Auguri e figli maschi
A quanto pare preferiamo avere figli maschi.
Se mi guardo dentro non riesco a rintracciare in modo nitido un simile desiderio, anche se dopo la prima femmina ammetto che speravo senza dirlo in un maschietto.
Ho come la sensazione che una figlia femmina non possa mai condividere i miei reali interessi.
Esempio: mi piace il jazz, ed è notorio che… “le donne non capiscono il jazz”. Sarà uno stereotipo ma è accurato. E Non vado oltre.
Oltretutto, mi interessano le cose di cui parlo in questi post e, francamente, non riesco davvero ad immaginarmela una donna che legga in modo appassionato un mio post sui marziani, o sull’ibernazione, o sulla compravendita dei reni, o sui metodi di defecazione in India, o sulla costituzionalità dell’inferno. Alle donne piacciono le cose che accadono tra massimo 3 mesi a massimo 3 km di distanza, a me interessano le cose che accadranno tra 300 anni a 3 anni luce di distanza.
Tuttavia, io non sono nemmeno particolarmente interessato a quelli come me. Il diverso mi affascina. Per questo che, nemmeno con un rigoroso esame di coscienza, riesco a verificare la tesi per cui “le persone preferiscono avere figli maschi”.
Ma l’introspezione è solo il primo passo dell’analisi, vediamo allora di inoltrarci nella materia.
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Innanzitutto: è così certo che le persone preferiscano avere figli maschi?
Per la Cina direi di sì, c’è una lunga tradizione di infanticidio femminile a comprovarlo.
Ma per noi qui ed ora?
Ci sono indizi. Parecchi. Troppi, per essere trascurati.
C’è innanzitutto un fenomeno piuttosto inquietante e difficile da negare che ci riguarda: in ogni parte del mondo occidentale più avanzato la nascita di una femmina mette a repentaglio la stabilità della coppia.
Un europeo a cui nasce una femmina, tanto per dire, ha più probabilità di divorziare (+5%). Poco, ma solido, e non sparisce mai.
Tre figlie? Più dieci per cento.
I fatti sono chiari, veniamo alle spiegazioni tentate.
La più semplice: le femmine non sono molto gradite e finiscono per creare tensioni nella coppia. E’ la tesi del post: bingo!
Tuttavia, le cause possano essere altre, puo’ esserci cioè un terzo fattore che balla.
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Forse lo status: i ricchi e famosi hanno più figli maschi di noi. Lo sapevate? Il 15% in più della media (Robin Baker: Sperm Wars). E’ un fatto.
C’è una ragione per tutto questo: il figlio maschio dà (potenzialmente) molti più nipoti, per questo è più ambito nelle famiglie di prestigio.
Il figlio maschio della famiglia povera, invece, ha addirittura meno figli della sorella.
Per questo ci attendiamo che i ricchi preferiscano il maschio e i poveri la femmina.
Uno dice: un conto è “preferire”, un altro “generare”.
Sta di fatto che il meccanismo ottimale prevede che nel corso della gestazione le energie investite dall’organismo femminile tengano conto del sesso del nascituro: chi appartiene a famiglie di prestigio produrrà maggior nutrimento per l’embrione maschio che per quello femmina.
Ma come puo’ questo processo spontaneo sintonizzarsi con un’informazione esterna come lo “status” della gestante?
Puo’! Vediamo continuamente cose del genere: anche sudareè un processo spontaneo che si realizza coordinandosi con informazioni che arrivano dall’esterno.
Se le famiglie prestigiose sono anche le più stabili, il cerchio si chiude e capiamo perché non siano i maschi la causa della “stabilizzazione”.
Un altro candidato a “terzo fattore” è lo stress.
In molte specie animali le femmine stressate partoriscono femmine. In Germania est, dopo il crollo del muro, durante lo stressante periodo di transizione, nacquero molte più bambine.
Naturalmente lo stress è anche causa di divorzi e rotture.
Il problema di stress e status è che la loro azione dovrebbe essere imponente per spiegare in modo adeguato la correlazione tra divorzi e figlie femmine. Purtroppo, quando si passa alle verifiche quantitative le due variabili in questione spiegano solo una frazione minima del collegamento.
Ultimo tentativo: nei divorzi i figli vanno generalmente alla mamma. Potremmo allora riformulare la questione così: perché le mamme fanno più resistenza al divorzio quando il figlio è maschio? Forse perché pensano che il maschio necessiti di un modello maschile in famiglia? Forse perché il maschio risente di più della separazione? Puo’ darsi tutto, ma non mi risulta che ci siano evidenze in merito.
E se stiamo sul piano delle congetture possiamo anche lanciarci con la psicologia evoluzionistica: nelle coppie instabili manca l’autostima, è un fatto. Ora, questa caratteristica è ereditata dalla prole e, mentre un ragazzo senza autostima tende a trincerarsi in se stesso evitando i contatti con l’altro sesso, una ragazza senza autostima tende invece ad avere una sessualità promiscua e sovrabbondante. La convenienza, per le coppie meno stabili, ad avere una figlia femmina è dunque evidente.
Altra congettura: ai ragazzi serve uno status elevato per avere un successo riproduttivo, alle ragazze, spesso, basta l’avvenenza. E’ normale che le famiglie più povere – ovvero le meno stabili – prediligano le figlie.
Dopo tante congetture è tempo di passare a ipotesi più concrete e suffragate dai fatti.
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A quanto pare, la semplice ipotesi per cui le persone preferiscono i maschi resta la più credibile.
Sia chiaro che uso il termine “preferenza” in modo generico, ovvero, l’organismo efficiente puo’ svilupparle “a nostra insaputa”. Anzi, quelle sviluppate “a nostra insaputa” sono le più efficienti poiché non sono ostacolate da dubbi e sensi di colpa.
Vediamo ora qualche elemento a supporto della tesi.
Il primo illumina sulle preferenze (di lei) ma non spiega molto le separazioni (anzi): le divorziate con figlie hanno meno probabilità di risposarsi.
La figlia è un peso sul mercato delle seconde nozze. Non solo: le risposate con figlia al seguito hanno più probabilità di fallire anche il secondo matrimonio.
Forse le mamme con figlia temono una possibile predazionedel patrigno, evento molto meno probabile nel caso il figlio sia maschio. Oppure le figlie sono più recalcitrantinell’accettare il nuovo consorte.
Un caso del genere, da un lato illumina sulle preferenze di lei, ma dall’altro si oppone alla correlazione figlie/divorzi. Possiamo trovare di meglio? Sì.
Altro dato: quando un figlio è concepito fuori dal matrimonio, le possibilità di sposarsi aumentano se si tratta di un maschio. Qui l’allusione alla preferenza è chiara.
Ma il dato più importante è ancora un altro: i genitori di una bambina hanno più probabilità di fare un altro figlio. Non solo: se l’ultimo nato è femmina, sale la probabilità di avere un altro figlio. In altri termini: la probabilità di fermarsi è più alta quando arriva il maschio.
Altro dato: nel mercato delle adozioni le bambine sono le più richieste.
E’ normale che sia così laddove si preferiscono i maschi. In un mondo del genere, infatti, il maschietto viene abbandonato solo quando ha, o si pensa che avrà, seri problemi.