Ci voleva un comunista come Michel Houllebecq per farlo.
Uno che ha attraversato il comunismo ludico-libidico condito dalle canzoni di Elvis e dai film di Marilyn Monroe, dai frigoriferi e dai transistor. Uno che leggendo "Actuel" voleva contestare il Capitalismo senza rinunciare al divertimento, anzi, alimentandone come nessun altro la nascenta industria erotico-pubblicitaria messa in piedi con l' attacco ai valori giudaico-cristiani, e con l' apologia della gioventù in cerca di estasianti avventure.
MH ci immerge in una sabbia mobile lenta quanto inesorabile; descrive un mondo avariato e irrecuperabile, eroso com' è da una vorace coppia di tarli: la libertà individuale e la scienza strumentale.
Ci voleva lui per smascherare questi falsi idoli allegando illustrazione meticolosa della loro azione corrosiva. Il mondo scolpito da quelle potenti mandibole è un universo rallentato, segnato da vergogne e timidezze arroganti, dove gli esseri si incrociano in un vuoto siderale in cui nessun incontro sembra mai possibile. Ogni tanto questi esseri si voltano verso di noi con occhi sbarrati, il loro sguardo non è addolorato, piuttosto atterrito, preda di tremori animali ed abietti.
Per "distruggere" con tanta perizia ci voleva un comunista senza più nulla da costruire.
Due fratelli, due vite solitarie e astiose, due vie verso il nulla. Un' età anagrafica atroce: cosa resta da fare quando carni vizze e biancastre cominciano ad arrotolarsi in un adipe repellente? Quando tutto annoia e si è ancora tanto distanti dalla morte? Eppure, difficile da credere, alcuni chiedono ancora una proroga, un piccolo supplemento di esistenza per soddisfare dei bisogni che sono fondamentalmente ancora gli stessi dell' adolescenza.
Il paesaggio è quello tedioso e tranquillo della Francia, ma potremmo essere in Giappone, in Norvegia. Insomma, in uno di quei sinistri paesi dove i quarantenni si suicidano comunque in massa.
Prendiamo la libertà. Finiti i bei discorsi con i quali si ha sempre la meglio nei dibattiti, spente le luci, l'uomo libero si ritrova solo e con un unico magnete in grado di attrarlo ancora "realmente": il sesso. Con tutto il portato di monotonia spossante che il sesso si trascina dietro.
Non per niente Bruno, il primo fratello, si masturnba in modo compulsivo, anno dopo anno questa attività diventa per lui preponderante fino ad assorbire ogni suo progetto, dalle vacanze al lavoro; anche quando si esaurisce ogni virilità, anche quando non restano più tracce di soddisfazione sensoriale.
Persino il Matrimonio è ben descritto solo se inquadrato come un intervallo di refrattarietà momentanea.
Che altro può fare chi ha solo la libertà come unico valore? Usarla per infliggersi un ultimo capriccio e soffrire lo spasmo che produce l' invenzione del successivo quando la nostra vena è inaridita da anni.
La comune sessantottarda, opportunamente variata, puo' ancora germogliare dando frutti insperati, perchè non provarci? Già, perchè? Purchè si sappia quando si scopa. I Chakra, il Tantra e le mille sfumature della New Age, hanno le carte in regola per arricchire la personalità, per scoprire nuovi anditi dell' animo in grado di vivificarci, sarebbe un peccato trascurarle. Basta sapere se e quando si scopa.
Con sguardo spento e fiducia affievolita giriamo il mondo trascinando una carcassa asciugata di tutto: resta solo una caricatura di desideri adolescenziali.
Intanto i figli guardano la TV 13 ore al giorno e al mattino ancora a letto sentiamo nauseati che in soggiorno già attacca il rosario dei cartoni animati quotidiani. Quegli stessi figli che poco prima erano alacri disegnatori ansiosi di mostrarci l' ingenuo capolavoro su cui avevano sudato tutto il pomeriggio, che solo un anno prima ci avevano deliziato e fatto sperare con una composizione eteroclita in cui appariva la scritta "ti voglio bene Papà". Sono figli che ora sentiamo perduti. Meglio dedicarsi alla vestizione più adatta per l' "aborto-party" organizzato da Di Giorno o allo "snuff movie" pagato diecimila euro.
