martedì 5 maggio 2009

Perorazione del Paradiso

La lotta contro i paradisi fiscali si fa sempre più dura e molte storiche enclave dal fisco più umano stanno per cedere.



Lo confesso, ho sempre simpatizzato per i paradisi fiscali, forse per l' insofferenza istintiva che si prova di fronte agli altisonanti toni moralistici con cui viene condotta la crociata.



Ma poi c' è anche un motivo più semplice: essendo un cliente dei vari "stati", auspico che tra loro si instauri una crescente concorrenza fiscale. E' lo stesso ragionamento che riservo ai negozi di dischi, anche lì spendo molto e vorrei spendere sempre meno.



Sento già alzarsi le prime veementi obiezioni. Mi sia concesso di prevenirle: è perfettamente vero, ciascuno capisce quanto sia odiosa l' opera di ripulitura dei capitali sporchi accumulati dalla criminalità organizzata, ma lasciatemi dire una cosa, la segretezza non è affatto il portato di un fisco leggero. Le due cose non devono andare per forza di pari passo. L' origine della segretezza sta altrove, facciamo dunque un po' d' ordine.



Chiediamoci perchè i "paradisi" coniugano la bassa fiscalità con la segretezza. La risposta è semplice, in genere perchè i redditi tratti in salvo nel paradiso fiscale, una volta rivelati, subirebbero la falcidia del paese d' origine del titolare.



Piccolo inciso. Poniamo adesso che esistano due imposte, una sul consumo e una sul reddito. La prima è pagata dove si abita, la seconda dove si produce il reddito. Si suppone infatti che lo stato contribuisca a creare un ambiente più adeguato sia per il consumatore che per il produttore. Entrambi pagano un prezzo per questo servizio: l' imposta sul consumo e l' imposta sul reddito.



Se abito in Italia, è giusto che paghi le imposte sul consumo in Italia, è lì che vivo e che mi godo la vita, ovvero, è lì che "consumo". Che pretese potrebbe accampare la Svizzera? E fin qui tutto bene, non si possono certo eludere le imposte sul consumo (accise, iva...) avvalendosi di quel paradiso fiscale che è la Svizzera.



Ma se io, italiano, produco i miei redditi in Svizzera cio' significa che lì e solo lì mi si offre un sicuro ambiente giuridico-ecc. dove far fruttare al meglio i miei sforzi; che pretese potrebbe accampare l' Italia in materia di imposte sul reddito?



Eppure le "accampa", caspita se le accampa. Sì perchè, quando parliamo di Paradisi fiscali non dobbiamo dimenticarci che parliamo di imposte sui redditi. E qui la pretesa degli inferni fiscali è molto semplice quanto barbara: qualora l' aliquota svizzera fosse troppo bassa (ovvero più bassa della loro... come se in paradiso potesse far più caldo che all' inferno), il Bel Paese s' incarica di riscuotere e trattenere la "giusta" differenza per sè. E, ricordiamolo sempre, parliamo di un reddito che non ha contribuito a formare.



Le cose poi si complicano perchè nella società contemporanea gran parte dei redditi sono di natura finanziaria, ovvero sono redditi che per essere prodotti abbisognano di adeguato ambiente giuridico ma non certo di un cospicuo capitale fisico, a volte basta un server con le giuste connessioni sull' isoletta. Nè tantomeno abbisognano di beni pubblici.

Questo frutto della modernità, diciamolo, è una grande rottura di coglioni per l' Inferno fiscale, il quale non manca appena puo' di diffondere tra il pubblico una diffidenza istintiva, oltre che per i paradisi, anche per i redditi finanziari. Roba infatti che non ha molto bisogno della sua esistenza.


Ma tutto cio' non muta in nulla la logica che prima esponevamo: lo Stato, se lo ha, ha un dirito naturale solo alla fetta di reddito che contribuisce a produrre.



E adesso la domanda cruciale: ma se l' Italia rinunciasse alla livella che grava sui redditi prodotti all' estero, siamo sicuri che i paradisi fiscali avrebbero ancora convenienza a mantenere i loro segreti? Con la garanzia appenna menzionata, le pressioni che già sentono farebbero invertire loro la rotta aprendo le porte alla soluzione più naturale per il riciclagio e l' evasione. Sono convinto infatti che in assenza di questa tosatura ingiustificata le tanto vituperate opacità dei paradisi verrebbero meno.



Spero adesso si sia capita l' irritazione che mi procura il tono moraleggiante delle crociate "anti-paradiso", per me è come sentir parlare di stuzzicadenti un ciclope con l' occhio otturato da una trave.



P.S. nel post ho parlato d' Italia. Ma non commiseriamoci troppo, le pratiche a cui accenno sono comuni a tutti i paesi. E un vampiresco Obama assetato di quattrini minaccia la lodevole eccezione degli USA. Ho parlato di moralizzatori da moraleggiare e di "vampiresco" Obama. Altri, qui però non parliamo più di redditi finanziari, nella tassazione dei redditi prodotti all' estero vedono solo stupidità e miopia.

lunedì 4 maggio 2009

Israel economista

Andrea Cortis ha detto...
... agite come macchine razionali e l’economia funzionerà come un sistema equilibrato e perfettamente prevedibile. Ed in effetti e' questo e' il comportamento razionale che ci si sente ripetere qui negli USA da quando e' iniziata questa crisi ... comprate gente, spendete e spandete o voi che potete, ...

Neanche a dirlo la gente continua indefessa a comportarsi in modo "irrazionale", e comincia finalmente ad utilizzare l'irrazionalissimo porcellino!

4/15/2009 01:58:00 AM


Gianfranco Massi ha detto...
Dal 1945 siamo entrati nell' era atomica. La scienza ha fatto ulteriori progressi in ogni campo.
Eppure nessuno sa che cosa sta succedendo, ora, sopra e sotto di noi. Ancor meno in campo economico. Lo dimostrano i maremoti e i terremoti che restano imprevedibili,( anche se potremmo ridurne gli effetti). Lo dimostra questa crisi economica.
Per non parlare dei conflitti tra popoli che rendono sempre più precaria la pace.
A noi "olivastri", - come ci chiama l' apostolo Paolo [Rom 11] - innestati nell' "olivo buono", non resta che attendere "i tempi escatologici".
L' escatologia, come la vulcanologia, non sa prevedere dove e quando accadrà, ma di sicuro il Terremoto accadrà.

4/15/2009 05:24:00 PM


Luigi Sammartino ha detto...
Paul Volcker, ex governatore della Fed, ha dichiarato che le teorie economiche prevalenti, fondate sul principio di razionalità dei mercati, hanno fallito la prova del mercato reale.

Queste teorie economiche sono state applicate dal MIT, dalla Business School dell'università di Harward a dall'Università di Chicago alla gestione dello stesso loro patrimonio, e le perdite sono state enormi.

Eppure un forte scetticismo nei confronti dell'Economia Matematica era già stato espresso da Ludwig von Bertalanffy, uno dei padri fondatori della moderna teoria dei sistemi.

4/16/2009 12:34:00 PM


broncobilly ha detto...
"...un conto è dire che... da quando esiste il sistema capitalistico, nessuno è stato capace di proporre un sistema migliore. Ben altro discorso è scendere sul terreno della teoria economica e asserire l’intrinseca perfezione del sistema capitalistico..."

Le critiche mi sembrano un po' severe, anche perchè non penso che qualcuno pronunci mai l' ultima asserzione.

Detto questo le convenzioni di "razionalità" ed "efficienza" me li terrei ancora stretti. La loro semplicità ripaga con gli interessi i mille fallimenti e le molte cofutazioni a cui vengono quotidianamente sottoposti. Una teoria non persuade solo per il fatto di essere vera.

Mi chiedo piuttosto come mai chi appronta i rimedi alla crisi lo fa volente o nolente ancora sulla base di quelle teorie.

E mi chiedo anche perchè nelle Università questi concetti non cedono spazio. E' forse al lavoro una lobby accademica? Non penso proprio, la cosa dura da troppo tempo.

Il fatto è un altro: è da ingenui aspettarsi che basti confutare un' ipotesi per spazzarla via. Un pragmatista direbbe che una critica senza conseguenze pratiche non ha nemmeno conseguenze teoriche. Molte critiche che si sentono sono proprio di questo tipo.

Forse una buona teoria non la si giudica solo in base alle confutazioni che riceve ma piuttosto in base al costo indotto dalla sua approssimazione e in relazione alle alternative disponibili.

4/18/2009 09:56:00 AM


Luigi Sammartino ha detto...
C'è un punto nell'argomentazione di broncobilly che trovo molto interessante. Mi riferisco al passaggio finale del post che lui ha allegato assieme al suo commento.

My methodological pluralism does have one limit, however, any argument should be honest. Unfortunately the ethics of my profession are shameful—many economists keep searching for more “predictive power,” defined in terms of misleading indicators such as t-statistics, with little regard for whether the results actually mean anything. For too many economists, getting published is the only thing that matters.
In effetti, siamo proprio sicuri che qui si tratti soltanto di una questione epistemologica?

Mi spiego meglio: in che modo una teoria economica si dimostra migliore di un'altra? Sulla base di una valutazione di tipo empirico, o forse c'è di mezzo anche molta disonestà intellettuale?

4/18/2009 02:53:00 PM


Caroli ha detto...
Richiamo il fatto che l'argomento del post è la scienza, non le penose arrampicate sugli specchi per tentare di attribuire dignità scientifica alle teorie economiche, o, peggio, al comportamento umano.

4/19/2009 05:24:00 PM


broncobilly ha detto...
Mi siano consentite ancora due considerazioni a difesa dell' ortodossia neoclassica.

Il modello neoclassico puo' essere visto come la rappresentazione di un mondo ideale: una lista di condizioni necessarie per avere certi effetti auspicabili. Spesso la sua utilità consiste nel verificare quali lacune si siano prodotte nel caso concreto.

Esempio, se davvero la descrizione delle "aspettative razionali" si esaurisse in quanto detto, molto semplicemente i "cicli economici" non esisterebbero. Ma come è possibile tutto cio' visto che Lucas le introdice proprio per spiegare i cicli economici?

Il fatto è che Lucas le introduce anche e soprattutto per dirci dove esse hanno fallito nella storia (lui individua un' incapacità degli imprenditori nel discriminare tra l' oscillazione dei prezzi nell' industria e la variazione nel livello generale dei prezzi). C' è una regolarità anche negli "errori" e per descriverla occorre un puno di riferimento. Persino tutte le teorie Keynesiane possono essere ridotte ad un "errore" cognitivo ben specifico rispetto all' ortodossia neoclassica: la cosiddetta "illusione monetaria".

Oggi si agisce nella stessa maniera per tamponare la crisi: si guarda il modello, si rivelano le condizioni mancanti e si operano le compensazioni.

