L’OVVIO DEL TABU’
G.K. Chesterton: “Spade saranno
sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Lo si sente ripetere spesso ripetere nel corso delle “guerre
culturali”, specie da chi pensa di difendere l’ovvio.
Senonché, c’è una differenza tra ovvietà e tabù. Sia
l’ovvietà che il tabù sono osservati da tutti ma mentre l’ovvietà è osservata
perché chiaramente vera, il tabù è osservato perché nessuno lo viola.
Ma cos’è un tabù?
Nella sostanza il tabù è un coordinamento. Il gruppo che
sostiene X si coordina per colpire duramente la prima persona che dice non-X. In
questo modo nessuno sosterrà non-X perché sarà colpito duramente, questo a
prescindere dal fatto che magari sono in molti, magari nel loro intimo, a
pensare non-X. Oppure sarà un bambino non imputabile a sostenere non-X, come nel
caso de i Vestiti dell’Imperatore.
A volte, però, chi pensa non-X riesce a coordinarsi rompendo il
tabù, dopodiché sfrutta il coordinamento che ha realizzato per imporre i suoi
tabù.
L'indignazione, per esempio è un modo di schierarsi e al contempo di far leva sul tabù. Schierandomi in modo chiassoso e fastidioso, chi mi vede sa che se lo farà in senso contrario al mio andrà incontro a fastidi.
Esempio: fino a qualche decennio fa era tabù parlare dei diritti
dei gay, ora è tabù pronunciarsi contro i diritti dei gay. Il tabù è stato
ribaltato (le ovvietà non si ribaltano). Fino a qualche anno fa era tabù mettere
in dubbio le differenze tra uomo e donna, oggi è tabù sottolinearne. Oggi è tabù
parlare di eugenetica ma il 40% della popolazione, se interrogata in modo
anonimo, è favorevole a prendere misure eugenetiche per impedire ai criminali
poveri di fare figli.
https://slatestarcodex.com/2019/04/02/social-censorship-the-first-offender-model/