Terzo passo: Dio è pietoso (quindi incarnato)
Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, cheprobabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Ora vediamo meglio come ci aspettiamo che agisca un Dio del genere.
Personalmente da una persona buona mi attendo che condivida il dolore di colui che ama. Mi sembra del tutto ragionevole.
Ragionando a priori direi che un Dio innamorato della sua creatura viva una vita umana per starci più vicino .
L’uomo purtroppo soffre, ma è un bene che soffra: la sua libertà vale più del suo dolore. Rinvio alprimo passo chi ha ancora dubbi in merito.
Noi, creature di Dio, siamo un po’ come i suoi figli (tanto è vero che lo chiamiamo Padre). Ebbene, unpadre a volte è tenuto a tollerare la sofferenza del figlio per giusti motivi.
Esempio: alcuni genitori pretendono che i loro figli frequentino la scuola locale anche se malfamata, questo per contribuire a rinforzare i legami comunitari.
Detto questo, è inevitabile che chi ama l’uomocondivida il suo dolore standogli accanto eaiutandolo finché ritiene giusto farlo.
L’ incarnazione divina rappresenta la condivisione del dolore umano da parte di Dio.
Descritta in questo modo la dottrina dell’Incarnazione appare la più ragionevole, date le premesse, ovvero i “passi” precedenti.
La morte del Dio incarnato per i nostri peccati, poi, rappresenta l’aiuto dato all’uomo nelle giuste forme. Questa è la dottrina della Redenzione, ma procediamo con ordine focalizzandoci sull’Incarnazione.
Ma come puo’ Dio diventare uomo visto che la sua natura non gli consente di smettere di essere Dio? Il concetto di consustanzialità entra in campo a questo punto.
Dio si incarna acquisendo un corpo umano e una modalità umana di pensare, purché tutto cio’ siaun’ aggiunta alla sua natura divina e non una sostituzione.
Il concetto di uomo/dio ci appare contraddittorio. Dio e gli uomini hanno un modo di pensare e di vedere le cose radicalmente diverso: il pensiero umano è condizionato, per esempio, dall’avere un corpo.
L’uomo e razionale, buono e libero, ma lo è in una forma estremamente limitata rispetto a Dio. Come possono due nature convivere in un’unica persona?
Se facciamo attenzione, già la nostra esperienza terrena ci consente di intuire questa strana realtà: almeno dai tempi di Freud noi sappiamo che due menti possono convivere nella stessa persona in modo dissociato.
Una stessa persona puo’ avere due sistemi di credenze distinte e in qualche misura indipendenti tra loro. Sebbene entrambi i sistemi siano accessibili alla medesima mente, di fatto l’accesso viene dissociato.
C’è una “mente” nella Franzoni che sa di aver ucciso suo figlio ma l’altra mente, quella che la Franzoni utilizza di fatto quando interrogata, lo nega in buona fede. Come è possibile? Semplice,due menti convivono nella stessa persona e si auto-ingannano a vicenda.
In una certa misura l’auto-inganno è fisiologico poiché ci aiuta ad operare meglio: se ci credi dai di più. Se sei il primo a crederci mentirai in modo molto più abile, per esempio.
Nel caso della Franzoni l’autoinganno è patologicoma noi dobbiamo limitarci ad osservare che il processo di “convivenza” di due coscienze nella stessa persona è comprensibile anche all’intelletto umano, è un’esperienza comune (anche se in grado limitato): non dobbiamo necessariamente rinunciare ad un sistema di credenze per abbracciarne un altro, i due sistemi possono sussistere contemporaneamente.
La coscienza divina comprende quella umana, che non comprende quella divina. Ed entrambe convivono nella stessa mente.
Tutti i giorni facciamo questa esperienza anche in prima persona: in me c’è quella che vorrebbe mangiare il cioccolatino e quella che – per motivi dietetici – consiglia di evitare per motivi dietetici. Anche qui in nuce c’è uno sdoppiamento.
