giovedì 23 luglio 2009

Il disaccordo impossibile e il parto delle Verità

Qualcuno potrebbe pensare che per affrontare le lunghe diatribe che pullulano sui forum virtuali, compreso questo, occorra una grande fede.

Errato, serve solo l' uso della ragione per sapere che il disaccordo è impossibile, per sapere che la Verità verrà a galla ed è solo una questione di tempo.

Non esprimo una generica speranza quindi, ma una conclusione rigorosa e razionale:

Teorema: due persone che discutono giungeranno necessariamente ad un accordo completo su tutte le questioni.

Figo!

Le premesse per enunciare il teorema non sembrano poi così stringenti:

  1. le persone coinvolte devono essere ragionevoli;
  2. le persone coinvolte devono essere "honest truth-seeking";
  3. la realtà sottostante deve essere unica per tutti;
  4. deve esserci conoscenza comune (io so che tu sai che io so...) ;
  5. non bisogna confidare solo in se stessi ;
  6. non bisogna confidare troppo in qualcun altro;
  7. la verità deve poter essere espressa anche in termini probabilistici.


Sono un tipo fortunato: la mia fede liberale mi fa credere nell' Uomo (condizioni 1-2); la mia fede religiosa mi fa credere nell' esistenza della Verità (condizione 3). Ora scopro che la mia fede nella Ragione mi assicura che è impossibile, dopo un onesto confronto, non concordare in toto sulla Verità. Wow.

In questa nota che valse il Nobel, il teorema è dimostrato formalmente. Che casino! Qui un tentativo - p.7-9 - di "tradurre" in italiano (anzi, in inglese) la dimostrazione.

Secondo la mia esperienza, in genere il disaccordo si prolunga perchè mancano 5 e 6. Anche concepire una realtà probabilistica (sulla falsariga di quelle della meccanica quantistica, tanto per intendersi) non è facile. Certo, quando la diatriba s' incanaglisce, il lato personale prevale e salta subito anche 2. E allora tanti saluti. A proposito, saluti a tutti!

P.S. Per chi si accontenta dell' intuizione: 1) discutendo giungiamo a conclusioni differenti 2) in base alla fiducia che accordo a ciascuno di noi me compreso, elaboro una nuova conclusione probabilistica, lo stesso fai tu 2) ci confrontiamo sulle nuove posizioni, ancora divergenti, e ripetiamo il processo di rielaborazione 3) dopo k discussioni siamo perfettamente d' accordo su tutto (proprio come nel primo link: dopo k giorni gli abitanti degli occhi azzurri avranno lasciato l' isola).
P.S. link utile.

mercoledì 22 luglio 2009

Da Crotone all' Ortica un grido d' amore per tutti i Mario


il dolce fascino del nome più anonimo



Nel giorno del tuo bisogno

Figli adulti con madri che scompaiono in letti troppo grandi

Colazione in Autogrill

... o rumorosa, imprevista, poco aprezzata altrui conversazione che mi trafiggi già di prima mattina...

Vendere i diritti

Smoking ban? Perlomeno mettete in vendita le esenzioni...

Perchè non sono un garantista

Tutto sommato i criminali devono amare il rischio, perchè se non lo amassero invece di delinquere si guadagnerebbero la vita lavando le auto. Prferiscono avere poche probabilità di ricevere una grossa punizione che non molte di riceverne una lieve. Infatti, le persone favorevoli alla seconda opzione non delinquono ma scelgono attività punitive come il lavoro nell' edilizia o in miniera. Quindi, se vogliamo che i criminali siano meno attratti dal crimine, è meglio raddoppiare le probabilità di essere condannati anzichè raddoppiare la severità della pena.
Devo ammetterlo, l' argomento anti-garantista è anche il più convincente contro la pena di morte.

martedì 21 luglio 2009

Perdersi in casa

... mi misuravo all' epoca coi rami bassi degli alberi, in punta dei piedi. Era l' epoca in cui ti perdi a casa tua, il giardino ruotava intorno al ciliegio... Poi, una mattina mi son svegliato e non me la son più sentita di morire per la libertà...

Fiorino

Con i risparmi si è comprato un "Fiorino" e ha messo su una ditta di elettricità. Così ha risolto in proprio. E tu? Ancora a scorazzare su e giù tra i collinosi seni di qualche godereccia contrada?

Copyright (e brevetti)

Questione complessa. Una fulminante introduzione al tema da parte del Nostro:

L' inventiva è un bene, e dovrebbe essere premiata. Il monopolio è invece un male, e dovrebbe essere ostacolato. E a cosa serve il copyright? A premiare gli inventori con una licenza di monopolio. Che stupidaggine! Anche fare i gelati è una cosa buona e chi li sa fare dovrebbe essere premiato. Ma nessuno pensa di premiare il mio gelataio concedendogli una patente che permetta di guidare ubriachi...

Qualche proposta? Meglio sarebbe che il governo compri tutti i copyright e li metta a disposizione. Il teorema di Coase soccorre semplificando: potrebbe essere l' autore a comprarsi il suo copyright godendo di una prelazione. Ma il prezzo? Bè, la soluzione ideale è un' asta aperta a tutti, governo compreso. L' incasso al creativo.

Proibizionismo morattiano

Revival della soluzione proibizionista, questa volta sull' alcol ai minori di 16 anni. Il punto sui pro e i contro in questi casi.

Pro:
  1. s' impngono costi ad un comportamento ritenuto socialmente dannoso.

Contro:
  1. s' impongono costi a comportamenti non socialmente dannosi;
  2. si svaluta il valore dell' educazione familiare;
  3. si svaluta il valore di una virtù come il self-control;
  4. si regala un business alla criminalità;
  5. si seduce con il fascino discreto della trasgressione;
  6. si spingono i giovani nel circuito dell' illegalità;
  7. l' elusione è facile;
  8. si distraggono forze di polizia per adempiere ai controlli in questo campo;
  9. si inflazionano le leggi togliendo erodendo il valore anche di quelle indispensabili;

Ben gradito l' allungamento delle liste.

P.S. Io sono un fan di "contro 6".

lunedì 20 luglio 2009

Calcolare il razzismo

State percorrendo la statale 95 del Maryland, probabilmente la squadra anti-droga vi fermerà per un controllo. Specie se siete neri. I neri infatti sono 3 volte e mezzo più soggetti dei bianchi ad essere fermati. Teoria 1: i neri sono più propensi a trasportare droga. Teoria 2: alla pula non piacciono i neri. Fatti: tra i bianchi fermati circa 1/3 dell' 1% era trovato in possesso di droga. Lo stesso dicasi per i neri. Quindi la propensione dei neri a trasportare droga è molto più alta (lo fanno nella stessa misura dei bianchi anche in presenza di probabilità molto più elevate di un controllo) e l' accanimento contro di loro è giustificato. Con questo metro non sono i neri ma gli ispanici a doversi lamentare: la loro probabilità di trasportare droga è ben inferiore a quella di neri e bianchi. E' impensabile che una polizia efficiente perda tempo con loro, eppure venivano fermati. Perchè? Forse perchè i poliziotti avevano qualcosa contro gli ispanici. Complicazione: se avete a cuore la lotta contro la droga non dovete guardare al numero di arresti ma alla deterrenza prodotta dall' azione. Considerate quindi che il numero di bianchi da dissuadere è molto più elevato di quello dei neri, avrebbe dunque senso unirsi al coro delle lamentele stereotipate...

sabato 18 luglio 2009

venerdì 17 luglio 2009

Aborti in calo

Facci su "Il Giornale:

sull' aborto abbiamo una legge che funziona e di cui siamo pienamente soddisfatti per la semplice ragione che gli aborti calano anno dopo anno: ed è la sola cosa che conta

Interessante. Ma gli aborti calano grazie alla legge? E' possibile linkare studi che comprovino almeno in parte questo nesso? Sono molto interessato. Anche perchè se il nesso fosse inesistente, questo sarebbe piuttosto un argomento contro i sostenitori della legge: meno aborti potenziali, meno rischio di aborti clandestini.

P.S. tento l' iscrizione alla comunity de "Il Giornale" per rivolgere la richiesta allo stesso Facci. Lo ritengo un giornalista abbastanza "disinteressato".

Già bella di profilo

... e raddoppia l' impatto, e il pregio e il danno...

Privatizzare la ricerca di base

Impossibile, è un bene pubblico.

Non quando serve a "segnalare" le proprie abilità.

Care estinte

... ti hanno scippata, piangi, cambi le chiavi di casa. Muoiono intanto, inutili, le miei chiavi che ancora conservavo...

giovedì 16 luglio 2009

Perchè siamo diventati quel che siamo?

Dico cosa conta: geni, famiglia, ambiente non famigliare.

Do' le percentuali: 45-5-50.

Spiego la mia scelta: è quella che meglio si puo' giustificare in base ai fatti, il resto non conta.

Bene, divagando qua e là, sarebbe bene ragionare tenendo per ferma questa premessa.

E il libero arbitrio in tutto cio' non c' entra nulla, mi raccomando.

