martedì 16 settembre 2008

Di cosa parliamo quando parliamo di razzismo

Gli italiani sono razzisti? La domanda è tornata a martellare di recente in seguito ad un fatto di cronaca. Difficile rispondere, quindi non risponderò.

Anche perchè non è facile capire se chi ostenta condanne e chi minimizza siano in sintonia sul senso delle parole. A volte ho la sensazione che la bagarre politica travolga tutto e abbia interesse ad evitare la chiarezza.

In passato ho tentato timidamente alcune precisazioni (a me stesso).

C' è un razzismo "forte" che consiste nel considerare un certo gruppo di individui meritevole di diritti differenziati. Per esempio, molti di noi ritengono sia il caso di estendere alcuni diritti umani ai primati antropomorfi, ma nessuno si sognerebbe di estendere a loro tutti i diritti umani. E' chiaro, appartengono ad una "razza" diversa dalla nostra. Nei loro confronti siamo "razzisti". Altro esempio, in una terra visitata da diversi tipologie di alieni, probabilmente il "razzismo" sarebbe la norma. Con davide ne abbiamo parlato incidentalmente e io mi ero spinto a fare pronostici un po' raggelanti.

Nei casi appena specificati troviamo il "razzismo" come qualcosa di normale e funzionale. Se facessi altri casi sempre attenendomi a quel criterio potrei al contrario creare reazioni giustamente indignate. Ora però mi interessa un razzismo diverso, il razzismo come superstizione irragionevole, chiamiamolo "razzismo debole".

Direi che il miglior modo per misurarlo è il "test di Landsburg". Ecco in cosa consiste:

  1. al gruppo che dobbiamo valutare verrà chiesto di assolvere alle funzioni tipiche espletate dalla polizia nei posti di blocco stradali: dovranno fermare le auto nel tentativo di intercettare chi trasporta droga. L' obiettivo consiste nel massimizzare le catture di spacciatori, e magari si fissa pure un bel premio. Ammettiamo che gli automobilisti che circolano siano Neri, Bianchi o Latini;
  2. notare che se i blocchi si concentrano sui N, per i B e i L esiste un incentivo nel dedicarsi allo spaccio;
  3. dopo aver fatto lavorare il gruppo per un certo periodo affinchè il sistema raggiunga un suo equilibrio, si procederà in una giornata casuale a bloccare l' esperimento;
  4. nei giorni successivi saranno gli sperimentatori a bloccare un pari numero di auto guidate da N, B e L e a procedere agli arresti del caso;

Conclusioni: se la maggioranza degli arrestati al punto 4 è costituita da N, allora concluderemo che nel gruppo controllato esisterà una sorta di razzismo nei confronti di B e L. Viceversa, se la maggioranza degli arrestati saranno L, allora il razzismo sarà nei confronti di B e N. E via così. L' etnia con meno arrstati sarà anche quella su cui si concentreranno i pregiudizi del gruppo osservato. Il gruppo non sarà razzista in senso debole se tra gli arrestati N=L=B.

Il gruppo più facilmente testabile è la polizia stessa. A NY, per esempio, l' esperimento ha avuto luogo: esiste un certo razzismo (ma non rilevante) nei confronti dei latini (troppo pochi arresti ai loro danni nella fase di controllo).

Probabilmente si puo' conservare la forma dell' esperimento rendendolo di facile applicazione per tutti. Chissà nella graduatoria finale come sarebbero messi gli italiani. Non nascondo una certa curiosità.