Innanzitutto Pascal Bruckner scrive da dio, il che lo rende imprescindibile anche quando si cimenta in variazioni su argomenti triti. Ho sempre invidiato chi puo' concedersi questo lusso, la sfibrante ricerca di originalità, alla lunga, elargisce come unico regalo la paralisi.
Il libro che ho in mano è suo ed è un saggio, uno dei pochi che non riesco a trascurare pur sapendo che apprenderò ben poco dalla sua lettura e ben sapendo che lo inizierò, senza inconvenienti, aprendo a caso.
E' un libro in cui si replica un glorioso precedente aggiornandolo. Parla di vecchi che amano dare buoni consigli non potendo più dare cattivi esempi. I vecchi in questione siamo noi, quelli che da qualche secolo godono, unici al mondo, di uno stranissimo quanto raro diritto: la libertà di parola.
Basta leggere il titolo per capire che se la prenderà con i soliti tic. Per esempio l' automatismo con cui l' Occidente guarda al mondo e conclude denunciando se stesso come una lebbra che imbratta nivee epidermidi. Il reo confesso, consultando l' Atlante dalla sua confortevole poltrona imbottita, troverà sempre in qualche periferia planetaria una rivoluzione religiosa da giustificare o un regime illiberale per cui trepidare; una terroristica bellezza con cui esaltare il suo estetismo o una banda di guerriglieri cocainomani da sostenere in quanto resistenti alle logiche imperialiste.
Come al solito si abbandonerà alla piacevole frivolezza con cui puntualmente fustiga la propria cultura, incamerando così i vantaggi di chi si barrica dietro la facciata del criminale perpetuo della Storia che si auto-carcera. Prima fra tutte, il potere, da carcerato, prendere le distanze da ogni realtà spinosa, quelle che come le tocchi ti pungono.
Probabilmente PB ha imparato da Nietzsche che, in nome dell' Umanità, le ideologie laiche non hanno fatto altro che sovracristianizzare il Cristianesimo potenziandone un messaggio; ora però quel messaggio ci entra in testa solo se trinciato in pezzettini minuti. In questo ampio cavallo di millennio, PB ne è certo, il "pezzetino" che va per la maggiore è quello relativo al dovere penitenziale con allegata auto-flagellazione lirica. Solo affondando preventivamente l' affilato bisturi nelle carni, si riceve regolamentare diritto di parola dai nuovi sacerdoti del culto. Ma il via libera si limita alla parola necessaria per macerarsi nella vergogna prima di rintanarsi in un riserbo taciturno sulla condotta altrui: l' Occidente, con la sua Storia costellata di cadaveri, non giudica. Rinuncia. D' altronde il mondo intero non lo ascolta, è chiaro: lo odia perchè se l' è meritato.
Quanto più il cocktail di disastri costituito dalle alternative all' ortodossia liberal-democratica si allontana dalla navicella della Storia che ci trasporta, tanto più puo' risorgere la loro dottrina liberata finalmente dal noioso confronto con il reale. E così Minà riparte per la foresta alla ricerca di qualche dittatore che lo possa redimere dall' alienazione di civiltà ormai tenute in ostaggio da pubblicità pervasive e dal web 2.0 Per fortuna ha incontrato Hugo Chavez e le baracche cubane, una tenue speranza puo' essere ancora alimentata.
Lo schema di riferimento come al solito lo fornirà San Bernardo per cui: c' la coscienza buona e tranquilla (Paradiso), la buona turbata (Purgatorio), la cattiva turbata (Inferno) e la cattiva pacifica (Disperazione). Abitando la parte più ammuffita dell' Europa, PB ritiene di conoscere bene solo l' ultima, e di quella parla sempre.
Da polemista di razza, PB non si risparmierà i nomi. E non parlo di certa impresentabile feccia antidemocratica del secolo passato, nemmeno della sponda più nobile ma morta e sepolta (Dostoevski, Mann, Heidegger...), parlo di personalità, magari non sempre vive, ma sempre molto trendy, e con schiere di seguaci incazzosi verso chi allunga una mano con l' intento di trarre il bambino travolto dallo sciacquone del pensiero critico; verso chi tenta un passo in avanti (giudicando, parlando, rispondendo, agendo...).