Approfondimenti per il cittadino che ha tempo da perdere

Quando sento dire che bisogna "tagliare gli sprechi" faccio uno sbadiglio e tiro dritto.

Quando leggo libri come "La Casta", giunto a metà della Prefazione la palpebra s' incricca. Mi pervade un senso di inanità per lo sforzo profuso.

Quando sento parlare di "corruzione", di "malagestione", di "malasanità" e cose del genere, sento l' esigenza di andare altrove per impiegare in modo più produttivo il mio tempo.

Sprechi, sprechi, sprechi... a cominciare dal tempo dedicato ad ascoltare le dununce. A cominciare dalla sempre più stanca indignazione di dovere. quella tipica di chi è stato risparmiato dallo studio della Storia.

In molti ci prendono in giro spendendo e spandendo alle nostre spalle mentre gravano sul bilancio della nazione. Maledetti! Ma cosa posso farci? Indignarmi? Ho di meglio da fare. E' sempre andata così e sempre andrà così. Si migliora con i tempi dell' evoluzione. Forse mi basta la goduria di sapere che lo devono fare di nascosto, mi basta la loro vergogna le poche volte che vengono messi con le spalle al muro.

Ad essere seccante invece è quando mi prendo in giro da solo. Quando lo scialo avviene alla luce del sole e con il mio consenso inerziale. Ogni giorno che ho tempo da perdere scopro cose degne di moooolto più tempo da perdere (messaggio per vlad).

Se mi lamento delle tasse troppo elevate, chi mi marca stretto e sa della mia allergia manifestata più sopra per le scorciatoie di prammatica, pensa di avere l' antidoto e me lo inocula:

"E a cosa rinunceresti, forse a spendere per avere una buona Istruzione superiore?". Sì.

"Ah sì? E magari - dimmelo che mi faccio una risata - anche ad una sanità che funziona?"

Beh, forse sì. Il fatto e che prima dovrei capire dei fatti molto strani (ah... se avessi del tempo da perdere mi dedicherei a questi inutili chiarimenti). In particolare dovrei capire come mai negli ultimi 30 anni il terrificante aumento delle spese mediche di cui hanno goduto i paesi più sviluppati ha apportato benefici molto ambigui. Ambigui perchè sembra proprio che non riguardino la salute delle persone.



Mestieri facili: il buon genitore.

Da cosa dipende la felicità e il successo dei nostri figli?

Dai loro geni e dalla famiglia in cui crescono.

Calma, parlare di "famiglia" è fuorviante: meglio dire "ambiente". La socializzazione avviene perlopiù a contatto e grazie ai propri "pari". Da un secolo la lente della statistica scruta gemelli, adottati, famiglie monoparentali eccetera. Questa conclusione parrebbe attendibile.

il trattamento ricevuto in famiglia sembra dunque contare meno del previsto, anche se il compito che resta è pur sempre prezioso. Da quanto detto possiamo capire quanto sia importante: abitare nel posto giusto, favorire stimolanti amicizie, scegliere le scuole migliori...

Essere dei buoni genitori non costa dunque molta fatica ed è molto meno impegnativo di quanto credevamo solo un ventennio fa.

D' altronde ci sono poche cose al mondo più appaganti del sorriso del vostro bambino. La cosa è vera oggi, come un ventennio fa, come da sempre.

L' economista fa quattro conti e conclude: fate più figli. Presto, vi conviene!

P.S. Due canzoni per Roberta:



martedì 14 luglio 2009

Uomini vissuti in Pace

L' altro giorno, in qualche solaio, lo zio ha ritrovato il testamento del mio bisnonno materno Albino.

Brenno Useria lì 13 Aprile 1937

Io sottoscritto dichiaro che in caso di morte lascio tutto quanto mi avanza, perchè non sò per l' avvenire come andranno le cose. Il resto di tutto quanto possiedo allora lascio la mia eredità in questo modo: al figlio Redento che convive assieme lascio le Bestie che sono in Stalla perchè quando è venuto con me 2 bestie li a comprati lui di sua borsa. Li lascio anche gli attrezi di campagna. Carro aratro eccetera. Se succede il sinistro della mia morte se già abbiamo lavorato la campagna assieme lascio a lui il raccolto sia grano come il fieno in cascina. La roba di stanza e cucina in parte eguali tanto i Maschi come le Femine. Così pure in parti uguali il Caseggiato e Terreni prato e Bosco.

N.B. Cè poi che il figlio Redento a pagato di sua borsa L. 720 per il prestito redimibile a pagato per tutti e rimborserete a lui la vostra parte che vi spetta. Inoltre cè la Maria e la Carla che non sono sposati la Maria sara a carico delle spese di Redento perchè i soldi li da in famiglia la Carla no secondo accordi fatti in famiglia i soldi me li da a me per i miei vizi quindi sono in dovere per le sue spese siano tolte dal mio patrimonio overo dividerle in parti uguali.

Raccomando poi a tutti voi figli che io non ce lo con nessuno e vi voglio bene a tutti. dopo la mia morte se avete di fare degli accomodamenti sulla divisione fateli da veri fratelli e non fatte delle chiachere inutili. Io ho sempre vissuto in pace. Fate così anche voialtri. Fiducioso che il buon Iddio mi fara la grazia di fare una buona morte. verrà anche questo giorno con la mia fede di raggiungere ancora la mia Cara Enrichetta. Come gia fossi morto io do una stretta a tutti voi cari figli. Ricordatevi di me che io mi ricordo di voi e vi saluto e vi prego di non piangere.

Scritto di mio pugno il giorno 13 aprile 1937 in Brenno Useria in fede mia Mozzanica Albino vostro Padre




Laurea insensata

Il fatto che molti proseguano gli studi costituisce uno spreco di energie e di risorse per le nostre società?

Per la maggior parte delle persone il problema non si pone, un solido pregiudizio parla per loro: no! E' semmai vero il contrario.

Qualcuno approfondisce e giunge al "no" canonico con buoni argomenti.

Ma molti cominciano a sussurrare di sì!

Beninteso, parliamo di istruzione superiore: intraprenderla rende allo studente in termini di compensi (college premium)- specie all' estero - ma rende ben poco in termini di produttività. La società non trae vantaggi dalla massa di "laureati". I fatti parlano chiaro, la preparazione di chi lavora difficilmente puo' dirsi un frutto degli anni dedicati allo studio.

Il fatto è che "studiare" serve per farsi un' "immagine" più che per coltivare le proprie competenze. Insomma, frequentare certi corsi "fa figo", come indossare certe griffe. Anche la ditta imbottita di laureati e "masterizzati" strapagati la si spiega solo pensandola intenta a coltivare il proprio look. L' alternativa è che siamo di fronte a degli stupidi che buttano i loro soldi.

Gran parte dei nostri "universitari" potrebbe essere immediatamente dirottata senza danno nel mondo del lavoro. Detto sottovoce: sono anche individuabili abbastanza facilmente e senza grandi costi (a 16 anni IQ e test psicometrici sono ottimi predittori del futuro di questi ragazzi).

La mia esperienza è abbastanza conforme a quanto detto: nella sostanza le mie competenze e la mia intelligenza sarebbero le stesse anche senza nessun studio superiore. Volendo essere meno drastici diciamo che tutto si sarebbe potuto ridurre a qualche mese di frequenza. Eppure sono i miei titoli a garantirmi certe entrate. C' è anche un minimo di deferenza se sciorino il mio curriculum. Mi chiedo solo perchè gli altri abbiano dovuto pagare la mia Università solo per consentirmi oggi di avere un po' più di autostima e di indossare un "abito" più elegante.

P.S. Teorie alternative: Università come agenzia matrimoniale, Università come indottrinamento. Università come marchio.
P.S. link
P.S. contro la "visione romantica" di katz e Goldin.

Lo scienziato è un segugio sulle tracce della verità?

Davide mi incalza: continuo a pensare che tu vedi le scienze come mezzo di conquista della Verità.

La scienza come "mezzo di conquista della Verità"?

Poichè non riesco nè ad approvare nè a dissentire, la questione deve essere delicata.

Ciò verso cui avanza la scienza è qualcosa che non puo' dirsi Verità, ma nemmeno è pura Convenzione. D' altronde ho detto chiaramente che la Libertà viene prima. prima della scienza appunto.

A questo proposito il concetto di "prezzo" offre la similitudine più calzante.

Non possiamo dire che il "prezzo" di un bene ne esprima il valore reale e assoluto.

Eppure la determinazione sul libero mercato del prezzo di un bene è il modo più corretto che abbiamo per conoscere quel valore.

lunedì 13 luglio 2009

Il materialismo frainteso

E. J. Dionne:

"... capitalism is a system rooted in materialist values...".

Anche se il capitalismo migliora la nostra vita materiale, cio' non significa che sia centrato su valori materiali, si tratta solo di un piacevole effetto collaterale.

Il centro del capitalismo è la libera scelta dell' uomo (dimostrazione).

Dirò di più: quale alternativa alla "libera scelta" per esaltare concetti quali quello di "anima" o di "dignità"? Pochi. Nessuno.

