Impedita ad entrare nella stanza dei bottoni - almeno da noi in Italia - e memore del messaggio gramsciano, ha puntato tutto sull' occupazione massiccia degli spazi culturali creando una vorace classe di pensatori compulsivi che prendevano le misure a tutto.
Forse che una certa arroganza residua debba annoverarsi tra i danni collaterali di quel dominio illusorio?
Ironia della sorte, dopo mezzo secolo, il fallimento della Sinistra è soprattutto di ordine culturale.
O almeno, questo è il mio pensiero sulla parabola del movimento progressista e mi fa piacere che una ricostruzione similare venga tratteggiata da Arnold Kling riferendosi ai "liberal" americani. Una compagnia rassicurante.
Kling, con lo schematismo pragmatico d' oltreoceano, elenca alcune proposizione che rivelano al meglio una irreparabile perdita di credibilità ottenuta sul campo:
- Anti-Communism was a greater menace than Communism.
- The planet could not possibly support the population increases that would take place by the end of the twentieth century.
- Conservatives stood in the way of progress for minorities.
- Government programs were the best way to lift people out of poverty.
- What underdeveloped countries needed were large capital investments, financed by foreign aid from the rich countries.
- Inflation was a cost-push phenomenon, requiring government intervention in wage and price setting
Anche le esaltazioni sessantottine, dopo mezzo secolo, appaiono di natura più marziana che avanguardista. Kling sfoggia l' esempio patetico di Chomsky (oggi redivivo). Ricordate cosa andava di moda? Le ciancie della "meglio gioventù", più che da una risata, sono state ricoperte da fatti ineludibili, per esempio questi:
- a mass exodus from Communist Vietnam (the boat people)
- a large exodus from Cuba (the Mariel boat lift)
- the collapse of Soviet Communism, revealing that the system did much broader and deeper damage than most people realized
- an unmistakably large gap between North Korea and South Korea in terms of material well-being and personal freedom
Di quel grande progetto culturale e della sua fantica elaborazione non resta granchè. Tutti ne riconoscono implicitamente la pochezza e in molti sono ancora oggi impegnati a prendendone le distanze. Dismettere invece la spocchia del monopolio intellettuale è compito assai più difficile, lì non ci sono fatti che tengano.