I Maestri più recenti verranno riesumati, ci scommetto. Magari comincerà da Claude Levi-Strauss, noto per considerare lo sviluppo della civiltà occidentale come un mostruoso e terribile cataclisma che minaccia il mondo più innocente. Una civiltà, la nostra (e la sua), colpita irrimediabilmente da un maleficio che ne corrompe il senso minacciandone la grandezza. Da come la descrive viene naturale l' idea di neutralizzarla con la formalina.
Figuriamoci se si dimenticherà di Edgard Morin, proprio colui che incita la massa a concentrarsi sulle barbarie europee perchè siamo in condizioni storico-politiche che le favoriscono. E' lui uno dei bachi più produttivi nel formare il bozzolo di pentimento in cui amiamo rinchiuderci assumendo rassicuranti posizioni fetali.
Serge Latouche sarà di certo un bersaglio che PB inquadrerà, segnale da sempre il modo in cui chiude ogni sua riflessione con la domanda: chi è il colpevole? Di più monotono c' è solo la risposta: Noi. Ma anche come gialli i libri di Latouche funzionano poco visto che pongono il cruciale quesito dopo avreci appena dipinti per pagine e pagine come una congrega di visi pallidi privi d' anima e appena reduce dall' aver sottomesso l' Umanità al proprio servizio. Ogni atrocità commessa in Africa, Asia e Medio Oriente vede la decisiva complicità di mia mamma che fa la spesa al supermercato.
Visto che un concetto per cui "lo sterminio è il nocciolo del pensiero europeo", sta al cuore della poetica di Sven Lindqvist, vuoi vedere che pure lui finirà nel mirino?
Magari, tanto per divertirsi, partirà da lontano. Si divertirà rievocando la vibrante quanto insensata conferenza che il sommo Poeta Louis Aragon tenne di fronte agli studenti assiepati, quella nella quale senza tante licenze poetiche si augurava la distruzione della maledetta civiltà europea, una civiltà che ci modella uno per uno come fossili nello scisto. Per chiudere poi in crescendo con la visione del grande Brahma leggendario venuto a schiacciarci tutti sotto il tallone. Ma che nessuno si preoccupi: la nostra morte sarà concime per la fioritura di nuove bellezze e nuovi mondi. Ottant' anni dopo la stessa idea è ripetuta con la noia di chi la dà per scontata dal sociologo Latouche.
Pregusto già nel vederlo punzecchiare la buonanima di Braudillard, il primo dopo "le due torri" a dichiarare, con grande sfoggio di sottigliezze e i cadaveri non disintegrati ancora sull' asfalto, che "gli americani se l' erano voluta". Un riequilibrio si era ristabilito, le "condizioni oggettive" avevano fatto scattare l' anonima azione. A distanza di anni parole del genere dette a caldo sono un titolo di merito, e contano un casino per la carriera e l' endorsement di le Monde Diplomatique.
Vi ricordate quando il sindaco di londra Ken Livingston, impegnato anche lui a poche ore dalle stragi nella sua città in una ricostruzione degli eventi, sembrava aver finalmente scoperto le cause delle bombe: il fatto era che i paesi Arabi avevano subito troppe pressioni dopo la prima guerra mondiale, e la cosa non poteva non aver pesato sulla catastrofe della metropolitana. Sono certo che PB saprà pennellare al meglio questi episodi innalzandoli da gaffe ad archetipi platonici del penitente compulsivo.
John Le Carrè vede nell' "umiliazione" subita dai popoli arabi le fonti del terrorismo. Uno entra in casa tua e crea lo Stato di Israele, ma dove siamo? il bombarolo esercita così un regolare diritto di rivalsa, manca solo il timbro in calce dell' ONU. Il pendolare di treni spagnoli e metropolitane inglesi sta dunque pagando un risarcimento dovuto, di cosa si lamenta? Ho già constatato che nell' indice dei nomi John è presente. E come poteva mancare?