Non mi sembra poi che la filosofia del Long Term Capital Management sia riconducibile all' ortodossia neo-classica dei mercati finanziari visto che quest' ultima afferma chiaramente l' inesistenza di strategie razionali per "battere il mercato", ovvero riportare risultati sopra la media. Al limite la teoria ortodossa sconsglia il salvataggio a cura della politica.
. Cosa puntualmente fatta e che mina la validità della teoria stessa per il futuro.

4/27/2009 07:06:00 PM


Giorgio Israel ha detto...
Mi sia consentito di dissentire da ogni parola ma anche di non rispondere perché preferisco discutere con libri e articoli specializzati anziché con Wikipedia.

4/27/2009 09:34:00 PM


broncobilly ha detto...
Ecco un buon libro di riferimento che riassume la visione standard dei mercati finanziari (... asset prices typically exhibit signs of random walk and... one can not consistently outperform market averages...) con relativa bibliografia specialistica. Ne approfitto per indicare il link più corretto in merito.

Sul corretto ruolo che hanno le aspettative nell' impianto del Nobel Lucas ho attinto da un suo feroce critico, il Nobel Herbert Simon: Scienza economica e comportamento umano. Edizioni Comunità p.30.

4/28/2009 04:52:00 PM


Giorgio Israel ha detto...
Il link "più corretto" è sempre Wikipedia... La sua idea di cosa sia il modello neoclassico è ingenua e quindi, mi scuserà, ma non trovo materia di discussione.

4/28/2009 05:11:00 PM

Broncobilly

asciamo cadere i giudizi tagliati con l' accetta, solo una precisazione.

Nessuno nega che nel modello neoclassico siano sempre all' opera forze riequilibranti.

Si nega che il modello sia da buttare qualora l' equilibrio non si realizzi. Resta comunque lo strumento di cura migliore CHE ABBIAMO per decidere che fare.

Guardiamo solo alla crisi di oggi. Come si studiano le contromisure?

C' è chi si affida alle cosiddette politiche keynesiane. Ma il "modello keynesiano" corrisponde esattamente al modello neo-classico a cui è stato semplicemente aggiunto il bias SPECIFICO dell' illusione monetaria (Herbert Simon). Non è certo un cambio di paradigma scientifico!

C' è chi invece punta sui tassi negativi, ma cio' è concepito stando saldamente all' interno del modello neoclassico e le politiche monetariste.

La disciplina economica inoltre non è poi così monolitica, paradigmi alternativi esistono eccome. Faccio un paio di casi.

L' economia austriaca presenta un' alternativa soggettivista alla razionalità. La loro soluzione? Lasciar "lavorare" fallimenti e deflazione. Mi sembra decisdamente impraticabile, almeno in democrazia.

C' è poi l' economia comportamentista che combatte proprio il cosiddetto homo rationalis (le vie alternative sono state battute eccome). Per quanto, a posteriori, siano maestri nello spiegare dove sono stati gli "errori", soluzioni da proporre? Zero, un modello generale non si è mai riusciti a formularlo.

P.S. Ironia della sorte, proprio quelle teorie comportamentistiche che si allontanano daI postulati della razionalità umana, sono state, loro sì, le più prolifiche nello sfornare programmini per arricchirsi in borsa sfruttando gli errori cognitivi altrui!


Giorgio Israel ha detto...
Memento: questa è la season 2. Cfr. post del 22 gennaio al punto 2.

4/29/2009 12:26:00 PM

Ottimo il messaggio del 22.1. Il punto 2 poi è il mio preferito, contiene molte verità e lo sottoscrivo, specie questa: certo che in rete viene spontaneo di fare quello che si vergognerebbero come ladri di fare altrove: sparare sentenze apodittiche.

Facciamo un esempio per non rimanere sul vago.

"... esistono atti di fede come la cieca credenza secondo cui il mercato possiede la virtù salvifica di autoregolarsi, da cui la prescrizione assoluta di liberarlo da ogni intralcio e intervento esterno. È un’antica convinzione che risale almeno alla celebre metafora della “mano invisibile” di Adam Smith e che, da Walras e Pareto alla scuola dei Chicago boys di Milton Friedman..."

Quindi Milton Friedman e i Chicago boys chederebbero che il mercato "venisse lasciato libero da ogni intralcio in modo di autoregolarsi"!?

Ma se i suddetti "richiedono" addiritura che la nel mercato della moneta venga istituito un MONOPOLIO di legge con la creazione di una banca centrale proprio perchè ritenevano che il mercato non fosse in grado di autoregolarsi!!! MONOPOLIO COERCITIVO, altro che "lasciato libero di autoregolarsi".

Il conflitto che ha ingaggiato Friedman con il free-banking ispiratosi all' Hayek di 'Denationalisation of Money' dov' è finito?

E il bello è che la perla di cui sopra è stata probabilmente confezionata da chi aveva in mente proprioi mercati finanziari, visto che prendeva spunto dalla crisi finanziaria in atto per svolgere alcune considerazioni. Come capita spesso con i suoi critici, Friedman non è stato nè letto, nè sfogliato.

D' altronde saltabeccare con troppa disinvoltura tra fisica, economia, pedagogia e politica estera riserva anche di questi inciampi.

Mi scusi per questa focaccia, ma non avevo gradito molto il suo pane.


Giorgio Israel ha detto...
Aggiungo un piccolo compendio elementare ma corretto di nozioni di base:

«Nella teoria microeconomica la crisi degli anni settanta è drammatica: nel 1974 è dimostrato che non esiste una base scientifica per ritenere che i mercati assegnino le risorse della società in maniera efficiente. Ciò avrebbe dovuto essere sufficiente per dichiarare chiuso il programma di investigazione teorica basato sulla fede nella bontà del libero mercato. Ma nel mondo accademico gli economisti preferirono ignorare i problemi. Da allora, vediamo uscire dalle università legioni di economisti che credono (senza fondamento) che da qualche parte esiste una teoria rigorosa che dimostra che i mercati assegnino le risorse della società in maniera efficiente.
Milton Friedman, l'esponente più rappresentativo della cosiddetta corrente monetarista, riabilita alcuni principi della tradizione classica e individua come causa prevalente dell'inflazione la pretesa dello Stato di forzare i meccanismi del mercato. Friedman ha approfondito il ruolo svolto dalla moneta nei processi economici rimettendo in discussione l'interpretazione keynesiana del comportamento monetario degli individui, così come le loro scelte di consumo e risparmio. Sotto la sua guida sorse una visione dell'economia secondo la quale "l'inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario". In base a questo principio, la variabile chiave per stabilizzare i prezzi sarebbe l'offerta monetaria. La base di tutto questo ragionamento è la fede assoluta nella stabilità dei mercati in un'economia capitalista (esattamente il contrario di ciò che la teoria microeconomica aveva scoperto, e nascosto, nel 1974). Quindi, la "ricetta" di Friedman per controllare l'inflazione consiste in primo luogo nell'adottare misure dirette a frenare il credito e la creazione di moneta. Queste misure sono dirette a mantenere un ritmo uguale dell'aumento di massa monetaria (e della domanda che ne deriva) e l'aumento dell'offerta di beni e servizi. Friedman sostiene che questo equilibrio tra domanda e offerta non può avvenire se non attorno a un tasso naturale di disoccupazione, che deve essere accettato in quanto fenomeno strutturale del processo economico. 
Altri autori della corrente monetarista, più radicali di Friedman, sostengono il principio delle aspettative razionali nel cui ambito gli operatori economici sono dotati di un grado di informazione non inferiore a quello dello Stato (cfr. R. Lucas, T. Sargent, R. Hall, R. Dornbhsch). Ne segue che se tutti hanno le stesse informazioni, si crea una situazione nella quale nessuno possiede le informazioni in grado di influenzare i comportamenti altrui. Questa situazione riporterebbe in auge lo schema della concorrenza perfetta e toglierebbe allo Stato ogni diritto di intervenire nel settore dell'economia, in quanto potenzialmente perturbatore di un sistema di per sé autoregolato».

4/29/2009 05:00:00 PM

Sembra quasi di leggere la ricostruzione di un qualche economista sudamericano no global con frustrazioni accademiche pronto per fare il ghost writer di Chavez. Magari il Nadal qui tradotto.

Delle critiche serie si possono anche fare , e guardacaso restiamo all' interno del cosiddetto mainstream.

Ma per favore, non facciamo impennare le quotazioni di wikipedia.


Caroli ha detto...
E allora, come spiega, il ragionamento di Friedman, il riferirsi ad un "rischio deflattivo" a cui si è fatta menzione nel tentare una risposta coerente alla corrente crisi economica? C'è qualcosa che non mi torna. Il "sistema autoregolato" a me pare una chimera. Sbaglio? Grazie.

5/02/2009 08:54:00 PM


Giorgio Israel ha detto...
Che il sistema autoregolato sia una chimera non c'entra niente col fatto che il paradigma centrale dell'economia neoclassica in tutte le sue versioni è l'idea di rimuovere qualsiasi intralcio che impedisca al mercato di mettere in opera la sua capacità omeostatica di raggiungere l'equilibrio. Che questo implichi degli interventi è ovvio. Perciò chi vede nel fatto che si predichi la necessità di un qualche intervento una contraddizione con la credenza in quella capacità (lasciar libera la mano invisibile di operare) non ha compreso l'essenza della questione. Walras era socialista e credeva nella necessità di operare interventi al fine di realizzare le condizioni di comportamento razionale (illimitata preveggenza e illimitato egoismo) capaci di liberare questa capacità del mercato di autoregolarsi. La ricetta di Friedman mira a creare le condizioni per realizzare l'equilibrio tra domanda e offerta e implica ovviamente la necessità di interventi. Non viviamo in un mondo ideale, lo stato esiste, le regole esistono, e chi crede in quella capacità del mercato cerca le soluzioni affinché essa si sviluppi pienamente, liberandolo dai vincoli.
Comunque, ripeto, tutta la storia del paradigma neoclassico ruota attorno all'idea della virtù autoregolatrice del mercato, purché libero di muoversi secondo condizioni di perfetta "razionalità"; ovviamente variamente declinata nelle diverse interpretazioni. Perciò, insisto, credere che esista una contraddizione tra la proposizione di misure e interventi e il nutrire quella credenza, è una pura e semplice cantonata.
Francamente non volevo più intervenire su questa faccenda, perché non mi pare opportuno copiare sul blog un libro intero scritto sul tema per i principi adottati da gennaio. Lo faccio per una volta e qui chiudo.

Dunque, secondo la teoria neo-classica il mercato si autoregola ma ha bisogno di un continuo intervento esterno (mano visibile) affinchè si autoregoli.



Mi sembra un passo avanti rispetto alla "... prescrizione assoluta di liberarlo [il mercato] da ogni intralcio e intervento esterno...". Una formula che non lascia certo presagire sbocchi socialisteggianti.



La precisazione inoltre fa capire un po' meglio la funzione che di fatto svolgono oggi i modelli neoclassici: indicano dove intervenire.



Anche perchè concetti come "bene pubblico", "dilemma del prigioniero", "asimmetria informativa", "esternalità negativa" (concetti in nome dei quali opera la mano visibile), da dove arrivano se non dal paradigma neoclassico dello studio dell' economia?



