Cerchiamo di immaginare un mondo in cui il successo di una persona dipenda dalle sue abilità cognitive e le abilità cognitive siano innate. Poichè tali abilità sono molto differenti da persona a persona, sarebbe necessariamente un mondo di diseguali.
Ora chiediamoci: dove risiede la principale differenza tra mondo vero e mondo immaginario?
Il questo è d' obbligo per chi intendesse intervenire per tamponare le diseguaglianze sociali.
Oggi che il potenziale offensivo di chi attacca la misurazione dell' intelligenza sembra sfumare, possiamo dire qualcosa in merito. Sappiamo infatti con buona approssimazione alcune cose.
Sappiamo che, in una società libera, l' IQ è il predittore più affidabile dei successi che avrà un soggetto.
Sappiamo anche che la scuola e l' istruzione superiore non hanno grande potere nel colmare il gap iniziale in termini di intelligenza.
Sappiamo inoltre che se i soggetti crescono in un ambiente confortevole, nemmeno i primi anni di vita incidono sul gap potenziale che fiorirà in futuro.
Dobbiamo concludere che la differeza tra il mondo immaginario e il mondo reale si gioca nei primi anni di vita dei bimbi che crescono in condizioni fortemente disagiate.
Primi anni di vita? Direi primi mesi di vita! E l' ipotesi più accreditata è ancora più radicale e riguarda la nutrizione nei primi mesi di vita!
Ma dal penultimo link ricavo un' ulteriore nuova: l' incidenza genetica si manifesta in modo di gran lunga più profonda nei bimbi allevati in famiglie agiate.
Volendo preservare la società libera, abbiamo in mano quanto serve per una prima conclusione: impostare una politica tesa a ridurre le diseguaglianze si puo', basta condannare i neonati delle famiglie più agiate (e le relative puerpere allattanti) a diete ottocentesche!
Un' altro aspetto eticamente rilevante a favore della "decrescita".
p.s. si noti che per molti una "dieta ottocentesca" è sinonimo di "mangiar bene" e "mangiare naturale". Due piccioni con una fava.