Quarto passo: Dio è misericordioso (e si carica i nostri peccati)
Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, che probabilmente coincide con il Dio cristiano e che è un Dio d’amore. Un Dio del genere probabilmente cistarà vicino facendosi uomo. Ma cosa farà peralleviare la nostra condizione?
Come reagisce Dio al peccato dell’uomo? Come reagisce nel vederlo combattere con i suoi limiti? Reagisce facendo il suo bene (ovviamente). Cerchiamo di sviscerare le implicazioni di quanto detto nei passi precedenti su questo tema.
Dio è misericordioso e perdona. Ma cos’è il perdono esattamente?
Il perdono annienta il male. Ora, c’è un male oggettivo e un male soggettivo. Solo il secondo è “colpevole” in senso stretto.
Se non ti pago per un’impossibilità sopravvenutacompio nei tuoi confronti un male ma non ricade su di me una colpa soggettiva.
Se invece non lo faccio perché spero tu ti sia dimenticato del mio debito, compio una mancanza colpevole in senso soggettivo.
La prima situazione comporta un danno oggettivo, questo non significa che la cosa passi in cavalleria. Di solito, in casi del genere, parliamo di “colpa oggettiva”.
Molti sono irritati dal ragionare in termini di “colpa” e “perdono”: non si sentono affatto alla stregua di “colpevoli” che devono risarcire, e nemmeno intuiscono la sensatezza della dottrina del “peccato originale”. Costoro dovrebbero ragionare meglio sul concetto di “colpa oggettiva”.
Comunque li capisco, ma questa irritazione non deve essere di ostacolo alla fede. Nei ragionamenti che qui conduco sul “peccato originale da risarcire” utilizzo la canonica terminologia fondata su “colpa” e “perdono” ma nulla osta a che questo doppio pilastro sia sostituito dalla diade più comprensibile di “limite” e “dono”. In altri termini: la dottrina del “peccato originale” puo’ essere compresa anche come dottrina del “limite originale”. Postulare che l’uomo sia una creatura limitata non dovrebbe irritare nessuno.
Il concetto di “limite” si avvicina molto a quello di“colpa oggettiva”, ovvero di “peccato originale”.
Sia il Dio che ci riscatta dalle nostre colpe che il Dio che ci innalza oltre i nostri limiti è un Dio buono. Chi preferisce la seconda immagine non avrà alcun problema a riconvertire tutto secondo quello schema.
Ma torniamo a noi.
La compensazione di una mancanza – ora torno al gergo della colpa – ha quattro componenti:pentimento, scuse, risarcimento e penitenza.
Il perdono consiste nel trattare il colpevole (oggettivo o soggettivo) come se non avesse mai commesso la sua colpa.
Il perdono indebito, ovvero esercitato in mancanza di una delle quattro componenti, è a sua volta una mancanza di rispetto verso il peccatore poiché lo degrada implicitamente a bambino. Il perdono indebito attenta alla dignità dell’uomo. Il perdono indebito è un po’ come il dono consegnato a chi lo disprezza.
Tutti noi manchiamo verso Dio direttamente o indirettamente, è nella nostra natura. Nel primo caso lo trattiamo male non rendendogli merito, nel secondo maltrattiamo una delle sue creature. Nessuno di noi conduce una vita perfetta.
Analogia: se colpisco tuo figlio danneggio anche te ed è giusto che mi scusi anche con te.
A cio’ si aggiunge il peccato originale, ovveroun’eredità gravosa che ci mette in ogni caso nella condizione di non avere il diritto di accedere ad una condizione privilegiata rispetto a quella presente.
Il peccato originale ci rende colpevoli in modo “oggettivo”, e questa non è un’ ingiustizia, molto spesso registriamo ed accettiamo condizioni del genere come giuste. L’asse ereditario non è costituito solo da attività e nessuno lamenta questo fatto come “ingiusto”.
Se un ragazzo fuma come una ciminiera prima della pubertà, questo incide sui suoi geni in modo tale che aumenta il rischio di avere bambini obesi. E’ solo uno stupido esempio. Noi dobbiamo la vita ai nostri genitori, e se questa vita non è perfetta non riscontriamo in questo una grande ingiustizia, non è una vicenda in cui ha senso processare un colpevole perché colpevoli in senso soggettivo non ce ne sono. Ereditiamo il buono e il cattivo accettando tutto quel che viene di buon grado. Anche l’eredità materiale ci spetta solo se accettiamo i debito del de cuius.
Dio dunque è generoso e ci perdona facendosi carico dei nostri peccati e delle nostre colpe (oggettive e soggettive).
Ma come è possibile espiare un peccato per conto terzi?
Un’analogia spiega bene il ruolo di Gesù nelle nostre vite.
Supponiamo che dietro pagamento anticipato io mi impegni a pulire la tua casa. Supponiamo poi che abbia speso il compenso ricevuto ma omesso di fare il mio dovere a tempo debito. Ora che mi appresto ad eseguirlo mi capita un incidente che mi impedisce oggettivamente di rimediare al mio ritardo (ipotizzo un misto di colpe oggettive e soggettive). Tu t’incazzi. Giusto. Poi trovi un terzo che adempie gratuitamente ai miei doveri. Quali saranno i tuoi sentimenti nei miei confronti? Qualora io mi penta delle mie mancanze, qualora io mi scusi, qualora io faccia tutto quanto è nelle mie possibilità per aiutare il terzo e qualora io gli renda onore per la sua generosa offerta, tu potresti anche perdonarmi. O no?
E’ dunque una situazione che l’intelletto umano comprende e trova ragionevole: un’aiuto gratuitoche innesca una sequela di comportamenti opportuni che potrà poi chiudersi con un perdono divino.
Ma quale forma prende il risarcimento che il Dio Figlio elargisce al Dio Padre?
In generale potremmo ritenere che si manifesti con il vivere una vita perfetta.
E’ di fatto qualcosa di molto vicino alla dottrina della redenzione esposta sia nell’ Epistola agli Ebrei di San Paolo che nel Nuovo Testamento, ma anche da San Tommaso.
Il Credo parla di un Battesimo per il perdono dei nostri peccati. Con il Battesimo noi ci incardiniamo su quella via che – grazie all’azione della Grazia – ci porterà al superamento dei nostri limiti naturali (il cristiano, con San Paolo, direbbe: “al perdono delle nostre colpe attraverso la Croce”).
All’uomo non resta che pentirsi, scusarsi e fare penitenza, e per quanto gli è possibile dovrà ancherisarcire il suo Salvatore, magari con la stessa moneta con cui è stato riscattato: ovvero vivendo una vita il più possibile ad imitazione di Cristo. Così facendo il cerchio si chiuderà con un perdono ed una chiamata in Paradiso dell’ ex-colpevole (o ex-limitato).
Se parliamo di “misericordia” è proprio perché – pur in presenza di scuse, pentimento e risarcimento conto terzi – il risarcimento fornito in prima persona è necessariamente insufficiente, cosicché per parificare la bilancia della Giustizia occorre un atto di Misericordia. Tuttavia, come appena visto, si tratta di una misericordia perfettamente sensata, che non ha nulla di scandaloso.
Da notare, quindi, che questo processo di perdono non è un atto dovuto poiché non coincide con un dovere obbligatorio da parte di Dio. In esso si esplicita invece la sua santità, ovvero la sua inclinazione a compiere tutto il bene, anche quello non strettamente dovuto, qualcosa che abbiamo già visto per giustificare la creazione dell’universo. Lamisericordia divina, insomma, è un atto eroico anche se facilmente comprensibile dall’intelletto umano.