Ora è più chiaro quanto sia inconsistente l’accusa fatta al Padre di sacrificare il Figlio: sarebbe come rimproverare all’ io-prudente (che consiglia di limitare il consumo di cioccolato) di essere vessatorio nei confronti dell’ io-desiderante (che vorrebbe papparselo). Si tratta della stessa persona!
Il Dio incarnato sarà sottoposto a desideri e sofferenze tipicamente umane: freddo, fame, angoscia.
Questo significa che il Dio incarnato potrà fare anche il male?
Il male puo’ essere oggettivo o soggettivo. Nel secondo caso è intenzionale, per esempio quello che commette il ladro quando ruba. Un Dio incarnato che vive una vita perfetta non cadrà mai in tentazioni di questo tipo, non sceglierà mai di fare il male.
Ma il Dio incarnato è (anche) un uomo perfetto, per cui non sbaglia nei suoi giudizi: perché mai dovrebbe commettere un male soggettivo? No, il suo comportamento è esemplare e l’imitazione di Cristo è una strada sicura per la perfezione.
Detto questo, il Dio incarnato è affetto dai limitidella sua condizione per cui una decisione difficile, per quanto alla fine necessariamente corretta, sarà pur sempre fonte di angoscia e tribolazioni.
Una vita perfetta ma sofferta, quindi. Anche se il suo discernimento e i suoi poteri restano intatti, tutto deve passare attraverso i limiti del suo corpo.
Fin qui il ragionamento a tavolino su come ci attendiamo che Dio reagisca di fronte alla sua creatura che soffre e combatte sulla terra. Ora veniamo alla dottrina cristiana dell’incarnazione.
Nel Credo affermiamo che il Figlio discese dal cielo e si incarnò sulla terra diventando uomo. Sembra proprio che questo individuo – il Cristo – conservi le due nature. Non che la cosa sia stata esente dadisaccordi.
Fu il Concilio di Calcedonia a cimentarsi con il problema. La formula ortodossa fu rigettata deiMonofisiti (oggi essenzialmente i Copti), i quali propendevano per un’unica natura del Cristo, e iNestoriani, che consideravano il Cristo e Dio come persone differenti. Ad ogni modo oggi non ci sono disaccordi sostanziali.
Ma perché acquisire un corpo? Che necessità c’era?Per Platone, tanto per dire, l’essenza dell’uomo è la sua anima, non il suo corpo.
Diciamo allora che con il cristianesimo uscito da Calcedonia vince Aristotele.
Per Aristotele l’anima non è una parte distinguibile della persona ma la forma dei corpi, il modo in cui la persona agisce e pensa. Non puo’ pensarci un’anima completamente svincolata da un corpo. A Calcedonia vince Aristotele, per questo l’acquisizione di un animo umano implica l’acquisizione di un corpo.
Ricapitolando, Gesù è uno di noi, tranne che per il fatto che non puo’ sbagliare: è infallibile! La sua vita è perfetta, ma si tratta di una perfezione che costa sangue. Fu perseguitato, crocifisso e sepolto: tutto questo ha comportato una grande sofferenzaper lui.
Gesù nacque da Maria. Perché non ebbe due genitori come tutti noi?
Avere come madre Maria e come padre Dio (e non Giuseppe) è un simbolo potente che rinvia alla natura dell’uomo/Dio.
D’altronde, non è un grande miracolo per Dio derivare due set di cromosomi partendo da ununico ovulo, ovvero quello di Maria.
Anche per questo, forse, Dio è di solito immaginato come maschio.
Gesù non muore ma ascende al cielo. Perché? Anche qui c’è un simbolo potente in azione: come era disceso dal Cielo acquisendo anche una natura umana, allo stesso modo, al termine della sua missione, vi ascende tornando alla sua natura divina.
Gesù ascende al cielo collocandosi alla destra del padre. Anche qui l’espressione presa alla lettera non ha senso poiché Dio non ha una dimensione spaziale, va intesa piuttosto nel senso che Gesù si colloca sul versante della giustizia e della salvezza.
al Museo Diocesano fino al 28 gennaio L’adorazione dei pastori del Perugino – noi ci siamo andati Domenica scorsa, una figata.
Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, cheprobabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Ora vediamo meglio come ci aspettiamo che agisca un Dio del genere.
Personalmente da una persona buona mi attendo che condivida il dolore di colui che ama. Mi sembra del tutto ragionevole.
Ragionando a priori direi che un Dio innamorato della sua creatura viva una vita umana per starci più vicino .
L’uomo purtroppo soffre, ma è un bene che soffra: la sua libertà vale più del suo dolore. Rinvio alprimo passo chi ha ancora dubbi in merito.
Noi, creature di Dio, siamo un po’ come i suoi figli (tanto è vero che lo chiamiamo Padre). Ebbene, unpadre a volte è tenuto a tollerare la sofferenza del figlio per giusti motivi.
Esempio: alcuni genitori pretendono che i loro figli frequentino la scuola locale anche se malfamata, questo per contribuire a rinforzare i legami comunitari.
Detto questo, è inevitabile che chi ama l’uomocondivida il suo dolore standogli accanto eaiutandolo finché ritiene giusto farlo.
L’ incarnazione divina rappresenta la condivisione del dolore umano da parte di Dio.
Descritta in questo modo la dottrina dell’Incarnazione appare la più ragionevole, date le premesse, ovvero i “passi” precedenti.
La morte del Dio incarnato per i nostri peccati, poi, rappresenta l’aiuto dato all’uomo nelle giuste forme. Questa è la dottrina della Redenzione, ma procediamo con ordine focalizzandoci sull’Incarnazione.
Ma come puo’ Dio diventare uomo visto che la sua natura non gli consente di smettere di essere Dio? Il concetto di consustanzialità entra in campo a questo punto.
Dio si incarna acquisendo un corpo umano e una modalità umana di pensare, purché tutto cio’ siaun’ aggiunta alla sua natura divina e non una sostituzione.
Il concetto di uomo/dio ci appare contraddittorio. Dio e gli uomini hanno un modo di pensare e di vedere le cose radicalmente diverso: il pensiero umano è condizionato, per esempio, dall’avere un corpo.
L’uomo e razionale, buono e libero, ma lo è in una forma estremamente limitata rispetto a Dio. Come possono due nature convivere in un’unica persona?
Se facciamo attenzione, già la nostra esperienza terrena ci consente di intuire questa strana realtà: almeno dai tempi di Freud noi sappiamo che due menti possono convivere nella stessa persona in modo dissociato.
Una stessa persona puo’ avere due sistemi di credenze distinte e in qualche misura indipendenti tra loro. Sebbene entrambi i sistemi siano accessibili alla medesima mente, di fatto l’accesso viene dissociato.
C’è una “mente” nella Franzoni che sa di aver ucciso suo figlio ma l’altra mente, quella che la Franzoni utilizza di fatto quando interrogata, lo nega in buona fede. Come è possibile? Semplice,due menti convivono nella stessa persona e si auto-ingannano a vicenda.
In una certa misura l’auto-inganno è fisiologico poiché ci aiuta ad operare meglio: se ci credi dai di più. Se sei il primo a crederci mentirai in modo molto più abile, per esempio.
Nel caso della Franzoni l’autoinganno è patologicoma noi dobbiamo limitarci ad osservare che il processo di “convivenza” di due coscienze nella stessa persona è comprensibile anche all’intelletto umano, è un’esperienza comune (anche se in grado limitato): non dobbiamo necessariamente rinunciare ad un sistema di credenze per abbracciarne un altro, i due sistemi possono sussistere contemporaneamente.
La coscienza divina comprende quella umana, che non comprende quella divina. Ed entrambe convivono nella stessa mente.
Tutti i giorni facciamo questa esperienza anche in prima persona: in me c’è quella che vorrebbe mangiare il cioccolatino e quella che – per motivi dietetici – consiglia di evitare per motivi dietetici. Anche qui in nuce c’è uno sdoppiamento.
