Di fronte al bias cognitivo si puo' prendere la strada di Cartesio (liberale) o quella di Spinoza (positivista). Boudon non ha dubbi.
"La psicologia cognitiva ha progettato brillanti situazioni sperimentali che fanno emergere l' esistenza di bias cognitivi. L' esistenza di queste distorsioni è interpretata dai positivisti come l' effetto di "montaggi" della mente di cui non si è esitato a supporre che siano l' esito dell' evoluzione biologica. Se si chiede ad un soggetto di prevedere i risultati di una partita del gioco che consiste nel lanciare una moneta dicendogli che la moneta è truccata in modo da far uscire otto "testa" a fronte di due "croce", costui farà una cattiva previsione optando per puntare otto volte su "testa" e due volte su "croce", così facendo vincerà con una probabilità pari al 68% mentre se avesse puntato sempre testa la probabilità sarebbe stata dell' 80%. Benchè la strategia scelta non sia ottimale è giustificabile con "buone ragioni". Queste distorsioni si spiegano facilmente se le si pensa come il risultato di "considerazioni ragionevoli" anche se poco approfondite, non c' è alcuna necessità di fare appello a effetti altamente speculativi dell' evoluzione biologica. Anche dire che "la terra è piatta" è perfettamente ragionevole quando parla la persona ordinaria che non approfondisce la questione, diverso sarebbe l' errore dello specialista su questo punto, ma questo errore è praticamente inesistente... E' legittimo quindi pensare che "Cartesio ha torto" e "Spinoza ha ragione", per il primo l' uomo pensa, per il secondo l' uomo agisce condizionato dall' ambiente. Più ragionevolmente, si possono attribuire a questi due giganti del pensiero occidentale due "programmi" efficaci, l' uno e l' altro indispensabili, ma la cui efficacia varia a seconda del fenomeno da spiegare. Tocqueville, Weber, Simmel, Pareto, Evans-Pritchard e altri, hanno anbbondantemente dimostrato la forza del programma di Cartesio... Spinoza è certamente fecondo quando è utilizzato dai biologi ma ha introdotto nelle scienze sociali concetti di dubbia veridicità quando non semplicemente banali..."
Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo - Rubettino