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La conoscenza scava, va a fondo fino ad isolare la particella elementare che ci costruisce. Strana questa cosa per cui conosciamo il mondo sempre meglio proprio mentre lentamente perdiamo ogni sapienza su come abitarlo.
Michel è un fisico che, alle soglie del Nobel, abbandona tutto. Perchè non farlo?
Non puo' certo trattenerlo la squadra di ricercatori che ha messo in piedi: la polvere burocratica cosparge ogni loro relazione; alla festicciola d' addio a nessuno viene in mente di fare le foto; basta uno sguardo annoiato, una parola strascicata per far defluire ciascuno verso la propria macchina. Si ha voglia di raggomitolarsi al più presto nella cuccia dell' "individualità", si ha subito nostalgia di tornare "monade".
Nessun rimpianto nel distacco dall' altro, solo numerosi, isolati e minuscoli sensi di liberazione. Quelli di chi puo' di nuovo abbagliarsi con la TV. Il clima da ufficio demitizza la "ricerca" intelligente, una filiera di onesti artigiani privi di genio e con la testa altrove mette a punto la scoperta; più che tesi e dottorati basterebbe un diploma condito con un po' di pratica per manovrare la strumentazione e uno sguardo attento quanto inerte.
Perchè non farlo dunque? Perchè non fare cio' che per un uomo della generazione precedente sarebbe stato a dir poco assurdo? Perchè non farlo ora che è sulla cinquantina ed è intellettualmente spacciato? Perchè non andare altrove, non gironzolare a caso per il mondo? Perchè? Perchè?
La sua fede nelle "particelle" gli impedisce da tempo di risondere a qualunque "perchè", e dietro il suo strano ed erratico comportamento non puo' che lavorare in modo diabolico quel dio impotente che ormai non riesce più ad abiurare per quanto voglia farlo.
Un maelstrom di noia trapuntato dal sollievo momentaneo che offrono violenza e pornografia. Non resta altro intrattenimento, non resta altra via per contribuire alla consumazione dei nostri corpi e non pensarci più.
Di antidoti non ce ne sono. Le relazioni famigliari? Le relazioni famigliari resistono qualche anno, talvolta resistono per decine d' anni, resistono molto più che ogni altro tipo di rapporto; e poi, finalmente, si sciolgono anch' esse.
Libertà e Conoscenza formano una tenaglia che ci amputa qualcosa di vitale, si cerca sempre di minimizzare questa sofferenza. Fintanto che la sofferenza della confessione sembra meno forte, si parla. Poi si tace, si rinuncia, si rimane soli.
Dal saggio di Bruno su GPII: "qualche Papa qua e là aveva misurato questa china, ma non l' abbiamo preso sul serio, ai miei amici per esempio non piaceva cio' che diceva su aborto, preservativi e altre stronzate del genere".
Ci voleva un comunista frustrato e in cerca di vendette postume per lanciare in modo stentoreo l' allarme.
E adesso, un rigo per un giudizio personale: il romanzo non è un capolavoro anche se il contenuto lo rende interessante. Altrimenti non l' avrei letto fino in fondo imbattendomi nel sorprendente finale.
Ve lo dico? Non ve lo dico? Bè, chi non lo vuole sapere non legga oltre.
Michel, il fratello scienziato, è tra i protagonisti di una rivoluzione scientifica decisiva che ci farà uscire definitivamente dall' onda lunga del cristianesimo. Un' umanità artificiale ricostruita in laboratorio con le tecniche della clonazione, un' umanità non più egoista, non più crudele, non più collerica, anestetizzata da ogni dolore, ripensa a come la tranquillità barbituresca di cui gode debba tanto al vecchio Uomo: quel mostro individualista, rissoso, tormentato, violento, che nel suo delirio narcisista non cessò mai di cercare la Bellezza e la Bontà.
Ecco la cosa artisticamente migliore del libro: la strana calma medicalizzata della voce che rende l' omaggio finale.
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