Per lo stoico Mario Soares non si tratta mai di "combattere" - errore fatale - ma di "cercar di capire". Anche quando ti cade una bomba in testa? Da tempo siamo in molti a voler porre la questione a Mario. Così, tanto per sapere. Sono sicuro che l' imbarazzante quesito è stato formulato nel modo più gustoso e inevadibile proprio da PB. Quindi io mi ritiro e anzichè porla, mi limiterò a leggerla puntellata di tanti piccoli corollari che la rinforzano.
I predicatori d' odio non avrebbero vita tanto facile senza i predicatori di vergogna. Tra questi si distingue Jacques Derrida, il quale conclude il suo saggio sugli Stati Canaglia come Ghezzi - recentemente riuscito nell' impresa di spettinarsi il cervello più della lubrica e rada chioma - concluderebbe una sua assonnata e sfocata recensione al film delle due di notte: siamo tutti Stati Canaglia. Poi, per distinguersi dal trasandato cinefilo e darsi un contegno, aggiungerebbe: noi in particolare. Ma il mitico Ghezzi, offeso per il sorpasso, metterebbe di nuovo la freccia facendo osservare come American Beuty dimostri genialmente che siamo tutti serial killer senza che nessuno lo sia. La gara dei paradossi è solo all' inizio ma io mi sono già annoiato. D' altronde gli allibratori non consentono più di scommettere sulla presenza del decostruzionista nel tomo di PB, lui è un fuori quota in questo campo.
Come tutti noi da tempo sappiamo, le zone di fermo degli stranieri irregolari, specie in Italia, sono praticamente indistinguibili dai lager nazisti. E pensare che se non me lo diceva Giorgio Agamben, mica c' avevo fatto caso. Dopo un' osservazione del genere tengo la lingua a freno nel giudicare Foday Sankoh, l' inventore della mutilazione "short sleeve", al gomito, e "long sleeve", alla spalla. Da che pulpito potrei mai rivolgere un monito io in quanto europeo a questo dilettante africano dell' orrore. Sto qui e me ne sto zitto. Certo, almeno al Prof. Agamben avrei una voglia matta di chiedergli se mi fa vedere dove sono le camere a gas, ma è un tipo irritabile e non oso. Speriamo che PB, da accademico ad accademico, osi; perchè sono certo che anche lui ha questa voglia matta.
"O dio, assolvimi dalle colpe che ignoro e perdonami da quelle altrui". Quando non prega con le parole del salmo, il vanitoso Josè Saramago è impegnato a fare paralleli tra Isrele e il regime nazista. Intanto il tempo passa e Josè, a corto di paralleli, è passato all' identificazione. La cosa è inevitabile visto quanto somiglia al nostro lo stato di Israele e quanto stimoli dunque quello specifico vanto che è l' odio di sè. Probabilmente la presenza di JS su questa terra porterà via un paragrafetto del libro che ho già letto senza bisogno di aprirlo.
Se PB scrive da dio, Cioran scrive da Dio. Ma è avvantaggiato dal nutrire pensieri che con la bellezza si sposano al meglio. Per lui, rifiutarsi di ammettere la completa interscambiabilità delle idee significa condannarsi a far scorrere del sangue. Mi spiace che il grande rumeno finisca in lista con Gianni Vattimo ma il suo posto è quello, e PB non guarda in faccia a nessuno.
Sì, Gianni Vattimo, anche lui. Lui che chiede al Cristianesimo di "tacere" per mettersi in ascolto dell' altro in modo da non favorire forme di colonizzazione. Per me questi dialoghi con uno che tace, più che altro favoriscono il monologo. Siamo alla caricatura dello spirito critico. Del resto ci si guarda bene dal rivolgere il medesimo invito all' Islam o al Buddismo o all' Induismo. La Rochefoucauld aveva un' espressione per definire il motore di simili richieste unilaterali: "l' artificio dell' orgoglio". Cosa sia lo spiegherà di sicuro meglio PB fuori dal vincolo aforistico.