Sarebbe bene ora proseguire sciogliendo il connubio tra Homo economicus e liberismo ("... prescrizione assoluta di liberare il mercato da ogni intervento esterno...").



Tanto per (ri)fare un esempio, nel paradigma austriaco in salsa hayekiana (concorrente di quello neoclassico), l' operatore economico non è certo un Homo economicus, eppure si critica proprio quella robusta mano visibile che la teoria neoclassica tende invece a giustificare (il monopolio statale sulla moneta è un caso lampante).

giovedì 30 aprile 2009

Troppo moscio

L' america riflette sul suo futuro. E' il caso d' importare il modello europeo?

Charles Murray pensa di no. Motivo? It drains too much of the life from life.

Esempi casuali:

Drive through rural Sweden, as I did a few years ago. In every town was a beautiful Lutheran church, freshly painted, on meticulously tended grounds, all subsidized by the Swedish government. And the churches are empty. Including on Sundays. The nations of Scandinavia and Western Europe pride themselves on their "child-friendly" policies, providing generous child allowances, free day-care centers and long maternity leaves. Those same countries have fertility rates far below replacement and plunging marriage rates. They are countries where jobs are most carefully protected by government regulation and mandated benefits are most lavish. And with only a few exceptions, they are countries where work is most often seen as a necessary evil, and where the proportions of people who say they love their jobs are the lowest...

Cosa c' è che non va con l' Europa:

Two premises about human beings are at the heart of the social democratic agenda: what I label "the equality premise" and "the New Man premise." The equality premise says that, in a fair society, different groups of people -- men and women, blacks and whites, straights and gays -- will naturally have the same distributions of outcomes in life--the same mean income, the same mean educational attainment, the same proportions who become janitors and who become CEOs. When that doesn't happen, it is because of bad human behavior and an unfair society. Much of the Democratic Party's proposed domestic legislation assumes that this is true. I'm confident that within a decade, the weight of the new scientific findings will force the left to abandon the equality premise. But if social policy cannot be built on the premise that group differences must be eliminated, what can it be built upon? It can be built upon the premise that used to be part of the warp and woof of American idealism: People must be treated as individuals. The success of social policy is to be measured not by equality of outcomes for groups, but by the freedom of individuals, acting upon their personal abilities, aspirations and values, to seek the kind of life that best suits them. The second tendency of the new findings of biology will be to show that the New Man premise--which says that human beings are malleable through the right government interventions -- is nonsense. Human nature tightly constrains what is politically or culturally possible. More than that, the new findings will confirm that human beings are pretty much the way that wise observers have thought for thousands of years.

A 100 all' ora verso la povertà

Perchè un nepalese intelligente, ingegnoso, attivo, di grande talento, disposto a lavorare duro e a darsi da fare, che si applica con successo in mille campi e riesce a tirare fuori il meglio di sè qualsiasi sia l' opera a cui si accinga... ma perchè un tipo del genere guadagna infinitamente meno di un americano?

Robert Russel nel suo libro per bambini risponde in mezzo rigo: perchè l' auto-sufficienza è la via verso la povertà.

NO-NO-SI' (SI'-SI') - NO

I dilemmi etici sono divertenti, ma possono essere anche utili. Per esempio, misurano la coerenza delle posizioni assunte in quei casi concreti che per analogia possono essere ricondotti ai casi di scuola.



DILEMMA 1. Un vagone sfreccia fuori controllo sui binari, finirà inevitabilmente per investire e uccidere un gruppo di venti persone tra adulti e bambini. Tu hai la possibilità di manovrare gli scambi e dirottarlo verso un binario dove passeggia quel fannullone di Giovanni, ideale vittima sacrificale. Che fai in conformità alla tua morale? Azioni lo scambio?



DILEMMA 2. E che fai se l' unico modo per scampare il gruppo consiste nel prendere di peso Giovanni e scaraventarlo sotto il vagone in corsa in modo da rallentarlo? Procedi?



DILEMMA 3. Le tue risposte restano invariate se anzichè Giovanni ci fosse un replicante di Giovanni? Eventualmente, come cambierebbero?



DILEMMA 4. Le tue risposte restano invariate se anzichè Giovanni ci fosse un clone di Giovanni? Eventualmente, come cambierebbero.



6 minuti a disposizione. Via.



Per quel che mi riguarda: NO-NO-SI'(SI'-SI')-NO.



Però ci vuole del pelo sullo stomaco.



Ora non riesco bene a giustificare le mie risposte. So solo che farei ricorso a queste mie personali credenze:



a) la vita è sacra;



b) si puo' peccare con azioni e omissioni ma nel secondo caso non si possono commettere crimini;



c) il clone ha un' anima, il replicante no.



Non c' è che dire, sono credenze problematiche quelle che mi levano d' impaccio. Forse sono tutte minoritarie oggigiorno.



Già che ci sono, una parola solo sulla credenza c). Perchè il replicante non avrebbe un' anima?



Forse perchè puo' essere "spiegato" risalendo alle decisioni del suo costruttore. Anche gli elementi casuali in base a cui agisce oroginano sempre da quelle decisioni. Per il clone le cose stanno diversamente: interviene un manipolatore, non un costruttore. Mi rendo conto che questa spiegazione non ha nessuna portata pratica poichè il replicante potrebbe essere percepito esattamente come un clone.

mercoledì 29 aprile 2009

martedì 28 aprile 2009

Evita le bugie se puoi cavartela con una stronzata.

Un paio di quadretti tanto per tarare le bussole con dei casi concreti.



Adesso si dice "migranti", mi raccomando. Non lasciatevi più sorprendere con in bocca la parola "extracomunitari" se non volete timbrato in fronte il marchio d' infamia. Fahre ha già arroventato gli stampi e vi aspetta al varco.



Non nego di avere una certa simpatia per i "migranti", ho persino qualche ragione filosofica che mi fa simpatizzare con i loro diritti, eppure l' idea di chiamarli "migranti" anzichè "extracomunitari" mi sembra proprio una "stronzata". Non è per il termine in sè, per carità. A dare fastidio è invece l' idea che si ingenera di voler affrontare una questione seria con i giochi di parole. Poichè metto nello stesso mucchio i produttori di odio etnico e i produttori di "stronzate", mi riprometto di boicottare ogni "parola taumaturgica".



Secondo caso. Passiamo al nostro vero amore: la Caramore.



Conduce un programma di cultura religiosa che esordisce da decenni con il seguente disclaimer: qui si parla di Religioni, mica di Verità. La Verità non c' entra e nessuno pronunci senza smorfie di disgusto questa parola maledetta e prevaricatrice.



Religioni senza Verità? Annuso la "stronzata".



Si prosegue: qui non ci occupiamo di precetti etici convinti come siamo che sia materia fondamentalmente estranea alla Religione, nonchè fomite di tutti i conflitti umani.



Religione senza Etica? La stronzata si appresta ad essere conclamata.



Chiusa: l' uomo religioso si dedica alle domande e all' interrogazione del Mistero profetizzando secondo coscienza. Ogni risposta esplicità della divinità a questo richiamo incorpora violenza, arroganza e falsificazione dell' uomo che si fa Dio. Lasciamo invece che i nostri interrogativi penzolino inevasi per sempre in quel buio silenzioso a testimonianza di un bisogno che ci affratella.



Dunque ogni "risposta" ai nostri bisogni esistenziali, specie se aggravata dalla chiarezza, sarebbe una forma di violenza e di inganno? Che stronzata mirabile!



********




Mentre la bugia è messa a punto strategicamente come un singolo manufatto, ogni stronzata puo' essere prodotta solo in forma di raffica. Una volta evocato, il demone della stronzata non ti abbandona. Per questo, quando ne scorgi una in realtà hai scoperto un intero filone e Fahre + U&P non deludono. Dagli "omicidi bianchi" alla "certezza del dubbio", per i "concetti- stronzata" sono vere miniere.



Alla ricerca di lumi sul singolare fenomeno, mi hanno fatto il Nome di Harry Frankfurt. Sulla piazza sembra lui il più fine analista del concetto di "stronzata".



Prima cosa da dire, la "stronzata" non coincide certo con la "falsità", poichè latita l' intenzione di ingannare. Non ha a che fare con l' incuria, la trasandatezza, la superficialità o l' incompetenza: basti pensare al fior fiore di raffinati professionisti impegnati in politica, in pubblicità e nelle pubbliche relazioni, tre campi dove la produzione di "stronzate" è d' obbligo. E poi, parlando sinceramente, Fahre e U&P vi sembrano programmi trasandati? Al contrario, tra quelli che solcano l' etere li annovero tra i più curati e godibili, proprio come le "stronzate" che veicolano.



Il produttore di stronzate non vuole mentire, molto più semplicemente ha scarso interesse per la Verità, in genere perchè la reputa inattingibile. L' essenza della stronzata non sta nell' essere falsa ma nell' essere finta. La stronzata fa bene, rilassa, tiri il fiato come quando varchi i cancelli di Gardaland. Una volta garantiti dalla filosofia più profonda e torbida che la Verità si puo' snobbare, tutto assomiglia molto di più ad un "gioco" e il "gioco linguistico" assomiglia ben presto ad un vero parco giochi. Tutto cio' che nel mondo mi avrebbe spaventato, nel parco giochi lo sperimento. La mia creatività ne esce esaltata.



Pur contraffacendo le cose, il produttore di stronzate non deve falsificarle o fraintenderle. Il fatto è che la falsità responsabilizza tremendamente, la gente è molto più tollerante con le stronzate. Il produttore stesso di stronzate non tollererebbe mai di cogliere se stesso in flagrante mentra dice una bugia. Orrore! L' etica personale dei migliori stronzaioli è spesso inflessibile.



la "stronzata" solletica la nostra vena artistica. Il "contaballe" e il "cantastorie" sono cugini primi. Se il morto sul lavoro è anche la vittima di un omicidio (bianco) possiamo coniugare molto meglio due talenti: giustizieri e prefiche andranno a braccetto. L' esibizione ci guadagna. Non sarà un caso se molte rivendicazioni vengono senza più mediazione messe in mano a comici ed attori di teatro: il petardo delle loro "stronzate" non è solo tollerato, è richiesta a viva voce da un pubblico desideroso di sostituire l' ormai spento fuoco della Verità con il chiasso plateale dell' innocua stronzata.



Il produttore di stronzate prescinde dalla prosaica verità, proprio come il bugiardo. Ma il primo, a differenza del secondo, non ha la Verità al centro dei suoi interessi. Anzi, crede che la Verità stessa sia una forma d' inganno. Se queste sono le premesse, per lui è addirittura impossibile mentire. Non crede nell' accertamento, al limite crede nella lotta, crede nel tiro alla fune e mentre parla vede se stesso impegnato a tirare dalla parte giusta. E' con la lotta e con l' impegno che il produttore di stronzate s' illude di aver schivato il nichilismo.



