesto operaio. Usando il gergo del post d' origine diremmo che è un semplice "Giovanni" con tanti "Carlo" dietro pronti a sostituirlo. Quello che fa è essenziale, ma lui non è essenziale, lui è sostituibile. Questa è la versione degli iniziati.

Conseguenze?

Innanzitutto ci sarà una discrepanza tra lo stipendio effettivamente percepito dall' insegne docente e quello che per lui attende l' opinione pubblica. Il prestigio che aleggia intorno alla sua figura, abbiamo visto, non riguarda la crucialità del suo ruolo, serve invece all' Accademia per assolvere al meglio quelle che ho chiamato "funzioni ausiliarie". Lo stesso dicasi sull' entità dei fondi destinati al settore.

Altre conseguenze?

Che la "discrepanza" è giustificata e non ha senso intervenire per sanarla.

Tutto quadra, ma io non ce li vedo questi "iniziati" che complottano per diffondere l' ideologia del "prestigio accademico".

Nessuno crede al "complotto". Sta di fatto che un comportamento del genere, per quanto detto, è razionale, e la razionalità non ha certo bisogno di essere pensata per realizzarsi!

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