Ancora due parole sulla compatibilità tra prova cosmologica e darwinismo. Riparto da qua...
Gould impallina l' ipotesi della direzionalità ("Gli alberi..." cap XIV) lasciando però aperta una strada: si potrebbe sostenere che una spinta direzionale interessi le singole linee evolutive, anche se a livello empirico la cosa è tutta da dimostrare ("Gli alberi..." p.202).
A questo punto ci sarebbero due forze all' opera: una neutra, o cieca (evoluzione complessiva) e una direzionata (evoluzione localizzata). L' esito finale sarebbe un' evoluzione debolmente progressiva ma pur sempre tale.
Ma come è possibile che l' evoluzione localizzata non segua quella generale? Qui entra in gioco la cultura (memi). Mi sia consentita una breve speculazione.
Poniamoci una domanda retorica: come immaginiamo l' organismo più adatto a vivere sulla terra? Probabilmente sarebbe intelligentissimo e dalla capacità di calcolo sufficientemente ampia per poter predire e far fronte ad ogni cambiamento ambientale.
Questa vita non conoscerebbe estinzione. Per definizione.
Il secondo posto sulla scala della perfezione - la perfezione biologica, quella che garantisce dall' estinzione - spetterebbe a chi possiede quelle stesse doti anche se in misura appena inferiore.
E' vero, l' evoluzione in sè non ha direzione, ma, imbeccati da Gould, concentriamoci solo sulle singole linee evolutive, in particolare su quelle linee in grado di produrre cultura (memi).
La cultura, innanzitutto, diversamente dalla vita, evolve in modo più chiaramente progressivo (meccanismo lamarkiano).
Ancora più importante: la cultura è in grado di diffondersi e costituire un brodo primordiale interagendo con l' evoluzione biologica. Esempio di interazione: nella nostra società il successo è facilitato da un alto IQ che quindi, nella logica darwiniana, alla lunga verrà selezionato e si diffonderà. Lo capiamo tutti, se la stupidità impoverisce e rende amara la vita, gli stupidi avranno più difficoltà a riprodursi.
Conclusione: partendo da forme di "vita minimale" il meccanismo darwiniano mette in moto, sebbene indirettamente, una tendenza statistica alla complessità. Il post precedente che ho linkato si fermava qui. Ora siamo in grado di aggiungere qualcosa.
Possiamo dire che, toccata una certa soglia di complessità, quelle linee evolutive in grado di produrre microambienti culturali saranno inevitabilmente interessate da una successiva evoluzione nel senso della complessità e del perfezionamento. Un progresso che, questa volta, non sarebbe solo il frutto statistico di una serie di estrazioni alla lotteria.
P.S. Forse già Darwin pensava a qualcosa del genere distiguendo l' evoluzione biotica da quella abiotica. Per l' idea dei "memi" e della "cultura come brodo primordiale" rinvio a Dawkins (Il gene... cap. 11)