Ora è più chiaro quanto sia inconsistente l’accusa fatta al Padre di sacrificare il Figlio: sarebbe come rimproverare all’ io-prudente (che consiglia di limitare il consumo di cioccolato) di essere vessatorio nei confronti dell’ io-desiderante (che vorrebbe papparselo). Si tratta della stessa persona!
Il Dio incarnato sarà sottoposto a desideri e sofferenze tipicamente umane: freddo, fame, angoscia.
Questo significa che il Dio incarnato potrà fare anche il male?
Il male puo’ essere oggettivo o soggettivo. Nel secondo caso è intenzionale, per esempio quello che commette il ladro quando ruba. Un Dio incarnato che vive una vita perfetta non cadrà mai in tentazioni di questo tipo, non sceglierà mai di fare il male.
Ma il Dio incarnato è (anche) un uomo perfetto, per cui non sbaglia nei suoi giudizi: perché mai dovrebbe commettere un male soggettivo? No, il suo comportamento è esemplare e l’imitazione di Cristo è una strada sicura per la perfezione.
Detto questo, il Dio incarnato è affetto dai limitidella sua condizione per cui una decisione difficile, per quanto alla fine necessariamente corretta, sarà pur sempre fonte di angoscia e tribolazioni.
Una vita perfetta ma sofferta, quindi. Anche se il suo discernimento e i suoi poteri restano intatti, tutto deve passare attraverso i limiti del suo corpo.
Fin qui il ragionamento a tavolino su come ci attendiamo che Dio reagisca di fronte alla sua creatura che soffre e combatte sulla terra. Ora veniamo alla dottrina cristiana dell’incarnazione.
Nel Credo affermiamo che il Figlio discese dal cielo e si incarnò sulla terra diventando uomo. Sembra proprio che questo individuo – il Cristo – conservi le due nature. Non che la cosa sia stata esente dadisaccordi.
Fu il Concilio di Calcedonia a cimentarsi con il problema. La formula ortodossa fu rigettata deiMonofisiti (oggi essenzialmente i Copti), i quali propendevano per un’unica natura del Cristo, e iNestoriani, che consideravano il Cristo e Dio come persone differenti. Ad ogni modo oggi non ci sono disaccordi sostanziali.
Ma perché acquisire un corpo? Che necessità c’era?Per Platone, tanto per dire, l’essenza dell’uomo è la sua anima, non il suo corpo.
Diciamo allora che con il cristianesimo uscito da Calcedonia vince Aristotele.
Per Aristotele l’anima non è una parte distinguibile della persona ma la forma dei corpi, il modo in cui la persona agisce e pensa. Non puo’ pensarci un’anima completamente svincolata da un corpo. A Calcedonia vince Aristotele, per questo l’acquisizione di un animo umano implica l’acquisizione di un corpo.
Ricapitolando, Gesù è uno di noi, tranne che per il fatto che non puo’ sbagliare: è infallibile! La sua vita è perfetta, ma si tratta di una perfezione che costa sangue. Fu perseguitato, crocifisso e sepolto: tutto questo ha comportato una grande sofferenzaper lui.
Gesù nacque da Maria. Perché non ebbe due genitori come tutti noi?
Avere come madre Maria e come padre Dio (e non Giuseppe) è un simbolo potente che rinvia alla natura dell’uomo/Dio.
D’altronde, non è un grande miracolo per Dio derivare due set di cromosomi partendo da ununico ovulo, ovvero quello di Maria.
Anche per questo, forse, Dio è di solito immaginato come maschio.
Gesù non muore ma ascende al cielo. Perché? Anche qui c’è un simbolo potente in azione: come era disceso dal Cielo acquisendo anche una natura umana, allo stesso modo, al termine della sua missione, vi ascende tornando alla sua natura divina.
Gesù ascende al cielo collocandosi alla destra del padre. Anche qui l’espressione presa alla lettera non ha senso poiché Dio non ha una dimensione spaziale, va intesa piuttosto nel senso che Gesù si colloca sul versante della giustizia e della salvezza.
al Museo Diocesano fino al 28 gennaio L’adorazione dei pastori del Perugino – noi ci siamo andati Domenica scorsa, una figata.
Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, cheprobabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Ora vediamo meglio come ci aspettiamo che agisca un Dio del genere.
Personalmente da una persona buona mi attendo che condivida il dolore di colui che ama. Mi sembra del tutto ragionevole.
Ragionando a priori direi che un Dio innamorato della sua creatura viva una vita umana per starci più vicino .
L’uomo purtroppo soffre, ma è un bene che soffra: la sua libertà vale più del suo dolore. Rinvio alprimo passo chi ha ancora dubbi in merito.
Noi, creature di Dio, siamo un po’ come i suoi figli (tanto è vero che lo chiamiamo Padre). Ebbene, unpadre a volte è tenuto a tollerare la sofferenza del figlio per giusti motivi.
Esempio: alcuni genitori pretendono che i loro figli frequentino la scuola locale anche se malfamata, questo per contribuire a rinforzare i legami comunitari.
Detto questo, è inevitabile che chi ama l’uomocondivida il suo dolore standogli accanto eaiutandolo finché ritiene giusto farlo.
L’ incarnazione divina rappresenta la condivisione del dolore umano da parte di Dio.
Descritta in questo modo la dottrina dell’Incarnazione appare la più ragionevole, date le premesse, ovvero i “passi” precedenti.
La morte del Dio incarnato per i nostri peccati, poi, rappresenta l’aiuto dato all’uomo nelle giuste forme. Questa è la dottrina della Redenzione, ma procediamo con ordine focalizzandoci sull’Incarnazione.
Ma come puo’ Dio diventare uomo visto che la sua natura non gli consente di smettere di essere Dio? Il concetto di consustanzialità entra in campo a questo punto.
Dio si incarna acquisendo un corpo umano e una modalità umana di pensare, purché tutto cio’ siaun’ aggiunta alla sua natura divina e non una sostituzione.
Il concetto di uomo/dio ci appare contraddittorio. Dio e gli uomini hanno un modo di pensare e di vedere le cose radicalmente diverso: il pensiero umano è condizionato, per esempio, dall’avere un corpo.
L’uomo e razionale, buono e libero, ma lo è in una forma estremamente limitata rispetto a Dio. Come possono due nature convivere in un’unica persona?
Se facciamo attenzione, già la nostra esperienza terrena ci consente di intuire questa strana realtà: almeno dai tempi di Freud noi sappiamo che due menti possono convivere nella stessa persona in modo dissociato.
Una stessa persona puo’ avere due sistemi di credenze distinte e in qualche misura indipendenti tra loro. Sebbene entrambi i sistemi siano accessibili alla medesima mente, di fatto l’accesso viene dissociato.
C’è una “mente” nella Franzoni che sa di aver ucciso suo figlio ma l’altra mente, quella che la Franzoni utilizza di fatto quando interrogata, lo nega in buona fede. Come è possibile? Semplice,due menti convivono nella stessa persona e si auto-ingannano a vicenda.
In una certa misura l’auto-inganno è fisiologico poiché ci aiuta ad operare meglio: se ci credi dai di più. Se sei il primo a crederci mentirai in modo molto più abile, per esempio.
Nel caso della Franzoni l’autoinganno è patologicoma noi dobbiamo limitarci ad osservare che il processo di “convivenza” di due coscienze nella stessa persona è comprensibile anche all’intelletto umano, è un’esperienza comune (anche se in grado limitato): non dobbiamo necessariamente rinunciare ad un sistema di credenze per abbracciarne un altro, i due sistemi possono sussistere contemporaneamente.
La coscienza divina comprende quella umana, che non comprende quella divina. Ed entrambe convivono nella stessa mente.
Tutti i giorni facciamo questa esperienza anche in prima persona: in me c’è quella che vorrebbe mangiare il cioccolatino e quella che – per motivi dietetici – consiglia di evitare per motivi dietetici. Anche qui in nuce c’è uno sdoppiamento.
