Nel post precedente sul tema ci siamo divisi secondo due approcci che tento di sintetizzare.
1. La Libertà è intimimamente legata alla Verità. L' allucinato che segue le sue chimere non puo' per questo dirsi libero.
2. Libertà è fare tutto cio' che si vuole senza che gli altri interferiscano.
Il secondo approccio non individua dei valori, e io lo preferisco. Tutti capiscono e si dispongono al dialogo, non solo chi condivide con me una certa nozione di Verità.
Inoltre, si evita il tiro alla fune: la discussione si fa subito meno retorica poichè non si tratta più di accaparrarsi un valore, bensì di attribuirgli dei limiti.
Il mio limite preferito è questo: ciscuno di noi nasce con pari diritti inviolabili (vogliamo chiamarli naturali?). Sarebbe bene che questi diritti siano pochi, in modo da lasciare più spazio possibile alla discussione. Sarebbe ancora meglio se ne esistesse uno solo.
Fortunatamente c' è un diritto che risponde a questa caratteristica e, oltre ad essere evidente, massimizza la libertà: è il diritto di proprietà.
Ciascuno di noi puo' ben dirsi proprietario del proprio carpo fin dalla nascita. Quale persona di buon senso lo negherebbe?
Oltretutto, il diritto di proprietà massimizza la libertà di scelta poichè è un diritto assoluto, ovvero: non stabilisce a priori relazioni con gli altri lasciando che sia solo il consenso reciproco a plasmarle.
Il binomio fruttuoso non è dunque Libertà e Verità, bensì Libertà e Proprietà. Solo le ultime due sono consanguinee.
Davide mi ha criticato bollando il mio approcco come "misero". Non so bene cosa intendere con l' aggettivo "misero", anche se lo posso intuire e, in parte, essere d' accordo.
Penso comunque che la Libertà così intesa si riscatti a posteriori, quando diventa uno strumento di ricerca della Verità. pensiamo solo alle scienze. E magari approda a quelle verità che noi, per un eccesso di zelo, avevamo bruciato ponendole a priori e pregiudicando il consenso di molti.
P.S. Le distanze tra 1. e 2. forse non sono così abissali, perlomeno quando 1. sfocia nella verità dei Comandamenti. Fateci caso, se si eccettuano i comandamenti legati ai "desideri", tutti gli altri possono essere considerati una parafrasi del diritto di proprietà.