Il produttore di stronzate, conclude HF, sostituisce la Verità Oggettiva con la Sincerità. Se non si puo' essere fedeli alla Verità si sia perlomeno fedeli a se stessi, e se nel mondo d' oggi le stronzate proliferano copiose è sopratutto a causa delle abbondanti infiltrazioni di scetticismo e di relativismo che abbiamo subito tutti da qualche secolo a questa parte.

lunedì 27 aprile 2009

Spigolature

Buon mix tra tecnologia alla portata di tutti e anonima creatività internettiana...

Metafore dell' aborto

Glen Whitman propone (e contesta) alcune metafore utilizzate comunemente per legare con un' analogia il caso dell' aborto ad altre situazioni più famigliari e con soluzioni evidenti.

La metafora per me più calzante, e che non vedo, è però quella relativa allo STATO DI ABBANDONO: qualcuno, ora per sempre irreperibile, ha abbandoato un bambino in "casa vostra".

venerdì 24 aprile 2009

Ultimi arrivano i numeri...

"... Impoverimento del ceto medio, aumento delle disuguaglianze, penalizzazione del lavoro dipendente: sono tutti concetti entrati di prepotenza in quella che è la percezione diffusa dello stato della società italiana. Analisi politiche, inchieste giornalistiche, rivendicazioni sindacali battono su questi tasti. Poi arrivano i numeri e non se ne trova conferma, se non in minima misura. E allora o le statistiche non rappresentano la realtà oppure la realtà è diversa da come viene descritta..."




Speriamo che qualche numero ramingo arrivi per arginare con qualche piccolo dubbio la lagna d' ordinanza, il piagnisteo in divisa della blindata Fahre (qui e qui due esempi pescati ad occhi chiusi).

Quando è il solipsismo a salvare l' esperienza

L' esperienza si può comunicare?



Probabilmente esiste un nucleo centrale dell' esperienza che non è comunicabile, anche se disponiamo di un linguaggio raffinato. Penso al piacere, al dolore... alla parte più emotiva e profonda. Per quanto un artista sia grande, fallirà nel tentativo di rendere tutto ciò con la vividezza che ci regala il vissuto.



Un discorso diverso bisognerebbe fare per il contenuto meramente informativo dell' "esperienza". Qui qualche dubbio è lecito, qui la condanna al solipsismo è tutt' altro che scontata.



Ammettiamo pure che non ci siano residui solipsistici. In aggiunta consideriamo di vivere in un' era con un' intensità mediatica senza precedenti. Inoltre disponiamo di strumenti raffinati per trasmettere informazioni (statistiche, tabelle, realtà virtuale...). Qualora il contenuto informativo di un' "esperienza" sia "comunicabile", che scopo avrebbe fare ancora esperienze a fini conoscitivi? Sarebbe molto più sensato attingere altrove quel contenuto. Con sistemi informativi tanto economici ed ipertrofici l' esperienza a fini conoscitivi (viaggi, frequentazioni, pratica...) si svaluta irrimediabilmente.



Chissà se potrà mai essere vera, per esempio, un' affermazione di questo tipo: chi si documenta sull' Africa potrebbe avere una "conoscenza" del continente più accurata rispetto a chi ci va regolarmente vivendo a fondo la sua esperienza.



Mi hanno fatto riflettere le parole di Davide su Robin Hanson "... mi sembra un fuori di testa che passa il suo tempo a pensare, seduto su una poltrona, e con assai poche esperienze vissute davvero..."



In effetti Robin non sembra molto concentrato sulla "sperimentazione". Non essendo nemmeno coinvolto nelle conclusioni a cui giungerà (è l' incarnazione di un' imparzialità atarassica), i "dati" materiali dell' esperienza se li fa passare dallo "scienziato anonimo". Uno vale l' altro, purchè ci sia il timbrino dell' accademia in modo da evitare discussioni alle quali sarebbe completamente disinteressato.



Ma non è di Robin e delle sue idee (specie di quelle più selvagge) che voglio parlare. Mi chiedo solo se davvero così facendo, ovvero ragionando sul contenuto informativo di un' esperienza comunicata e non vissuta, il suo lavoro rimanga seriamente pregiudicato in partenza.



P.S. Solo una parola sulla personalità di Robin, che effettivamente, nel leggerlo, sembra un automa insensibile. Mi ha fatto impressione come Caplan si è rivolto a lui nel preambolo di una contesa accademica che li vedeva contrapposti: "... Despite his moral views, Robin is an incredibly nice, decent person. He wouldn’t hurt a fly. To know Robin is to love him. Robin Hanson, you complete me!... ". Parole che raramente echeggiano in Università, specie tra colleghi. Per gli amanti della fisiognomica eccolo su blogginhead...

giovedì 23 aprile 2009

Default

Cowen sul documentario The end of poverty (Martin Sheen)

"... In this movie, the causes of poverty are oppression and oppression alone. There is no recognition that poverty is the natural or default state of mankind and that a special set of conditions must come together for wealth to be produced. There is no discussion of what this formula for wealth might be..."

Socialismi travestiti





Secondo il precedente schema, passando da fallimento a fallimento, oggi la mentalità socialista è travasata in questi movimenti:



AMBIENTALISMO: il nostro sistema si autodistrugge: cambia la giustificazione ma non la conclusione di un ragionamento tanto caro. E' decisivo però che la soluzione implichi un' aggressione delle cause e un mutamento negli stili di vita. Il vero nemico è la resilienza, ovvero la battaglia contro gli effetti dell' inquinamento (es. qui e qui). Peccato sia anche la battaglia più promettente e meno costosa.



MULTICULTURALISMO: si rinuncia all' eguaglianza tra individui per realizzarla tra culture. Se l' islamico poi schiavizza le sue donne, basta girarsi dall' altra parte, e pazienza per la crisi d' identità del femminismo ideologico.



POLITICALLY CORRECT: per combattere la tradizione è necessario stravolgere il vocabolario, la logica è una costruzione reazionario che bisogna smontare. Le parole contano troppo per rinunciare all' arma della "nobile bugia" o a quella dell' "acqua torbida". Il vero nemico è la chiarezza, ritenuta dai post-moderni sinonimo di violenza ed arroganza. Anche un concetto quale quello di Verità nasconde soprusi.

mercoledì 22 aprile 2009

Lezioni di civiltà impartite dalla "feccia"

In un' epoca in cui il "modo civile" privilegiava la monarchia assoluta con qualche timida concessione a quella costituzionale (XVIII secolo), loro sperimentavano forme radicali di democrazia, libertà ed eguaglianza. Eppure il mondo sarebbe stato un posto migliore senza di loro.



In un' epoca in cui nascere nel "mondo civile" significava restare assoggettato volente o nolente alla legge, loro davano a ciascuno la possibilità di firmare la Costituzione. Eppure un mondo senza di loro ci avrebbe guadagnato.



Quando il "mondo civile" era ben lontano dal disciplinare molte tra le più rischiose attività umane, loro si premuravano di dare una puntigliosa regolazione al gioco, agli alcolici, alla prostituzione, al fumo e persino al "sesso sicuro". Eppure, che sospiro di sollievo avremmo tirato tutti vedendoli sparire dalla faccia della terra.



Mentre il mondo civile si doveva tenere i "tiranni in carica" e l' appello al cielo era solo un vuoto proclama, loro potevano, grazie ad un semplice voto, dismettere all' istante il governante violento e arrogante. Eppure nessuno sentirà mai la loro mancanza.



Mentre nel mondo civile per il povero erano cavoli suoi, loro avevano già messo in piedi un sistema di previdenza sociale agile e funzionante, nonchè l' assicurazione sugli infortuni. Eppure applaudiamo ancora al fatto che siano stati spazzati via dalla Storia.



Mentre nel "mondo civile" il razzismo era la regola, la loro società esibiva un multiculturalismo vasto ed armonioso, con tanto di suffragio universale. Eppure... magari non fossero mai esistiti.



Quando nel mondo civile le diseguaglianze facevano a fette la società, presso di loro vigeva il motto: pari compenso per pari lavoro. Eppure, dio ci scampi e liberi dalla loro presenza.



Probabilmente avete già capito di chi parlo. Ma è ovvio, parlo dei Pirati!



Il libro di Leeson sembra appetitoso, a cominciare dallo strepitoso titolo. Io l' ho ordinato.



Morale. Non cambia mai: quando l' economista studia i delinquenti giunge sempre alla stessa conclusione; sono dei tipi tremendamente razionali e rispondono agli stimoli. Reprimerli è molto costoso, conviene combatterli cambiando gli incentivi a cui sono sottoposti.



P.S. un' intervista su freakonomics

Cervello e interiorità

Se penso, "qualcosa" accade nel mio cervello. Chi puo' negarlo?



Cio' non significa che quel "qualcosa" sia il mio pensiero. Oppure che quel "qualcosa" sia causa del mio pensiero.



Quanto è difficile fare questa semplice distinzione! E come semplificherebbe il dibattito intorno ai progressi delle neuroscienze.



Solo un' opzione metafisica postula il legame tra il "pensiero" e il "qualcosa".



L' empirista puro rinuncia a questa opzione, io invece la faccio: tra la supposta "causa" e il supposto "effetto" ci metto il Libero Arbitrio.



ESPERIMENTO MENTALE 1: un bottone funge da terminale ad una serie di cavi collegati ai miei lobi frontali. Premendo quel bottone il mio cervello assume un certo stato e io "alzo il braccio".



In questo caso alzare il braccio non è una libera scelta. Ma non si puo' nemmeno dire in generale che quando alzo il braccio lo faccio perchè nel mio cervello si è creato un "qualcosa". Potrei anche alzarlo perchè lo voglio alzare.



Il fatto che premere un bottone crei "qualcosa" nel mio cervello non significa che quel "qualcosa" possa crearsi anche altrimenti, magari grazie all' azione del Libero Arbitrio.



In altri termini: l' esistenza del libero arbitrio è un postulato filosofico che non puo' mai essere confutato, a meno che non si ricorra ad un altro postulato filosofico altrettanto inconfutabile: esistono solo "interazioni materiali" misurabili statisticamente. Si faccia attenzione: trattasi di vera opzione metafisica e non di semplice agnosticismo metafisico.



Ma all' orizzonte c' è qualcosa di più preoccupante.



ESPERIMENTO MENTALE 2: il dott. X dice che tutti noi siamo "pre-detetrminati" e mi sottopone un' equazione la quale predice che tra un minuto alzerò il braccio. Infatti, dopo un minuto, alzo il braccio.




Non trovo che questo esperimento mentale minacci seriamente l' esistenza del Libero Arbitrio. Infatti è molto più verosimile un finale diverso: io, con gran godimento personale, non alzo il braccio confutando l' equazione del menagramo! Dopodichè procedo al gesto dell' ombrello.



E se il dottore tenesse celate le sue previsioni? Allora, molto semplicemente, la sua equazione deterministica non sarebbe in grado di sfidare il mio Libero Arbitrio avendone la meglio.



