Sappiamo ormai cosa distingue il "moralismo" dalla "moralità": il primo atteggiamento politicizza la morale al fine di estendere alla comunità i principi di una parte (che solo quando va bene è la maggioranza).
La sanzione morale è invece una forma di moralismo più sottile, ha più a che fare con il boicottaggio e consiste nel discriminare chi ritengo "peccatore" penalizzandolo tramite le mie libere scelte.
Per esempio, se da cattolico osservante devo scegliere il parrucchiere da cui andare, scarto quell' omosessuale praticante e petulante che ha il negozio all' angolo sebbene sia il migliore sulla piazza.
Altro esempio, boicotto quel crapa pelata del panettiere in via Garibaldi perchè so che è un razzista e in più attivista di svariati movimenti neo-nazisti. E questo nonostante sappia che il suo pane è di gran lunga il più fragrante.
Altro esempio, evito di leggere Céline visto che fu un gran fascistone e lo stesso faccio con quel fanatico di Majakovskji poichè non esitò un attimo ad aderire entusiasta alla rivoluzione sovietica.
L' ultimo esempio riguardava i trafficanti d' armi ma forse è inutile farlo, di sicuro ci siamo capiti.
Insomma, i peccati vanno "tassati" (*)? E io devo farmi parte attiva nell' esazione?
Per dirlo ancora diversamente: la preferenza morale è una preferenza come un' altra?
Non mi sognerei di sprecare energie per rendere la vita difficile a chi prefersce gli spaghetti alla pasta corta. Dovrei comportarmi diversamente quando passiamo alle "preferenze morali"?
L' argomento non è semplice ma se devo prendere una posizione francamente non penso che il boicottaggio abbia molto senso: l' alleanza temporanea con il "peccatore" rafforza entrambi e fare un pezzo di strada insieme non è disdicevole di per sè. La cooperazione genera ricchezza e io credo che la ricchezza procurata mediante la libertà alla lunga faccia bene alla vita morale di ogni individuo coinvolto. (**).
Forse, così come per le questioni ambientali, anche per le questioni morali esiste una curva di Kuznet tale per cui l' arricchimento sociale è una via verso la moralità.
Leggo che Loredana Lipperini (qui, quo e qua) ed altri scrittori subiscono una "sanzione morale" dall' assessore Speranzon, secondo quest' ultimo avrebbero contribuito ad ostacolare l' estradizione di Cesare Battisti firmando appelli in suo favore (***). L' assessore medita di non rifornire più le Biblioteche comunali con i loro libri.
E' evidente che Speranzon, nella scelta dei libri, intende integrare alle considerazioni di qualità delle considerazioni morali.
[... qualcuno potrebbe pensare che siamo di fronte ad un "moralismo politico", quello della peggior specie, in realtà trattasi di semplice "sanzione morale": la scelta politica consiste nel mantenere e rifornire una Biblioteca comunale, la scelta dei libri che ci van dentro, assumendo la buona fede dell' assessore, è meramente soggettiva...]
C' è stata una grande levata di scudi per questo moralismo invadente, e, anche per quanto detto più sopra, non faccio fatica ad associarmi.
Ma ci sarebbe stato qualcosa del genere se Speranzon o chi per lui avesse deciso di rifornire le macchinette comunali del caffè con un prodotto equo-solidale, facendo cioè prevalere considerazioni moralistiche al rapporto prezzo/qualità?
Mi sa che anche in questo caso ci si ripresenterebbe un dilemma già visto: come mai la censura è tanto impopolare presso i nostri intellettuali?
(*) Per una lista di inconvenienti che deriva dalla tassazione dei peccati giova il lavoro del teologo libertario Padre Sirico.
(**) Penso che i seguenti assunti siano necessari per la conclusione: 1) non mi reputo infallibile in tema di principi morali, 2) penso che una vita morale sia veicolo di felicità e 3) penso che le scelte morali siano innanzitutto scelte razionali e non meri desiderata.
(***) Che strano, nell' imparziale Radio Tre (Prima Pagina) il sociologo Ilvo Diamanti aveva appena finito di dichiarare che a sua conoscenza mai nessuno a sinistra aveva assunto posizioni contro l' estradizione di Battisti.