Le nazionalizzazioni USA mettono a dura prova l' ideologia di mercato che sembrava essersi affermata a partire dagli anni '80.
Furono quelli anni cruciali in cui Reagan e Thatcher riconciliarono i liberali sfiduciati con la democrazia.
Ora i
liberisti (e mi ci metto) tentano una sortita facendo notare come sul "mercato" operino istituzioni che di mercato non sono.
Naturalmente imputano proprio a queste istituzioni le maggiori colpe del crack. Indiziata numero uno è la FED con le sue politiche lassiste imperniate sul credito facile. Ma è "credito facile" artificioso o credito prodotto dalle libere forze di mercato sospinte da spiriti animaleschi?
Cerco di schematizzare elencando alcune tipiche politiche monetarie della banca centrale, dalla più accomodante alla più integerrima:
keynesiani: manovrare i (saggio d' interesse) non è mai disdicevole, se serve a produrre sviluppo si proceda senza timore, ancorchè un keynesiano non-revisionato non possa credere a quest' ultima relazione;
Inflation target; c' è una relazione tra i e p (inflazione). Si manovri il primo per tenere sotto controllo la seconda;
friedmaniani; c' è una relazione tra M (base monetaria, banconote) e MV (aggregato monetario); con i si controlli M al fine di stabilizzare MV;
austriaci rilassati (free bancking?): se proprio vogliamo mantenere una banca centrale, che si limiti a conservare M fissa rispecchiando un sistema di gold standard. Che poi equivale a non avercela nemmeno;
austriaci incazzati: gold standard e riserva non frazionate, altrochè!
1 oggi è rifiutata da quasi tutti (a parole).
3 critica 2 poichè non crede che si possano sintonizzare i e p. Storicamente, i banchieri che si muovevano in questo senso hanno sempre agito male anche se di per sè l' obiettivo sarebbe accettabile.
2 critica 3 poichè la giudica superata: nel terzo millennio possediamo conoscenze e una "tecnologia monetaria" tale da poter stabilire con cura un fine tuning tra M e p.
3 critica 4 e 5 poichè la politica gold standard non è ottimale: favorendo la deflazione fa partire domanda speculativa di moneta sottraendo risorse agli investimenti. Inoltre il mercato della moneta, specie se deve confrontarsi con crisi sui mercati reali, ha dei costi di transazione che la presenza di una Banca Centrale in grado di variare M puo' aggirare.
4 e 5 criticano 3 poichè non credono nella politica. Oltre a cio' ci sono difficoltà oggettive nell' isolare V: i derivati fanno parte dell' aggregato monetario? Savona e Giannini si sono presi a legnate su questo punto. Cosa pensi 4 di 2 e 1 ve lo risparmio finchè i piccoli non sono andati a nanna.
4 critica 5 puntando sull' accusa ideologica di non credere veramente nelle forze di mercato.
5 critica 4 sulla base di argomenti legulei. Sotto sotto dà di gomito e fa presente che il '29 è stata la fine del liberalismo e non possiamo permettercene un altro.
Ma un libero mercato della moneta cosa sceglierebbe? Difficile dirlo, storicamente sembra aver scelto proprio 4. Nella scala del "rigore" siamo ben messi.
Eppure cio' che noi oggi chiamiamo "libero mercato" ha scelto, quando va bene, 2.
Alcuni vorrebbero vincere la battaglia ideologica senza nemmeno combatterla, chi invece ci dà dentro con serietà si accorgerebbe che molti conti non tornano.
Un altro criterio con cui formulare i giudizi consisterebbe nel trascurare le ipotesi ad hoc, finendo per dare peso alle previsioni fatte a tempo debito. Ma anche questa mossa è sterile, le cassandre popolavano entrambi i fronti (per favore, risparmiatemi noiosi linkaggi).
E se poi dalla golden rule sui tassi si passa alle regole di mercato e di governance, le cose non cambiano di molto e i piatti della bilancia ideologica non sono poi tanto squilibrati: la crisi attuale si è coagulata intorno a banche d' invesimento altamente regolate mentre ha lasciato indenni i poco controllati hedge fund (David Brooks sul NYT); Fannie e fraddie, saltate, sono inoltre tra le istituzioni più monitorate al mondo (Jonathan Kay sul FT).
P.S. Esempi di satbilizzazione tramite maggior mercato? Ecco una misura liberale ed equilibrante: esenzione fiscale per gli interessi attivi e non deducibilità per quelli passivi. Perchè tutto cio' è pro-market? Ma perchè l' imposta sul reddito (istituzione non di mercato) crea distorsioni nel rapporto consumo/risparmio favorendo il primo e sospingendo l' indebitamento.
... ma ora basta grattarsi la testa, allentiamo la tensione e dall' orgia di Wall Street passiamo alle più rilassate orge disneyane...
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