Propenderei per il sì.
Al solo dirlo si rischia di innescare lunghe discussioni. Sono discussioni in cui si parla poco di Economia e molto di Scienza. Di cosa debba considerarsi Scienza.
Attenzione, ormai nessuno storce più il naso di fronte alla Cassetta degli Attrezzi: tanto per dirne una, l' economia recluta tra le sue fila molti dei migliori matematici in circolazione, magari solo per la vanagloria del nome sul giornale. Il problema riguarda piuttosto l' utilità di cotanto bagaglio.
1. Taluni opinano perchè non rinvengono nell' Economia delle leggi naturali. Ma queste non esistono più nemmeno nella Fisica. Anch' essa ormai si affida in larga misura alla statistiche.
2. Altri, più seriamente, affermano che l' economista non ha "laboratorio": come puo' esistere una scienza senza "laboratorio"?
E' un' esagerazione, sebbene sia vero che il laboratorio dell' economista faccia acqua da tutte le parti; le interferenze dall' esterno sono frequenti e rischiano di depistarlo in continuazione.
Anche Galileo aveva una strumentazione rozza rispetto agli standard attuali. Forse che solo per questo non dobbiamo considerarlo più uno scienziato? Certo che no, non si limitava ad essere uno scienziato: era il prototipo dello "scienziato". Anche i ricercatori di oggi hanno laboratori maldestri rispetto a quelli che saranno a disposizione tra un secolo. Forse che per questo dobbiamo cessare di considerarli "scienziati"?
Laboratori sperimentali tanto "problematici" rendono molto complesso il compito dell' economista. ma una disciplina non cessa di essere scientifica per il semplice fatto di essere "complessa". Anche la Fisica, tanto per restare sul benchmark, fronteggia parecchi fenomeni caotici.
3. L' economia ha un debole potere predittivo, osservando cio' qualcuno pensa di essere al nocciolo. Ogni tre per due sul giornale viene lanciato l' atto di accusa: quella banda di economisti inetti non aveva predetto il temporale. Strano che, per dirne una, i sismologi non siano così sotto schiaffo dopo i terremoti. Forse l' economia ci tocca dove siamo più sensibili e più pronti a perdere la trebisonda.
In ogni caso la "precisione" in sè non è un carattere specifico della Scienza. Qualsiasi scienza ha dei limiti ed è più o meno precisa; non trae da cio' il suo carattere "scientifico". La precisione rileva solo nella concorrenza tra teorie alternative.
Se dovendo scommettere su un certo fenomeno ho tra le mani una teoria che c' azzecca una volta su un milione, la mentalità scientifica scommette in conformità a quella teoria qualora l' alternativa da considerare sia il lancio della moneta.
Non la "precisione" ma il "rigore" nel pensiero, la verificabilità e il libero confronto di idee in competizione tra loro. Questo richiede la Scienza. E l' Economia risponde.
4. Qualcuno, escogitando una variante alla critica precedente, afferma che l' universo economico include troppe variabili: l' economista ne estrae alcune e dà rilevanza solo a quelle. Tutto cio' si presta ad arbitri.
E' la critica preferita dai pigri. Costoro trovano più comodo degradare l' Economia a pensiero arbitrario. L' alternativa sarebbe faticosa: contestare la teoria raccogliendo un set alternativo di variabili - magari più confacenti la loro ideologia - e mostrare come spieghino meglio il fenomeno in questione. Insomma, l' alternativa sarebbere "rispondere nel merito". Probabilmente riceverebbero a loro volta una risposta che migliora ancor di più la teoria e gli impegna in una replica. Questa "botta e risposta" estenua i pigri, ma questo "botta e risposta" non è altro che il modo di procedere della Scienza.
5. Infine ci sono quelli che vorrebbero "degradare" l' Economia perchè ne hanno paura: se il pensiero economico progredisce troppo rischiamo di consegnare il nostro futuro nelle mani di qualche Tecnico. Non riesco a considerare questa critica: si basa su un interesse e non su un argomento.