lunedì 15 dicembre 2025

disadattati

 DISADATTATI

LEGGE UNIVERSALE: persone e animali sono immersi in un ambiente e vengono selezionati in base alla loro capacità di sopravvivenza. Questa legge è universale, ma gli ambienti nei quali essa si applica sono specifici. Per gli animali, l’ambiente è quasi sempre quello naturale; per l’essere umano, invece, non è necessariamente così. La nostra straordinaria capacità di aggregazione ci ha permesso di costruire ambienti culturali che spesso costituiscono un mondo a sé. Tuttavia, se non è il singolo individuo, è l’intera mega-società a essere comunque immersa nell’ambiente naturale; di conseguenza, per garantirsi la sopravvivenza, essa deve correlare i bisogni generati nei vari ambienti culturali con quelli imposti dall’ambiente naturale. Un esempio stipido tanto per non rimanere astratti: la famiglia rappresenta per il bambino uno "spazio sicuro", ossia un luogo in cui, almeno in teoria, può fare ciò che vuole senza incorrere in conseguenze spiacevoli; può perfino gettarsi a testa in giù dal tavolo della cucina, e una madre correrà a “salvarlo”, trasformando un potenziale suicidio in un gioco divertente. È evidente, tuttavia, che una famiglia sana cercherà di fornire un’educazione in cui le regole domestiche siano in qualche modo armonizzate con le richieste che l’ambiente esterno avanzerà al bambino una volta cresciuto. Se insegno a mia figlia a bestemmiare fin dalla più tenera età, è probabile che in futuro incontri qualche difficoltà a inserirsi in un contesto lavorativo di prestigio o a trovare un compagno di livello. Ciò che mi preme sottolineare è che, comunque, può esistere una famiglia disadattiva e che, se il contatto con ambienti in qualche modo correlati a quello naturale è debole, essa può anche prosperare. La correlazione debole diventa tanto più probabile quanto più la società è ricca ed estesa. In una tribù dell’Amazzonia, la natura è lì, immediatamente presente: non correlare le esigenze sociali della tribù con quelle imposte dall’ambiente naturale significherebbe condannarsi a una morte rapida. Al contrario, in una mega-società occidentale, intere generazioni possono vivere e prosperare dedicandosi a studi privi di utilità pratica, la cui conoscenza è del tutto scollegata – se non addirittura inversamente correlata – rispetto alle competenze richieste dai vincoli naturali in cui è immersa la comunità. I cultori degli studi di genere, tanto per dire, possono persino superare in numero i laureati in fisica o in ingegneria. Possiamo permetterci ampie isole di “disadattati” senza subirne conseguenze immediate. Nei casi più estremi, possiamo persino tollerare l’esistenza di una “cultura della sterilità” senza renderci conto che si tratta, in realtà, di un lusso da società opulenta. Questo, almeno, finché tali isole di disadattamento non superano una soglia critica. Oltre quel limite, si profila il collasso della civiltà.