Penso proprio che mi procurerò l' ultimo libro di Richard Thaler e Cass Sunstein, l' argomento m' interessa.
Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.
Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.
Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.
Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.
I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".
Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.
Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.
Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.
Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.
Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.
Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.
Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.
I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".
Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.
Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.
Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.