Come riconoscerlo?
Non è così difficile, lo riconosci subito: è quello spirito che pur di liberare le sue pulsioni antiscientifiche arriva ad ignorare quasi per intero il pensiero epistemologico novecentesco.
Definire la scienza è impresa disperata, eppure qualche paletto l' epistemologia novecentesca l' ha pur messo.
Ci ha insegnato che la scienza include, non esclude; che la scienza dà la parola, non silenzia.
Ci ha insegnato che la scienza vive di concorrenza tra le idee, che tutti hanno diritto di sperimentare, che nessuno puo' essere espulso dalla competizione con provvedimento autoritario.
Ci ha insegnato insomma che una teoria puo' essere al limite sospesa ma mai scartata.
Come riassumerlo in due righe?
All'inizio del secolo Carnap credeva che il metodo scientifico potesse verificare la teoria "una volta per tutte".
Popper, avvalendosi di strumenti logici, dimostrò che questa credenza era a dir poco ingenua.
Negli anni cinquanta Popper credette di poter dire che il metodo scientifico potesse confutare la teoria "una volta per tutte". Secondo lui esistevano esperimenti cruciali.
Questa credenza si rivelò, se possibile, ancora più ingenua.
Dal punto di vista logico questa ingenuità fu dimostrata dalla tesi Duhem-Quine.
Dal punto di vista fattuale l' ingenuità fu smascherata presto dalle ricognizioni storiche dei popperiani stessi: Feyarebend, Lakatos, Laudan, Kuhn...
Il novello stregone ama burocratizzare la scienza, l' espressione "una volta per tutte" lo manda in visibilio, il novello stregone desidera ardentemente che la scienza vesta i panni dell' Ufficiale Giudiziario, vorrebbe una scienza armata del timbro dell' ufficialità, una scienza che escluda, che silenzi al più presto le voci discordanti in modo che non si possano sentire mai più.
Il novello stregone, per pacificare i suoi desideri, deve per forza di cose resuscitare vecchie ingenuità, far finta che il pensiero epistemologico novecentesco non sia mai stato pensato, deve poter pensare che il pensiero critico, minoritario, già confutato possa essere bruciato "una volta per tutte" sui roghi ai quali ama scaldarsi digrignando i denti.