Spesso l' empirista si bea dicendo: i miei argomenti sono osservabili, nulla si svolge al di fuori del nostro controllo.



Ma anche l' esistenza del Libero Arbitrio è osservabile. Anzi, io trovo la sua presenza lampante, persino più evidente di certe micro cause materiali. Certo, diversamente dall' empirista ritengo che anche la Ragione possa rilevare l' esistenza di "qualcosa". I sensi non hanno il monopolio in questo campo.



Quando l' empirista tenta la sortita finale osserva come il Libero Arbitrio sia solo una mera convenzione attraverso cui noi ci spieghiamo il mondo.



Se mi metto nei suoi panni cio' non è affatto una critica: tutta la conoscenza per lui è convenzione (è la sua opzione metafisica), anche il legame statistico che lega due eventi materiali. A questo punto si lasci sopravvivere una convenzione che ha dimostrato di servirci bene. Personalmente la trovo di gran lunga preferibile rispetto alla convenzione per cui saremmo tutti dei morti-viventi telecomandati. Se poi questa "convenziome" non la consideriamo tale ma la consideriamo una "realtà", funziona ancora meglio.

Il 25 aprile come festa pagana

Torna il 25 aprile con il suo strascico di discussioni che molti giudicheranno noiose. Io però le trovo stimolanti.



LARUSSA 1: con i partigiani commemoriamo anche quei repubblichini che in buona fede credettero di servire la Patria.



E no, caro Larussa... c' era una "parte sbagliata" ed una "parte giusta". Per chi ritiene che una normale intelligenza fosse in grado di operare la distinzione, la "buona fede" conta poco.



LARUSSA 2: evitiamo di commemorare quei partigiani socialisti che combatterono per instaurare un altro regime [... praticamente la stragrande maggioranza...].



Adesso ci siamo! Teoricamente questa è la via giusta, per quanto impraticabile.



Ieri a Ballarò se n' è discusso.



Ho evitato di ascoltare i politici: avendo il dovere di perseguire la "pacificazione" sono continuamente alle prese con "nobili bugie". Ma quando la palla è passata a Paolo Mieli, storico oltrechè giornalista, ho sturato le orecchie.



Mieli nega il suo beneplacido anche a L2. Molti di quei partigiani, osserva, erano in "buona fede" e credevano di battersi per un nobile ideale: il sol dell' avvenire.



Ma la "buona fede" non l' abbiamo messa da parte censurando L1? Non devo neanche ricordare che il Fascismo al suo nascere seduceva molti proprio per il nobile ideale che incarnava. Questo vale per tutte le ideologie che flirtano con il romanticismo e la rivoluzione.



Vabbè, insiste Mieli, lasciamo pure perdere la "buona fede" e l' idealismo, diciamo allora che quei Partigiani erano dei giovanotti (20-23 anni) privi di una vera "intenzione", agivano governati dall' istinto.



Noto solo che festeggiare l' azione di uomini privi d' intenzione è un po' come festeggiare un evento atmosferico: piove! facciamo festa. Il 25 aprile si ridurrebbe ad una festa pagana.

Piccoli inconvenienti della censura

Avete sentito Ahmanidejad attaccare Israele e mettere in dubbio l' Olocausto?



Cosa direste ad un tipo del genere, o ad un suo accolito, per convincerlo di quanto sia assurda la sua posizione?



Probabilmente l' argomento più ragionevole suona così: "vivo in Europa, una terra in cui l' espressione è libera proprio come la stampa. Laggiù praticamente nessuna persona ragionevole si sognerebbe di negare l' Olocausto come fate voi. Rifletteteci".



Sono parole sante che probabilmente insinuerebbero un tarlo a chi è davvero in buona fede. Almeno fino a ieri.



Da qualche anno il nostro buon Ahmanidejad avrebbe la risposta pronta per ridicolizzarvi: "ma se laggiù chi nega l' Olocausto lo censurate e lo mandate pure in galera!"

Relativismo = Nichilismo

Molti, difendendo il loro "relativismo etico", ci tengono a far sapere come occorre distinguere la loro posizione dal mero "nichilismo".



Solo che non ci spiegano mai come dovremmo operare questa distinzione.



Probabilmente perchè è impossibile. Michael Huemer spiega il perchè in modo semplice e illuminante.

Silenzio! Parla l' antidogmatico

La "modernità" sembra aver individuato un nemico, sempre lo stesso: il dogma. Ogni discussione etica si arena puntualmente con l' accusa di dogmatismo che l' acculturato rivolge al vecchio bacucco.



Ma cosa viene opposto al "dogma"? Molto spesso il nulla. Un mero istinto e la convinzione di essere "dalla parte della libertà e della tolleranza". Roba insomma con la quale non è facile intrattenere una proficua discussione.



Altre volte invece spunta una filosofia pragmatista che io chiamerei "utilitarismo": la soluzione migliore è quella che più conviene: calcoliamola.



Anche l' utilitarismo ha però i suoi problemini.



Per chiarirli al meglio basta ascoltare un utilitarista "serio", uno che non fa sconti, un tipo rigoroso che non arretra davanti a niente e non è mai disposto ad indossare maschere: Robin Hanson.



Con il buon Hanson dovrei simpatizzare, è un libertario doc, eppure lascia di stucco quando parla. Perchè? Ma proprio perchè non conosce dogmatismi di sorta e non smette mai di "calcolare". E' un vero tipo "moderno" e se simpatizzo con lui non è certo per le sue posizioni libertarie quanto piuttosto per l' assoluta mancanza di ipocrisie nel condurre in porto i suoi argomenti.



Ascoltarlo fa bene perchè l' uomo moderno puo' finalmente ascoltare se stesso quando non è impegnato ad accusare la controparte di avere la mente sbarrata nel "dogma". E la cosa capita tanto raramente che non bisogna farsi sfuggire l' occasione.



Vogliamo parlare di Auschwitz?



L' antidogmatico Hanson nota che "a fare problema" sia il fatto che non ci fossero "abbastanza nazisti": dopotutto se ci fossero stati 6 trilioni di camicie brune disposte a pagare 1 dollaro per il massacro di fronte a 6 milioni di ebrei disposti a pagare ciascuno "solo" 100.000 dollari per evitarlo (scommessa razionale), l' olocausto sarebbe stato l' esito ottimale.



La realtà brucia, viriamo verso mondi di fantasia. Lo sconcerto però non cambia: al mondo esiste solo Hannibal (un cannibale milionario quanto famelico) e un commerciante di schiavi che possiede 10.000 orfani poveri in canna. Per Hanson in questi casi il migliore dei mondi possibili è quello in cui Hannibal si compra tutti i bambini e se li magna. Fine della storia. Vi è piaciuta? Non è granchè ma non fa una grinza.



Spero che l' antidogmatico senta bene cosa sta dicendo (si lui, lui... perchè Hanson è solo la sua "bocca"), Hanson non sbaglia mica i "calcoli" e dalla sua testa escono i pensieri che "bisogna" pensare una volta che si è smesso per stanchezza di denunciare la presenza di "dogmi" nell' ottusa testa degli altri.



P.S. segnalo il blog di Hanson, una miniera inesauribile di idee e di rigore imperturbabile.

martedì 21 aprile 2009

Le armi sdoganate dall' esperimento mentale

ESPERIMENTO MENTALE: siete un giudice chiamato a decidere le sorti di un imputato che sapete con certezza innocente. L' opinione pubblica però è di diverso avviso e in caso di assoluzione si scatenerebbero probabilmente delle risse. Quale sarà il vostro verdetto secondo coscienza?



Penso che un giudice retto proceda all' assoluzione, a meno che le "risse" non assumano sembianza di vere e proprie guerre.



Per lo stesso motivo sono a favore della libertà di armarsi, così come penso che debba logicamente esserlo chi risolve l' "esperimento mentale" nel modo in cui ho fatto io.



A meno che:



  1. qualcuno creda che, stando alla terminologia adottata, le "risse" degenerino in confliti civili di larghe proprzioni. Ma praticamente tutti gli studi in merito concludono che le risse o non ci sono, o sono piccole, o addirittura c' è un effetto opposto. Chi guarda ai fatti puo' stare tranquillo;




  2. qualcuno, a prescindere dalle possibili conseguenze, non pensa che detenere armi sia un diritto. Ritengo che nessuno adotti una posizione tanto estremista. Chi è favorevole ad un divieto, lo è sulla base delle "conseguenze";




  3. qualcuno pensa che in realtà l' esperimento mentale più corretto sia quello classico del trolley wagon. Qui si rintuzza analiticamente e in modo convincente questa possibile alternativa;




  4. qualcuno ritiene che lo strumento dell' "esperimento mentale" sia inappropriato quando si tratta di questioni etiche. Ogni caso è un caso a sè. Non sono disposto a dire addio al razionalismo, specie nel campo dell' etica. E anche i razionalisti hanno diritto ad un laboratorio dove condurre i loro esperimenti. Qui si difende lo strumento dell' "esperimento mentale".

L' inquinamento dell' ideologia verde

Parlando di ambiente si tirano in ballo tutte le "esternalità" possibili ed immaginabili.



Ma ce n' è una che passa sistematicamente sotto silenzio, eppure pesa moltissimo.



Potrebbe essere enunciata con la seguente iperbole: molto dell' inquinamento globale è dovuto al fatto che i paesi sviluppati inquinano troppo poco.



Infatti i paesi sviluppati sono anche quelli che "inquinano meglio".



Quando rinunciano a farlo le medesime operazioni si spostano altrove con effetti ben peggiori.



Chi è impegnato nell' ambientalismo ideologico puo' anche non tenerne conto perorando la sua causa, chi invece ha effettivamente a cuore le sorti del pianeta non puo' permettersi questo lusso ideologico.

lunedì 20 aprile 2009

Tra militanza e disonestà

Ma secondo voi, quando la nostra amata/odiata Farhenheit presenta le posizioni di Israele in rapporto a quelle arabe, mantiene un' asettica equidistanza?

A vostro giudizio, nel soppesare i pro e i contro della guerra, parlo in generale, la trasmissione è improntata alla neutralità tra i vari punti di vista?

Confrontando gli argomenti del mercato rispetto a quelli della regolazione dall' alto - facilita pensare al Lavoro o alla Scuola - sembra forsa a voi che l' imparzialità redazionale sia rispettata?

Trovate forse che Farhenehit, quando si occupa delle questioni vaticane, riesca a fungere da arbitro oggettivo o non trovate piuttosto che simpatizzi con i cosiddetti "laici"?

Per me queste sono domande retoriche e penso che nessuno possa mai prenderle sul serio. Trovo lampante che Fahre sia una trasmissione "faziosa". Esprime un proprio punto di vista soggettivo e i metodi seguiti per supportarlo sono gli stessi di sempre: si procede selezionando gli ospiti in modo che rimangano sottorappresentate le posizioni antipatiche e quando (poche volte) l' ospite risulta "problematico" (Alesina, Scaraffia, Ricolfi...) si procede ad interviste che equivalgono ad una raffica di obiezioni.