Viaggiare

Tra poco intraprenderò qualche viaggetto, sarà una buona occasione per testare una mia ferma credenza:

"il viaggio non insegna nulla sui luoghi visitati, semmai confonde le idee; un' ora in biblioteca rende 50 volte un' ora passata sul posto. La conoscenza che va dalla realtà ai libri progrdisce, quella che segue il percorso inverso si arena".

Magari mi sbaglio ma sono abbastanza sicuro che il punto riceverà ulteriori conferme.

Cio' detto non crediate che io sottovaluti il valore dei viaggi: il viaggio insegna a viaggiare. E saper viaggiare assomiglia molto al saper vivere.

Molto più probabile allora che sminuisca il valore della conoscenza.

A lume di naso

Davide, spesso ti esprimi in modo scettico nei confronti di studi accademici anche prestigiosi. La tua critica è radicale, non presenti infatti l' alternativa utilizzando il medesimo linguaggio basato sui fatti, dici piuttosto di preferire "il tuo naso" e l' anedottica estemporanea. E' un territorio al riparo da ogni confronto ma quello è un prezzo che sei disposto a pagare.

Il "naso" è importante, ma davvero non si puo' andare oltre parlando di società?

Se qualcuno ti dicesse: ora non lavorerai più e dedicherai i tuoi giorni ad approfondire la questione XXX. Ti finanzio io, il tempo quindi non ti mancherà, puoi andare "oltre il tuo naso".

Che faresti con interi anni a disposizione?

La mia sensazione è che, gira e rigira, finirai per mettere insieme qualcosa che assomiglia molto ai tanto criticati "studi".

Eviterai forse di prendere in considerazione più casi rispetto a quelli in cui ti eri casualmente imbattuto da "dilettante"? Penso proprio di no. Eviterai di rendere omogenei i casi considerati? Penso proprio di no. Eviterai di ordinare scrupolosamente i dati raccolti? Penso proprio di no.

Penso che volendo fare un lavoro onesto, finirai per fare qualcosa di simile a quello che si produce nelle più prestigiose Università. Con tutti i limiti di quei lavori.

Le idee contano?

Per molti contano ben poco. Ad incidere sarebbe piuttosto il complicato gioco degli interessi, ma io non penso che le cose stiano così e per convincermi mi basterebbe notare quanto tempo si spreca nei forum.

Non voglio svalutare il ruolo degli "interessi", mi sembra di non dover insistere molto per rendere credibile questa avvertenza, eppure sono convinto che l' ideologia sia centrale per capire dove andiamo.

Parchè?

Perchè la gran parte delle decisioni fondamentali vengono prese democraticamente e il nostro voto ha un' incidenza pressochè nulla sull' esito finale: non sarà mai in grado di tutelare o minacciare i nostri interessi. Nemmeno vale la pena di approfondire troppo le questioni o di condurre ragionamenti impeccabili, l' ideologia puo' essere adottata senza particolari prudenze.

Entriamo più concentrati e realisti nel supermercato rispetto a come entriamo nella cabina elettorale: solo nel primo caso pegheremo i nostri errori.

Al supermercato dismettiamo l' ideologia, sarebbe troppo costosa. Ma nel seggio (o su un forum) essere "ideologici" non costa quasi nulla.

Tutto ciò è piuttosto deprimente ma ha un corollario che consola: le idee contano. Eccome se contano!

Davanti al Dio degli Uomini Liberi

Esempio: da credente rifletto per i cavoli miei sul testamento biologico e giungo a certe conclusioni.

Dopo anni l' argomento diventa di stringente attualità e sul punto si pronunciano anche le massime autorità della Chiesa in senso contrario al mio. Che fare?

Il tema non è tanto la fede e i suoi dogmi, quanto i pronunciamenti della dottrina sociale.

Certo, durante la giovinezza la fattispecie più comune era un' altra: il Magistero affronta e avvia a soluzione questioni a cui non ho mai pensato a fondo. La strada è spianata e mi illudo che con un' autonoma riflessione sarei approdato su quelle stesse sponde.

Ora, è inevitabile, i "contropiede" diventano più frequenti. Che alternative ci sono per chi ragiona con la sua testa e si ritrova spiazzato? Apro un ventaglio incompleto:

1. Obbedisci.
2. Pensa ancora, da qualche parte scoprirai il tuo errore.
3 Rifletti meglio e metti a punto una retorica per smussare gli angoli e smorzare gli attriti.
4. L' indipendenza intellettuale innanzitutto: mantieni le tue posizioni a costo di allontanarti dalla comunità dei fedeli.
5. Battiti dall' interno per cambiare il Magistero. Opinioni inizialmente di minoranza sono già prevalse.
6. Ci si uniformi nei comportamenti evitando un evangelizzazione che sarebbe insincera.
...

N.B. per istinto simpatizzo con 6.

venerdì 10 luglio 2009

Vite di serie B

Tempo fa il Nobel Thomas shelling si era posto la seguente domanda: perchè a volte la società è disposta a spendere milioni per salvare la vita di uno sconosciuto - ad esempio il minatore Thira Abtegiris bloccato in galleria o il piccolo alfredino Rampi - ma rifiuta di spendere molto molto meno per installare un guard rail in autostrada che salverà in media una vita all' anno. Secondo lui cio' accade perchè facciamo una distinzione tra "vita conosciuta" e "vita statistica". Per qualche ragione si suppone che la prima ci stia più a cuore.

Ma la distinzione tra una "vita statistica" e una "vita conosciuta" è illogica, moralmente stupida e impossibile da realizzare.

giovedì 9 luglio 2009

Verso dove?

... la testa inclinata, come un ponte dal quale decolla la mente...

Metafore improprie

Come trasmettere la conoscenza al popolo? In modo diretto il popolo non può acquisire nulla, così come non può governarsi direttamente. Occorre ideare delle strutture per la trasmissione e la formazione della conoscenza, così come il potere politico può esercitarsi soltanto con la rappresentanza. L’arte della mediazione e della rappresentanza è il fondamento sia della democrazia che dell’istruzione...Sono stati e sono i regimi totalitari a ritenere che il popolo debba esercitare il potere direttamente (per “democrazia diretta”) e acquisire la conoscenza senza mediazioni.

In questo articolo Giorgio Israel sembra attaccare l' autonomia scolastica. Solo quella "spinta" (anarchia) naturalmente, quella che è un male in sè, un modo per avere ragione a priori.

Per me comunque lo fa prendendo una cantonata sulle metafore.

Perchè mai dovrebbe istituirsi un parallelo con la politica, innanzitutto? Ma poi la parentela tra "autonomia scolastica (spinta)" e "democrazia diretta"?

La "democrazia diretta" è un modo per aggregare le preferenze compatibile anche con sistemi centralizzatissimi, anzi, totalitari!

Se proprio si cercano abbinamenti, l' "autonomia scolastica" andrebbe collegata con il "federalismo". Ma forse la soluzione federale funziona troppo bene e la gaffe sarebbe stata inevitabile.

mercoledì 8 luglio 2009

Il capitalismo collassa e la sinistra tace.

Perchè?

Due ipotesi:

1. Ad essere travolti sono stati soprattutto i "ricconi", ovvero quel materiale umano che piace tanto usare come capro espiatorio. Un effetto collaterale si è visto subito: meno diseguaglianze. Un duro colpo per la retorica di sinistra.

2. I mercati "selvaggi" - hedge fund - hanno avuto un ruolo marginale nel patatrac (24 ore 8.7 p.12). La parte del leone l' hanno giocata istituzioni altamente regolamentate - come le banche - quando non enti semi-statali (Fannie Mae e Freddie Mac). In queste condizioni a che pro lanciare l' urlo di battaglia che la sinistra intona con tanta naturalezza: più burocrazia!

Non resta che il silenzio e le vaghezze obamiane. Prima o poi passerà un altro treno.

Etica e Mercato

Nella nuova enciclica papale ci sono tante cose che mi piacciono: innanzitutto c' è un forte richiamo alla Verità, e i relativisti sono serviti.

Manca anche cio' che molti pregustavano: l' anatema contro il "capitalismo globale". Meno male.

Ottimo passaggio: È... da ritenersi errata la visione di quanti pensano che l'economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo per poter funzionare al meglio. La cresta dei teologi della liberazione si abbassa mestamente.

Per il nuovo Papa il mercato non sembra essere un male di per sè, speriamo che su questa base qualcosa in più possa essere costruito.

L' insistenza maggiore è portata sulla necessità che l' etica si affianchi all' economia.

Non riesco mai ad avere le idee chiare su questo punto e su cosa pensa chi lo propone.

Da un lato si propone l' ovvio. Ma dopo che abbiamo detto "fate i bravi" siamo punto e a capo. Che si fa?

Personalmente penso che l' etica "convenga": quindi la prassi migliore per promuoverla è pur sempre l' economia.

Il mercato assolve ad un duplice compito: 1) sviluppa un' efficienza allocativa delle risorse e 2) produce un evoluzione efficiente.

Ci si concentra sempre sulla prima funzione dimenticando la seconda.

Eppure l' evoluzione di cui si parla riguarda anche i sentimenti etici. Dove trovate gli standard etici più elevati? Nelle società di mercato. E qual è la direzione del nesso causale? Prima la ricchezza, poi il pensiero e la sensibilità.