Lo spirito critico si muta in odio di sè e diventa voglioso di espiare ininterrottamente, coltivando così un orgoglio tutto particolare. L' importante è non pentirsi ma limitarsi al rimorso. Solo il rimorso "coltiva e conserva la colpa per il bisogno di continue trafitture". E infatti chi si limita a pentirsi è malvisto. La Chiesa Cattolica, per esempio, recentemente ha ammesso alcune mancanze storiche porgendo scuse solenni, ora alla comunità ebraica, ora agli indios sudamericani. E poi sono venuti i popoli africani e poi protestanti e ortodossi. La cosa ha fatto irritare enormemente il noto giornalista inglese Robert Fisk che su quante più colonne poteva è saltato su a urlare "... cosa aspetta la Chiesa a chiedere scusa ai musulmani per la sanguinosa invasione dell' Iraq?". Siccome sono sicuro che PB sappia che la Chiesa Cattolica non ha invaso l' Iraq, siccome penso anche che sappia quanto la CC fosse contraria a quella guerra (arrivò a ricevere l' ambiguo Terek Aziz), ritengo che per il suo libro l' esistenza di un tale come Robert Fisk sia molto preziosa e vada valorizzata.
Per Oliver Roy e Franco Cardini si è parlato di "sindrome dello specialista". Ci si innamora dell' oggetto dei propri studi difendendolo con le unghie anche nei casi disperati. Presto si perde il senso della misura. I due hanno dedicato un due terzi della loro vita allo studio dell' Islam. PB non ama la Chiesa Cattolica e non manca mai di tirare una frecciatina appena puo', ma so anche che sposa la tesi di Eric Conan: "le religioni cristiane sono state sanguinose e assassine allontanandosi dai propri testi, l' Islam avvicinandosi ai suoi". Dello stesso parere sono molti islamici moderati che caldeggiano una revisione del canone. Per questo motivo e non per altro sono fiducioso di ritrovare Roy e Cardini nella foto di famiglia scattata da PB.
Jean Genet ha cantato la bellezza delle SS, dei criminali, degli assassini, delle Black Panthers, dei fedayn. Tutti scappano sciamando quando lui sta per scoccare il suo bacio della morte. Ma i palestinesi non hanno fatto in tempo a ritrarsi e Genet, con mossa fulminea, ha sposato la loro causa fornendo la sua egida di intellettuale controverso ma ben inserito. Su le Monde Diplomatique è stato chiaro nell' esporre a Tahar Ben Jelloun i motivi dell' imbarazzante abbraccio. In giro non vedeva niente di più anti-occidentale. E poi sono poveri e musulmani! Mi sembra che la cosa fornisca spunto di riflessione per un libro che non cerca altro che casi del genere.
Tutti tratteniamo il fiato ingoiando pillole di Prozac, il momdo trema, la pace è in pericolo, siamo sull' orlo del baratro. L' unica nota positiva è che tutti in Europa conosciamo bene il nostro nemico, ovvero colui che sta minando la sicurezza dell' intero mondo: Israele. Bè, "tutti" proprio tutti no, diciamo il 59% degli intervistati in merito. Di sicuro lo sa bene Gilles Deleuze, il quale è fine analista del genocidio che Israele compie sotto i nostri occhi tutti i giorni, nonchè fine analista del mimetismo tra Israele e il regime hitleriano. PB invece è un fine analista dello strano fenomeno-Deleuze, spero che in questo libro voglia andare ancora a fondo nel decifrare l' oscuro mistero di tanta fama.