Che Fare sia organicamente faziosa lo posso anche digerire: ognuno di noi ha un pensiero e dà il meglio di sè quando lo esprime. Non mi va il fatto che non lo si dichiari esplicitamente.

Prendi un caso analogo ma opposto: Ferrara con il suo giornale. La linea del giornale viene continuamente esposta esplicitamente e rivendicata con orgoglio affinchè sia chiara e il lettore pre avvertito.

Nulla del genere accade per Fahre, e nemmeno potrebbe accadere visto che occorre ammantarsi con l' aurea del servizio pubblico.

Questa ipocrisia è davvero insopportabile perchè accanto alla militanza fa trapelare una certa disonestà.

P.S. la cosa più disturbante per noi anime semplici resta comunque l' aspetto parassitario di tutta la vicenda: lo stipendio a Ferrara lo paga chi vuole ascoltarlo mentre Sinibaldi e compagnia se lo fanno pagare anche da chi non li sopporta e li valuta un "male pubblico". Ma questa stortura è troppo ovvia affinchè qualcuno possa considerarla.

Quando il salvavita uccide

La cintura di sicurezza vi salva la vita in caso d' incidente. Cio' non significa automaticamente che estenderne l' uso salvi delle vite. Questo per una semplice ragione: l' incidente automobilistico non capita per caso ma è anche la risultante di una serie di decisioni umane.



Vi sembra strano? Sam Peltzman ha indagato a lungo stranezze del genere. Ecco un "classico" della sua produzione.



Questo genere di argomentazioni non vi ricorda qualcosa? Il Papa... i profilattici...

Il mio euro

"Non do un euro per l'Abruzzo, perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude e poi sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia... Il mio euro per la Protezione civile è già incluso nelle tasse che pago...».
"


Il solito spettacolino dell' illuso che sbraita. Preferisco di gran lunga la battaglia opposta: più beneficienza (e meno tasse).

domenica 19 aprile 2009

Correlazioni sgradevoli

Il fast food rende i bambini più grassi...

... e più felici!

Wild Bill Hicks

Il 30 gennaio Letterman ha dedicato il Late Show a un ricordo di Bill Hicks. E ha mandato in onda il pezzo (favoloso) che aveva censurato nel '93. Si è scusato con la madre di Hicks, seduta accanto a lui, e con tutto il pubblico. "E' stato un mio grave errore di valutazione. Uno sbaglio. Non so neanch'io perché l'ho fatto, credo per insicurezza, per paura. Il che la dice lunga su di me."



clicca qui se non funziona quello sopra

sabato 18 aprile 2009

Piccoli inconvenienti dell' ingegneria sociale

16 milioni di bambine cinesi mancano all' appello. Ora sappiamo che fine hanno fatto: abortite.

Nessuna paura: trattasi solo della libertà del più forte.

Soluzioni contro i pirati somali

Le solite due: innovazione e taglie. In casi estremi privatizzare l' Oceano.

venerdì 17 aprile 2009

Prendersi in giro e vivere felici

L' umorale (eufemismo) Roberta De Monticelli sul "male":



... reagire sentendo in sè l' urgenza di una ricerca sulle radici del "male"...



... ma anche la consapevolezza che non arriveremo mai a "comprendere"...



Che la filosofa odi il pensiero lo sapevamo, ma l' operazione che propone sembra davvero possibile solo a chi è disposto a prendersi parecchio in giro: fare una cosa che, si sa già, non approderà mai a nulla.



Il riferimento sembra Giobbe. Uno che di sicuro non è partito con la consapevolezza che non avrebbe compreso!



Ascolta la trasmissione.

La comoda categoria del "ritardo"

Della Loggia stronca Schiavone.



L' ex comunista ha tentato di dare un quadro politico dell' Italia tra Prima e Seconda Repubblica cadendo nel solito vizietto: assolvere i suoi amori giovanili. Proprio quegli amori che ancora oggi lo condannano ad un' "appartenenza" difficile da scrollare di dosso e causa di un resoconto tanto miope.



I TRAVISAMENTO



"... Schiavone non vede, a mio giudizio, fino a che punto il «congelamento politico» del Paese dal ' 48 in poi, la sua «sovranità limitata», la mancanza di alternanza, la memoria antifascista come unica matrice possibile dell' identità democratica, fino a che punto ognuno di questi caratteri negativi, che egli per primo richiama con forza, sia da ricondurre direttamente e per intero a null' altro che alla presenza nel sistema politico italiano del Partito comunista..."



In altri termini: il PCI non era semplicemente "in ritardo" sui tempi ma un ostacolo formidabile ed inamovibile per la vita democratica di un paese moderno. La sua presenza ci ha condannato agli ultimi posti tra le democrazie occidentali in compagnia solo dei paesi che si sono liberati del fascismo negli anni settanta.



II TRAVISAMENTO



"... L' altro punto di disaccordo riguarda l' Italia post-Mani pulite, che Schiavone considera conquistata all' egemonia populista di Berlusconi. La realtà è che in queste pagine il berlusconismo appare molto spesso un alibi per non vedere che cosa è oggi (ma non da oggi) la società italiana. La quale, forse, più che farsi «berlusconizzare» dalle magiche arti del premier, è stata lei, io credo, a scegliere Berlusconi per essere ciò che voleva essere. Ciò che voleva continuare ad essere dopo la grande trasformazione antropologico-culturale degli anni Settanta e Ottanta..."



III TRAVISAMENTO



"... per evitare che la sinistra possa incorrere in una ulteriore, sgradevole, chiamata in correità e perdere così anche la sua presunta natura alternativa alla destra, Schiavone non vuol vederele politiche di conquista del consenso sia a livello locale che nazionale, la sindacalizzazione dell' impiego pubblico, la degenerazione della giustizia, il permissivismo scolastico, l' evasione fiscale assolutamente generalizzata, la lottizzazione e l' antimeritocrazia dappertutto, il moralismo dipietrista, la divulgazione di tutte le più idiote mitologie modernistico-massmediatiche, le «notti bianche», i premi Grinzane-Cavour, i «vaffa day» e così via..."



Con queste premesse mi sembra non resti che attendere il consueto e trionfale passaggio senza contraddittorio di Schiavone sui tappeti rossi di Fahrenheit e di Augias, tanto per citare due covi dove da anni fa come se fosse a casa sua...

giovedì 16 aprile 2009

Libertà contro Efficienza

Dibattito.

L' efficienza rende credibile e neutrale chi la propugna. Eppure non è accettabile visto che avanza soluzioni a dir poco assurde in molti casi specifici.

Alte Colline e Basse Montagne

Anche Giorgio Israel si unisce al coro e intona la solita solfa per cui l' economia mainstream avrebbe fallito la sua missione. Questa crisi lo proverebbe.



Comincio notando un passaggio molto strano:



"... è del tutto ragionevole asserire... che da quando esiste il sistema capitalistico, nessuno è stato capace di proporre un sistema migliore. Ben altro discorso è scendere sul terreno della teoria economica e asserire l’intrinseca perfezione del sistema capitalistico...".



Penso che nessuno abbia mai fatto la seconda "asserzione". E' spiacevole però constatare che la discussione potrebbe già chiudersi qui osservando semplicemente come l' attacco di Israel sia rivolto a dei fantasmi. Dacchè mi risulta l' opzione per il mercato è infatti sempre l' opzione per il meno-peggio. Ma questo vale per qualsiasi teoria scientifica moderna.



A meno che contraddire il nuovo guru Tremonti non venga tradotto dagli ammiratori del Commercialista di Sondrio in una professione di fede nell' "... intrinseca perfezione del sistema capitalistico...".



Il coro in cui canta Israel contesta in particolare due "ipotesi": 1) la razionalità degli operatori (homo economicus) 2) l' efficienza dei mercati (pro-eff). Sono due ipotesi intimamente legate tra loro, forse è persino inutile presentarle in forma separata.



Devo ammettere che le due ipotesi mi piacciono e continuano a essermi simpatiche anche oggi. Nonostante funzionino palesemente male, pur sapendo che la loro adozione puo' produrre disastri, pur sapendo delle confutazioni fattuali che si susseguono a ripetizione. Sono forse "de coccio"? Non penso, perchè mai dovrei nutrire una simile simpatia?



Ma io conto poco. Israel farebbe invece bene a chiedersi come mai anche la scienza ufficiale persista nel produrre modelli che accolgono l' ipotesi pro-eff. Forse sono in azione delle strane lobby accademiche? Non lo credo visto che questo meccanismo lavora da un secolo e mezzo. Se ci fosse una Verità si sarebbe già imposta sbaragliando la lobby di turno.



Popper pensava che confutare un' ipotesi equivalesse a toglierla di mezzo. E qualcuno lo pensa ancora. Che ingenui! La cosa non è affatto vera ed esistono decine di episodi nella storia della scienza a testimoniarlo.



Il fatto è che l' ipotesi pro-eff: con la sua semplicità ed eleganza ripaga con gli interessi anche i mille errori in cui incorre. Chi lo dice infatti che una teoria scientifica debba essere vera? La scienza non è la Religione e può quindi ricorrere a molte altre risorse! Semmai una tesi è scientifica se si "ripaga" al meglio. I margini di errore non contano in assoluto. In questi ultimi secoli la tesi di cui parliamo sembra essersi ripagata. Ma siamo aperti a chi la pensa differentemente.



[... qui ci sta bene una ripresa della discussione intorno a Wittgenstein e allo Stregone. Quando lo Stregone afferma che "danzerà per far piovere", a Witt appare ridicolo e preferisce non "prenerlo sul serio", ovvero non prenderlo alla lettera. Ma a noi non appare affatto ridicolo, possiamo prenderlo sul serio, non è un pazzo visto che non ha niente di meglio a cui ricorrere. Concluderemo in modo politicamente scorretto che esprime una civiltà inferiore a quella che ha puntato sui sistemi irrigui... Allo stesso modo gli economisti ricorrono all' ipotesi pro-eff. Lo Stregone soccombe perchè esiste l' Uomo Bianco ma l' ipotesi pro-eff che contraltae ha?... nessuno]



Qualcuno contesta l' Homo Eeconomicus osservando quanto suo cugino sia un tipo "irrazionale", in più conosciamo una folla di persone che si comporta proprio come lui. I più raffinati sfoderano una serie di test psicologici che evidenziano una marea di bias cognitivi. Ma costoro hanno veramente colto di cosa si stia parlando? Sarebbe bene non confondere gli accorgimenti su cui ripiega (razionalmente) chi ha una "limitata possibilità di calcolo" con l' "irrazionalità".



Ma il punto non è nemmeno questo, il punto è che mentre esiste UNA razionalità, esisono MILLE modi per essere irrazionali.



MASSIMA PRAGMATISTA: That which as no practical implications; has no implications for economic theory.



Chi contesta HE deve proporre un' alternativa, ma un' alternativa soddisfacente non è mai stata proposta.