Senza fiducia ed etica il mercato difficilmente funziona. Siccome ha voglia di "funzionare" tende a produrre queste risorse favorendo le società dove un giusto dosaggio della virtù è presente.

Tenere conto della funzione evolutiva ha un vantaggio: risponde alla domanda "che si fa dopo le prediche?". Si smette di predicare e si costruiscono mercati.

Problemi con il tutor

La festa è finita, sulla mia autostrada (A8) metteranno un Tutor, non si sgarra più: da casello a casello la velocità media non potrà essere superiore a 130 km orari.

Fortunatamente a metà strada faccio colazione e con questa breve sosta ho calcolato che la mia velocità media nella prima parte è circa di 65 km orari (la metà di quella consentita). Nel resto del tragitto posso anche raddoppiarla.

Solo che non ho capito esattamente a quanto posso andare. Mi sa che posso andare anche alla velocità della luce senza conseguenze.

I misteri delle "medie" non li ho mai capiti a fondo.

martedì 7 luglio 2009

Yale: il mercato piace a chi "pensa"...

... meno a chi "sente".

"Riflessivi" ed "emotivi" divisi sulle soluzioni ideologiche.

Sfumatura alta sempre in testa

... quelle piccole e coraggiose teste rasate che portavo a fare ginnastica...

Joseph e Milton

Nella nuova enciclica il Papa annuncia in modo cristallino: l' impresa non si riduce all’interesse dei suoi proprietari, ha anche responsabilità sociali.

Ma ancora più terso (al punto da poter essere intonato) è stato in passato il messaggio di Milton Friedman: l' impresa faccia il suo lavoro e lasci che siano le persone ad essere generose.

In entrambi i messaggi c' è del vero, anche se il "vero" di Milton a me risulta più intelleggibile e facile da spiegare.

Postuliamo infatti che esistano due comunità parimenti generose. La prima si organizza secondo le indicazioni di Joseph, la seconda si uniforma all' insegnamento di Milton.

I josephiani avranno imprese che, distraendosi dal profitto, produrranno inefficienze. Tutto il contrario per le spietate imprese dei miltoniani: niente nelle loro avide grinfie andrebbe "sprecato".

Risultato: la generosità sarebbe la stessa in entrambe le comunità ma la seconda alimenterebbe il nobile sentimento con molte più risorse.

Particelle elementari

Ci voleva un comunista come Michel Houllebecq per farlo.

Uno che ha attraversato il comunismo ludico-libidico condito dalle canzoni di Elvis e dai film di Marilyn Monroe, dai frigoriferi e dai transistor. Uno che leggendo "Actuel" voleva contestare il Capitalismo senza rinunciare al divertimento, anzi, alimentandone come nessun altro la nascenta industria erotico-pubblicitaria messa in piedi con l' attacco ai valori giudaico-cristiani, e con l' apologia della gioventù in cerca di estasianti avventure.

MH ci immerge in una sabbia mobile lenta quanto inesorabile; descrive un mondo avariato e irrecuperabile, eroso com' è da una vorace coppia di tarli: la libertà individuale e la scienza strumentale.

Ci voleva lui per smascherare questi falsi idoli allegando illustrazione meticolosa della loro azione corrosiva. Il mondo scolpito da quelle potenti mandibole è un universo rallentato, segnato da vergogne e timidezze arroganti, dove gli esseri si incrociano in un vuoto siderale in cui nessun incontro sembra mai possibile. Ogni tanto questi esseri si voltano verso di noi con occhi sbarrati, il loro sguardo non è addolorato, piuttosto atterrito, preda di tremori animali ed abietti.

Per "distruggere" con tanta perizia ci voleva un comunista senza più nulla da costruire.

Due fratelli, due vite solitarie e astiose, due vie verso il nulla. Un' età anagrafica atroce: cosa resta da fare quando carni vizze e biancastre cominciano ad arrotolarsi in un adipe repellente? Quando tutto annoia e si è ancora tanto distanti dalla morte? Eppure, difficile da credere, alcuni chiedono ancora una proroga, un piccolo supplemento di esistenza per soddisfare dei bisogni che sono fondamentalmente ancora gli stessi dell' adolescenza.

Il paesaggio è quello tedioso e tranquillo della Francia, ma potremmo essere in Giappone, in Norvegia. Insomma, in uno di quei sinistri paesi dove i quarantenni si suicidano comunque in massa.

Prendiamo la libertà. Finiti i bei discorsi con i quali si ha sempre la meglio nei dibattiti, spente le luci, l'uomo libero si ritrova solo e con un unico magnete in grado di attrarlo ancora "realmente": il sesso. Con tutto il portato di monotonia spossante che il sesso si trascina dietro.

Non per niente Bruno, il primo fratello, si masturnba in modo compulsivo, anno dopo anno questa attività diventa per lui preponderante fino ad assorbire ogni suo progetto, dalle vacanze al lavoro; anche quando si esaurisce ogni virilità, anche quando non restano più tracce di soddisfazione sensoriale.

Persino il Matrimonio è ben descritto solo se inquadrato come un intervallo di refrattarietà momentanea.

Che altro può fare chi ha solo la libertà come unico valore? Usarla per infliggersi un ultimo capriccio e soffrire lo spasmo che produce l' invenzione del successivo quando la nostra vena è inaridita da anni.

La comune sessantottarda, opportunamente variata, puo' ancora germogliare dando frutti insperati, perchè non provarci? Già, perchè? Purchè si sappia quando si scopa. I Chakra, il Tantra e le mille sfumature della New Age, hanno le carte in regola per arricchire la personalità, per scoprire nuovi anditi dell' animo in grado di vivificarci, sarebbe un peccato trascurarle. Basta sapere se e quando si scopa.

Con sguardo spento e fiducia affievolita giriamo il mondo trascinando una carcassa asciugata di tutto: resta solo una caricatura di desideri adolescenziali.

Intanto i figli guardano la TV 13 ore al giorno e al mattino ancora a letto sentiamo nauseati che in soggiorno già attacca il rosario dei cartoni animati quotidiani. Quegli stessi figli che poco prima erano alacri disegnatori ansiosi di mostrarci l' ingenuo capolavoro su cui avevano sudato tutto il pomeriggio, che solo un anno prima ci avevano deliziato e fatto sperare con una composizione eteroclita in cui appariva la scritta "ti voglio bene Papà". Sono figli che ora sentiamo perduti. Meglio dedicarsi alla vestizione più adatta per l' "aborto-party" organizzato da Di Giorno o allo "snuff movie" pagato diecimila euro.

***

La conoscenza scava, va a fondo fino ad isolare la particella elementare che ci costruisce. Strana questa cosa per cui conosciamo il mondo sempre meglio proprio mentre lentamente perdiamo ogni sapienza su come abitarlo.

Michel è un fisico che, alle soglie del Nobel, abbandona tutto. Perchè non farlo?

Non puo' certo trattenerlo la squadra di ricercatori che ha messo in piedi: la polvere burocratica cosparge ogni loro relazione; alla festicciola d' addio a nessuno viene in mente di fare le foto; basta uno sguardo annoiato, una parola strascicata per far defluire ciascuno verso la propria macchina. Si ha voglia di raggomitolarsi al più presto nella cuccia dell' "individualità", si ha subito nostalgia di tornare "monade".

Nessun rimpianto nel distacco dall' altro, solo numerosi, isolati e minuscoli sensi di liberazione. Quelli di chi puo' di nuovo abbagliarsi con la TV. Il clima da ufficio demitizza la "ricerca" intelligente, una filiera di onesti artigiani privi di genio e con la testa altrove mette a punto la scoperta; più che tesi e dottorati basterebbe un diploma condito con un po' di pratica per manovrare la strumentazione e uno sguardo attento quanto inerte.

Perchè non farlo dunque? Perchè non fare cio' che per un uomo della generazione precedente sarebbe stato a dir poco assurdo? Perchè non farlo ora che è sulla cinquantina ed è intellettualmente spacciato? Perchè non andare altrove, non gironzolare a caso per il mondo? Perchè? Perchè?

La sua fede nelle "particelle" gli impedisce da tempo di risondere a qualunque "perchè", e dietro il suo strano ed erratico comportamento non puo' che lavorare in modo diabolico quel dio impotente che ormai non riesce più ad abiurare per quanto voglia farlo.

Un maelstrom di noia trapuntato dal sollievo momentaneo che offrono violenza e pornografia. Non resta altro intrattenimento, non resta altra via per contribuire alla consumazione dei nostri corpi e non pensarci più.

Di antidoti non ce ne sono. Le relazioni famigliari? Le relazioni famigliari resistono qualche anno, talvolta resistono per decine d' anni, resistono molto più che ogni altro tipo di rapporto; e poi, finalmente, si sciolgono anch' esse.

Libertà e Conoscenza formano una tenaglia che ci amputa qualcosa di vitale, si cerca sempre di minimizzare questa sofferenza. Fintanto che la sofferenza della confessione sembra meno forte, si parla. Poi si tace, si rinuncia, si rimane soli.