Ora è più chiaro quanto sia inconsistente l’accusa fatta al Padre di sacrificare il Figlio: sarebbe come rimproverare all’ io-prudente (che consiglia di limitare il consumo di cioccolato) di essere vessatorio nei confronti dell’ io-desiderante (che vorrebbe papparselo). Si tratta della stessa persona!
Il Dio incarnato sarà sottoposto a desideri e sofferenze tipicamente umane: freddo, fame, angoscia.
Questo significa che il Dio incarnato potrà fare anche il male?
Il male puo’ essere oggettivo o soggettivo. Nel secondo caso è intenzionale, per esempio quello che commette il ladro quando ruba. Un Dio incarnato che vive una vita perfetta non cadrà mai in tentazioni di questo tipo, non sceglierà mai di fare il male.
Ma il Dio incarnato è (anche) un uomo perfetto, per cui non sbaglia nei suoi giudizi: perché mai dovrebbe commettere un male soggettivo? No, il suo comportamento è esemplare e l’imitazione di Cristo è una strada sicura per la perfezione.
Detto questo, il Dio incarnato è affetto dai limitidella sua condizione per cui una decisione difficile, per quanto alla fine necessariamente corretta, sarà pur sempre fonte di angoscia e tribolazioni.
Una vita perfetta ma sofferta, quindi. Anche se il suo discernimento e i suoi poteri restano intatti, tutto deve passare attraverso i limiti del suo corpo.
Fin qui il ragionamento a tavolino su come ci attendiamo che Dio reagisca di fronte alla sua creatura che soffre e combatte sulla terra. Ora veniamo alla dottrina cristiana dell’incarnazione.
Nel Credo affermiamo che il Figlio discese dal cielo e si incarnò sulla terra diventando uomo. Sembra proprio che questo individuo – il Cristo – conservi le due nature. Non che la cosa sia stata esente dadisaccordi.
Fu il Concilio di Calcedonia a cimentarsi con il problema. La formula ortodossa fu rigettata deiMonofisiti (oggi essenzialmente i Copti), i quali propendevano per un’unica natura del Cristo, e iNestoriani, che consideravano il Cristo e Dio come persone differenti. Ad ogni modo oggi non ci sono disaccordi sostanziali.
Ma perché acquisire un corpo? Che necessità c’era?Per Platone, tanto per dire, l’essenza dell’uomo è la sua anima, non il suo corpo.
Diciamo allora che con il cristianesimo uscito da Calcedonia vince Aristotele.
Per Aristotele l’anima non è una parte distinguibile della persona ma la forma dei corpi, il modo in cui la persona agisce e pensa. Non puo’ pensarci un’anima completamente svincolata da un corpo. A Calcedonia vince Aristotele, per questo l’acquisizione di un animo umano implica l’acquisizione di un corpo.
Ricapitolando, Gesù è uno di noi, tranne che per il fatto che non puo’ sbagliare: è infallibile! La sua vita è perfetta, ma si tratta di una perfezione che costa sangue. Fu perseguitato, crocifisso e sepolto: tutto questo ha comportato una grande sofferenzaper lui.
Gesù nacque da Maria. Perché non ebbe due genitori come tutti noi?
Avere come madre Maria e come padre Dio (e non Giuseppe) è un simbolo potente che rinvia alla natura dell’uomo/Dio.
D’altronde, non è un grande miracolo per Dio derivare due set di cromosomi partendo da ununico ovulo, ovvero quello di Maria.
Anche per questo, forse, Dio è di solito immaginato come maschio.
Gesù non muore ma ascende al cielo. Perché? Anche qui c’è un simbolo potente in azione: come era disceso dal Cielo acquisendo anche una natura umana, allo stesso modo, al termine della sua missione, vi ascende tornando alla sua natura divina.
Gesù ascende al cielo collocandosi alla destra del padre. Anche qui l’espressione presa alla lettera non ha senso poiché Dio non ha una dimensione spaziale, va intesa piuttosto nel senso che Gesù si colloca sul versante della giustizia e della salvezza.
al Museo Diocesano fino al 28 gennaio L’adorazione dei pastori del Perugino – noi ci siamo andati Domenica scorsa, una figata.