Allo stesso modo è scientificamente afono chi nel bel mezzo della crisi faccia notare quanto sia inefficiente il mercato. Accapigliarsi con costoro non avrebbe senso, simuleremmo la lite insensata tra quei due che posti di fronte ad una montagnola e senza termini di paragone si dividono ferocemente: l' uno sostenendo alla morte che trattasi di un' "Alta Collina", l' altro perorando ardentemente la causa della "Bassa Montagna".



Bottom line: ma quali sono poi le cause di questa crisi? Per poter lanciare i suoi strali Israel lo dà per scontato: i mercati finanziari sono inefficienti. Ma chi l' ha detto? Peccato, ridurre in questo modo favorisce le tesi anti-eff ma elude un dibattito interessante che non arriva certo a conclusioni tanto semplicistiche.

mercoledì 15 aprile 2009

Alternative alla razionalità

A ondate regolari cresce un clima di sfiducia nelle capacità razionali dell' uoomo.

Anche commentando la recente crisi finanziaria si sente dire che le scienze sociali hanno fallito le previsioni poichè postulano "agenti razionali" anzichè persone normali e fallibili esattamente come le vediamo tutti i giorni.

Chiedo: ma ci crediamo o no nel fatto che l' uomo sia un essere ragionevole?

Francamente ne sono convinto e sono convinto che anche cio' che chiamiamo "bias cognitivo" abbia una sua giustificazione razionale.

E' il "mondo" ad essere complesso, non la nostra razionalità ad essere difettosa. Anche se lo "scopritore2 è razionale, la scoperta del mondo è infinita.

Si tratta solo di avere fiducia nel fatto che noi siamo esseri razionali e che la razionalità è il miglior strumento per condurre questa scoperta.

Chi ama di più la Verità?

Chi la "compra", non chi la "vende".

Attenzione però agli "innamorati delle domande". Apparentemente sono "compratori". In realtà hanno smesso di anelare ad una risposta che romperebbe la comoda routine in cui si sono calati.

venerdì 10 aprile 2009

La grande palpebra

Una grande palpebra si srotolò ricoprendo tutti gli occhi... e il sonno si allargò nel sonno...

Un altro rigo


... questo rigo è un ago...

... che trapunta il riposato bianco dei blogspot...

... e lo strappa alla sua dignitosa reticenza...

... e lo compromette...

... e lo inquina con storie che non riescono a finire...

... e si fa accarezzare... per ferire meglio...

giovedì 9 aprile 2009

Il blues delle minuscole vite


... a costellare la narcosi di un giorno qualunque, sopraggiunge lo scoccare della lucertola nel cespuglio... il calpestio disperato del topo che incontra per un attimo la roccia, il rimbalzo breve della penna caduta sul duro... minuscole vite di pochi minuti...

... intanto tace il canto, e dietro il rintronare prosaico della sonora barzelletta si lamenta appena un blues sfiatato...

mercoledì 8 aprile 2009

Ancora un post che non cambierà la Storia


... una satolla pecora scampanellante fissa il suo umido filo d' erba medica come io fisso questo rigo interminabile...

... che senza convincere mi gonfia la palpebra come quella di un Patriarca che studia il Libro della Specie a lume di candela...

... è un rigo che sembrava parlare tacendo, come la nuvola all' albero...

... è un filo che non sazia l' ovino sul punto di esplodere...

... è un rigo che non salverà mai nessuno con quel scetticismo elegante...

... è un rigo che si scrive da solo e per leggersi da sè, il tuo sguardo è già di troppo...

... è un rigo con agili labbra che enunciano di continuo ipotesi ben congegnate...

... ma anche con mani furbe che falsano l' esperimento in corso...

... è un rigo destinato a gente impassibile che non cambierà la storia...

... sgomma e inseguilo infilandoti nella fuga delle sue svolte... ti seminerà lanciando dal finestrino parole aguzze come chiodi...

martedì 7 aprile 2009

Raccontami una storia

Anche la musica sa dire "C' era una volta..." e incantarti l' orecchio.

Buon sangue non mente

In alcuni dei precedenti post ho trattato il Nazismo come un movimento politico con nonni, nipoti e retorica tipicamente di sinistra. Mentre tra gli studiosi questa visione sembra imporsi, per la vulgata comune resta ancora provocatoria.



C' è per esempio la questione del razzismo. Sembra che alla Sinistra Contemporanea ripugni.



Sì, a parole.



Si noti come per tutelare il valore dell' "uguaglianza" la Sinistra ricorra di continuo e senza imbarazzi a discriminazioni "razziste". Avete presente il caso delle "quote"?



Per chiarirci le idee parliamo un po' di donne e mondo del lavoro. Non si tratta di "razza" ma di "genere", le cose però non cambiano e sono sicuro che questo semplice esempio ne stimolerà di tutti i tipi.



Poichè perlopiù le donne sono destinate a diventare madri, a parità di efficienza rispetto ai colleghi maschi, è del tutto naturale che le loro retribuzioni e le loro possibilità di carriera siano mediamente più modeste. Sono infatti "vittime" di una "discriminazione" operata dai datori di lavoro i quali guardano al loro interesse e non certo al "genere" del dipendente.



Non si tratta di una discriminazione politica (ovvero relativa a diritti conculcati) ma di una discriminazione individuale, ovvero di una libera scelta contrattuale. Ne facciamo anche noi di continuo, per esempio al supermercato. E' la classica operazione che qualifica una società libera. In altri termini è una conseguenza "naturale" che il conservatore di destra è disposto ad accettare.



Ma alla Sinistra questa "libera scelta" che penalizza le donne non va giù e per rimediare ai suoi effetti non esita a proporre misure razziste, ovvero diritti e penalizzazioni specificatamente destinate ad una razza (genere) di cittadini. In questo caso non si tratta di una libera scelta dei singoli ma di vere misure coercitive (leggi razziali) calate dall' alto.



Evidentemente, nonostante i proclami, la Sinistra non è poi così disturbata e si muove con disinvoltura sorprendente in queste materie.



Forse, dissimulata sotto una patina di nobiltà, è proprio quella ripugnante parentela a farsi sentire.



Buon sangue non mente.

Schizofrenia

Givanni è censurato dalla politica che gli impedisce di esprimere la sua opinione. Pensa subito al "regime".



Giovanni non puo' slacciarsi la cintura di sicurezza quando è nella sua macchina, e neppure fumare nel suo ufficio. Pensa subito di trovarsi in un paese civile.



Eppure si tratta della stessa persona!



Alcuni convivono felici con schizofrenie di tal fatta. Io no.



La mia educazione dai 20 anni ad oggi è consistita coprattutto nel tentativo di eliminare questa incongruenza che penso derivi dall' educazione ricevuta fino ai 20 anni.



Quanto tempo perso.

lunedì 6 aprile 2009

Aria di famiglia

Favorire il vegetarianesimo anche mediante l' intervento pubblico.



Simpatizzare e sponsorizzare una cultura tesa ad un riconoscimento crescente dei diritti degli animali.



Dare centralità alle questioni relative alla salute pubblica. Determinazione senza riserve nella lotta contro il cancro, contro il fumo e contro i liquori.



Sollecitare la massima attenzione alla qualità del cibo con particolare cura per il "biologico". Il cibo non è una questione privata.



Sicurezza!: sicurezza sociale, sicurezza economica, sicurezza dalla globalizzazione... sicurezza per tutti i cittadini. Ora, subito!



Combattere con tutti imezzi l' avidità dei singoli e l' istinto profittatore degli operatori economici specie se di grandi dimensioni.



Instillare il culto per la legalità statuale, unica e vera garanzia dell' unità sociale.



Concepire la politica come lo strumento ultimativo per trattare i temi sociali: sappiate che dove si presenta un problema, esiste sempre anche una legge da adottare il più presto possibile che è in grado di fronteggiarlo attenuandolo.



la biologia oggi ci consente di scegliere, selezionare e controllare le nascite e la demografia: sfruttiamola!



Normalizzare l' omossessualità e valorizzarla come pratica rigeneratrice dello spirito libero sull' esempio dell' antichità.



Lotta alle religioni tradizionali - Cristianesimi come bersaglio privilegiato - e alle loro zavorra moraleggiante.



Contare sull' esistenza di un' avanguardia illuminata e lucida in grado di trainare il grezzo corpo sociale privo di strumenti su un sentiero sicuro e auspicabile.



Il miglior bambino è quello più distaccato dai genitori e più attaccato alla comunità. Fare in mlodo che la scuola realizzi questo trapasso.



Attacco ai segni "religiosi" ancora presenti negli spazi pubblici (preghiera a scuola, crocifissi ecc...).



L' èlite ricorra senza riserve all' arma "soreliana" della nobile bugia, o politically correct, per trascinare con sè le masse con minori difficoltà.



Lotta senza quartiere contro coloro che si oppongono all' interesse generale destabilizzando la comunità. In particolare gli usurai e i criminali finanziari.



Lotta senza quartiere al lavoro minorile.



Favorire un robusto potere centrale in grado di coordinare tutte le attività nella nazione.



Controllo e al limite nazionalizzazione dei grandi monopoli.



Partecipazione dei lavoratori al governo dell' impresa multinazionale.



Lotta contro la privatizzazione dell' esercito e contro le truppe "mercenarie".



Il governo deve esprimere la volontà popolare, l' unica legittimata a tutelare il bene pubblico e ad indirizzare la comunità.



Il lavoro del cittadino per la comunità è un dovere sia civico che morale.



Lo Stato ha il diritto/dovere di detenere il monopolio delle armi regolando con severità la loro circolazione.



Sfruttare i concetti di "razza", "genere" ecc. per produrre legislazione ad hoc in modo da favorire taluni gruppi sociali.



Ogni reddito a cui non corrisponde un merito deve essere opinato e al limite espropriato.



Affiancare e sostenere le lotte che coinvolgono le masse e la piazza.



Ripristinare l' ideale romantico della "speranza" e del "futuro".



Lotta alle diseguaglianze sociali e diritto per la popolazione a standard di vita sempre più eleveti.



La scuola deve essere in prima linea nella formazione del cittadino come uomo nuovo e rotellina lubrificata del meccanismo sociale.



Cura maniacale per l' efficienza dell' apparato pubblico.



Lotta ai pregiudizi borghesi e alla cultura espressa da questa classe sociale.



Controllo della politica sui settori strategici dell' economia.



Proporre soluzioni alternative alla famiglia e ai suoi valori quando la si giudica inidonea a far fronte a certi problemi che superano le sue limitate capacità.



Affrontare le questioni sessuali con particolare attenzione alla gratificazione delle persone coinvolte.



Promuovere l' ambientalismo e l' ecologia come valori centrali nella visione del mondo.



Stabilizzare e addomesticare il mercato mediane adeguata architettura regolativa.



Allentare i vincoli bioetici che inceppano la libera ricerca scientifica. Di fronte alle questioni bioetiche privilegiare la via che presenti una chiara "convenienza sociale".



Incoraggiare le visioni olistiche del mondo e della società.