Dal saggio di Bruno su GPII: "qualche Papa qua e là aveva misurato questa china, ma non l' abbiamo preso sul serio, ai miei amici per esempio non piaceva cio' che diceva su aborto, preservativi e altre stronzate del genere".

Ci voleva un comunista frustrato e in cerca di vendette postume per lanciare in modo stentoreo l' allarme.

E adesso, un rigo per un giudizio personale: il romanzo non è un capolavoro anche se il contenuto lo rende interessante. Altrimenti non l' avrei letto fino in fondo imbattendomi nel sorprendente finale.

Ve lo dico? Non ve lo dico? Bè, chi non lo vuole sapere non legga oltre.

Michel, il fratello scienziato, è tra i protagonisti di una rivoluzione scientifica decisiva che ci farà uscire definitivamente dall' onda lunga del cristianesimo. Un' umanità artificiale ricostruita in laboratorio con le tecniche della clonazione, un' umanità non più egoista, non più crudele, non più collerica, anestetizzata da ogni dolore, ripensa a come la tranquillità barbituresca di cui gode debba tanto al vecchio Uomo: quel mostro individualista, rissoso, tormentato, violento, che nel suo delirio narcisista non cessò mai di cercare la Bellezza e la Bontà.

Ecco la cosa artisticamente migliore del libro: la strana calma medicalizzata della voce che rende l' omaggio finale.

link

L' Anarco-Papa e la Mossa del Cavallo: 2240-1897-1883

Potrà mai la dottrina sociale della Chiesa Cattolica essere compatibile con l' anarchia, ovvero con una società senza Stato?

Per quanto non siano alle viste sbocchi del genere, propenderei per il sì, almeno ragionando a livello teorico.

Ma quale via seguire? Mi sembra che esista una "mossa del cavallo" in grado di produrre lo scacco matto che cerchiamo.

Mettendo da parte i fronzoli, sappiamo che lo Stato si fonda su un atto coercitivo: il prelievo delle imposte.

L' art 2240 del Catechismo sembra avallare questa pratica.

La sottomissione all'autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano l'esigenza morale del versamento delle imposte, dell'esercizio del diritto di voto, della difesa del paese. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto

Si fa cenno al "bene comune", e qui facciamo una scoperta interessante: non per tutte le imposte esiste un obbligo di versamento, bensì solo per quelle "dovute", ovvero quelle indirizzate all' autorità legittima, quella che persegue il "bene comune".

Il concetto è bene espresso nell' art. 1897, qui si parla espressamente di "autorità legittima":

La convivenza fra gli esseri umani non può essere ordinata e feconda se in essa non è presente un'autorità legittima che assicuri l'ordine e contribuisca all'attuazione del bene comune in grado sufficiente.

Negli articoli successivi si rafforza il concetto di "legittimità" e di "bene comune".

Ed eccoci al passaggio decisivo; come deve essere perseguito il bene comune? Risponde un articolo chiave, il 1883:

... La dottrina della Chiesa ha elaborato il principio detto di sussidiarietà. Secondo tale principio, “una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune

Grazie GPII per questa gemma luminosa.

A questo punto direi che è fatta, la palla passa agli studiosi: basta dimostrare che "una società di ordine inferiore" è in grado di perseguire da sola il bene comune senza interferenze dall' alto che, anzi, si rivelano perlopiù dannose.

E' un compito proibitivo? Non penso, l' economia, con il suo individualismo metodologico, è la scienza più idonea per assolvere a questo compito, più di altre dimostra come il bene emerga dal basso, dalla fiducia nell' uomo e nella sua libertà. Il suo crescente primato tra le scienze sociali fa ben sperare. Mi sbaglio?

Naturalmente esistono molte "citazioni" tratte dai testi e dai documenti contrarie alla conclusione proposta. Ma ne esiste qualcuna che non puo' essere ricondotta nell' alveo proprio della Mossa del Cavallo?

lunedì 6 luglio 2009

Dubbio

Il viaggio è confermato, tappa ai Caraibi compresa. Mi chiedo solo se la circumnavigazione in kayak dell' atollo valga i soldi spesi...


sabato 4 luglio 2009

Qualcosa batte in testa

L' emicrania si approssima... rullano i tamburi nella parte di sotto... spuntano le tribù di pensieri che sempre accompagnano il tuo ingresso nel proscenio... Mentre la terra risuona dall' interno... percossa e cava... vivente timpano... cerco la mia medicina, era al sicuro in cassaforte... e se questi giri di serratura non finissero più?... e se dovessi stare qua fuori a girare per sempre la chiave scortato dall' ansia?...

venerdì 3 luglio 2009

Alla ricerca della felicità

Ma cosa vi dà tanto fastidio degli immigrati? Qualunque cosa sia si puo' affrontare senza porre una barriera ai confini.

Se ne approfittano del welfare? Impedite loro il diritto di accesso alle strutture. Ma non impedite loro di cercare qui la felicità.

Deprimono i nostri salari? Tassateli e trasferite ai nostri lavoratori la differenza. Ma non impedite loro di cercare qui la felicita.

Portano delinquenza. Rafforsate le pene e concentrate su di loro i controlli. Ma non impedite loro di venire a cercare qui la felicità.

Alimentano il lavoro nero? Comprimete la tassazione sul lavoro in regola. Ma non impedite loro di venire a cercar qui la loro felicità.

Votano la parte politica che non gradite? Impedite loro di votare. Ma non impedite loro di venire a cercare la felicità.

Sono portatori di culture ambigue? Chiedete che si uniformino. Ma non impedite loro di cercare qui la loro felicità.

Ma agli "amiconi" degli immigrati spesso ripugna affrontare in modo credibile i problemi che il loro animo "magnanimo" solleva. La gente non capisce, è ovvio. Peccato vedere come oggi l' Immigrato venga fiancheggiato da chi non puo' e non sa come aiutarlo; da chi lo rende bersaglio dei benpensanti e oggetto di un odio che sarebbe legittimo solo se stornato sui suoi pseudo-protettori.

Non lasciamolo in quelle mani e ricordiamoci che: chi non ama uno stato invasivo, ama l' immigrazione.

Non puoi avere un forte welfare e una forte immigrazione. Ci sono poi i fatti: i Paesi pià liberi sono quelli con le etnie più differenziate. L'immigrazione è anche un' arma fenomenale da usare nel dibattito etico contro i "buoni con i soldi degli altri": chi più dell' immigrato è povero e bisognoso? E chi ama di più i bisognosi: chi si batte per una sanità gratuita o chi si batte per quella libertà di migrare (che alla lunga farà collassare la sanità gratuita)? La risposta è chiara.

L' immigrato cerca la sua felicità, e così facendo potrebbe regalarla anche ad altri.

giovedì 2 luglio 2009

Contro Pascal

Non si puo' dire che io sia refrattario all' approccio razionale in favore dell' opzione religiosa. Tuttavia, se c' è un argomento che non mi ha mai convinto, è quello avanzato da Pascal:

...un tale non sa se accettare o respingere la dottrina della Chiesa. Puo' essere vera e puo' essere falsa. E' un po' come il lancio della moneta. Le probabilità sono pari. Dando un' occhiata alla posta però, l' adesione al messaggio di salvezza s' impone come ragionevole...

Calma: una probabilità del 50% indica ignoranza ma l' ignoranza non indica una probabilità del 50%.

Quando c' è ignoranza completa meglio mettere da parte le probabilità se non si vuole incorrere in brutte sorprese.

C' è un modo più divertente per segnalare la fine sconcertante di chi non segue questo consiglio.

Facciamo incontrare due sconosciuti (razionali) e proponiamo loro una scommessa: mettete i vostri portafogli sul tavolo, il proprietario di quello meno fornito, si porta a casa tutto.

Entrambi accettano entusiasti, è un affarone! Ma come puo' esistere un gioco che sia un affarone per entrambi i giocatori?

No, no. Di fronte all' ignoranza lasciamo perdere il calcolo delle probabilità. Non proponiamo all' agnostico il calcolo di Pascal, potremmo finire in un vicolo cieco a parlar di portafogli.

Visioni sotto il temporale prealpino

... con dita calde disegnai sul vetro tanto tempo fa un volto che pianse fino a cancellarsi...

La fine di un modello.

Parlo della Svezia, emblema del paradigma scandinavo.

La destra liberale ha sempre speculato sulle falle di quel modello. Questa fine viene ora proclamata anche "da sinistra". Con l' accortezza di aggiungere che da vent' anni la Svezia è essenzialmente un paese neo-liberista: la socialdemocrazia aveva già fatto bancarotta all' inizio degli anni novanta e si era cambiata pagina.

Io la penso così: la Svezia si è dotata di un welfare molto esteso, e la pagato carissimo! Per non rinuciarvi e poterselo permettere ha adottato ricette iperliberiste in molti campi (scuole private, pensioni private, strade private, licenziamenti in tronco, fiscalità di favore...).

Tipica conclusione della scienza triste: nessun pasto è gratis, i pranzi luculliani poi costano un occhio della testa.

mercoledì 1 luglio 2009

Il canovaccio di FZ

Uno spettro si aggira per il mondo: Marx? No, il ritorno in pianta stabile del Turbo-Capitalismo.

