E' sorprendente la scarsa reputazione di cui gode l' istituto della "censura" presso l' intellettuale medio italiano.
La "censura", lo ricordo, è uno strumento paternalistico per impedire che il "protetto" entri in contatto con certi libri e certe idee.
Per sponsorizzare le pratiche censorie è importante saper argomentare circa l' incapacità delle persone di badare ai propri affari.
In particolare, bisogna essre sensibili ad un fatto spiacevole: la gente è sprovvista di strumenti idonei a giudicare i libri che legge.
Illustrare vividamente queste due realtà è un buon viatico per rispolverare la soluzione censoria.
Ma l' "intellettuale medio", detto anche "intellettuale unico", è Maestro di quest' arte! Ogni tre per due vi fa ricorso.
Un esempio?
Qui Michela Murgia, intellettuale anche sopra la media, si produce virtuosamente proprio nell' esercizio richiesto allorchè arma i cannonni per condurre la battaglia del momento, quella contro i libri co-finanziati dall' autore.
La Murgia in pillole: lo scrittore non sa badare ai propri interessi e il lettore quando giudica e sceglie si confonde. Detto così suona male ma riformulato dall' "intellettuale unico" risulta argomento irresistibile.
Intanto il dilemma si fa sempre più angoscioso: perchè la "censura" a tutt' oggi attende ancora un' esplicita riabilitazione visto che la sensibilità moderna la penetra e la comprende tanto a fondo?
http://www.overcomingbias.com/2011/01/why-not-censor.html