Già, il problema forse è quello della competitività.
E intanto, alla chetichella e nel silenzio generale, esce l' ultima classifica di competitività dove il Burkina Faso e le isole Fiji mettono la freccia e superano l' Italia che affonda ad un poco onorevole ottantasettesimo posto (su 179 paesi).
Ma il problema non è tanto quello, il problema è il futuro. Mi chiedo: esiste una temperie culturale che faccia sperare in un miglioramento? La butto cioè sulla "mentalità".
Do' solo una scorsa e mi interrogo su alcune mosse che ci farebbero guadagnare qualche posto in classifica visti i parametri con cui è redatta.
Diminuire la spesa pubblica? In realtà abbiamo le strade invase da chi chiede "più risorse". Noi siamo i campioni nel seppellire i problemi sotto un mucchio di soldi, anche quando l' evidenza ci dice chiaramente che le risorse c' entrano ben poco.
Deregolamentiamo la finanza? Dopo la crisi tutto è tabù in questo settore.
Deregolamentiamo gli investimenti? Il nostro ambientalismo parolaio è tra i più vociferanti, la vedo dura.
Liberalizziamo il mercato del lavoro? Ma se siamo tutti impegnati a scrivere il romanzo sulle catastrofi del precariato!
Rendiamo meno conflituale il sindacato? Veramento qui ad ogni piè sospinto sono pronti a tirar fuori un ferro vecchio come la "lotta di classe". Insomma, ti intervistano solo se riesci a travestire una clausola contrattuale da diritto della Magna Charta.
Snelliamo il fisco? Dal 2011, nel silenzio generale, entrano in campo degli appesantimenti fiscali notevoli (fattura elettronica eccetera), tutto è accettato ormai supinamente con mentalità servile.
Liberalizziamo i commerci con l' estero? Gli unici dibattiti che ho ascoltato riguardavano l' introduzione di dazi verso la Cina.
Riformiamo la giustizia? Non mi sembra ci sia un gran feeling tra la politica e i burocrati della giustizia. Ve li vedete questi ultimi che si fanno aggirare da forme arbitraggio privato?
Adottiamo politiche monetarie più efficienti? Ma noi con la moneta non c' entriamo più niente.
E via dicendo.
Il problema non è la Fiom? Non entro nello specifico, penso però che per diventare ben consapevoli del problema basta ascoltare uno della Fiom che parla. Mi sa che sotto le nostre "narrazione" preferite (dove il "far west" e i "diritti" spuntano ovunque) c' è un mondo che non ne vuole sapere di comportarsi così come ce lo raccontiamo. Siamo alle solite: ai costruzionisti crolla la casa in testa.