Lo profetizza FZ tracciando un canovaccio che si ripete:

1. I profeti di sventura annunciano la Fine.

2. Come orologi fermi che una volta al giorno segnano l' ora giusta, capita che c' azzecchino.

3. Nel pieno della buriana invocano riforme radicali affinchè nulla sia più come prima.

4. Le loro ricette vengono trascurate e si riparte recuperando presto il terreno perduto.

1987-1997-1998-2000-2008... sempre la stessa storia.

Consider our track record over the past 20 years, starting with the stock-market crash of 1987, when on Oct. 19 the Dow Jones lost 23 percent, the largest one-day loss in its history. The legendary economist John Kenneth Galbraith wrote that he just hoped that the coming recession wouldn't prove as painful as the Great Depression. It turned out to be a blip on the way to an even bigger, longer boom. Then there was the 1997 East Asian crisis, during the depths of which Paul Krugman wrote in a Fortune cover essay, "Never in the course of economic events—not even in the early years of the Depression—has so large a part of the world economy experienced so devastating a fall from grace." He went on to argue that if Asian countries did not adopt his radical strategy—currency controls—"we could be looking at?.?.?.?the kind of slump that 60 years ago devastated societies, destabilized governments, and eventually led to war." Only one Asian country instituted currency controls, and partial ones at that. All rebounded within two years.

Each crisis convinced observers that it signaled the end of some new, dangerous feature of the economic landscape. But often that novelty accelerated in the years that followed. The 1987 crash was said to be the product of computer trading, which has, of course, expanded dramatically since then. The East Asian crisis was meant to end the happy talk about "emerging markets," which are now at the center of world growth. The collapse of Long-Term Capital Management in 1998—which then–Treasury secretary Robert Rubin described as "the worst financial crisis in 50 years"—was meant to be the end of hedge funds, which then massively expanded. The technology bubble's bursting in 2000 was supposed to put an end to the dreams of oddball Internet startups. Goodbye, Pets.com; hello, Twitter. Now we hear that this crisis is the end of derivatives. Let's see. Robert Shiller, one of the few who predicted this crash almost exactly—and the dotcom bust as well—argues that in fact we need more derivatives to make markets more stable.


Sempre la stessa storia tranne che nel 1929. Lì con FDR ci fu una reazione radicale che tentò di mutare il paradigma. E mal ce ne incolse: ci volle un quarto di secolo e una guerra mondiale per uscire dal pantano di quelle riforme mortifere.

Chi ha vinto il dibattito?

Vattelapesca.

Forse avremo una vaga idea tra qualche anno.

Nel frattempo la cosa migliore è misurare l' "ad hominem index".

Extra Ecclesiam nulla salus

Proposizione per molti imbarazzante. Quale interpretazione darne?

Ammetto di non conoscere i pronunciamenti ufficiali, ne tento una per mio conto ispirandomi alla visione di un ateo, Robert Wright, non sempre condivisibile ma molto "insightful" sui temi religiosi.

Wright argues that each of the major Abrahamic faiths has been forced toward moral growth as it found itself interacting with other faiths on a multinational level, and that this expansion of the moral imagination reflects “a higher purpose, a transcendent moral order.”

Il Cattolico non è preso in contropiede dall' idea di un Dio che evolve: la Chiesa esiste anche per incarnare e testimoniare le trasformazioni del Dio che professa e che cresce dentro di lei guidandola. Una crescita che emerge dal continuo e fruttuoso scambio con l' ambiente circostante.

C' è dunque un "fuori" dalla Chiesa destinato a diventare - trasformato - un "dentro" la Chiesa. Chi, stando fuori senza colpe, è portatore di un dono che la Chiesa assimilerà nello scambio, non penso abbia la salvezza piena pregiudicata.

Ritirate discrete

Come un grano dei rosari più sacri, come una vertebra su cui fa perno la terra, così scansionava le giornate il ticchettio dei tuoi ferri da calza... finchè il quieto bordone diventò assordante cessando...

martedì 30 giugno 2009

lunedì 29 giugno 2009

La cultura dei quiz

Che i "test" possano misurare la preparazione di un allievo è molto dubbio. In molti, a cominciare da Giorgio Israel, esprimono scetticismo ad oltranza in gran parte motivato.

D' altronde la valutazione qualitativa espressa dagli insegnanti si presta ad obiezioni insuperabili: chi controlla i controllori laddove non c' è concorrenza?

Che fare? Si potrebbe passare ai fatti instaurando una competizione tra i sostenitori dei due approcci: quale valutazione è più predittiva del rendimento universitario futuro dell' allievo, il SAT o la valutazione finale della scuola superiore così come è espressa dagli insegnanti?

Non conosco l' esito, mi insospettisce però che all' atto dell' ammissione, le varie Università diano sempre più peso al SAT. Perchè dovrebbero farlo se ci fossero responsi più affidabili.

Ci sono poi studi che confermano il maggiore potere predittivo dei giudizi quantitativi.

fare riferimento all' Università è buona cosa? Fortunatamente la reputazione di un' Università è un asset non trascurabile, anche perchè agiscono in ambito più competitivo e più interconnesso con il mondo del lavoro.

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Le discussioni in questo ambito sono interminabili. Sarebbe bene non proseguirle allo sfinimento finchè chi è coinvolto non motivi il rifiuto ad accettare scommesse quale quella di cui sopra

Troppo razionale per essere sano.

Forse l' Homo Economicus non esiste. Certo che l' Homo Autisticus ci si avvicina parecchio.

One group that does not value perceived losses differently than gains are individuals with autism, a disorder characterized by problems with social interaction. When tested, autistics often demonstrate strict logic when balancing gains and losses, but this seeming rationality may itself denote abnormal behavior. "Adhering to logical, rational principles of ideal economic choice may be biologically unnatural," says Colin F. Camerer, a professor of behavioral economics at Caltech

Quando all' autismo potrà subentrare un più tranquillizzante: "ragionare con la propria testa"?

Keynes non ha più le carte in regola

Ci vuol poco a dire che i mercati finanziari non sono efficienti. Per avere una certa autorevolezza bisognerebbe dirlo dopo aver fatto molti soldi in borsa.

Keynes sembrava avere le carte in regola, ma poi arriva quel guastafeste di Scott Sumner a toglierle di mano...

“In early 1920, he [Keynes] set up a syndicate, with his brother, some of the Bloomsbury circle, and a financier friend from the City of London. By the end of April 1920, they had made a further $80,000. Then suddenly, in the space of 4 weeks, a spasm of optimism about Germany briefly drove the declining currencies back up, wiping out their entire capital. Keynes found himself on the verge of bankruptcy and had to be bailed out by his tolerant father. Nevertheless, propped up by his indulgent family and by a loan from the coolly acute financier Sir Ernest Cassel, he persevered in his speculation” Translation, without help from his rich daddy and rich friends, this cocky, arrogant, smart-aleck would have fallen on his face, ended up digging ditches somewhere and we would never have heard of him. But he did have a rich daddy, who bailed him out.... Don’t anyone write in and tell me that Keynes made lots of other good investments, because if you’ve got a rich backstop, none of that matters.

La Libertà in cerca della sua sorellina.

Nel post precedente sul tema ci siamo divisi secondo due approcci che tento di sintetizzare.

1. La Libertà è intimimamente legata alla Verità. L' allucinato che segue le sue chimere non puo' per questo dirsi libero.

2. Libertà è fare tutto cio' che si vuole senza che gli altri interferiscano.

Il secondo approccio non individua dei valori, e io lo preferisco. Tutti capiscono e si dispongono al dialogo, non solo chi condivide con me una certa nozione di Verità.

Inoltre, si evita il tiro alla fune: la discussione si fa subito meno retorica poichè non si tratta più di accaparrarsi un valore, bensì di attribuirgli dei limiti.

Il mio limite preferito è questo: ciscuno di noi nasce con pari diritti inviolabili (vogliamo chiamarli naturali?). Sarebbe bene che questi diritti siano pochi, in modo da lasciare più spazio possibile alla discussione. Sarebbe ancora meglio se ne esistesse uno solo.

Fortunatamente c' è un diritto che risponde a questa caratteristica e, oltre ad essere evidente, massimizza la libertà: è il diritto di proprietà.

Ciascuno di noi puo' ben dirsi proprietario del proprio carpo fin dalla nascita. Quale persona di buon senso lo negherebbe?

Oltretutto, il diritto di proprietà massimizza la libertà di scelta poichè è un diritto assoluto, ovvero: non stabilisce a priori relazioni con gli altri lasciando che sia solo il consenso reciproco a plasmarle.

Il binomio fruttuoso non è dunque Libertà e Verità, bensì Libertà e Proprietà. Solo le ultime due sono consanguinee.

Davide mi ha criticato bollando il mio approcco come "misero". Non so bene cosa intendere con l' aggettivo "misero", anche se lo posso intuire e, in parte, essere d' accordo.