A proposito di Israele, da quando ha smesso di essere il migliore per diventare non-peggiore degli altri, nessuno lo perdona più. E gli arabi (a cui nessuno frega niente) sono diventati il bastone da dargli in testa. Il bello che spesso dello stesso Israele facciamo un bastone per auto-bastonarci. Il filosofo norvegese Jostein Garder è un bastonatore folle e ormai va dicendo a destra e a manca che Israele premedita una "soluzione finale" attraverso la quale farla finita con i palestinesi. Il tutto con l' aiuto di Dio. Prendo atto e trasmetto la pratica al dott. PB. Il quale probabilmente l' archivierà nel cassetto che già ospita da tempo Alain Badiou e Saramago, altri due per cui Israele sta pianificando genocidi in gran segreto. E alla solita domanda: e le camere a gas? Rispondono come un sol uomo: non tarderanno!
Altro caso di cui occuoparsi: Harold Pinter ritira il Nobel appena dopo aver firmato il suo sostegno a Milosevic, evidentemente l' ultimo autocrate nazi/comunista d' Europa lo faceva ancora sperare. Chissà con quale interesse si accosterebbe al pensiero neo fascista di de Benoist che teorizza un' alleanza tra terzo Mondo e Europa contro l' Occidente (aiuto, mi gira la testa!). Cosa abbiamo mai noi da insegnare al mondo visto che riposiamo sul trionfo della vacuità sostanziale e su un passato maledetto? Senza abiure non potremo mai muovere un passo. L' Europa è e deve restare preda di un "un paralizzante dolore". Per precisazioni intorno a questa poetica citofonare Ulrich Beck.
Il predicatore Tariq Ramadan sostiene che i musulmani di oggi sono paragonabili agli ebrei degli anni trenta. Siccome con un piccolo passaggio è abbastanza facile capire chi sia il regime hitleriano, queste parole mandano regolarmente in visibilio i fantici della modestia che finalmente possono predersela con se stessi e con la loro cultura intrinsecamente totalitaria.
Le Cour Grandmaison possiede una particolare bacchetta magica. Pensate per un attimo alla banalizzazione del male: il carnefice trasformato in contabile e viceversa. Basta un tocco della masochistica bacchetta magica ed ecco che chiunque lavori in azienda viene mutato ipso facto in un kapo'. Marx aveva edulcorato la realtà, chiamava "sfruttamento" dell' uomo sull' uomo cio' che è "sterminio" dell' uomo sull' uomo. Quadra tutto? C' è ancora qualcuno che riesce a distinguere il capitalismo da Aushwitz? E non rompete con le camere a gas! Leggetevi piuttosto due paginette di storia della Rivoluzione Industriale e ci troverete pure quelle: come chiamereste infatti le fabbrica dove i deportati dalle campagne venivano stipati? Leggetevi poi due romanzetti contemporanei sull' angoscia da precariato e noterete come da quei lager ottocenteschi siamo evoluti con il passo del gambero. La bacchetta magica di Le Cour sembra proprio essere l' arma del delitto e nel giallo di PB avrà di sicuro un posto centrale.
Il binocolo di PB è da sempre puntato su una certa Europa che si va trasformando in un misto di "rimorsi & comodità". Poichè i secondi sono imprescindibili, per dare sfogo ai primi si proietta la propria immagine sull' America, che viene bestemmiata come l' ateo bestemmia un dio per meglio resuscitarlo. Ci si crede votati allo Spirito sebbene il proprio ethos rimanga esclusivamente mercantile: dai no global al pacifismo, ogni richiesta concreta al fine formulata si riduce in un differente circuitazione delle risorse materiali; l' anticapitalismo segnala la forte dipendenza dal mercato. Amano Jeremy Rifkin che spiega loro quanto in Europa lo Spirito sopravanzi la ricchezza, proprio nel mentre persino l' amor di patria, il primo embrione della mistica, viene ormai liquidato come un arcaismo.
Spero si sia capito quanto il brodo possa essere allungato. Senonchè, solo un virtuoso puo' suonare la stessa solfa per un ventennio. E PB, su questo non ho dubbi, ha tutte le carte in regola per esibirsi. Chi non ama il senso delle sue parole, ne apprezzerà perlomeno il concerto