"... la cosa migliore è lasciare che il cristianesimo agonizzi con i suoi valori e muoia di morte naturale. L' avanzata della scienza contribuirà a questo processo poichè la religione sarà costretta a sempre maggiori concessioni. Gradualmente i suoi miti cadranno in sfacelo. Cio' sarà la prova che i confini posti da queste superstizioni non hanno motivo di esistere..."



"La razza XXX è il vero cancro della Storia. Ora che lo sappiamo dobbiamo combatterla con ogni mezzo..."




Nelle affermazioni che precedono ho cercato di catturare l' essenza più profonda del Partito Nazista partendo anche dal suo propgramma così come lo vergò Adolf Hitler nel 1920. Sentite aria di famiglia? E' solo la normale arietta che spira laddove esiste un' attitudine "totalitaria" e si pretende che la politica si infili anche nel cibo e nelle sigarette.



Il fatto è che molti conoscono a menadito la Schiavitù ma ignorano del tutto "La via della schiavitù".



P.S. Come era facile indovinare, la prima citazione è di Adolf, la seconda di Susan Sontag.
P.S. XXX sta per... conta poco ma ve lo dico: "Bianca".

Avidità o stupidità?

Per alcuni l' attuale crisi segna la fine di un sistema che non funziona e non puo' funzionare, almeno in assenza di una forte moralizzazione.

Per altri si tratta di normali inconvenienti a cui va incontro chi si avventura su territori incogniti. Prima o poi bisogna aspettarselo.

Quando i due filoni teorici viaggiano in incognito si fronteggiano presentandosi con questa alternativa: avidità o stupidità? . Ognuno prenda posizione.

L' utile idiota scova l' evasore

Il matematico de Finetti, dopo una serie di calcoli, arrivò a considerare il Lotto una tassa sugli imbecilli. Solo una scelta irrazionale ci spinge a giocare (e a pagare).

Purtroppo grava prevalentemente sui poveri (le statistiche sono univoche). Il bello è che in questi anni si è pensato di girare gli introiti verso le "attività culturali", ovvero verso un servizio fruito prevalentemente dai ceti abbienti (le statistiche sono univoche).

Così alla tassa sugli imbecilli assommiamo la ridistribuzione più imbecille che ci sia: quella che trasferisce verso i ricchi le risorse dei poveri.

Tanta irrazionalità potrebbe essere perlomeno sfruttata per la lotta all' evasione facendo di ogni scontrino un biglietto della lotteria. Il montepremi sarebbe pari ad una quota delle tasse raccolte. A Taiwan hanno già cominciato.

Funziona? I dubbi sarebbero fugati se il metodo fosse sostitutivo anzichè integrativo, ma per fare cio' bisognerebbe licenziare una quota dei controllori battuti dall' efficienza ritrovata.

Particolari nell' articolo di Massarenti sul 24 ore.

Secolarizzazione a stelle e strisce

Il ponte tra biologia e aborto

Sentite questa:



Why do so many people on the pro-choice end of the abortion argument insist that life does not begin until after birth and that a fetus is not a human? I mean, you can say that an embryo is not a human because it has no cognitive abilities. You can use science to show that it has no cognitive abilities too, but you cannot use science to prove that cognitive abilities are the defining attribute of a person.



As a matter of fact, don’t scientists identify organisms as members of their respective species based on their unique genetic signature? Human beings have a genetic signature of their own. Every human has it and no other species shares it with us. So, scientifically the fetus is a human, it’s only when we put religious sentiment into the mix that we can define it as anything else than a member of our species.



The life argument is more effective... except that biologically there’s no significance to the instant of birth.




Semmai fossi un militante pro-choice questa obiezione non mi farebbe un baffo.



Nel sostenere la mia tesi circa la mancata identificazione tra feto ed essere umano saprei benissimo di fare un' affermazione di tipo "etico" che non necessita e non puo' essere sostenuta con gli argomenti della biologia. Essere Umano non significa appartenere alla famiglia animale degli uomini.



Eppure, se penso ai pro-choice in circolazione e al loro modo di incastrare scienza e fede puntando tutto sulla prima, capisco che possano ricevere una randellata dalle parole di cui sopra. E gliel' ammollo volentieri.



P.S. con questo non voglio dire che la biologia sia irrilevante su queste questioni (se non mi arruolo tra i pro-choice è proprio perchè il quadro che ci fornisce la biologia conta), dico che non è decisiva dovendo esprimere un giudizio morale. E la scienza non ha mai implicazioni morali.

La Pace e il Benessere come arte della sottomissione

Caplan legge il fumetto di Sacco sulla Palestina e nota come manchi, tra le altre, una domanda decisiva da rivolgere ai palestinesi:



"... You're too weak to beat the Israelis. Why don't you just submit? (And if they responded, "Would you?," I'd say "I already do. I think taxation is theft, but I also have the wisdom to realize that the IRS will make my life a living hell if I resist..."



In effetti, se il conflitto israelopalestinese fosse un "affare tra loro", questa conclusione probabilmente si sarebbe già imposta. Ma bisognerebbe tornare ad una concezione pre-napoleonica della guerra.

sabato 4 aprile 2009

I bei colori della menzogna


... la luna arriva da lontano su non sellati dorsi d' ebano. Solo per per il gusto di fissare tutto il tempo la pupilla dilatata di noi sognatori... finchè l' alba uscirà dai mari...

... intanto la terra sorride accarezzata dalle piante inquiete dei nostri piedi scalpitanti che ripensano di continuo la direzione...

... poi, al segno della giusta misura, con un grido colmeremo il mondo...

... ma per ora chiudi forte gli occhi e ascolta come spacca l' aria il raggio della ruota che ci porta lontano...

... il vento soffia proprio così su fili e antenne...

e vince in noi l' assalto di quel sonno pesante che abbatte tutte le teste dei vecchi all' indietro...

e asciuga preservandoli i bei colori della menzogna con cui proprio ieri abbiamo sgominato il vero quando avanzava la sua inaccoglibile pretesa...

venerdì 3 aprile 2009

Capogiri a Santiago

Ma perchè la "sinistra mondiale" riunita a Santiago sembra in crisi di idee proprio quando nel mondo imperversa una recessione che dovrebbe portare invece acqua al suo mulino?



Il "Sistema" sembra battere in testa e gli "alternativi" dovrebbero essere galvanizzati perchè la gente si guarda intorno in cerca di soluzioni.



Mentre i "radicali" ripropongono ricette già giustiziate dalla storia, i moderati litigano tra loro su dove debba passare la solita fantomatica Terza Via.



E intanto Tremonti pontifica.



Michele Salvati ha tentato una risposta. La Sinistra è stata presa in contropiede dalla Storia, si era appena convertita a nuovi valori quando è già ora di fare marcia indietro. E' normale che venga un po' di mal di testa.



Ma Salvati è ottimista, il suo resoconto assomiglia più a "Oggi Le Comiche" che a un vero travaglio ideologico, con la soluzione che non viene mai centrata ma che è lì ad un palmo dal naso. Secondo me le dinamiche che descrive sottovalutano la crisi in corso. E non parlo della sua gravità, parlo della sua complessità.



E' veramente il "nemico" della sinistra ad essere andato in crisi per cui basta intervenire con la tecnica della spallata?



Le migliori menti del movimento progressista, forse anche in seguito alle numerosi "conversioni" di fine millennio, hanno capito che le rivolte piazzaiole non possono essere cavalcate: si limitano a segnalare una cieca disperazione che procede a tentoni quando non sono l' alternativa trendy della gita a Gardaland.



La crisi si è manifestata nella finanza ma la soluzione non puo' essere: meno finanza. Per il semplice fatto che la finanza, la storia insegna, è il principale motore dell' emancipazione delle classi meno agiate (solo una finanza sviluppata fa arrivare soldi a chi non ce li ha).



Aaahh... se fossero fallite tante Enron sì che sarebbe una pacchia.



Purtroppo, bisogna dirlo a bassa voce, ad essere fallito è essenzialmente "il capitalismo del buon samaritano" che consiste nel dare prestiti a chi non è affidabile (i meno abbienti).



Anche l' enfasi sulle "regole" non puo' essere urlata nelle piazze in modo stentoreo perchè le regole più sensate assottiglierebbero per prudenza il flusso di denaro che scorre verso le classi più deboli (altro che Paradisi Fiscali). in altri termini, molti di noi non avrebbero più il problema di pagare il mutuo per il semplice fatto che un mutuo non ci verrebbe più concesso.



Ma che la crisi non possa essere interpretata semplicemente come una crisi del Capitalismo lo dimostra il "villain" che è stato prescelto per sfogare gli istinti e fornire un palinsesto adeguato a Santoro. Parlo della rivolta anti-CEO.



Ma come? Da che mondo e mondo il bersaglio degli antagonisti è sempre stato il "Padrone". Oggi invece lo si accusa di non aver vigilato con cura sui suoi interessi elargendo compensi troppo elevati al tirapiedi che l' ha fatto chiudere!



Sì perchè, il CEO non è certo preso di mira per essere stato uno spietato esecutore di ordini, quanto piuttosto per aver fregato il suo mandante! Il Padrone avrebbe dovuto fare il Padrone e rimpiangiamo il misto di arguzia e avidità dei bei Tycoon di vecchio stampo.



Siamo al paradosso: il Padrone dovrebbe curare di più i suoi interessi e quindi pagare meno i manager inefficienti. Ma se fosse tutto lì, non esiste sistema migliore che quello capitalista per stimolare la bramosia personale. Qualcosa non quadra.



Questo accenno ai capri espiatori l' ho fatto spigolando nella cronaca, infatti le retribuzioni dei CEO, per quanto scandalose, contano ben poco nel casino montato. Ma la rivolta contro di loro in nome di "un altro mondo possibile" fa capire come le bussole siano impazzite. E forse sono impazzite per far quadrare i conti dell' ideologia.



Una volta tanto non riesco a compatire i rappresentanti dell' Ulivo mondiale che annaspano riuniti a Santiago. Il mare in cui nuotano è solcato da procelle tanto irregolari da richiedere uno stile natatorio per cui riderei volentieri se non fossi così impegnato a tenermi a galla.



P.S. la mia posizione sul cataclisma finanziario.

Definire Dio

Prova ontologica: nella logica modale cio' che è possibile è anche necessario (prima o poi si realizza), altrimenti sarebbe impossibile. In un mondo dove vige il principio della ragione sufficiente, la definizione di Dio come ragione prima non presenta contraddizioni. Quindi l' esistenza di Dio è possibile; quindi è anche necessaria (Dio creatore).

Prova cosmologica: guardati intorno! L' universo ha un suo ordine e una sua direzione. Dove c' è un ordine c' è un ordinatore (Dio architetto).

Prova etica: ci sono alcuni comandi morali dalla verità indubitabile nel tempo e nello spazio. Chiamo Dio il fondamento di tali verità.

Sono argomenti facili e naturali che in genere non servono a conquistae la fede. Ma servono a mantenerla e a pregare.