Penso comunque che la Libertà così intesa si riscatti a posteriori, quando diventa uno strumento di ricerca della Verità. pensiamo solo alle scienze. E magari approda a quelle verità che noi, per un eccesso di zelo, avevamo bruciato ponendole a priori e pregiudicando il consenso di molti.

P.S. Le distanze tra 1. e 2. forse non sono così abissali, perlomeno quando 1. sfocia nella verità dei Comandamenti. Fateci caso, se si eccettuano i comandamenti legati ai "desideri", tutti gli altri possono essere considerati una parafrasi del diritto di proprietà.

Una distinzione miscononosciuta

Quella tra libero mercato (equilibrio ed efficienza) e capitalismo (ricerca e conoscenza).

sabato 27 giugno 2009

Per tutti i colpi che mancano

uno strano vento sembra prendere le decisioni al tuo posto... appena arrivi inaspettata, appena parti senza preavviso... il mio cuore salta un colpo...

Avanti così...

... e farai del tuo cuore un pozzo gelato, del tuo camminare un binario dall' immobilità agganciata e bullonata...

Saperi oscurati

A dispetto di tante diatribe, in silenzio cresce la conoscenza.

How about this: growth isn't a mystery. By and large, we know what works and what doesn't. Corruption doesn't work well, property rights do. Globalization is working everywhere it is allowed. Protectionism is a disaster, in the long term and usually before. Democracy, unfortunately, seems insignificant in promoting growth, but free markets are essential. And, as every young American RTS playing teen knows, technology wins. And as almost every great innovator attests, entrepreneurship equals technology

Senza il "cattivo" nessuna storia puo' essere raccontata.

Chi ama la discussione è inevitabile finisca per discutere sui dissensi. Cio' svia la percezione di chi osserva e impedisce di vedere che dietro lunghe diatribe potrebbe esserci un accordo di fondo tra gli interlocutori.

Prendiamo l' adagio secondo cui "non si trovano due economisti che la pensino nella stessa maniera". Ma questo significa guardare al dibattito attraverso uno specchio deformante. Facendo ordine si scopre che: le loro idee sono molto simili. Non solo: queste idee si differenziano parecchio da quelle dell' uomo della strada. E' una differenza che in questo campo corrobora la conclusione:"The experts are right, the public is wrong".

Altra materia dove ci si accapiglia in continuazione: come favorire lo sviluppo dei paesi poveri. Nella battaglia quotidiana delle idee va perso cio' che ormai sappiamo con certezza - è moltissimo! -, e che passa sotto silenzio facendo sembrare queste questioni eterne quando invece registrano sostanziali progressi:

How about this: growth isn't a mystery. By and large, we know what works and what doesn't. Corruption doesn't work well, property rights do. Globalization is working everywhere it is allowed. Protectionism is a disaster, in the long term and usually before. Democracy, unfortunately, seems insignificant in promoting growth, but free markets are essential. And, as every young American RTS playing teen knows, technology wins. And as almost every great innovator attests, entrepreneurship equals technology

The experts are right, the public is wrong.

Almeno in Economia.

Piccolo conflitto d' interesse. Ma convincente.

giovedì 25 giugno 2009

Vota il teorema del secolo

Elenco e volgarizzo i papabili.

1. Teorema di Nash (o dell' equilibrio): tra parti razionali in inconflitto esiste un equilibrio strategico che comunque non coincide sempre con l' equilibrio ottimale.

2. Teorema di Godel (o dell' incompletezza): ogni linguaggio coerente e sufficientemente complesso è sprovvisto di una fondazione logica (contiene proposizioni indecidibili).

3. Teorema di Coase (o della distribuzione casuale dei diritti): dove i diritti sono trasferibili senza costi, l' attribuzione iniziale degli stessi è indifferente.

4. Teorema di Arrow (o dell' impossibilità): non esiste un sistema elettorale che garantisca l' elezione del candidato preferito dalla maggioranza.

5. Teorema di Aumann (o del disaccordo impossibile): dopo una discussione dai tempi finiti, due interlocutori onesti e ragionevoli saranno d' accordo su tutto.

6. Teorema di Quine (o dell' empirismo radicale): non ha senso distinguere le proposizioni sintetiche da quelle analitiche.

7. Teorema di Braess (o delle strade): a parità di volumi di traffico, aprire una nuova via in un sistema stradale puo' portare ingorghi crescenti.

8. Folk theorem (Aumann): l' esito di una strategia altruistica in un gioco spot è il medesimo rispetto a quello ottenuto da una strategia egoistica in un gioco ripetuto.

Personalmente voto 3 con una certa convinzione. E' sorprendente e controintuitivo. E poi ha avuto un' utilità non indifferente che fa capolino in quasi tutte le questioni rilevanti della modernità e della convivenza. Come se non bastasse, toglie il "diritto" dalle mani dei giuristi per renderlo più comprensibile e razionale. Anche i piani di studi delle facoltà di giurisprudenza si sono adeguati. Un' altra categoria spiazzata sono i moralisti.

2 è geniale e ha risolto una lunga diatriba tra i logici-matematici, senza però influire granchè altrove. Resta comunque una formulazione di concetti abbastanza intuitivi e già prima si agiva un po' come se fosse valido.

1 è senz' altro il frutto di una "beautiful mind" ma nella conclusione negativa mi sembra un caso speciale di 3.

4 è molto bello e ideale per fare "giochini sorprendenti", ma vale quanto detto per 2.

5 sorprende, ma la vita continua come prima. 6 è eludibile: chiameremo "verità naturali" cio' che prima chiamavamo "verità a priori".

Notata la prevalenza di economisti-matematici? E' un regalino per Davide. Comunque la lista è allungabile (previa motivazione)

mercoledì 24 giugno 2009

Quota ottanta arrivò una mattina

... come neve umida che tonfa giù dal tetto, l' inatteso sghignazza...

Il senso religioso testato dal dott. Newcomb

Riccardo e Giovanni sono due ragazzi di belle speranze, dicono di nutrire un robusto sentimento religioso al quale abbinano un forte senso della libertà: sulle qestioni cruciali pretendono di decidere di testa loro e sono arci-convinti della loro autonomia decisionale, nulla puo' farli deflettere da queste certezze.

Recentemente hanno conosciuto il dott. Newcomb, un tipo curioso che studiando i cervelli riesce sistematicamente a prevedere le scelte dei due ragazzi. I due all' inizio non potevano credere ad una cosa del genere, ma in seguito hanno toccato con mano questa capacità e si sono arresi all' evidenza. Ora sono sempre nei paraggi del laboratorio di Newcomb e tempestano di domande il dottore per carpirne il segreto o quantomeno per avere lumi.

Ma anche il dott. Newcomb nutre una sua curiosità nei confronti dei ragazzi: sente chiaramente che dopo averlo incontrato la fede di uno dei due è più pronta a vacillare. Per avere le idee più chiare in proposito invita i due ragazzi a casa sua per proporre loro un test e verificare la sua ipotesi.

Il dott. Newcomb si presenta ai ragazzi nel salotto di casa sua dietro ad una scrivania sulla quale stanno due scatole: una trasparente ed una opaca. La scatola trasparente contiene 10.000 euro, si vedono chiaramente.

Newcomb prende la parola: "Ragazzi, ecco due scatole, vi chiedo di fare una scelta tra queste alternative: o 1) vi portate a casa entrambe le scatole, o 2) vi portate a casa solo la scatola opaca. Vi chiederete, ma cosa contiene la scatola opaca? Ebbene, non posso dirvelo. Sappiate solo che l' ho sistemata in modo tale che contenga 1.000.000 di euro qualora facciate la scelta 2). Qualora invece propendiate per la scelta 1) ho ritenuto di lasciarla vuota. E' tempo di scegliere, prego."

Dopo breve conciliabolo Riccardo e Giovanni cominciano a litigare. Il primo propende per 2) mentre il secondo per 1). Entrambi hanno buone ragioni: Riccardo ha visto all' opera le capacità predittive del Dott. Newcomb e reputa 2) la scelta più ragionevole. Giovanni sa che portandosi a casa tutto quello che c' è sulla scrivania avrà tutto nelle sue mani indipendentemente da come ha sistemato le cose il dottore.

Il dott. Newcomb sa che entrambi i ragazzi hanno ragione, entrambe le opzioni sono razionali, ma ora sa anche che il senso religioso di Riccardo è quello più impermeabile ai suoi poteri: la libertà in cui crede quel ragazzo convive meglio con la presenza di una mente in grado di prevederne le scelte in tutto e per tutto.

lunedì 22 giugno 2009

L' anti-umanesimo di PPP

Ho abbordato per la prima volta gli Scritti Corsari di Pasolini. Mi riferisco a quella serie di editoriali sul Corriere in cui lo scrittore dispiega la propria analisi sociologica.

Siamo nel decennio degli anni settanta e le sensibili antenne del poeta colgono che un nuovo fascismo, molto peggiore di quello precedente, avanza e reprime: si tratta del "consumismo".

Il momento è decisivo. In nome della battaglia contro questo mostro tentacolare la Chiesa e i Comunisti dovrebbero allearsi per fare fronte comune, magari chiedendo una mano anche ai paleofascisti, così innoqui rispetto al nemico attuale. Perfino gli stragisti delle stragi si Stato potrebbero venir buoni, in fondo sono pur sempre gente del nostro stampo.

PPP non perde tempo e mette sull' avviso la Cristianità: una Chiesa disposta a compromessi con il Capitalismo si macchia segnando oltretutto il proprio declino. Dunque una macchia ben peggiore delle precedenti, una macchia irreparabile. Chi non vede in Satana le fattezze di un Borghese?

La tolleranza dell' ideologia edonistica costituirebbe la peggiore delle repressioni. Il fascismo di Comodità&Bnessere soffoca e atrofizza anche la Società più vitale. Dove si annidi poi questo despota, Pasolini ammette di non saperlo: "è un Potere senza Volto... non so in cosa consista nè chi lo rappresenti...". Sa però che è una forma Totale di Fascismo che attua un' omologazione repressiva.

Il Poeta è incontenibile, probabilmente secerne dentro di sè una quantità fissa di magniloquenza che si ritrova poi a dover espellere con regolarità mediante l' uso di iperboli, meglio se sostenute dalla parola "fascismo". I contenuti diventano del tutto secondari, l' ispirazione detta legge. Sorge l' inquietante dubbio che se la lontananza non contribuisse a mitizzare le performances del prestigioso letterato, saremmo dalle parti di Sgarbi o poco oltre.

La mia prospettiva è molto diversa: all' uomo piace consumare (soddisfare i propri desideri materiali) e il ribrezzo di Pasolini è il normale schifo che l' esteta prova quando guarda in faccia un uomo. Mi verrebbe voglia di dire: "caro Pasolini, ma non vedi: l' uomo che tanto ti ripugna è lo stesso a cui hai fatto la corte un attimo prima; lo stesso! Nessuna repressione lo opprime. Possibile che la tua sensibile vibrissa non colga questa elementare verità?".

P.S. Ironia della sorte ammetto che la mia convinzione si è rafforzata dopo recenti discussioni avute con dei sacerdoti: l' uomo è essenzialmente desiderio e voglia di soddisfarlo. Se l' uomo è questo, non sembra poi così strano o frutto di una "repressione" il fatto che sia ANCHE un consumatore.

I metodi dell' economia

  1. Pragmatismo neoclassico: da alcune ipotesi - anche irrealistiche - sulle preferenze e sulla razionalità dei soggetti, si traggono conclusioni quantitative verificabili.
  2. Pragmatismo keynesiano: da alcune ipotesi, alcune ad hoc, sulle preferenze e sulla razionalità dei soggetti si traggono conclusioni quantitative verificabili.
  3. Realismo comportamentista: da alcune ipotesi realistiche e verificate relative a preferenze e razionalità dei soggetti, si traggono conclusioni quantitative verificabili.
  4. Scuola storica: dall' intuito sviluppato tramite la conoscenza della storia economica, si traggono speculazioni qualitative verificabili.
  5. Apriorismo misesiano (prasseologia): da alcuni postulati avalutativi relativi all' azione del soggetto, si traggono delle conclusioni razionali non verificabili.
  6. Apriorismo rothbardiano: da alcuni postulati etici intorno alla "proprietà" individuale, si traggono conclusioni razionali non verificabili.
  7. Apriorismo hayekiano: da alcuni postulati intorno all' ignoranza e alla razionalità limitata dei soggetti, si traggono conclusioni qualitative circa il valore conoscitivo della "concorrenza".
  8. Individualismo metodologico: mette al centro il soggetto. E' il metodo da cui si sviluppano tutti gli altri.



Critiche e connubi

3:7. Strana alleanza in nome del realismo e della razionalità limitata. Strana perchè non c' è niente di più estraneo al comportamentista che una qualsiasi forma di apriorismo.

1:2. 2 comporta "solo" un' eccezione specifica alla razionalità degli operatori: in certe condizioni rileva il salario nominale piuttosto che quello reale.

5:6. 6, introducendo relazioni etiche esce dall' alveo scientifico.

6:5. 5, mettendo sullo stesso piano tutte le preferenze, si ritrova senza argomenti a favore del laissez faire.

1: 5-6. Rinunciando al calcolo statistico rinunciano a stabilire "quanto" un fattore sia rilevante. Per neutralizzare i trade off sono costretti a postulare l' inesistenza degli stati mentali e dei controfattuali.

1: 5-6. Il soggettivismo radicale nega la continuità delle funzioni di utilità. Ma così facendo si nega anche l' incontro tra domanda ed offerta.





Distinguere la beneficienza degli egoisti

Non è poi così difficile: mentre l' altruista concentra la propria beneficienza su una causa, l' egoista diversifica.

Il ragionamento per giungere a questa conclusione è semplice: se valutassi la Lotta contro i Tumori come la "causa" prioritaria, perchè mai dirottare altrove la mia generosità: ogni euro devoluto all' Unicef sarebbe sottratto al finanziamento di più nobili propositi.

Molti donatori invece non mettono al centro i destinatari, preferiscono mettere al centro se stessi e la sensazione soddisfacente che traggono pensando di aver donato un po' a tutti.

Sogni da un minuto sul limitar dell' alba

... e il poeta trasse dal suo cumulo di parole un racconto strano...

sabato 20 giugno 2009

L' economia è una scienza (2)

Anche alla luce dei commenti seguiti, mi sia consentita una piccola appendice al punto 2 del precedente post, quello in cui affermavo che la "precisione" di un sapere è irrilevante al fine di giudicarne la "scientificità".

Tuttavia la "precisione" incide pur sempre sull' utilità delle conoscenze; non per niente confrontavo quel sapere con il "lancio della moneta". Che me ne faccio di una cultura che posso sosituire con una moneta? Per quanto l' utilità non sia il solo scopo della Scienza, nemmeno puo' essere troppo trascurata.

Ammetto che si possa procedere oltre al "lancio delle monete" e confrontare le conclusioni della teoria economica con il sapere intuitivo dell' Uomo della Strada (UdS). Qualora dovesse prevalere il fiuto di quest' ultimo, sarebbe dura parlare ancora di Scienza nonstante l' impeccabile metodologia dispiegata.

Credo comunque che le discipline economiche superino anche questo test; credo cioè che l' esperto ne sappia di più dell' UdS. Nei 9 punti che seguono faccio qualche osservazione, segnalo qualche avvertenza ed emetto una conclusione.

1. Quando l' UdS entra nell' acceleratore di particelle di Ginevra non sa dove mettere le mani. Ancora meno quando entra negli uffici della FED. A questo punto bisogna chiedersi se la FED sia utile. Facendo la tara con i guai che a combinato, concluderei affermativamente. L' alternativa "spontanea" alla FED è il Gold Standard: se oggi avessimo un sistema Gold Standard penso che i nostri redditi sarebbero stati inferiori almeno di 1/3.

2. Spesso poi il pensiero economico è controintuitive, cioè non viene colto di primo acchito da UdS. Pensiamo solo alla teoria dei vantaggi comparanti, quella su cui si impernia la globalizzazione. Nel nostro piccolo abbiamo avuto qualche esempio parlando dei reni e del perchè per giocare in borsa non serva a niente essere grandi economisti.

3. Per ci ama la dura realtà: le economie dove le scienze economiche sono più sviluppate e dove la consulenza di esperti è più diffusa, sono anche le economie più sviluppate e più imitate. E' solo una combinazione?

4. Pensando a UdS viene in mente la "Saggezza della folla". Ma attenzione, non stiamo parlando della tesi Surowieki/Baricco, quella secondo cui la Folla di UdS sceglie meglio dell' Esperto. Lì non si dà UdS vs. Esperto, piuttosto Moltitudine vs. Uno.

5. Parlando di fiuto, non intendo quello impiegato per individuare le ipotesi di partenza. Quello è proprio anche dei grandi scienziati a cui la lampadina si accende nei modi più strani. Noi parliamo di una particolare sensibilità per le conclusioni, per la predizione.

6. C' è comunque anche un fiuto dell' Esperto legato alle conclusioni. Se dovesse prevalere su quello di UdS, allora la frequentazione dei modelli econometrici sarebbe stata utile. Nel merito oso dire che quando l' Esperto attinge alla sua conoscenza complessiva, fiuto compreso, e sceglie l' oggetto dei suoi pronunciamenti, sopravanza sistematicamente il singolo UdS.

7. Ci sono poi gli storici dell' economia. Si limitano a descrivere il passato senza avanzare pretese predittive. Eppure non me la sento di affermare che il fiuto dello storico sugli eventi economici futuri produca risultati sistematicamente inferiori a quelli dell' economista che trascura la storia.

8. Il soggetto più affidabile nelle predizioni, per me, è l' economista con una buona preparazione storica. I lavori accademici più convincenti sono quelli che coniugano i modelli teorici e la ricerca statistica con una sostanziosa esemplificazione tratta dalla storia economica. Cosa che non capita nelle scienze canoniche: in fondo un fisico teorico puo' fare tranquillamente il suo mestiere ignorando del tutto la storia della sua disciplina.

9. Se questo è vero, diremo che l' economista è un po' meno scienziato del fisico e un po' più uomo di cultura.